L’attuale sistema elettorale, il “porcellum”, ha “rotto il rapporto di fiducia tra elettore ed eletto”. Per questo “serve un nuovo sistema elettorale”. Così il Capo dello Stato Giorgio Napolitano ha commentato il trionfo della raccolta di firme per indire un referendum abrogativo dell’attuale legge elettorale. Lo ha fatto durante la sua visita a Napoli, nel discorso tenuto alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università Federico II. “Non voglio idealizzare certo il sistema delle preferenze che vigeva prima – ha chiarito il Capo dello Stato – perchè tutti sappiamo quali limiti avesse ma certo che c’è la necessità di un meccanismo elettorale che faciliti un rapporto di fiducia tra elettori ed eletti”. Poi ha spiegato più nel dettaglio quali sono i limiti dell’attuale sistema, introdotto dalla legge che lo stesso relatore Roberto Calderoli definì “una porcata”: “In passato il sistema maggioritario uninominale creava un vincolo forte tra eletto ed elettore, adesso sembra che la cosa più importante sia mantenere buoni rapporti con chi ti nomina deputato”. Tra le varie pecche il difetto più grave individuato dal Capo dello Stato è quello delle liste bloccate perché “chi viene eletto in Parlamento “non ha più la necessità di mostrare competenza, attività, capacità di rappresentare il suo elettorato per non rischiare, la volta successiva, di non farcela con le preferenze. Ai miei tempi per queste cose si rischiava proprio di non essere rieletti. Oggi mi pare che non sia più così, è più importante avere buoni rapporti con il partito”.
Insomma, una nuova legge elettorale, per Napolitano, ci vuole assolutamente. “Non tocca a me fare nuove leggi”, ha precisato il Presidente, che però ha insistito sulla “facoltà dell’elettore di scegliere il candidato”.
Poi il Presidente ha parlato a lungo, davanti alla platea composta da docenti e da studenti, della situazione politica generale del Paese, e soffermandosi sui recenti e ripetuti proclami della Lega non ha esitato a chiarire: ”La sovranità appartiene al popolo e non c’è un popolo padano”. In occasione del 150esimo anniversario dell’Unità, Napolitano ha ripercorso alcune tappe fondamentali della storia del Paese, specie nei suoi passaggi istituzionali fondamentali. Non una lezione di storia, però, ma una riflessione sempre con gli occhi puntati all’oggi. E infatti, se da un lato ha definito “lecita” ogni discussione relativa ad eventuali riforme istituzionali, “purchè se ne discuta a livello parlamentare e con una rappresentanza delle Regioni”, dall’altro ha detto chiaro e tondo che “non c’è una via democratica per la secessione”.
E, quindi, se “dalla propaganda, le chiacchiere, lo sventolio di bandiere” si passa a parlare davvero di secessione, ha continuato il Presidente, cambiano radicalmente le cose. Quelle del Carroccio sono “grida che si levano dai prati con scarsa conoscenza della Costituzione”, ed è “grottesco proporre uno stato lombardo-veneto”. Poi ha ricordato: ” Nel ’43-’44 l’appena rinato Stato italiano, di fronte a un tentativo di organizzazione armata separatista, non esitò a intervenire in modo piuttosto pesante con la detenzione di Finocchiaro Aprile. Non si può cambiare il corso della Storia”.
Il Presidente ha tenuto il discorso all’università dopo essere arrivato nel capoluogo partenopeo in treno. E’ stato accolto, tra gli altri, dal sindaco Luigi De Magistris, dal presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro e da quello del Consiglio regionale, Paolo Romano. In mattinata ha visitato una mostra all’interno del Palazzo reale dedicata al contributo del sud per l’unità del Paese. In piazza del Plebiscito, poco dopo l’ingresso del Capo dello Stato alla mostra, è arrivato un presidio di cittadini che ha mostrato uno striscione con lo slogan: “Traffico rifiuti tossici Nord-Sud. Nessun colpevole, vergogna”. Il riferimento è all’inchiesta Cassiopea – quella che ha ispirato il libro Gomorra – chiusa con molti reati, tra cui l’associazione per delinquere, finiti in prescrizione.
Insomma, una nuova legge elettorale, per Napolitano, ci vuole assolutamente. “Non tocca a me fare nuove leggi”, ha precisato il Presidente, che però ha insistito sulla “facoltà dell’elettore di scegliere il candidato”.
Poi il Presidente ha parlato a lungo, davanti alla platea composta da docenti e da studenti, della situazione politica generale del Paese, e soffermandosi sui recenti e ripetuti proclami della Lega non ha esitato a chiarire: ”La sovranità appartiene al popolo e non c’è un popolo padano”. In occasione del 150esimo anniversario dell’Unità, Napolitano ha ripercorso alcune tappe fondamentali della storia del Paese, specie nei suoi passaggi istituzionali fondamentali. Non una lezione di storia, però, ma una riflessione sempre con gli occhi puntati all’oggi. E infatti, se da un lato ha definito “lecita” ogni discussione relativa ad eventuali riforme istituzionali, “purchè se ne discuta a livello parlamentare e con una rappresentanza delle Regioni”, dall’altro ha detto chiaro e tondo che “non c’è una via democratica per la secessione”.
E, quindi, se “dalla propaganda, le chiacchiere, lo sventolio di bandiere” si passa a parlare davvero di secessione, ha continuato il Presidente, cambiano radicalmente le cose. Quelle del Carroccio sono “grida che si levano dai prati con scarsa conoscenza della Costituzione”, ed è “grottesco proporre uno stato lombardo-veneto”. Poi ha ricordato: ” Nel ’43-’44 l’appena rinato Stato italiano, di fronte a un tentativo di organizzazione armata separatista, non esitò a intervenire in modo piuttosto pesante con la detenzione di Finocchiaro Aprile. Non si può cambiare il corso della Storia”.
Il Presidente ha tenuto il discorso all’università dopo essere arrivato nel capoluogo partenopeo in treno. E’ stato accolto, tra gli altri, dal sindaco Luigi De Magistris, dal presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro e da quello del Consiglio regionale, Paolo Romano. In mattinata ha visitato una mostra all’interno del Palazzo reale dedicata al contributo del sud per l’unità del Paese. In piazza del Plebiscito, poco dopo l’ingresso del Capo dello Stato alla mostra, è arrivato un presidio di cittadini che ha mostrato uno striscione con lo slogan: “Traffico rifiuti tossici Nord-Sud. Nessun colpevole, vergogna”. Il riferimento è all’inchiesta Cassiopea – quella che ha ispirato il libro Gomorra – chiusa con molti reati, tra cui l’associazione per delinquere, finiti in prescrizione.