A sdoganare l’elusione fiscale, in effetti, ci aveva già pensato Silvio Berlusconi nel febbraio del 2004, quando, durante una conferenza stampa (guarda il video) a Palazzo Chigi aveva dichiarato: “Le tasse sono giuste se al 33%, ma lo Stato mi chiede il 50% e oltre, è una richiesta scorretta e mi sento moralmente autorizzato, per quanto posso, a evadere questa domanda”. Lo stesso concetto il premier lo aveva ribadito a novembre dello stesso anno durante una visita al comando generale della Guardia di Finanza di Roma: “C’è una norma di diritto naturale che dice che se lo Stato ti chiede un terzo di quello che, con tanta fatica, hai guadagnato, ti sembra una richiesta giusta e glielo dai. Se ti chiede di più, o molto di più, c’è una sopraffazione dello Stato nei tuoi confronti. Allora ti ingegni per trovare dei sistemi elusivi o addirittura evasivi che senti in sintonia con il tuo intimo sentimento di moralità e che non ti fanno sentire colpevole”.
Gli organizzatori del convegno si muovono sulla stessa linea del premier. Sull’homepage del sitodedicato al convegno si legge: “L’elusione è un diritto del cittadino che, sempre piú, viene stretto dalla morsa fiscale. Molti imprenditori e professionisti italiani, anche medio-piccoli, vessati dalla crisi, hanno deciso di approdare al mondo dell’offshore attraverso strutture di paesi considerati “paradisi fiscali” che offrono “società anonime” e conti bancari offshore, attraverso i quali é possibile operare pagando meno tasse o zero tasse, proteggendo il proprio capitale attraverso l’anonimato”. Questa scelta avrebbe consentito a molti imprenditori di “non cadere nel baratro della grande crisi finanziaria attuale”. Assurdo quindi secondo gli organizzatori combattere il fenomeno dell’elusione, perché “la maggior parte delle società quotate in Borsa e dei gruppi bancari hanno partecipazioni, quasi sempre di controllo in società residenti nei paradisi fiscali”. “Se sono illegali, come ci vogliono far credere – si legge sempre sulla homepage - perché le maggiori imprese italiane hanno sedi in paradisi fiscali?”
Scopo del convegno, al quale hanno aderito già 250 commercialisti italiani, è “spiegare in modo semplice, diretto e pratico” argomenti ben precisi: “Come e dove si costituiscono le società offshore, cosa e dove sono i paradisi fiscali, come proteggere i propri beni in Italia e all’estero, come evitare sequestri finanziari e proteggere l’anonimato, cause, effetti e comportamenti da adottare nei confronti della grande crisi finanziaria”. I relatori chiamati ad affrontare questi temi sono due. Giovanni Caporaso, ideatore del sito paradisifiscali.org e considerato “il guru italiano delle offshore”. Titolare dello Studio legale Caporaso&Partners di Panama e della Opm Corporation, Caporaso vive a Panama da 20 anni e ha pubblicato tre libri guida “per mettere a fuoco e proteggere i propri beni offshore”: “Come pagare Zero Tasse, i paradisi fiscali”, “Come usare una società offshore”, “I segreti della banca offshore”. Tra i servizi offerti dalla Opm Corporation, troviamo non solo la consulenza per la “costituzione di società e fondazioni anonime”, ma anche per “società di gestione di gioco d’azzardo e società di banca (per finanziarie, residenze estere, seconda cittadinanza, secondo passaporto, divorzi per procura e divorzi unilaterali, divorzi esteri, adozioni internazionali, investimenti immobiliari, e ovviamente “servizi di tramitazione di banca offshore”. Secondo relatore è Fabrizio Zampieri, consulente finanziario esperto in “analisi e studio dei mercati finanziari, gestione del rischio di cambio e degli strumenti finanziari, gestione della tesoreria aziendale multivalutaria, gestione dell’indebitamento e dei rapporti con gli istituti bancari. Moderatrice del convegno, in quota rosa, è arruolata a sua insaputa la giornalistaMariangela Pira.
Con 260euro la Gringas International Società Anonima offre quindi una guida completa per “operare nei paradisi fiscali in modo del tutto sicuro” e guidare i partecipanti “attraverso questo misterioso mondo che muove il 60% dei capitali mondiali”. E a chi non bastasse la sola giornata di convegno per apprendere tutti i trucchi “del misterioso mondo”, gli esperti rimangono a disposizione il giorno dopo per tutti gli eventuali chiarimenti del caso. Del resto, non occorre essere miliardari per aspirare a “eludere” il fisco. Come recita l’invito al convegno: “In realtà qualsiasi professionista o imprenditore, con un fatturato di 30-40mila euro l’anno, può ottenere grandi vantaggi usando i paradisi fiscali. Oggi tutti possono trovare grandi vantaggi in operazioni o schemi d’ingegneria fiscali affrontando costi irrisori”. E quali sono questi “costi irrisori”? “Meno di 2mila euro senza nemmeno spostarsi dall’Italia. Insomma, un gioco da ragazzi. Al confine tra legale e illegale.