Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
giovedì 31 marzo 2011
Montecitorio, insultata la deputata disabile
ESCAMOTAGE FRANCESE - di Fabrizio Gatti.
Il 90% dei clandestini a Lampedusa vuole raggiungere i parenti in Francia. Ma ecco come Parigi li ha fregati con la scusa dell'assistenza sanitaria
Cos'è cambiato dal tuo viaggio dentro al Cpt di Lampedusa ad oggi?
Quello che sta accadendo in questi giorni è qualcosa di completamente diverso perché allora avevamo a che fare con un flusso migratorio molto legato anche ai tentativi di entrare in Europa e alle chiamate per posti di lavoro in Italia e non solo in Italia. Adesso, invece, c'è un'uscita in massa di Tunisini che stanno sfruttando l'assenza di controlli lungo le coste dovuto alla caduta del regime di Ben Ali. Quindi i paragoni sono un po' difficili, anche perché allora il centro era considerato di "permanenza temporaneo", un Cpt. Adesso sono stati chiamati i Cie (centri di identificazione e espulsione). Il Cpt era un centro chiuso. Era impossibile entrarvi, tant'è vero che ho dovuto fare questa inchiesta sotto copertura con un nome finto e con un'identità finta. In questo periodo, in queste condizioni, il centro è completamente aperto al punto che è possibile entrarvi ed è possibile uscirne. Allora erano lunghi i periodi di attesa, ma credo che da questo punto di vista non sia diversa la situazione per le persone che sono arrivate: si attende che qualcosa succeda perché lo scopo del viaggio ovviamente non è Lampedusa ma è il continente europeo. Può essere l'Italia, per la maggior parte in questi giorni è la Francia e quindi si aspetta che qualcosa accada.
I tunisini arrivati a Lampedusa sono scontenti. Erano convinti di trovare "l'America", invece quasi quasi vorrebbero tornare indietro.
L'emigrazione è sempre accompagnata da miti. Lo stesso accadeva per gli italiani, tant'è vero che esiste e veniva usato anche fino a qualche anno fa l'espressione "ha trovato l'America" perché l'America era qualcosa che era tutto lustrini e successo. In realtà poi la vita degli italiani emigrati in America dalla fine dell''800 in poi è stata per la maggior parte delle persone una vita durissima. Questa è una caratteristica dei flussi migratori, per cui ci si muove richiamati dalla possibilità di trovare lavoro, da una possibilità di cambiare vita, dalla possibilità di migliorare le proprie condizioni di vita per sé stessi, per le persone più vicine, per i figli, i genitori, la famiglia. E' chiaro che poi lo scontro con la realtà può essere diverso da quello che uno si aspetta, può anche essere che uno si aspetti una realtà dura. Del resto non abbiamo a che fare con degli provveduti che pensano di arrivare al Luna Park, ma sono persone che sanno di affrontare un viaggio e un futuro difficili. E' chiaro anche che la risposta dipende da in quale fase del viaggio viene posta la domanda, se la domanda viene posta nel momento in cui le persone sono ammassate da 6 giorni in condizioni estreme sotto la pioggia, in condizioni anche di scarso igiene, è chiaro che la risposta può essere negativa. Se si pone la stessa domanda ai tunisini che nel frattempo in queste ore sono arrivati sani e salvi a Parigi che era la meta del loro viaggio, magari potremmo avere quelle risposte più ottimistiche. Sicuramente dobbiamo chiederci le ragioni di queste partenze e se era possibile un percorso alternativo. In molti casi credo che per buona parte delle persone che sono arrivate a Lampedusa in queste settimane, forse la risposta è che sicuramente ci poteva essere un'alternativa a questo tipo di viaggio.
A quale alternativa ti riferisci?
L'alternativa è il viaggio regolare. Da interviste che ho fatto e che tra l'altro sono storie che usciranno su L'Espresso di venerdì, buona parte di queste persone, dei tunisini, direi un buon 90%, sono persone che hanno familiari in Francia. In qualche caso si tratta dei genitori o del padre, oppure del fratello, oppure del cugino. In Tunisia c'è una situazione di crisi dovuta alla caduta del regime. Alcune di queste persone lavoravano in Libia, e dalla Libia sono dovute scappare. Ebbene i familiari francesi hanno invitato queste persone a un periodo di attesa di tempi migliori o di ricerca di lavoro in Francia. Alcune di queste persone hanno provato a chiedere un visto per una visita familiare in Francia. Ma i consolati francesi concedono i visti ai cittadini tunisini e anche ai cittadini di altri paesi al di fuori dell'Unione Europea, soltanto dimostrando di avere un reddito molto alto e la possibilità di pagarsi l'assistenza sanitaria da soli etc. Gli stessi criteri che usa l'Italia per selezionare la concessione dei visti. Di fronte all'impossibilità di avere un visto regolare, le persone sono ricorse a questo viaggio irregolare, anche molto pericoloso per entrare in Europa. Ciò è dimostrato dal fatto che la gran parte di queste persone, una volta arrivate in Italia, scappano, escono e proseguono il viaggio verso la Francia. E' un dato che tra l'altro è ben conosciuto dal Ministero dell'Interno italiano, tant'è vero che ha trasferito queste persone in centri aperti, consigliando di chiedere asilo in Italia. Oppure facendo firmare richieste di asilo in Italia, in questo modo queste persone venivano trasferite in centri aperti e da qui potevano proseguire il viaggio. Ebbene se ci fosse da parte dei paesi europei, una maggiore attenzione alle esigenze familiari dei propri cittadini, perché spesso si tratta di cittadini, per quanto riguarda la Francia, tunisini ma che vivono in Francia da 20, 30 anni, una maggiore attenzione, avrebbe evitato la situazione che vediamo a Lampedusa. Non solo, c'è un altro aspetto, anche se crescono in Francia, ma questo accade anche in Italia, i figli una volta divenuti maggiorenni, per poter risiedere nel paese, devono avere lavoro. Per cui per un immigrato o per una famiglia di immigrati anche se sono in regola con i documenti, la possibilità di avere un figlio in casa senza lavoro, o con lavoro non regolare perché magari è saltuario o magari con uno studente fuori corso universitario fino a 30 anni, è impossibile perché dopo i 18 anni un figlio o la figlia non sono più sotto la tutela dei genitori e devono dimostrare di avere i requisiti. Come vedete questa norma può anche spingere persone a essere espulse, magari senza parlare la lingua di origine perché sono nate in Francia o in Italia e sono sempre cresciute qua. La conseguenza di questa sorta di fortezza Europa che è stata costruita, è lo sbarco a Lampedusa.
Leghista insulta deputata disabile.
L'applauso proibito - Non c'è limite al peggio: la situazione nell'emiciclo di Montecitorio diventa sempre più insostenibile e contribuisce a diffondere un'immagine desolante della politica nazionale. Dopo le varie intemperanze registrate negli ultimi giorni, a incassare epiteti disdicevoli è stata oggi la deputata disabile del Pd Ileana Argentin. Questi i fatti: l'onorevole Bocchino ha da poco finito di pronunciare il suo discorso all'assemblea, quando l'Argentin, che ha evidentemente apprezzato i contenuti esposti dall'avversario politico, chiede al suo assistente di applaudire. Tanto quanto basta a far infuriare il pidiellino Osvaldo Napoli, che raggiunge la postazione dell'Argentin per puntare l'indice contro il suo assistente a cui dice: "Tu non ti devi permettere di battere le mani".
Onorevole barbarie - Una prepotenza che la deputata non è disposta ad accettare, tanto che chiede al presidente della Camera di prendere la parola. Ma proprio mentre sta per denunciare l'accaduto, un coro di disapprovazione si alza dai banchi della maggioranza. Tra il vociare fitto, si distingue l'insulto di un esponente della Lega , Massimo Polledri, che arriva a dire: "Fate stare zitta quell'handiccapata!". Il presidente della Camera tenta di sedare gli animi e invita il leghista a rimediare al grave scivolone, ma l'Argentin riesce finalmente a prendere parola. "Io non desidero le scuse di nessuno - precisa - Credo che lei mi conosca abbastanza per sapere che non strumentalizzo mai queste cose, ma se io desidero applaudire un mio avversario lo faccio come credo e quando credo e se non lo posso fare con le mie mani - spiega ancora l'esponente del Pd - lo faccio con le mani di chiunque".
Rostagno, pm chiese ruolo generali L'aereonautica: e' segreto di stato.
In aula Giovanni Pampillonia, oggi alla Digos di Palermo che rivela: il sociologo incontro' Falcone. Nel '96 indago' sui misteri della comunita' Saman interrogando anche Renato Curcio
di Gianfranco Criscenti
E adesso si scopre che c'e' il segreto di Stato su una parte delle indagini per l’omicidio di Mauro Rostagno. A svelarlo è stato oggi l’ex dirigente della Digos di Trapani, Giovanni Pampillonia, deponendo come teste in Corte di Assise, dove si celebra il processo a carico dei presunti autori del delitto: il boss mafioso Vincenzo Virga ed il killer Vito Mazzara accusato di essere l’esecutore materiale.
Il sigillo sarebbe stato posto sulla richiesta, avanzata dal procuratore di Trapani Gianfranco Garofalo, di conoscere l'incarico esatto di tre generali dell'Aereonautica all'epoca del delitto. Il teste, che all'epoca ha indagato all'interno della comunita' Saman, ha inoltre riferito il contenuto di un interrogatorio di Renato Curcio, il fondatore delle Brigate Rosse, grande amico di Rostagno, che aveva attribuito a ragioni profonde il contrasto maturato tra Rostagno e Cardella, che, a dire di Curcio, non poteva essere addebitato all'intervista rilasciata dal sociologo al mensileKing.
Della deposizione di Curcio, nelle carte del processo, non c’è traccia. Il suo nome, comunque, figura nella lista testi della difesa.
Non solo “tentativi di depistaggi riusciti” e “miopie investigative”, tanto per usare le parole dei pubblici ministeri, ma anche il sigillo del segreto di Stato. Un coacervo di ombre che rendono difficile stabilire la verità storica di un delitto ancora tutto da decifrare. L’ex capo della Digos di Trapani ha poi confermato l’esistenza di un incontro avvenuto al palazzo di Giustizia, a Palermo, mesi prima dell’agguato, tra Mauro Rostagno ed il giudice Giovanni Falcone. Di quest’incontro avevano parlato alcuni testi, ma non è stato mai trovato, finora, un riscontro. "Fu il mio ufficio a verificare – su delega della magistratura - l'esistenza di quell'incontro, attraverso il ricordo degli agenti di scorta del giudice. Naturalmente non sono a conoscenza del contenuto", ha affermato il teste. Nell’udienza di oggi è emersa un’altra circostanza inedita: Gladio avrebbe indagato sulla comunita’ terapeuticaSaman. A rivelarlo, ha detto Pampillonia, "fu il maresciallo Vincenzo Li Causi (il sottufficiale dell'Esercito responsabile della cellula Gladio di Trapani, assassinato in Somalia il 12 novembre 1993, ndr), dopo il delitto Rostagno".
Li Causi è l’uomo dei Servizi che, in Somalia, si è più volte incontrato con la giornalista del tg3 Ilaria Alpi, assassinata il 20 marzo 1994 assieme all’operatore Miran Hrovatin. Ed in Somalia si è pure recato, su invito di Cardella, dopo l’omicidio di Rostagno, un ospite della Saman: Giuseppe Cammisa. Ufficialmente avrebbe dovuto realizzare un ospedale, ma della struttura sanitaria non c’è traccia.
http://www.iquadernidelora.it/articolo.php?id=113
La farfallina di Susanna Petruni.
da giornalettismo.com un ricco memorandum sulla carriera della giornalista del TG1 Susanna Petruni, che alcune voci danno in corsa per la direzione del TG2. Dopo l’attacco di Dagospia la giornalista minaccia querela (sf)
E’ ora di farla finita. Non se ne può davvero più. Dopo il ciarpame senza pudore delle accuse rivolte al Presidente del consiglio su minorenni ed escort ora si attacca la grande professionista del Tg1 pur di far del male a Silvio Berlusconi
E’ ora di dire basta. Dopo le infamanti domande di Repubblica, tanto infamanti che non si riesce neppure a rispondere, ecco il vergognoso articolo del sito Dagospia sulla più grande giornalista italiana,Susanna Petruni. Colpita dopo aver subito l’ingiustizia della mancata nomina a direttore del Tg1, nonostante i suoi straordinari meriti professionali. Lei, che da anni segue con passione e dedizione le eroiche gesta del più grande politico italiano di tutti i tempi, che l’ha giustamente definita “la mia giornalista preferita”, trombata (pardon..) dal suo collega – indubbiamente a sua volta di grandissimo livello – Augusto Minzolini.
Ma in questa strana estate berluscoitaliana, purtroppo piove sul bagnato. La povera Susanna, mentre era pronta a ripiegare, seppur a malincuore, sulla direzione di Rai 2, è stata vigliaccamente attaccata per un gioiello a forma di farfalla che avrebbe indossato durante la conduzione del telegiornale più obiettivo e autorevole dell’universo, allietandoci le serate – come solo il Tg1 sa fare – con le fondamentali informazioni di come si passano le vacanze in Liguria, quanto sono utili le pedicure e della bontà delle ricette di Nonna Camilla da Molfetta.
Un gioiello casualmente identico a quelli che Berlusconi sarebbe solito regalare alle sue preferite, quando lo allietano con perizia, passione e gaiezza in quelle allegre festicciole a Palazzo Grazioli e Villa Certosa. La povera giornalista ha scritto una piccata replica all’infame sito internet, dicendo chesporgerà querela, e che le foto prontamente pubblicate (che stranamente nessuno ha pensato di sequestrare, forse l’avvocato Ghedini è in vacanza) sono solo uno squallido fotomontaggio.
Anche se il quotidiano La Repubblica dice di aver scovato degli spezzoni di Tg1 in cui la bella Susanna fa mostra di questo splendido gioiello farfallino, e quindi quale che sia la verità, diciamolo subito: noi di Giornalettismo stiamo con Susanna. Colpita in modo volgare nella sua dignità non tanto di donna, ma di giornalista, con quella “allusione a compiacenze” che, come ha detto lei stessa “ledono ed offendono in maniera del tutto gratuita la mia persona prima che la mia professionalità”.
Hai ragione, Susanna. E’ ora di finirla con questa volgari insinuazioni. “Ho quasi cinquant’anni e lavoro da quando ne ho venti; non credo, francamente, di aver raggiunto i miei obiettivi per motivi diversi da quelli legati alla mie reali capacità.” Brava Susanna! Le tue reali capacità professionali sono indiscusse ed indiscutibili. Lo dimostrano i tanti premi e riconoscimenti ottenuti in tanti anni di onorata carriera. Chi si è dimenticato il tuo trionfo al premio “leccapiedi d’argento”, vinto per aver tagliato la scena di Silvio Berlusconi, presidente del consiglio, che faceva le corna al vertice di Caceres dell’Unione europea e che fece il giro del mondo?
E come non ricordare il memorabile servizio di Susanna del 2 luglio 2003, quando Berlusconi davanti all’europarlamento di Strasburgo all’avvio del semestre italiano di Presidenza dell’Unione Europea, diede del kapò al tedesco Shultz (presidente del gruppo socialista) e dei turisti della democrazia a tutti i parlamentari europei, particolari che la bella e brava Susanna si dimenticò di mostrare e raccontare? Servizio che le valse le lodi pubbliche del Financial Times, che scrisse che “neppure il tg sovietico ai tempi di Breznev sarebbe riuscito a fare meglio?”
Per non parlare dello straordinario servizio di Susanna mandato in onda in occasione del discorso diBerlusconi all’Onu nel settembre 2003, nel quale la bella, brava e professionalmente impeccabile inviata del Tg1 sostituì le immagini di una platea semideserta ed annoiata con quella di una sala plaudente in standing ovation, trascurando il piccolo particolare che la scena si riferiva al discorso – avvenuto 2 ore prima di quello del nostro premier – di George W. Bush. Come non ricordare che Susanna si aggiudicò con questo capolavoro di professionalità il premio Emilio Fede 2003?
E come non ricordare l’ultima performance in ordine di tempo, ma non meno importante: la consacrazione della brava e bella Susanna, che l’ha lanciata nell’olimpo del giornalismo mondiale: iltrionfale annuncio del record di ascolti del Tg1 in occasione delle diretta sulle morti causate dal terremoto in Abruzzo. La minuziosa descrizione dei cadaveri straziati, delle lacrime dei parenti, delle dichiarazioni contrite di Berlusconi. E ad ogni morto in più l’audience saliva, e la nostra Susanna (assieme a tutti i suoi colleghi del Tg1) godeva.
Ora, con questa invenzione della farfalla, tutto rischia di venire vanificato in un attimo. Povera Susanna! In fondo, che male c’è? Il gioiello potrebbe non essere mai esistito. Una calunnia. E anche se esistesse, potrebbe essere stato regalato da chiunque, o acquistato ad una bancarella qualunque. Una calunnia. E se anche fosse stato regalato dal premier in persona, che male c’è? In questo paese illiberale un povero Presidente del Consiglio non può neppure regalare un gioiello alla sua “giornalista preferita?”
Per colpa di queste calunnie, potrebbero essere inutili i tanti anni di onorata carriera, i tanti servizi impeccabili, le virtù di cronista attenta solo ai fatti, che svolge con deontologia e coscienza il suo lavoro: informare e far conoscere la verità ai telespettatori del Tg1. Povera Susanna, donna che tiene alto il prestigio del Tg1, quello dell’Italia (e quello del suo presidente del Consiglio). Una donna di indubbio talento, una giornalista senza macchia e senza paura. Ma stai tranquilla, Susanna. Noi di Giornalettismo siamo tutti con te. E poi, nell’Italia berlusconiana, il talento viene sempre premiato. Chiedi a Mara Carfagna e a Maria Vittoria Brambilla, se non ci credi.
http://dituttounblog.com/webnews/la-farfallina-di-susanna-petruni