mercoledì 31 agosto 2011

Antipolitica? No, è ribellione. - di Michele Ainis



Quello che sta succedendo in Italia è semplice ed esplosivo: è nata un'opinione pubblica che non ne può più di questi mandarini appollaiati su un ramo dorato a difendere se stessi. E se ne vuole liberare in ogni modo.

In principio c'è un artificio semantico, una truffa verbale. "Antipolitica", l'epiteto con cui la politica ufficiale designa questa nuova cosa. Marchio di successo, tant'è che digitandolo su Google si contano 780 mila risultati. Ma che cos'è l'antipolitica? Un sentimento becero, un vomito plebeo?

No, un inganno. L'ennesimo inganno tessuto dal sistema dei partiti. Perché mescola in un solo calderone il popolo di Grillo e il think tank di Montezemolo, le signore della borghesia milanese che hanno votato Pisapia e gli studenti in piazza contro la Gelmini, i dipendenti pubblici bastonati da Brunetta e gli imprenditori taglieggiati dall'assessore di passaggio. E perché con questa parola i politici definiscono l'identità altrui a partire dalla propria. Come facciamo ormai un po' tutti, definendo extracomunitario il filippino o l'egiziano. Ma un siciliano non è un extrapiemontese, un indignato contro gli abusi della Casta non odia la politica, ne è piuttosto un amante deluso.

Ecco, gli Indignados. Ci sarà pure una ragione se il pamphlet di Stéphane Hessel ha venduto in Francia milioni di copie, se ha dato la stura a una protesta che divampa a Madrid come a Londra e a Berlino.

E a Roma? Innanzitutto riepiloghiamo i fatti. Marzo 2010: alle regionali il non voto, sommato alle schede bianche e nulle, tocca il 40%. Tanto che il Pdl, pur vincendo le elezioni, ottiene la fiducia esplicita di appena un italiano su 7. Maggio 2011: alle amministrative sfondano gli outsider, e con loro una nuova generazione di politici. Giovani e sfrontati come il cagliaritano Zedda, che replica l'esperienza del fiorentino Renzi. Ma l'emblema è Napoli. Dove al ballottaggio un cittadino su 2 marina le urne, mentre il 65% dei votanti sceglie un uomo fuori dai partiti, perfino il proprio: De Magistris. Giugno 2011: dopo 14 anni, dopo 24 consultazioni senza quorum, 4 referendum raggiungono il 55% dei suffragi. Nonostante il silenzio delle tv, nonostante il rifiuto d'accorparli alle amministrative, che ci costringe al terzo voto in quattro settimane, uno slalom. Infine il tam tam contro gli sprechi e i privilegi di cui godono, ormai da troppo tempo, Lorsignori.


A tendere l'orecchio, quest'orchestra ci impartisce una triplice lezione. Primo: il ritiro della delega. Gli italiani non ne possono più della loro classe dirigente, di questi mandarini appollaiati su un ramo dorato da vent'anni. La seconda Repubblica ha fallito: ne è nato un girotondo di sigle, di liste, di partiti, ma le facce no, quelle sono sempre uguali. Facce che nel primo decennio del 2000 ci hanno recato in dono la crescita più bassa d'Europa.

Per forza che ormai nessuno se ne fida: possono cantare in coro la Bohème, possono anche uscirsene con un'idea mirabolante, ma sono logori, senza credibilità. Secondo: un'istanza di democrazia diretta. In parte a causa del moto di sfiducia verso chi ci rappresenta nel Palazzo, in parte per una nuova voglia di decidere, d'impadronirci del futuro. Per darvi sfogo dovremmo rafforzare il referendum, abbattendo il quorum, affiancandogli quello propositivo, aggiungendo strumenti di controllo sugli eletti come il recall, la revoca anticipata del mandato. Terzo: il ritorno dell'opinione pubblica. O meglio della sua funzione critica, che è poi il sale delle democrazie moderne, come ha mostrato Habermas. Da qui parole d'ordine quali il dimezzamento dei parlamentari, delle province, di tutti gli enti, portenti e accidenti che ci teniamo sul groppone. Da qui la goffa rincorsa dei partiti, che a parole si dichiarano d'accordo, salvo rinviare ogni soluzione alle calende greche.

Insomma la Bella addormentata si è svegliata, liberando un'energia repressa troppo a lungo. Vi s'esprime una domanda d'eguaglianza, ma anche di ricambio, di legalità, di semplificazione dei labirinti pubblici nei quali ingrassano i professionisti del consenso. Sarà per questo, per esorcizzare il mostro, che i politici l'hanno chiamato "antipolitica". Sbagliano: è un'energia tutta politica, quella che ribolle nella società italiana. Sbagliano due volte: ormai la vera antipolitica è la loro.


michele.ainis@uniroma3.it


SCANDALOSO!!! - di Mario Scarpanti


scandaloso... diffondilo!....e i politici dovrebbero solo vergognarsi !!!!!

Per la prima volta viene tolto il segreto su quanto costa ai contribuenti l'assistenza sanitaria integrativa dei deputati. Si tratta di costi per cure che non vengono erogate dal sistema sanitario nazionale (le cui prestazioni sono gratis o al più pari al ticket), ma da una assistenza privata finanziata da Montecitorio. A rendere pubblici questi dati sono stati i radicali che da tempo svolgono una campagna di trasparenza denominata Parlamento WikiLeaks.

Va detto ancora che la Camera assicura un rimborso sanitario privato non solo ai 630 onorevoli. Ma anche a 1109 loro familiari compresi (per volontà dell'ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini) i conviventi more uxorio.

Ebbene, nel 2010, deputati e parenti vari hanno speso complessivamente 10 milioni e 117mila euro. Tre milioni e 92mila euro per spese odontoiatriche.Oltre tre milioni per ricoveri e interventi (eseguiti dunque non in ospedali o strutture convenzionati dove non si paga, ma in cliniche private). Quasi un milione di euro (976mila euro, per la precisione), per fisioterapia. Per visite varie, 698mila euro. Quattrocentottantotto mila euro per occhiali e 257mila per far fronte, con la psicoterapia, ai problemi psicologici e psichiatrici di deputati e dei loro familari.

Per curare i problemi delle vene varicose (voce "sclerosante"), 28mila e 138 euro. Visite omeopatiche 3mila e 636 euro. I deputati si sono anche fatti curare in strutture del servizio sanitario nazionale, e dunque hanno chiesto il rimborso all'assistenza integrativa del Parlamento per 153mila euro di ticket.

Ma non tutti i numeri sull'assistenza sanitaria privata dei deputati, tuttavia, sono stati desegretati. "Abbiamo chiesto - dice la Bernardini - quanti e quali importi sono stati spesi nell'ultimo triennio per alcune prestazioni previste dal 'fondo di solidarietà sanitarià come ad esempio balneoterapia, shiatsuterapia, massaggio sportivo ed elettroscultura (ginnastica passiva). Volevamo sapere anche l'importo degli interventi per chirurgia plastica, ma questi conti i Questori della Camera non ce li hanno voluti dare". Perché queste informazioni restano riservate,non accessibili?Cosa c'è da nascondere?Ecco il motivo di quel segreto secondo i Questori della Camera: "Il sistema informatizzato di gestione contabile dei dati adottato dalla Camera non consente di estrarre le informazioni richieste. Tenuto conto del principio generale dell'accesso agli atti in base al quale la domanda non può comportare la necessità di un'attività di elaborazione dei dati da parte del soggetto destinatario della richiesta, non è possibile fornire le informazioni secondo le modalità richieste".Il partito di Pannella, a questo proposito, è contrario. "Non ritengo

spiega la deputata Rita Bernardini - che la Camera debba provvedere a dare una assicurazione integrativa. Ogni deputato potrebbe benissimo farsela per conto proprio avendo gia l'assistenza che hanno tutti i cittadini italiani.Se gli onorevoli vogliono qualcosa di più dei cittadini italiani, cioè un privilegio, possono pagarselo, visto che già dispongono di un rimborso di 25 mila euro mensili, a farsi un'assicurazione privata. Non si capisce perché questa 'mutua integrativà la debba pagare la Camera facendola gestire direttamente dai Questori". "Secondo noi - aggiunge - basterebbe semplicemente non prevederla e quindi far risparmiare alla collettività dieci milioni di euro all'anno".Mentre a noi tagliano sull'assistenza sanitaria e sociale è deprimente scoprire che alla casta rimborsano anche massaggi e chirurgie plastiche private - è il commento del presidente dell'ADICO, Carlo Garofolini - e sempre nel massimo silenzio di tutti.

E NON FINISCE QUI...

Sull'Espresso di qualche settimana fa c'era un articoletto che spiega che recentemente il Parlamento ha votato all'UNANIMITA' e senza astenuti un aumento di stipendio per i parlamentari pari a circa € 1.135,00 al mese. Inoltre la mozione e stata camuffata in modo tale da non risultare nei verbali ufficiali.

STIPENDIO Euro 19.150,00 AL MESE

STIPENDIO BASE circa Euro 9.980,00 al mese PORTABORSE circa Euro 4.030,00 al mese (generalmente parente o familiare) RIMBORSO SPESE AFFITTO circa Euro 2.900,00 al mese INDENNITA' DI CARICA (da Euro 335,00 circa a Euro 6.455,00) TUTTI ESENTASSE

+TELEFONO CELLULARE gratis

TESSERA DEL CINEMA gratis

TESSERA TEATRO gratis

TESSERA AUTOBUS - METROPOLITANA gratis

FRANCOBOLLI gratis

VIAGGI AEREO NAZIONALI gratis

CIRCOLAZIONE AUTOSTRADE gratis

PISCINE E PALESTRE gratis

FS gratis

AEREO DI STATO gratis

AMBASCIATE gratis

CLINICHE gratis

ASSICURAZIONE INFORTUNI gratis

ASSICURAZIONE MORTE gratis

AUTO BLU CON AUTISTA gratis

RISTORANTE gratis (nel 1999 hanno mangiato e bevuto gratis per Euro 1.472.000,00).

Intascano uno stipendio e hanno diritto alla pensione dopo 35 mesi in parlamento mentre obbligano i cittadini a 35 anni di contributi (41 anni per il pubbico impiego) Circa Euro 103.000,00 li incassano con il rimborso spese elettorali (in violazione alla legge sul finanziamento ai partiti), più i privilegi per quelli che sono stati Presidenti della Repubblica, del Senato o della Camera. (Es: la sig.ra Pivetti ha a disposizione e gratis un ufficio, una segretaria, l'auto blu ed una scorta sempre al suo servizio) La classe politica ha causato al paese un danno di 1 MILIARDO e 255 MILIONI di EURO. La sola camera dei deputati costa al cittadino Euro 2.215,00 al MINUTO !!


https://www.facebook.com/notes/mario-scarpanti/scandaloso/10150304799100909



Berlusconi e la cena della "cricca" il mistero della lista degli invitati. - di Giuseppe Caporale


Berlusconi e la cena della "cricca" il mistero della lista degli invitati


Nelle carte della procura di Perugia spunta una nota, ritrovata a casa di Fabio De Santis, di persone invitate a una cena. Tra i partecipanti molti degli indagati per lo scandalo del G8 alla Maddalena. E c'è anche il nome Berlusconi.

PERUGIA - Alla procura di Perugia, tra le carte dell'inchiesta sulla "cricca" del G8, c'è un nuovo documento. Un documento inviato un anno fa ai magistrati umbri da un'altra procura, quella di Pescara. Si tratta di una lista con nomi e cognomi, scritta a penna e trovata durante una perquisizione - e legata a un'altra vicenda penale - a casa di Fabio De Santis, provveditore delle Opere Pubbliche della Toscana (prima dello scandalo). "Fabietto" per l'imprenditore Diego Anemone e gli altri della "cricca".

"Una lista - scrivono gli agenti della polizia giudiziaria pescarese nella informativa inviata ai colleghi perugini - da valutare attentamente e con il giusto grado di oggettività poiché sono citati nomi di personaggi che ricoprono importanti incarichi istituzionali e elevate cariche imprenditoriali oltre che alti dirigenti di Ministeri".

"Berlusconi". Questo è uno dei nomi "pesanti" della lista, assieme a quello del capo di gabinetto del ministero della Giustizia, Rino Nebbioso, e quello di "don Camaldo", cerimoniere del Papa. E basta leggere le carte dei carabinieri del Ros di Firenze (dove ebbe origine l'indagine sullo scandalo del G8 alla Maddalena) per capire di che lista di tratta. Ci sono quasi tutti gli arrestati e gli indagati della "cricca", ma anche altri nomi che comunque sono stati lambiti dalle indagini perché "toccati" dalle intercettazioni, dai colloqui telefonici avuti con gli indagati.

Insomma, una cena tra la "cricca" e la sua rete di amicizie nei ministeri e nel Vaticano, sostiene la procura di Pescara. Una cena per festeggiare. Festeggiare la nomina di Fabio De Santis a provveditore delle Opere Pubbliche della Toscana. Proprio quella nomina che - secondo la procura di Firenze - Verdini avrebbe "raccomandato" per aiutare l'amico e socio in affari Riccardo Fusi (imprenditore fiorentino).

E ci sono, del resto, anche i nomi di Verdini e Fusi tra gli inviati, come ci sono quelli di Angelo Balducci (presidente del consiglio superiore Lavori Pubblici), degli imprenditori Anemone e Francesco De Vito Piscicelli (l'uomo che rideva al telefono la notte del terremoto, ndr), i funzionari ministeriali Mauro Della Giovampaola (Lavori Pubblici) e Maria Pia Forleo (Infrastrutture), e Guido Cerruti, avvocato e consulente ministeriale. Tutti indagati nello scandalo del G8 alla Maddalena.

Accanto ai loro nomi ne emergono altri, nuovi (rispetto a quelli già emersi dalle intercettazioni), sulla lista inviata dalla Procura di Pescara. Su tutti spunta, appunto, il nome "Berlusconi", ma non è l'unico. C'è anche il nome e il cognome del capo di gabinetto del ministero della Giustizia, Rino Nebbioso, come c'è il nome di "don Camaldo", il cerimoniere del Papa, del "questore di Firenze" e della "Iurato" (nome che compare anche nella lista favori di Anemone e riconducibile all'attuale prefetto dell'Aquila).

E poi ci sono anche Patrizio Cuccioletta (provveditore alle Opere Pubbliche del Veneto) e del fratello Paolo. Due nomi che interessavano alla Procura di Pescara. Scrive in una nota la polizia giudiziaria pescarese: "Emblematica risulta la partecipazione alla cena dei signori Cuccioletta n.43 e n. 44 della lista che permette di valutare in un'ottica diversa l'affidamento della consulenza per la risoluzione delle interferenze della statale SS.81 alla Archingroup srl (società oggetto delle indagini del magistrato pescarese Gennaro Varone, ndr). Fino a oggi questo risultava un affidamento voluto solo da Carlo Strassil (arrestato dalla Procura di Pescara per presunte tangenti e coinvolto anche nello scandalo della ricostruzione) mentre, con molto probabilità, era un favore di De Santis Fabio all'amico Cuccioletta Paolo".

Conclude la nota in allegato, redatta dal Nucleo investigativo del Corpo forestale dello Stato di Pescara: "Rinvenuto nell'abitazione di De Santis, si trasmette in allegato l'estratto conto relativo al conto corrente bancario intestato a Fabio De Santis della Banca Unicredit Banca di Roma che, alla data del 31.03.2010, ha un saldo attivo di euro 872.658,77". Da un anno questa informativa e la relativa lista di inviati alla cena della "cricca" si trova a Perugia.

Spetta agli inquirenti umbri chiarire chi degli invitati poi effettivamente partecipò (di certo si sa che non andò alla cena Verdini, come emerge dalle intercettazioni) e quali fossero i legami tra la cricca e gli invitati speciali. "E' tutta gente che conosci ... tranquillo (...) - racconta De Santis, intercettato dai Ros di Firenze, ad un inviato un giorno prima della cena - ... tutti amici ... guarda sono tutti amici ... e poi non ci stanno stronzi ... diciamo".






Pensioni, la Lega torna sulle barricate. E il buco nella manovra si allarga. - di Sara Nicoli



E meno male che la manovra doveva essere “più equa”, come garantito dal premier. L’unica cosa distribuita equamente, per il momento, è l’insoddisfazione. A cominciare dalle pensioni, su cui tutto pare essere tornato in alto mare. La decisione di intervenire sul riscatto degli anni della laurea e del militare ha cominciato ad insinuare dubbi non solo nella Lega, ma anche nel Pdl, tanto che ieri, fino a tarda sera, il ministro Sacconie alcuni tecnici della maggioranza si sono attardati al lavoro con i vertici dell’Inps per ritoccare la proposta del governo; così come è emersa a Villa San Martino, infatti, la norma rischia di essere incostituzionale.

C’è subbuglio anche nella Lega, con i senatori del Carroccio che avrebbero come obiettivo addirittura quello di eliminarla. Il problema è che il gettito previsto (650 milioni il primo anno e circa 1200 l’anno successivo) andrebbe coperto con un’altra misura che al momento non c’è. A risultare particolarmente attivo nelle ultime ore è stato il ministro dell’Interno Maroni, che si è smarcato di nuovo dal ritrovato asse Tremonti-Bossi Berlusconi. A tentare di tenere insieme tutti i pezzi del Carroccio che si stanno nuovamente sgretolando il ministro Calderoli che ha infatti annunciato un incontro per stamattina con Sacconi e i tecnici del Tesoro in cui si valuterà “l’impatto sociale” dell’intervento sulle pensioni.

Del resto, il clima tra i leghisti non è certo dei migliori. Non fosse per il fatto che la promessa del titolare del Viminale ai Comuni (“I tagli agli enti locali saranno almeno dimezzati”) rischia di non poter essere mantenuta: “Vista la confusione sui numeri della manovra, e vista la fumosità del meccanismo per i Comuni, qualche timore ce l’abbiamo”, hanno spiegato alcuni deputati vicini a Maroni. Che hanno messo l’accento sull’attivismo di Calderoli che “di fatto ha intestato anche alla Lega una manovra che non ci piace affatto”.

Insomma, il risultato è che in molti, tra gli uomini di Maroni, sono più che preoccupati per come la Lega rischia di uscire dalla manovra, tanto che il Consiglio dei ministri di giovedì ha il compito di blindare il decreto proponendo un voto di fiducia alle Camere.

Una avvisaglia di quel che potrebbe succedere in casa leghista l’ha data questa mattina la Padania, chiamata a fare da pompiere su una base sempre più insofferente, per non dire di peggio. E così piovono titoli rassicuranti come “nuove riflessioni sulla manovra” o “manovra in discussione”. I leghisti insomma, non hanno gradito per niente il colpo al riscatto del militare.

E dire che solo poche ore prima del nuovo intoppo, Berlusconi si era dichiarato “molto, ma molto soddisfatto” per la ritrovata concordia e per un accordo che, a suo dire, aveva migliorato la manovra “senza modificare i saldi”. All’appello, comunque, mancherebbero diversi miliardi di euro e li dovrà tirare fuori Tremonti, un ministro dell’Economia con il quale il Cavaliere giura di aver ritrovato il feeling di un tempo (“lo scontro è un romanzo d’agosto”) . Tanto che l’altra sera era ricominciato a girare il nome di Vittorio Grilli come suo successore.

Nella migliore delle ipotesi, il buco nella manovra si aggira attorno ai 5 miliardi di euro. Nella peggiore previsione si arriva invece a 20 miliardi. Come si arriva alle cifre? Nel primo caso il conto è ormai risaputo. Dal vertice di Arcore, infatti, la manovra è uscita senza contributo di solidarietà (a parte gli statali, sui quali la vessazione rimane) e con i tagli agli enti locali dimezzati. Cioè con quasi sei miliardi di gettito in meno. Recuperato solo in parte grazie alla norma ammazza-riscatto sulle pensioni, che nella migliore delle previsioni (e se dovesse sopravvivere) porterà nelle casse dello Stato non più di un miliardo e mezzo di euro. Poco. Troppo poco, se si considera che le stime sul Pil italiano nel frattempo sono crollate rispetto al +1,1% su cui il governo ha impostato i propri conti. Per il Fondo monetario internazionale il nostro paese si dovrà accontentare dello 0,7% quest’anno e lo 0,8% l’anno prossimo. Risultato: a conti fatti altri 15 miliardi da recuperare nel rapporto con il deficit per arrivare all’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013.

E potrebbe non finire qui. Ieri lo spread con i Bund tedeschi ha ricominciato a crescere e si è avvicinato alla soglia dei 300 punti. Se dovesse continuare così (nonostante l’acquisto di titoli italiani operato dalla Bce) nessuno può escludere che a breve si parli di una nuova, ennesima manovra correttiva.



Per chi suona la campana? - di Claudia Petrazzuolo


Due notizie in una , così, subito, senza tergiversare, di modo che possiate bene iniziare la giornata: questo parlamento in cui militano mille e rotti (in … dove lo sapete da soli) tra ricchi, arricchiti, inquisiti, condannati, prescritti, nulla facenti, multi leccanti, diversamente opponenti, tradizionalmente eseguenti, tra qualche tempo, temo non molto, vi punterà una metaforica pistola alla testa per un “ O LA BORSA O LA VITA” di rapinaresca memoria. E’ CONFERMATO!, al totale della ennesima correzione al piano finanziario di questo stato mancano 5 miliardi di euro. E chi, secondo voi, dovrà provvedere all’esborso?, facciamo dei nomi a caso?.
Dunque vediamo: potrebbero essere finalmente gli evasori del fisco … ma quelli prima bisogna prenderli, poi bisogna che si attendano i tre gradi di giudizio ed una sentenza finalmente definitiva di condanna, poi bisogna che paghino perché se non lo fanno di loro volontà, bisognerà agire tramite tribunale per avere una ingiunzione di pagamento e poi il pignoramento dei beni e poi la vendita all’asta e poi … siccome di solito le vendite all’asta vanno soddisfatte a nemmeno un terzo del valore nominale, sarà stato tempo perso; i condannati ricompreranno la propria roba a poco più di nulla e lo stato ci avrà rimesso tempo e denaro. Quindi da questa parte niente da fare o comunque risultati risibili con queste leggi e con queste volontà di azione.
Allora, forse, si potrebbe ritassare almeno di un 25% gli scudati dell’ultimo condono, ma a questi lo stato ha promesso che non li avrebbe perseguito oltre se, RIPORTATI IN ITALIA I SOLDI ILLEGALMENTE ESPORTATI, avessero versato nelle sue casse il 5% (CINQUEPERCENTO) del contendere e voi sapete bene che lo stato quando fa una promessa la manitiene, infatti tutti Voi potete apprezzare i salti mortali e gli sforzi (da stitico patologico) che fa per mantenere le promesse dell’art. 1, 2, 3, 4, 5, …. Ennesimo, della COSTITUZIONE; per cui anche d questo verso zero su zero risultati.
E una patrimoniale per le medio/alte fortune? Chi di Voi può mostrarmi un cammello che passa attraverso la cruna di un ago, quello sarà colui che riuscirà a farmi credere che il ricchissimo Berlusconi, l’altruista Berlusconi, che aiuta puttane e malviventi perché bisognosi ed indigenti e non perché ricattatori o diversamente tacenti, il presidente Berlusconi, operaio, ferroviere, statale, parastatale e paraculo, riuscirà a farmi credere, dicevo, che tassera sé stesso ed i suoi sodali in affari proprietà e ricchezze. Ma, attenzione, riuscirà a farmelo credere soltanto, perché per farmela vedere una cosa del genere, per la cruna dell’ago e contemporaneamente i cammelli a passare dovrebbero essere un centinaio e non uno solo. Quindi escludiamo anche questa possibilità.

Che resta allora a questa disgraziata finanza per sanare la sua cronica malattia? Ma come che resta, ma possibile che l’esperienza non vi abbia insegnato nulla, ma possibile che la vostra ingenua fiducia nel mondo non vi lasci intravedere uno spiraglio per le disgraziate sorti di questa nazione, ma proprio voi che siete così sinceramente attenti alle difficoltà quotidiane di una già difficile gestione familiare, voi, e mi ripeto, voi non vedete la soluzione? Ma si, che la vedete, anzi io sono nella certezza che voi addirittura la sentiate la soluzione: l’unica consolazione, masochista e sadica all’un tempo, è che il bruciore di culo lo sentiranno anche quegli stronzi al minimo di pensione, quei farabutti e miserabili operai, quei cornutissimi precari, quegli stronzi di professori, statali, imprenditori, commercianti, tassisti, disoccupati e via dicendo che incantati dal miracolo arcoriano hanno votato per QUESTO GOVERNO DI NANI, BALLERINE, DIVERSAMENTE GENTILDONNE E MALANDRINI.



Porgere l’altro portafoglio. - di Piergiorgio Odifreddi


Il 9 agosto, in seguito all’annunciata manovra fiscale del governo, avevo suggerito nel post Cavaliere, ci consenta alcune misure più incisive ed eque per affrontare la crisi economica, una delle quali era “chiudere i rubinetti delle miliardarie elargizioni annuali al Vaticano, alla Chiesa e agli enti religiosi”. Aggiungendo, però, che “non una di queste misure verrà proposta, e meno che mai attuata”.

Fortunatamente, mi sbagliavo. Il 19 agosto, nel post Evasione fiscale: da che pulpito, ritornavo sull’argomento, stimolato da una presa di posizione di Massimo Gramellini, che su La Stampa aveva ripetuto la stessa richiesta. Nel frattempo, anche i radicali e l’Uaar hanno da parte loro avanzato proposte concrete di tassazione dei beni e delle attività commerciali ecclesiastiche.

L’Espresso, nel numero in edicola questa settimana, ha addirittura dedicato la copertina a quella che, coloritamente ma correttamente, chiama La Santa Evasione. Finalmente, dunque, una solitaria battaglia di nicchia ha ricevuto l’attenzione mediatica che si merita, e ha costretto “la grande meretrice” dantesca, e i suoi “protettori” politici, al contrattacco.

Ieri e oggi Avvenire ha dedicato articoli alla questione. Sostanzialmente, argomentando che la Chiesa già paga tutte le tasse dovute per legge, e non è dunque tecnicamente un evasore. Essi fingono ovviamente di non capire che il problema sono invece, da un lato, le leggi che garantiscono principesche esenzioni. E, dall’altro lato, quelle che forniscono principesche elargizioni.

Avvenire tira in ballo anche me, per la citazione su L’Espresso di quello che viene definito un mio “misterioso libro, nel quale accuso la Chiesa di evasione”. In realtà, il “misterioso libro” non è altro che il ben noto Perchè non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici), che tante volte il cardinal Ravasi e altri collaboratori del giornale dei vescovi hanno attaccato e criticato: evidentemente, senza mai preoccuparsi di leggerlo.

E la “sconcertante assenza totale di fonti che i lettori possano controllare” è invece il seguente elenco, che non ho problemi a ripubblicare, a beneficio del cardinale e dei lettori. Ricordando che si tratta di cifre vecchie di qualche anno, perchè tratte dal Secondo rapporto sulla laicità pubblicato da Critica liberale nel gennaio-febbraio 2006, e dal rapporto Enti ecclesiastici: le cifre dell’evasione fiscale dell’Ares (Agenzia di Ricerca Economica e Sociale) del 7 settembre 2006.

Dunque, al miliardo di euro dell’8 per mille dei contribuenti, che molti credono ingenuamente essere l’unica elargizione statale alla Chiesa, va aggiunta ogni anno una cifra dello stesso ordine di grandezza sborsata dal solo Stato (senza contare regioni, province e comuni) nei modi più disparati.

Nel 2004, ad esempio, sono stati elargiti 478 milioni di euro per gli stipendi degli insegnanti di religione, 258 milioni per i finanziamenti alle scuole cattoliche, 44 milioni per le cinque università cattoliche, 25 milioni per la fornitura dei servizi idrici alla Città del Vaticano, 20 milioni per l’Università Campus Biomedico dell’Opus Dei, 19 milioni per l’assunzione in ruolo degli insegnanti di religione, 18 milioni per i buoni scuola degli studenti delle scuole cattoliche, 9 milioni per il fondo di sicurezza sociale dei dipendenti vaticani e dei loro familiari, 9 milioni per la ristrutturazione di edifici religiosi, 8 milioni per gli stipendi dei cappellani militari, 7 milioni per il fondo di previdenza del clero, 5 milioni per l’Ospedale di Padre Pio a San Giovanni Rotondo, 2 milioni e mezzo per il finanziamento degli oratori, 2 milioni per la costruzione di edifici di culto, e così via.

Aggiungendo a tutto ciò una buona fetta del miliardo e mezzo di finanziamenti pubblici alla sanità, molta della quale è gestita da istituzioni cattoliche, si arriva facilmente a una cifra complessiva annua di almeno tre miliardi di euro. Ma non è finita, perchè a queste riuscite uscite vanno naturalmente aggiunte le mancate entrate per lo Stato dovute a esenzioni fiscali di ogni genere alla Chiesa, valutabili attorno ad altri sei miliardi di euro.

Gli enti ecclesiastici sono infatti circa 59.000 e posseggono circa 90.000 immobili, adibiti agli scopi più vari: parrocchie, oratori, conventi, seminari, case generalizie, missioni, scuole, collegi, istituti, case di cura, ospedali, ospizi, e così sia. Il loro valore ammonta ad almeno 30 miliardi di euro, ma essi sono esenti dalle imposte sui fabbricati, sui terreni, sul reddito delle persone giuridiche, sulle compravendite e sul valore aggiunto (Iva).

Come se non bastasse, alle esenzioni fiscali statali si aggiungono anche quelle comunali: ad esempio dall’Ici, “Imposta Comunale sugli Immobili”, in quanto gli enti ecclesiastici si autocertificano come “non commerciali”. La Legge n. 248 del 2006, approvata sotto il governo Prodi, garantisce infatti l’esenzione dall’Ici agli enti “non esclusivamente commerciali”.

In tal modo i comuni italiani perdono un gettito valutato intorno ai 2 miliardi e 250 milioni di euro annui. La Santa Sede possiede infatti un enorme patrimonio immobiliare anche fuori della Città del Vaticano, in parte specificato dal Trattato del 1929: dal palazzo del Sant’uffizio a Piazza San Pietro a quello di Propaganda Fide a Piazza di Spagna, dall’Università Gregoriana al Collegio Lombardo, dalla Basilica di San Francesco ad Assisi a quella di Sant’Antonio a Padova, da Villa Barberini a Castelgandolfo all’area di Santa Maria di Galeria che ospita la Radio Vaticana, e che da sola è più estesa del territorio dell’intero Stato (44 ettari).

Ma questi non sono che i gioielli della corona di una multinazionale che nel 2003 disponeva nella sola Italia di 504 seminari e 8.779 scuole, suddivise in 6.228 materne, 1.280 elementari, 1.136 secondarie e 135 universitarie o parauniversitarie. Oltre a 6.105 centri di assistenza, suddivisi in 1.853 case di cura, 1.669 centri di “difesa della vita e della famiglia”, 729 orfanotrofi, 534 consultori familiari, 399 nidi d’infanzia, 136 ambulatori e dispensari e 111 ospedali, più 674 di altro genere.

Come ho detto, i dati sono vecchi di qualche anno, perchè il mio libro è del 2007. Ma sappiamo tutti che i privilegi della Chiesa sono addirittura aumentati sotto il governo Berlusconi, grazie alla mediazione diretta di letterali “gentiluomini di Sua Santità” di provata fede, e altrettanto provata immoralità: ad esempio, Gianni Letta e Angelo Balducci, rispettivamente Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e Presidente Generale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.

Altro che “dare a Cesare ciò che è di Cesare, e a Dio quel che è di Dio”! Qui si tratta, semplicemente, di smettere di togliere al popolo per dare al Papa!

http://odifreddi.blogautore.repubblica.it/2011/08/28/porgere-laltro-portafoglio/


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