sabato 23 ottobre 2010

Se i minatori cileni fossero stati italiani sarebbe andata diversamente.


Circola in rete

Se i minatori cileni fossero stati italiani sarebbe andata diversamente.

Se i 33 minatori fossero rimasti intrappolati in una miniera italiana, le cose sarebbero andate così:

1° giorno: tutti uniti per salvare i minatori, diretta tv 24h, Bertolaso sul posto.

2° giorno: da Bruno Vespa plastico della miniera, con Barbara Palombelli, Belen e Lele Mora.

3° giorno: prime... difficoltà, ricerca dei colpevoli e delle responsabilità: BERLUSCONI: colpa dei comunisti; DI PIETRO: colpa del conflitto d'interessi; BERSANI: ... ma cosa ... è successo? BOSSI: sono tutti terroni, lasciateli la'; CAPEZZONE: non è una tragedia è una grande opportunità ed è merito di questo governo e di questo premier; FINI: mio cognato non c'entra.

4° giorno: TOTTI: dedicherò un gol a tutti i minatori.

5° giorno IL PAPA: "faciamo prekiera a i minatori ke in qvesti ciorni zono vicini al tiavolo!!"

6° giorno: cala l'audience, una finestra in Chi l'ha visto e da Barbara D'urso che intervista i figli dei minatori: "dimmi, ti manca papà?'" dal

7° all 30esimo giorno falliscono tutti i tentativi di Bertolaso, che viene nominato così capo mondiale della protezione civile.

Dopo un mese, i minatori escono per fatti loro dalla miniera, scavando con le mani.

Un anno dopo, i 33 minatori, già licenziati, vengono incriminati per danneggiamento del sito minerario.

Ma è successo in Cile.... ci siamo salvati!".

Luca E.

Dal blog di Beppe Grillo.

venerdì 22 ottobre 2010

Strage inceneritori: la soluzione tecnologica e' la DISSOCIAZIONE MOLECOLARE.



LA NOTIZIA E’ DA PRIMA PAGINA MA SUI QUOTIDIANI NON L’HAI TROVATA!!!

Hai invece trovato chilotoni di inchiostro sulle supposte trombate di un milanese trapiantato a Roma. Che palle! La notizia e' presto detta: a Peccioli, in provincia di Pisa hanno inaugurato il primo dissociatore molecolare, un aggeggio in grado di trattare i rifiuti in modo pulito. INCREDIBILE! Parrebbe proprio una bufala, l’ennesima trovata degli ecomostri, ma i promotori dell’iniziativa sono persone degne di fiducia. L’iniziativa e' partita tre anni fa per merito del gruppo di Fabio Roggiolani, dei verdi toscani, gli stessi che hanno fatto la scelta controcorrente di candidare Cimini alle europee per il centro Italia (http://www.jacopofo.com/elezioni-giovanni-cimini-verdi-ambiente-ecotecnologie-politica). Questo impianto sperimentale e' stato costruito a Peccioli, il famoso comune toscano dove esiste una discarica gestita con tecnologie all’avanguardia, dove tutto il gas prodotto dai rifiuti in putrefazione viene raccolto, filtrato e usato poi per produrre elettricita' attraverso un generatore alimentato dal gas stesso. Si tratta di una discarica che non puzza, sopra la quale sono stati anche organizzati concerti. Silvano Crecchi, sindaco di Peccioli e promotore di questo impianto, e' lo stesso che ha organizzato la prima formula italiana di impianti fotovoltaici (sopra la discarica) come forma di risparmio per i cittadini.

COME FUNZIONA: si tratta di un’evoluzione della tecnologia della pirolisi. Sostanzialmente l’immondizia non viene bruciata con una fiamma viva. Si ha una combustione a bassa temperatura, 400 gradi, in un contenitore nel quale c’e' pochissimo ossigeno. Una combustione lenta, i rifiuti impiegano 24 ore a carbonizzarsi. A bassa temperatura i metalli non fondono, non c’e' dispersione nei fumi e quindi i metalli restano nella cenere prodotta e sono successivamente recuperabili e riutilizzabili come materia prima. In questo modo si azzerano le micro polveri e le nano polveri e diminuiscono drasticamente le emissioni nocive che successivamente vengono abbattute completamente nel processo di depurazione del gas emesso. Alla fine del processo di lavaggio otteniamo gas combustibile che viene bruciato in un generatore di elettricita'. Il gas di combustione viene poi ulteriormente filtrato in uscita. Una differenza assoluta rispetto agli inceneritori tradizionali (pietosamente ribattezzati termovalorizzatori). Li' c’e' una combustione con la formazione di composti chimici altamente tossici come le diossine e solo dopo si interviene con la depurazione dei fumi, con enormi problemi di efficienza reale del processo (e possibilita' di fare i furbi buttando nell’atmosfera i fumi senza averli filtrati a dovere). Nella dissociazione molecolare si ha un processo di per se' molto meno inquinante e il lavaggio del gas prodotto e' interno al processo in quanto se il gas non viene completamente depurato da impurita' danneggia il generatore a turbina di elettricita'.

Questo vuol dire che abbiamo in mano qualche cosa di concreto per bloccare l’installazione di nuovi inceneritori di vecchio tipo e per pretendere la conversione di quelli gia' installati.

Non nascondo che dietro questa questione c’e' un grosso problema strategico. Il motivo per il quale questa notizia ha avuto un’eco nulla e' che perfino il movimento ecologista non ha voluto sostenerla. La questione e' infatti delicata. Da decenni siamo tutti d’accordo sul fatto che la soluzione principale della questione dei rifiuti e' l’idea di RIFIUTI ZERO. Abbattimento del volume degli imballaggi, riutilizzo dei contenitori, vendita di latte e detersivi alla spina, riciclaggio eccetera. Ma io credo che sia necessario ragionare sui rapporti di forza e non farsi prendere dal fondamentalismo ecologista. “O tutto o niente” non e' una soluzione. Oggi Berlusconi sta indiscutibilmente dando il via a decine di inceneritori di vecchio tipo. Non e' realistico pensare di fermarlo con le forze ridicole che abbiamo. E’ invece realistico spiegare alla gente di destra che questi impianti sono estremamente piu' sicuri, molto piu' convenienti economicamente, di dimensioni piccole. E’ una cosa che anche una persona di destra puo' capire e perfino uno della direzione nazionale del Partito Democratico puo' arrivarci. Quindi e' una soluzione fattibile. Non un’opposizione di principio: abbiamo un’alternativa sensata! Praticabile. E’ comprensibile che i comitati locali abbiano paura di trovarsi di fronte a un’altra fregatura, e' comprensibile che alcuni ecologisti temano di trovarsi invischiati in quisquilie tecniche che portino a deviare l’attenzione dal vero problema (RIFIUTI ZERO). Ma questo modo di ragionare ci porta a una sconfitta certa. IL PURISMO UCCIDE LE POSSIBILITA’.

Secondo me dobbiamo ragionare in un’altra maniera: oggi gli inceneritori stanno provocando migliaia di casi di tumori a causa delle diossine e delle nanopolveri emesse. Parliamo di un numero impressionante di morti. Questa tecnologia e' stellarmene migliore, ha alle spalle ormai parecchi anni di sperimentazione, e a breve l’esperimento di Peccioli ci dara' i dati di efficienza su un prototipo di grandi dimensioni (che sono comunque piccolissime rispetto agli inceneritori tradizionali). Ho parlato con una serie di specialisti che mi hanno confermato senza dubbio che questa tecnologia e' decisamente migliore. Ovviamente anche in questo caso e' fondamentale il controllo delle associazioni sull’efficienza dei processi di lavorazione del gas e su tutti i tipi di emissioni. Ma rinunciare a questa possibilita' dal mio punto di vista sarebbe immorale. Una colpa verso le persone che ora sono condannate al rischio di sofferenze indicibili perche' stanno per costruirgli sotto casa un mostro che sputa veleno. Questo possiamo ora realisticamente impedirlo. E vorrei aggiungere che proprio per questo e' sperabile che si crei un coordinamento nazionale dei comitati locali contro gli inceneritori tradizionali, che lancino una campagna di discussione sulla dissociazione molecolare come alternativa praticabile. Ed e' importante anche che Giovanni Cimini sia eletto e possa condurre al Parlamento europeo questa battaglia contro i termovalorizzatori, una tecnologia obsoleta e criminale.

Ma le buone notizie non vengono mai da sole Sempre grazie al lavoro del gruppo dei verdi di Roggiolani e Cimini e' stato installato a Massa la prima macchina in grado di trattare i rifiuti ospedalieri, considerati rifiuti speciali in quanto contengono materiale organico potenzialmente infetto. Si tratta di un apparecchio che puo' stare in una stanza che polverizza e sterilizza i rifiuti ospedalieri e che puo' diventare dotazione di ogni ospedale abbattendo il costo dello smaltimento dei rifiuti con un risparmio enorme, 90%, per le Asl. Il Converter dei rifiuti ospedalieri e' stato installato per sei mesi all'ospedale pediatrico di Massa e i risultati sono stati certificati dal CNR di Pisa. I rifiuti passano da un costo di smaltimento di 1,30 euro/kg a 30 cent per kg! L'impianto si ripaga investendo il 70% del risparmio. La Toscana, che ha deciso di passare a questo sistema, risparmiera' dieci milioni di euro all'anno sui 15 previsti. Ma la cosa fondamentale e' che i rifiuti ospedalieri smettono di andare in mano alle ecomafie a spasso e smettono di arricchire gli inceneritoristi.

Se vuoi sapere di piu' sul dissociatore:

Visita all'impianto di dissociazione molecolare dei rifiuti di Husavik, Islanda http://www.ecquologia.it/cms/content/view/1530/28/

La brochure e gli atti del Convegno sulla dissociazione molecolare (Lucca 21/10/2006) http://www.ecquologia.it/cms/content/view/1531/38/

La Scheda tecnico-economica dell'impianto di dissociazione molecolare (pdf 2,5 Mb) http://www.ecquologia.it/sito/rifiuti/energo-dissmol.pdf

Rapporto conclusivo della Commissione Interministeriale per le migliori tecnologie di gestione e smaltimento dei rifiuti (pdf 65 Kb) http://www.ecquologia.it/sito/rifiuti/commissione-tecnologie-gestione-smaltimento.pdf

Rifiuti. Enea: possibile smaltimento in modo pulito http://www2.ecquologia.it/cms/content/view/506/28/

Link sul Converter per i rifiuti ospedalieri: http://www2.ecquologia.it/cms/content/view/2294/28/


http://www.jacopofo.com/dissociazione-molecolare-peccioli-ecologia-pirolisi-ambiente


mercoledì 20 ottobre 2010

Il business delle armi non conosce crisi.


L'Italia è al quarto posto nella classifica degli esportatori di armi convenzionali alle nazioni del Sud del Mondo. Nel pacchetto clienti figurano anche quei paesi che non rispettano i diritti umani

Con una mano spediamo aiuti umanitari, con l’altra vendiamo mitra e carri armati. La grande ipocrisia della politica estera italiana (e di tutto l’Occidente) nei confronti del Terzo mondo è stata impietosamente messa a nudo da un rapporto destinato ai membri del Congresso americano, intitolato “Conventional Arms transfers to developing world, 2002-2009”, che analizza trend e numeri delle forniture di armamenti ai paesi in via di sviluppo.

L’anno scorso il nostro Paese ha firmato
contratti militari per 2,4 miliardi di dollari, cifra che lo pone al 4° posto nella classifica degli esportatori di armi convenzionali alle nazioni povere. Davanti ci sono solo Usa, Russia e Francia. Il business per le fabbriche tricolori è in netta crescita, se si considera che nel 2008 l’export era stato di “appena” 1,3 miliardi. L’Italia produce il 9,16% delle armi esportate nel mondo: di queste più della metà (il 59,3%) finisce negli arsenali delle nazioni in via di sviluppo. Tra il 2006 e il 2009 il Belpaese ha consegnato agli eserciti africani armi per 500 milioni di dollari. Ma il mercato emergente è il Medio Oriente: negli ultimi tre anni sono stati firmati contratti per 3 miliardi e 700 milioni. Sbocchi importanti anche in Asia, dove gli ordinativi sono passati dai 300 milioni del 2002-2005 a 1 miliardo e 300 milioni nell’ultimo triennio.

L’Italia è in buona compagnia: nel solo 2009 le vendite di armamenti al terzo mondo ha fruttato all’Occidente 45 miliardi di dollari.
Usa e Russia, principali fornitori dai tempi della guerra fredda, continuano a dominare il mercato, ma i produttori europei sono ormai temibili concorrenti. Secondo il rapporto, Germania, Francia, Gran Bretagna e Italia sono in grado di fornire una “larga varietà di armi altamente sofisticate”. Per convincere i compratori scendono in campo premier e ministri. I Paesi europei, insiste il dossier, “hanno aumentato la loro competitività attraverso un forte supporto di marketing da parte dei governi”. Un esempio? La visita compiuta da SilvioBerlusconi in Kazakistan l’anno scorso. Poco tempo dopo, la Selex Galileo (gruppo Finmeccanica) concluse un importante contratto per equipaggiare i vecchi tank sovietici T-72 con avanzati sistemi ottici. Un accordo di cui la stessa azienda si vanta sul suo sito. Ma l’affare sembra in contrasto con il Codice di condotta adottato dall’Ue nel 2005, che pone rigide condizioni per l’export di armi. Tra queste, al punto 2, c’è il rispetto dei diritti umani da parte del compratore. Non sembra che ciò accada in Kazakistan, dove Nazarbaev è al potere da 20 anni e nel cui parlamento siedono solo esponenti del partito del presidente-padrone.

Il codice d’altronde resta spesso lettera morta, oscurato dalle ragioni economiche. Nessuno si fa troppi scrupoli nel vendere aerei, navi e cannoni ai Paesi del Golfo, che non brillano per libertà civili. Tra il 2002 e il 2009 l’
Arabia Saudita ha speso più di tutti: 40 miliardi di petrodollari. Le tensioni mediorientali sono il volano principale di un mercato in cui a fare affari d’oro sono soprattutto gli Usa, che vendono i caccia F16 sia a Israele che all’Egitto, mentre gli elicotteri Black Hawk vanno a ruba negli Emirati Arabi. La Russia invece guarda all’Asia: nel 2009 ha venduto al Vietnam sei sottomarini classe Kilo per 1 miliardo e 800 milioni. La Cina è l’esportatore emergente in Africa, dove sono richieste soprattutto armi leggere e caccia meno sofisticati di quelli occidentali. In questo modo Pechino accresce il suo status di potenza nell’area e si avvantaggia nella corsa alle risorse naturali del Continente nero.

La torta è ricchissima e tutte le potenze partecipano al banchetto: nel terzo mondo vengono spedite armi di terra, di acqua e di mare. Un dato su tutti: nell’ultimo triennio gli Usa hanno venduto al terzo mondo 446 tank, la Russia 420, i “grandi” europei 230. La domanda non si ferma mai, nonostante la crisi economica. E l’Occidente è sempre pronto a soddisfarla.



martedì 19 ottobre 2010

Milano illumina le strade delle ville del premier ad Antigua


Le strade che portano alle cinque ville di Silvio Berlusconi ad Antigua sono state illuminate a spese dei milanesi. Un accordo siglato nel marzo 2008 tra il sindaco, Letizia Moratti, e il governo guidato da Baldwin Spencer, impegna infatti la città di Milano a inviare fondi per l’illuminazione delle strade, così da garantire una maggiore sicurezza nel paradiso fiscale; individuare e finanziare un progetto di ricerca per salvare la barriera corallina e tutelare le risorse marine e costiere; costruire una scuola di calcio con un impianto sportivo completo, realizzare corridoi di transito per la navigazione commerciale e un centro di canottaggio. Opere da realizzare intorno ad Emerald Cove, la collina in cui sorgono le cinque ville del presidente del Consiglio italiano. Tutto ciò risulta dai documenti del Governo di Antigua, rintracciabili sul sito della repubblica caraibica.

Nell’accordo, inoltre,
Moratti si impegnò formalmente anche a rafforzare i collegamenti aerei, investire nei mezzi di trasporto locali, intensificare gli scambi commerciali e creare delle borse di studio riservate agli universitari provenienti da Antigua e Barbuda per laurearsi negli atenei milanesi. Un accordo a senso unico, che non prevede alcun beneficio per la città di Milano. Ma che fu siglato in vista del voto al Bie per aggiudicarsi Expo 2015 contro Smirne. Persino Spencer si disse “grato della generosità del sindaco Moratti e del Comune di Milano”.

Il 13 marzo 2008 fu lo stesso primo ministro di Antigua a comunicare di aver ricevuto la conferma scritta “dal sindaco del comune di Milano,
Letizia Moratti, che la sua amministrazione è pronta a avviare l’attuazione immediata di una serie di iniziative nei settori dell’istruzione, sport, delle risorse marine e costiere, e il rafforzamento dei collegamenti aerei e di altri mezzi di trasporto”, si legge in una nota del governo diramata all’epoca che dava notizia dell’accordo. Stretto, scrisse, grazie al “nostro ambasciatore delle Nazioni Unite John W. Ashe”, ritratto in una foto mentre stringe la mano a Letizia Moratti.

Spencer annunciò che avrebbe ospitato un gruppo di studio proveniente da Milano in visita ad Antigua per “incontrare i funzionari locali, al fine di definire le modalità di attuazione delle iniziative”. Il primo passò fu il finanziamento e l’installazione dei lampioni. “Con questo impegno, il Comune di Milano diventa il terzo partner, insieme a Libia e Marocco, ad aver contribuito a questa importante iniziativa”, continuò Spencer.

Di questo traguardo, Moratti non ha mai parlato né dato notizia attraverso il suo ufficio stampa. L’unica dichiarazione in merito la riporta sempre il sito del governo di Antigua. “Sono lieta che il mio comune possa contribuire a questa iniziativa, che rientra nella lotta alla criminalità nel vostro paese”, ha detto il sindaco che, sempre secondo quanto riporta il sito, ha “anche ringraziato l’Ambasciatore
Ashe per il modo professionale con cui ha perorato le motivazioni del governo di Antigua e Barbuda”. Nel comunicato del Governo guidato da Spencer è ricordato come il sindaco di Milano sia “sposata con il magnate del petrolio Gianmarco Moratti, fratello di Massimo Moratti, proprietario dei giganti del calcio italiano dell’Inter”. Elementi rilevanti, considerato anche l’impegno a sviluppare scambi commerciali e realizzare un “impianto di calcio per formare giovani calciatori in tutta la regione orientale dei Caraibi”.

Al momento non è possibile sapere a che punto siano i lavori, né a quanto ammontino gli stanziamenti già avviati. Nel sito del Comune di Milano non è rintracciabile alcun documento relativo all’accordo con Antigua e sull’argomento, a
Palazzo Marino, il riserbo è massimo. Il portale del governo caraibico è ben più trasparente. Qui si possono rintracciare alcuni dei passaggio successivi all’accordo.

L’ultimo risale al febbraio scorso ed è relativo al rafforzamento dei collegamenti aerei dall’Italia, promesso da Moratti nel 2008 e mantenuto: la compagnia aerea Livingston, riporta il sito di Antigua, “aumenterà in modo significativo i voli charter da Milano dal primo settembre 2010 così da aumentare ulteriormente la presenza di turisti italiani sull’isola già cresciuta grazie alla trasmissione televisiva Donnavventura registrata sull’isola” e mandata in onda su
Rete 4. Ma l’impegno non ha avuto seguito perché dal 14 ottobre scorso l’Enac ha sospeso la licenza di trasporto aereo a Livingston. I vertici della società sono stati convocati dal neoministro allo sviluppo economico, Paolo Romani, ma ad Antigua ancora non è stato comunicato.



Allarme Corte dei Conti: ''In Italia corruzione sempre piu' diffusa''

Mentre in Europa si discute la proposta de ''Il Fatto Quotidiano''


di Aaron Pettinari - 19 ottobre 2010


Alle risorse pubbliche, talvolta comunitarie, sono legati «fenomeni di corruzione e dissipazione». Fenomeni che «persistono e preoccupano i cittadini, ma anche le istituzioni, il cui prestigio ed affidabilità sono messi a dura prova da condotte individuali riprovevoli».


A denunciarlo è il nuovo presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, durante il discorso di insediamento, indicando anche una via da seguire per ritornare a quel senso etico, spesso dimenticato: “La soluzione è il retaggio di valori dei quali la Corte dei Conti è depositaria: l'onestà degli intenti e dei comportamenti, l'etica del servizio, il corretto agire delle Pubbliche amministrazioni, il perseguimento del bene dell'uomo e della collettività". Valori che "hanno conosciuto e verosimilmente sempre conosceranno offese ed offuscamenti, ma hanno sempre finito e sempre finiranno per rifulgere di un loro proprio, nitido splendore".
Una denuncia che per il senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della Commissione antimafia, richiama Governo ed Istituzioni: “Il monito lanciato dalla Corte dei Conti – ha detto - certifica l'esistenza di un sistema di malaffare che blocca lo sviluppo del Paese. Da tempo siamo in attesa che il governo porti in Parlamento la legge anticorruzione annunciata diversi mesi fa e già insabbiata il giorno dopo per dare spazio a norme salva cricche. Bisogna affrontare il problema a viso aperto a cominciare dalla questione morale, che attraversa in modo dirompente il governo e la sua maggioranza. La politica tutta deve avere il coraggio di fare scelte nette che diano credibilità ai partiti e alle istituzioni. La legge anticorruzione potrebbe essere un buon punto di partenza, ma servono comportamenti e decisioni coerenti”.
Il ddl a suo tempo era stato presentato dalla maggioranza come la risposta agli scandali continui esplosi sin dai primi mesi dell'anno (vedi Protezione Civile, Fastweb, e poi ancora caso Scajola e affaire P3), a cui si aggiungevano i dati forniti dalla Banca Mondiale e poi dalla Corte dei Conti, secondo cui le tangenti, con tutto l’indotto, impongono ai cittadini italiani una tassa occulta di 50-60 miliardi di euro all’anno. Ma il testo, scritto dal ministro Angelino Alfano, nonostante i continui propositi di rilancio si è arenato in commissione al Senato dallo scorso marzo e appare comunuqe inadeguato contro il malaffare.
Lo scorso settembre “Il Fatto Quotidiano”, in collaborazione con alcuni giuristi, ha presentato un nuovo testo decisamente più rigoroso che, diversamente da quanto accade in Italia, verrà presentato ufficialmente domani, alla sede di Strasburgo del Parlamento Europeo.
La legge promossa dal giornale di Antonio Padellaro, tra gli altri punti tratta il recepimento della Convenzione penale del Consiglio d’Europa sulla corruzione, il ripristino del reato di falso in bilancio e l’introduzione di nuove fattispecie di reato per la sanzione dei nuovi crimini in questo mondo sempre pià globalizzato. Una proposta che è stata accolta dai membri del Pd al Parlamento Europeo, Sassoli e Crocetta, e che verrà presentata e discussa con l'apporto dello stesso Padellaro, di Marco Travaglio, della vice presidente del Parlamento Europeo Roberta Angelilli e l'eurodeputato dell'Idv, Luigi de Magistris.


Leggi la proposta di legge
(http://www.ilfattoquotidiano.it)


lunedì 18 ottobre 2010

Nessuna manipolazione nella lettera di Don Vito a Berlusconi.

I periti dimostrano l’autenticità del documento, scritto dall’ex sindaco tra il ’96 e il 2000. Massimo Ciancimino annuncia querela per i diffamatori.


di Silvia Cordella - 18 ottobre 2010 - ALL'INTERNO L'AUDIO DI RADIO RADICALE!


La lettera che Vito Ciancimino scrisse all’on. Berlusconi per “mettere a disposizione una delle sue reti televisive” è assolutamente autentica.

È il responso dell’esame merceologico e grafico realizzato dai periti della polizia scientifica di Roma sul documento consegnato da Massimo Ciancimino ai pm, nell’ambito del processo a carico dell’ex comandante del Ros Mario Mori, accusato a Palermo di favoreggiamento alla mafia per la mancata cattura di Provenzano. Il documento, che alla scorsa udienza l’imputato, attraverso dichiarazioni spontanee, aveva cercato di far passare come un collage realizzato ad arte dal figlio dell’ex sindaco di Palermo, è pertanto un originale vergato da don Vito a matita in un periodo, stabilito dai funzionari della scientifica, tra il gennaio 1996 e maggio 2000. La grafite, hanno spiegato, è stata analizzata in laboratorio attraverso una tecnica di spettroscopia Raman che utilizza la luce laser. Questa pratica ha dimostrato che il documento non solo è autentico ma non presenta alcuna traccia di manipolazione. Niente copia incolla dunque ma solo (si fa per dire) lo scritto autentico di un potente ex sindaco democristiano mafioso indirizzato all’on. Berlusconi, l’imprenditore della Edilnord diventato Presidente del Consiglio, al quale minacciava di “uscire dal riserbo” se non avesse “messo a disposizione una delle sue reti televisive”.
Prive di fondamento risultano quindi le accuse di Mori e dei suoi sostenitori. Gli stessi che, con teorie approssimative e fantasiose hanno preso come buone le dichiarazioni di un imputato di mafia piuttosto che il responso scientifico. Per questo motivo Ciancimino jr. ha dato mandato al suo legale di querelare i giornalisti de
“La Stampa”, “Il Giornale”, “Il Giornale di Sicilia” e altri pseudo articolisti che, affermando il falso, hanno dichiarato come certa la contraffazione del documento, danneggiando così anche l’immagine del teste. Nel complesso quindi le perizie dei funzionari della polizia scientifica sui documenti consegnati da Massimo Ciancimino ai procuratori di Palermo e Caltanissetta, sono risultati compatibili con quanto dichiarato dallo stesso testimone negli interrogatori in Procura. Su 55 fogli uno solo è risultato “alterato” ma si tratta, come lo stesso Ciancimino ha spiegato ai pm Lari e Di Matteo il 1° dicembre 2009, di “appunti misti” fotocopiati in vista della stesura di un libro che aveva in programma di realizzare tra il 2000 e il 2002 con suo padre. Un foglio fotocopiato in A4 in cui vi si trovano appunti dei due Ciancimino in merito ad alcuni argomenti da trattare: “Berlusconi-Ciancimino”, “Milano truffa assicurazioni”, “Milano-Gelli-Bono-Calvi”. Ed è lo stesso teste che ai magistrati aveva spiegato: “Guardando il foglio alla mia sinistra è la mia grafia, alla mia destra è la grafia di mio padre. Gli appunti più chiari sono scritti a matita da mio padre, infatti li ho fotocopiati per evidenziarli meglio. Quelli più scuri... è la mia grafia. Erano argomenti che mi ripromettevo di approfondire con mio padre”. A questo punto il pm chiedeva: “Quindi è un foglio misto?”. Ciancimino: “Sì, è un figlio misto”. Il Pm: “Quindi è un collage?”. Ancora Ciancimino: “Esatto”. Ed ancora l’inquirente: “Ridotto in fotocopia?”. E il dichiarante: “Sì”.
Perciò nessun fotomontaggio è stato scovato, né da parte di Massimo Ciancimino è emersa alcuna prova di manipolazione con lo scopo di rafforzare le dichiarazioni del padre. Solo ora quindi si può affermare l’autenticità dei manoscritti di don Vito portati a processo, come quello in originale scritto a matita su carta messa in commercio dall'ottobre '96 al febbraio 2001, acquisito durante l’ultima udienza. Un appunto attribuito anche questo, dai periti, a Vito Ciancimino in cui lo stesso, rifiutandosi di parlare in udienza a Firenze nel processo sulle stragi, affermava che Mori e De Donno in dibattimento avevano reso falsa testimonianza.

AUDIO Processo a Mauro Obinu e Mario Mori del 12 ottobre 2010


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Arrestato finanziere a Pavia, forniva notizie su vip e politici a giornalista di Panorama.


Milano - (Adnkronos) - L'uomo è accusato di aver fatto un migliaio di accessi abusivi alle banche dati e di aver passato a un giornalista informazioni riguardanti, fra gli altri, gli Agnelli, Beppe Grillo, Antonio Di Pietro, Patrizia D'Addario e il giudice Mesiano. Il direttore Mulè difende Amadori: "Ha raccolto informazioni in modo legittimo".

Milano, 18 ott. - (Adnkronos) - Stamani la Guardia di Finanza di Pavia ha posto agli arresti domiciliari Fabio Diani, un finanziere in servizio nella citta' sul Ticino, in esecuzione di un provvedimento emesso dal gip presso il Tribunale di Milano. L'accusa riguarda "una serie di accessi abusivi alle banche dati in uso al Corpo, che configura la violazione dell'articolo 615 ter del codice penale, reato per cui e' competente la Procura della Repubblica di Milano".

L'uomo e' accusato di aver eseguito, tra il gennaio 2008 e l'ottobre 2009, non per motivi di servizio, "numerose interrogazioni a terminale, passando poi le informazioni riservate a terze persone".

Di accessi abusivi a banche dati di interesse pubblico e militare l'appuntato della Gdf di Pavia, ne aveva fatti circa un migliaio in due anni. Accessi su politici, magistrati e vip tra i quali Beppe Grillo, Antonio Di Pietro, Patrizia D'Addario, la famiglia Agnelli, Luigi De Magistris, Marco Travaglio, il giudice milanese Mesiano e anche Gioacchino Genchi, che e' stato consulente in vari procedimenti penali, alcuni dei quali diretti dall'ex pm De Magistris.

Su di loro l'appuntato faceva 'ricerche' riservate che poi, stando a quanto si apprende negli ambienti giudiziari, riversava almeno in parte al giornalista Giacomo Amadori, ora indagato in concorso con il finanziere per accesso abusivo a banche dati di interesse pubblico e militare, reato che prevede una condanna che va dai 3 agli 8 anni.

Giorgio Mulè, direttore di "Panorama", prende le difese di Amadori, "che come sempre, ha fatto straordinariamente il suo lavoro. Ha raccolto quelle informazioni in modo assolutamente legittimo dal punto di vista giornalistico e le ha usate per scrivere i suoi pezzi". "Non si trattava di informazioni segrete - ha continuato Mule' - ma di dati relativi ai redditi di personaggi pubblici. Amadori li ha usati per fare delle verifiche e poi ha pubblicato tutto, con la massima trasparenza. Da parte mia c'e' solo ammirazione nei confronti del suo lavoro". Il direttore di "Panorama" ha quindi espresso solidarieta' nei confronti dell'appuntato Diani: "Umanamente, mi dispiace molto per il provvedimento adottato nei confronti del finanziere''.