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mercoledì 22 settembre 2021

Bonetti ministra del tengo famiglia. Il posto ai renziani non si nega mai. Da Peradotto alla Manzione, staff zeppo di italovivi. Al costo di 600mila euro l’anno pagati dalla collettività. - Stefano Iannaccone

 

Un seguito di oltre venti collaboratori e consulenti per una spesa complessiva di circa 600mila euro. Ovviamente a carico di Palazzo Chigi. Insomma, la famiglia costa caro, specie se di mezzo c’è Elena Bonetti, ministra di Italia viva, per le Pari opportunità e la Famiglia, appunto.

AVANTI, C’è POSTO! Certo, non è il dipartimento o il ministero più costoso, ma è significativo il numero di renziani doc ricollocati nello staff con diversi ruoli. Spicca il nome del fedelissimo di Renzi, Mattia Peradotto, che nel 2020 ha firmato come tesoriere il bilancio di Italia viva, ed è stato ingaggiato come segretario particolare della ministra. La cifra complessiva è di 75mila euro all’anno, tra trattamento economico fondamentale e indennità. Inizialmente la retribuzione era più bassa di tremila euro, poi da marzo è arrivato il ritocco al rialzo.

La sua fede renziana è più che comprovata: dal 2016 al 2018 è stato al fianco di Francesco Bonifazi, tesoriere del Partito democratico durante la gestione Renzi. Immancabile, al fianco di Bonetti, la presenza di Antonella Manzione. Il suo nome è salito alla ribalta della cronaca quando nel 2014 da “dirigente comandante Polizia Municipale del Comune di Firenze”, come si legge dal suo curriculum, è balzata al vertice del Dipartimento degli affari giuridici e legislativi (Dagl) di Palazzo Chigi con la benedizione di Renzi.

Nel 2017 è poi entrata nel Consiglio di Stato. Ma alla consulenza politica non si dice mai di no. Perciò, dopo essere stata consigliera giuridica (a titolo gratuito) di Teresa Bellanova al ministero delle Politiche agricole, ecco sul tavolo l’incarico di “consigliere giuridico preposto al Settore legislativo” al dipartimento della Bonetti. Questa volta per 33mila euro all’anno. Ileana Chatia Piazzoni, ex deputata, non ha conquistato un seggio in Parlamento, ma ha ottenuto una consulenza di consolazione: è a capo della Segreteria tecnica della ministra. Compenso? 50mila euro annui.

Non è lo stesso di una parlamentare, ma bisogna accontentarsi. Il capo di gabinetto, per 53mila euro, è invece un componente dell’Avvocatura dello Stato, Massimo Santoro, già capo dell’ufficio legislativo al Mef, con Pier Carlo Padoan ministro del governo Renzi. A sussurrare alla ministra ci sono (seppure per una cifra meno cospicua, 7.500 euro) i docenti Mauro Magatti, sociologo e autore di editoriali per il Corriere della Sera, e Alessandro Rosina, economista e opinionista de La Repubblica.

COMUNICAZIONE A GO GO. Da buona renziana, Bonetti è molto attenta alla comunicazione. Per questo ha assunto, come social media manager, Nicolae Galea, compagno di Alessio Di Giorgi, il grande capo della comunicazione social di Italia viva. Proprio Di Giorgi, di recente ha attaccato Giuseppe Conte sul profilo dell’ex presidente del Consiglio, confermandosi – per l’ennesima volta – un guardiano digitale di Renzi. Per Galea, intanto, sono previsti 45mila euro di emolumento accessorio. La figura al vertice dell’ufficio stampa è affidata a Roberta Leone, dipendente della Cei, con qualche trascorso in testate del mondo cattolico.

Un’altra giornalista dello staff bonettiano è poi Beatrice Rutiloni, chiamata al dipartimento in qualità di esperta, per 45mila euro all’anno, alla voce retribuzione di posizione variabile. In passato ha scritto per Democratica e unita.tv, progetti editoriali del Pd voluti da Renzi, già capo ufficio stampa di Italia viva al Senato. Per poi occuparsi di famiglia con la ministra.

LaNotiziaGiornale.it

venerdì 3 aprile 2020

I COLPEVOLI 2): RICCIARDI, CIOE’ CHIUDERE L’ISTITUTO EPIDEMIOLOGICO ED ESSERE PROMOSSO.



In questi giorni si parla di riportare a livello centrale il controllo epidemiologico, per evitare che ogni regione, di fronte a situazioni come quella presentata dal Coronavirus, agisca per proprio conto. Una giusta proposta, peccato che fino al 2016 noi avevamo questa struttura, che fu chiusa, pensate un po’, dall’attuale consigliere per l’emergenza Coronavirus, Walter Ricciardi, quando era presidente del ISS.
Dal 2003 esisteva il Centro nazionale di epidemiologia e sorveglianza dell’Iss (Cnesps), il cui primo nucleo risaliva a fine anni 70 per rispondere a emergenze sanitarie come l’epidemia di colera. Qui si studiavano gli aspetti scientifici a partire dalla SARS,   all’influenza aviaria (2005) e alla pandemia influenzale (suina del 2009),  con la finalità di identificare  i primi casi, isolarli trovando per tempo i possibili contagi, registrare e monitorare l’evoluzione. controllando quadri clinici ed accessi ai pronto soccorsi. Un sistema che sarebbe stato molto utile ora, tanto che si pensa di riproporlo, ma che fu proprio l’attuale commissario a cancellare.
Quando il Cnesps venne smantellato il quotidiano Sanità pubblicò un appello a Ricciardi di circa duemila operatori sanitari per non chiuderlo “Visto il ruolo svolto nella prevenzione, sorveglianza e controllo delle malattie infettive”. L’allora direttrice, Stefania Salmaso, a fine del 2015 si dimise. Gli epidemiologi, tutta gente esperta e preparata , venne dispersa, in parte in altri reparti del ISS, in parte nei piccoli centri delle varie regioni. Un complesso di conoscenze e capacità distrutto.
Walter Ricciardi, come premio, prima passò al OMS e poi diventò consulente del Governo per il coronavirus. In questo ruolo ha detto tutto ed il suo contrario: sulle mascherine prima  ha detto che non erano utili , poi  ha cambiato idea, lo stesso sui tamponi di massa. La dimostrazione di come un pessimo tecnico riesca a fare carriera grazie agli appoggi politici. Anche sulla pelle degli italiani…