lunedì 3 ottobre 2011

Dagospia - Lavitola




1- FERMI TUTTI! ECCO LE FOTO DI VALTERINO A PROCIDA IL 22 AGOSTO -
Carlo Tarallo per Dagospia


Ci sono "foto" e foto: quelle da depositare in banca e quelle che invece mettono un primo punto fermo nel giallo dell'estate. Valterino Lavitola dopo ferragosto svacanzava a Procida beato e tranquillo, in mutanda e "barca". Del resto solo il primo di settembre diventerà prima irreperibile e poi latitante, trafitto da mandato di cattura.
LAVITOLA IN VACANZA A PROCIDA IL 22 AGOSTOLAVITOLA IN VACANZA A PROCIDA IL 22 AGOSTO
Prima di questa data, è accertato definitivamente che ha trascorso una bella settimana di vacanza nella più piccola delle isole del Golfo sotto ‘o Vesuvio. Notato da decine di amici e conoscenti, abitudinario di Procida dove il papà Giuseppe, illustre psichiatra, ha lasciato un ottimo ricordo, Valterino ‘a Forchetta è stato anche "avvistato" da un blog procidano.
LAVITOLA IN VACANZA A PROCIDA IL 22 AGOSTOLAVITOLA IN VACANZA A PROCIDA IL 22 AGOSTO
Non solo: un parlamentare campano di Fli, Luigi Muro, ex sindaco di Procida, ha raccontato a Dagospia: "Sì, l'ho incontrato per caso, ci siamo salutati. Eravamo entrambi a un ristorante la stessa sera. Deve essere stato tra il 15 ed il 20 agosto. Ne sono certo. Ci ho scambiato solo poche parole, giusto il tempo di un saluto, ma mi sembrava sereno. Era con la famiglia".
Le foto di Valterino, sulla barca di amici e al ristorante, confermano tutto e smontano definitivamente la tesi che Lavitola, fosse all'estero già da qualche settimana, avesse annullato la prevista vacanza a Procida e fosse rimasto a Panama dopo aver fiutato qualche grana in arrivo.
Valterino era molto più verosimilmente all'oscuro di tutto e faceva il bagno proprio di fronte alla Torre delle Manette di Lepore & Woodcock, dove si metteva a punto nelle stesse ore il mandato di cattura verso di lui. Poi succede quello che succede, compreso lo scoop di ‘'Panorama'' sull'inchiesta, e arriva la telefonata berluscona del "Resta lì". Lì? E dove?
LAVITOLA IN VACANZA A PROCIDA IL 22 AGOSTOLAVITOLA IN VACANZA A PROCIDA IL 22 AGOSTOBERLUSCONI COL PRESIDENTE DI PANANA. NEL CERCHIO LAVITOLABERLUSCONI COL PRESIDENTE DI PANANA. NEL CERCHIO LAVITOLA
Il fatto che si trovasse a Sofia è testimoniato da Lavitola stesso: lo disse a Berlusconi al telefono e lo ha ripetuto a un Chicco Mentana un po' scettico nell'intervista su La7. Ma le carte dicono altro. Sul brogliaccio delle intercettazioni che sotto ‘o Vesuvio girano di redazione in redazione, subito prima dell'inizio della conversazione c'è questa scritta: "Nome target: LAVITOLA (Panama fisso)" seguita da un numero di telefono il cui prefisso (00507) è proprio quello di Panama.
IL PRESIDENTE DI PANANA, FRATTINI E LAVITOLAIL PRESIDENTE DI PANANA, FRATTINI E LAVITOLA
Un noto penalista vesuviano che di intercettazioni ne ha viste a migliaia non sembra avere dubbi: "Quando c'è scritto fisso è un'utenza fissa ad essere intercettata. Quando non c'è scritto niente di norma è un cellulare". Ma allora Valterino il 24 agosto già stava a Panama? A meno che non ci sia un errore nelle carte, sì. E allora perché racconta una balla al suo amico Silvio? Ah saperlo...
IL PRESIDENTE DI PANANA, FRATTINI E LAVITOLAIL PRESIDENTE DI PANANA, FRATTINI E LAVITOLA
2- ARRIVA IL LEADER DI PANAMA, SPARISCE VALTERINO
Vittorio Malagutti e Antonio Massari per Il Fatto


Ricardo Martinelli? Non pervenuto. Caso strano, stranissimo. Il presidente di Panama - ottimo amico di Valter Lavitola - arriva in Italia il 19 agosto per rimanerci tre giorni. In programma, annuncia un comunicato del governo panamense datato 20 agosto, c'è anche un incontro con Silvio Berlusconi. Ma un portavoce del premier, a cui il Fatto ha chiesto informazioni, ha risposto che "non risulta nessun incontro". Anche l'ambasciata di Panama dice di "non saperne nulla". Delle due l'una: o sbaglia il portavoce di Berlusconi, o sbaglia il governo panamense.

AVVISO DI FAMIGLIA 
Sarebbe un giallo fine a se stesso se non fosse che - proprio in quei giorni - si decide il destino di Valter Lavitola che - per sua stessa ammissione - avrebbe poi trovato rifugio proprio a Panama. Il 24 agosto infatti un'anticipazione d'agenzia annuncia uno scoop di Panorama - il settimanale della Mondadori controllata da Berlusconi. L'articolo svela l'inchiesta napoletana che vede Lavitola tra gli indagati per estorsione al premier .
LAVITOLA BY VINCINOLAVITOLA BY VINCINOLAVITOLA BY VINCINOLAVITOLA BY VINCINO
Panorama annuncia che esistono delle "richieste", avanzate dai pm napoletani, sul tavolo della gip Amelia Primavera, che deve prendere delle decisioni. In effetti, delle richieste ci sono: quelle di arrestare, oltre i coniugi Tarantini, anche l'amico di Berlusconi e Martinelli, cioè Lavitola.
L'anticipazione è del 24 agosto. Il numero in questione viene chiuso il 23, il numero precedente è stato chiuso il 16, quindi la redazione ha potuto lavorare sullo scoop tra il 17 e il 23: esattamente i giorni in cui Martinelli si appresta a venire in Italia. Lavitola non ha scelto Panama a caso per la sua latitanza.
LAVITOLA E MENTANALAVITOLA E MENTANA
Infatti conosce bene Martinelli, il quale a sua volta si vanta di essere amico del presidente del Consiglio, e sono indimenticabili le immagini, pubblicate dal Fatto, del premier in visita di Stato a Panama nel giugno 2010 con Valterino al seguito. Con l'inchiesta di Napoli le cose cambiano. Da consulente d'affari di grandi aziende italiane, del calibro di Finmeccanica, l'ex direttore dell'Avanti! diventa il latitante più famoso d'Italia. Un tipo che non si fa problemi ad andare in tv per due ore a lanciare messaggi e proclami come ha fatto mercoledì scorso nel programma condotto da Enrico Mentana.

FERRAGOSTO A PROCIDA 
Le circostanze della fuga di Lavitola, però, restano in gran parte misteriose. Quando è partito dall'Italia? Il 24 agosto - quando Panorama pubblica l'anticipazione del suo scoop - Lavitola sente al telefono Berlusconi e gli dice di trovarsi all'estero. Il premier lo consiglia di "restare lì". Domanda: da quanto tempo l'amico di Berlusconi e del presidente Martinelli aveva abbandonato l'Italia?
BERLUSCONI E LAVITOLA IN BRASILE - A DESTRA FEDERICA GAGLIARDIBERLUSCONI E LAVITOLA IN BRASILE - A DESTRA FEDERICA GAGLIARDI
Impossibile, al momento, dare una risposta precisa. Nei giorni immediatamente successivi a Ferragosto, Valterino si godeva il mare di Procida, se è esatta la segnalazione dei testimoni citati dal sito Dagospia. E quindi: nel giro d'una settimana accade quanto segue.
Primo: si alza il velo sull'indagine napoletana grazie all'articolo di Panorama (della berlusconiana Mondadori).
Secondo: Martinelli sbarca in Italia per incontrare Berlusconi.
LAVITOLA BY VINCINOLAVITOLA BY VINCINO
Terzo: Lavitola prende il largo. Semplici coincidenze? O c'è un nesso tra questi avvenimenti?
LAVITOLA BY VINCINOLAVITOLA BY VINCINO
Le circostanze in cui matura e si svolge la visita del presidente di Panama autorizzano dei sospetti. Quel viaggio infatti doveva restare segreto. L'ufficio stampa della presidenza ne parla solo il 20 agosto, quando Martinelli ha già lasciato il Paese da ventiquattr'ore, poche righe per confermare le indiscrezioni sulla partenza del presidente, pubblicate da quotidiano La Prensa. Neppure del programmato incontro tra Martinelli e Berlusconi resta una traccia ufficiale. I portavoce del premier non ne sanno nulla. Idem l'ambasciata di Panama.

LE COINCIDENZE DELL'AMORE 
Situazione piuttosto singolare. Il capo di stato di un Paese straniero arriva in Italia per incontrare, tra gli altri, il presidente del Consiglio, ma l'avvenimento sparisce dai radar. Viene invece pubblicizzato un altro incontro: Martinelli - sbarcato a Roma il 19 agosto - domenica 21 agosto firma un memorandum d'intesa con Poste italiane per la "modernizzazione del sistema postale panamense". La notizia è confermata da un comunicato del gruppo italiano guidato da Massimo Sarmi. Era una domenica d'agosto e i vertici delle Poste, come buona parte degli italiani, erano in ferie.

IL GRANDE GIOCO 
L'operazione viene iniziata da Maria Claudia Ioannucci, ex deputata di Forza Italia, che siede nel consiglio di amministrazione delle Poste. "Nel memorandum d'intesa siglato tra Poste italiane e Poste Panama, Lavitola, non ha giocato alcun ruolo", precisa Ioannucci, che racconta al Fatto Quotidiano la chiusura di quell'intesa:
LAVITOLA SUL TRENO DEL VIAGGIO UFFICIALE DI BERLUSCONI A PANAMALAVITOLA SUL TRENO DEL VIAGGIO UFFICIALE DI BERLUSCONI A PANAMALAVITOLA E BERLUSCONI INSIEME A PANAMALAVITOLA E BERLUSCONI INSIEME A PANAMA
"Sapevo che il presidente Martinelli era in Italia e ne ho approfittato per chiedergli se poteva ricevermi in aeroporto. In quell'incontro abbiamo deciso di rivederci, il giorno dopo, in un albergo, dove gli ho passato al telefono il nostro amministratore delegato e poi è stata stipulata l'intesa".
La consigliera delle poste che gestisce l'accordo con Panama, peraltro, conosce molto bene Lavitola, del quale è stata avvocato ma non ricorda di averlo visto o sentito in quei giorni. Per "discrezione" nei riguardi del presidente panamense, Ioannucci non dice in quale città l'abbia incontrato, e le chiediamo: Martinelli era qui per l'accordo con Poste Italiane? "No, sapevo che era qui e ne ho approfittato per incontrarlo". Ma allora, se non era qui per l'accordo con Poste chi doveva incontrare il presidente panamense in Italia? Di certo c'è solo un fatto: il 24 agosto Martinelli, dopo una tappa in Germania, torna a Panama. La stessa destinazione di Valter. Da latitante.

Le migliori figure di merda di Berlusconi.

domenica 2 ottobre 2011

Lavitola in barca a Procida. A 48 ore dalla fuga a Panama. - di Vittorio Malagutti


Una fotografia, scattata lo scorso 22 agosto, ritrae l'ex direttore de L'Avanti in barca al largo dell'isola campana.
Eccolo, eccolo lì, il latitante più famoso d’Italia,Valter Lavitola, l’ex commerciante di pesce diventato consulente e confidente di Silvio Berlusconi. Il 22 agosto, due giorni prima che un articolo di Panorama lo avvisasse dei guai in arrivo, Lavitola si godeva tranquillo il sole e il mare di Procida. Lo confermano alcune fotografie pubblicate ieri sera dal sito Dagospia. Valterino in barca. Valterino a tavola. L’ex direttore dell’Avantisi diverte con gli amici nell’isola che frequenta da una vita. Questione di ore, poi fugge oltre frontiera inseguito da un mandato d’arresto della procura di Napoli. Il 24 agosto, come risulta da una telefonata agli atti delle indagini, Lavitola si è già rifugiato all’estero e parla al telefono conBerlusconi che gli consiglia di “stare lì”. Già, ma dove? Nel breve colloquio con il premier il fuggiasco sostiene di trovarsi a Sofia, ma il brogliaccio dell’intercettazione segnala invece un telefono fisso di Panama.

Proprio lì, nel Paese centroamericano, Lavitola può contare su amici molto influenti. Uno su tutti, il presidente Ricardo Martinelli, che il 19 agosto è sbarcato in Italia per una visita lampo, di soli tre giorni. Una coincidenza che appare a dir poco sorprendente. Il programma del viaggio, come conferma un comunicato stampa del governo panamense datato 20 agosto, comprendeva anche un incontro con Berlusconi. Un portavoce del presidente del Consiglio ha però dichiarato al Fattoche non “risulta alcun incontro”.

Il 23 agosto i giornali panamensi hanno invece riferito della visita di Martinelli a Berlusconi durante il viaggio in Italia. Insomma, la situazione è tutt’altro che chiara. L’unico impegno del presidente di Panama nella sua tre giorni italiana sarebbe stata la firma di un memorandum d’intesa con le Poste. Troppo poco per giustificare un viaggio tanto lungo. Resta il fatto che poche ore prima della sua precipitosa fuga, il potente amico panamense di Lavitola sbarca a Roma. E fa ritorno in patria la notte di martedì 23 agosto. Quando anche Valterino ha ormai pronte le valigie. Con tanti saluti a Procida.


Calderoli: “Berlusconi ci ricattò sul Porcellum, con Casini e Fini”. Ma non spiega come




Il ministro leghista, intervistato dal Tg1, evoca oscuri retroscena sulla legge elettorale che ha determinato la scelta di due parlamenti, nel 2006 e nel 2008. Non aggiunge alcun dettaglio, e il conduttore del notiziario di Raiuno si guarda bene dal chiederglielo.
Gli italiani hanno scelto il loro parlamento per due legislature con una legge elettorale frutto di ricatto. Un ricatto tutto interno al centrodestra. Lo afferma Roberto Calderoli, ministro della Semplificazione e “padre” della legge che lui stesso definì “una porcata”, varata in fretta e furia dalla maggioranza berlusconiana il 13 ottobre 2005, in vista delle politiche dell’anno dopo, nel tentativo di tamponare il previsto bagno di sangue. Il “Porcellum” aboliva i collegi uninominali e tornava al vecchio sistema proporzionale, con in più il premio di maggioranza e le liste bloccate, che toglievano all’elettore la possibilità di esprimere una preferenza.

“La Lega e il sottoscritto erano a favore del Mattarellum”, afferma Calderoli al Tg1, riferendosi alla legge elettorale riproposta ora dal referendum (qui il brano del Tg1 delle 13,30), ma “fummo ricattati da Casini e dall’Udc per introdurre un sistema proporzionale, da Fini che voleva le liste bloccate e Berlusconi che voleva il premio di maggioranza”. E la sinistra, continua il ministro, dette la sua “collaborazione non dicendo nulla”.

Qual era la materia del ricatto? Calderoli non lo dice e, incredibilmente, il conduttore del Tg1 non fa una piega e continua l’intervista come se niente fosse, senza chiedere conto al ministro delle sue gravi affermazioni.

Per il Pd reagisce Davide Zoggia, responsabileper gli Enti locali ”La Lega in caduta libera prima di tutto presso i suoi elettori ormai non sa più a che alibi votarsi: Calderoli che oggi si rimangia il suo Porcellum e piagnucola su fantomatici ricatti è l’immagine più patetica di questo inesorabile tramonto”.


Gli affari di Finmeccanica e il caso Battisti “Non si può buttare all’aria tutto”. - di Antonio Massari




Dall'inchiesta di Napoli emerge uno scambio sconcertante: a giugno le pressioni per l'estradizione del terrorista si scontrano con l'affare della società italiana con il Brasile per forniture di navi e aerei.
“Purché sia un governo che governi”. Questa è la frase più ricorrente in questi giorni, nel palazzo di piazza Montegrappa, la sede di Finmeccanica a Roma. Segno che Silvio Berlusconi non regge più il peso della politica estera, quella che più interessa al colosso industriale italiano, legato a doppio filo con gli affari internazionali, come per Eni o Fincantieri. Per capire le frizioni tra i colossi dell’industria, e la politica estera, basta rileggere il “caso Battisti” alla luce delle intercettazioni dell’inchiesta su Valter Lavitola.

Per comprendere quanto siano delicati i rapporti tra la politica estera “del fare” – quella che punta ai miliardi – e le dichiarazioni della politica parlata, è sufficiente rileggere un’intercettazione del 7 giugno. I pm napoletani intercettano l’ex direttore commerciale di Finmeccanica, Paolo Pozzessere, che parla con il presidente Piero Guarguaglini: “Guarguaglini – si legge negli atti – chiama Paolo e gli comunica di essere stato contattato dal Quirinale e lo avrebbe informato del fatto che oggi alle ore 02,00 brasiliane si riuniscono i giudici”. La data è fondamentale: siamo a ridosso della sentenza brasiliana che negherà l’estradizione del terrorista in Italia. La politica preme perché Battisti torni nel nostro Paese. E con toni durissimi. Ai colossi industriali italiani, del rientro di Battisti, non interessa nulla: con il Brasile c’è in ballo una commessa che vale dai 6 ai 10 miliardi di euro. Commesse per esportare navi che riguardano Fincantieri: fregate e pattugliatori destinati alla marina fluviale, sistemi satellitari per il controllo delle coste e dei giacimenti petroliferi (d’interesse Eni). Le navi sono armate, da qui l’interessamento per l’industria di Finmeccanica. È questo che c’è in gioco mentre il Brasile decide la sorte di Battisti. Ed è per questo che Pozzessere, quando il suo presidente gli dice d’essere stato contattato dal Quirinale e che, alle 2, si riuniscono i giudici, commenta con un laconico: “Purtroppo”. Il direttore commerciale di Finmeccanica spiega che, della vicenda, s’è parlato già il 2 giugno con il ministro degli esteri Franco Frattini, e lascia intuire che l’affare rischia di sfuggire dalle mani.

Le impunatture della Difesa
Guarguaglini risponde: “Per quello che posso cercherò di tenermelo buono”, aggiunge che “se vede Frattini bisogna dirgli che gli hanno telefonato, che bisogna dirlo in modo chiaro a Berlusconi e a Letta”. E Pozzessere è d’accordo: “Se ci sono casini – risponde – si passa dal Presidente, perché non si può buttare all’aria tutto per un’impuntatura”. L’impuntatura, secondo fonti attendibili, è soprattutto quella di Ignazio La Russa, perché da mesi il ministro della Difesa usa toni durissimi nei confronti del Brasile. E le parole di La Russa pesano doppio perché, nella stipula degli accordi, è prevista la firma di entrambi i ministri della Difesa, quello italiano e brasiliano. È soprattutto lui che Finmeccanica ha bisogno di zittire. Il commento del presidente Napolitano, il 9 giugno, sarà durissimo: parlerà di un atto ”gravemente lesivo del rispetto dovuto” agli accordi tra Italia e Brasile e del rispetto della lotta al terrorismo combattuta dall’Italia ”nella rigorosa osservanza delle regole dello stato di diritto. Una decisione che contrasta con gli storici rapporti di amicizia tra i due paesi e appoggia pienamente ogni passo che l’Italia vorrà compiere”. Ma la successiva dichiarazione di La Russa – alla luce delle pressioni di Finmeccanica – appare davvero interessante: ”Non sto contando fino a dieci, ma fino a mille, prima di fare un commento. Sto mordendomi la lingua e non cedo alla tentazioni di esprimere possibili contromisure”.

A gennaio, invece, La Russa aveva dichiarato che erano “a rischio le relazioni commerciali”. Ma nel frattempo, a febbraio, il Parlamento in gran silenzio – mentre la questione Battisti era aperta e già si presagiva la mancata estradizione – aveva approvato un ddl per ratificare gli accordi – sull’affare in questione – tra Brasile e Italia. Il doppio binario avanzava da tempo. La diplomazia di Finmeccanica e Fincantieri aveva raggiunto l’apice durante il terremoto di Haiti, quando parte per il Sudamerica parte la nave Cavour, in soccorso degli sfollati, sì, ma quelli brasiliani. Il ministro Tremonti s’acquietò soltanto quando seppe di non dover sborsare (quasi) un centesimo: l’operazione non venne finanziata dal governo, ma proprio da Fincantieri e Finmeccanica, per “oliare”, con un’operazione velata dalla solidarietà, la commessa da chiudere con il paese brasiliano.

Il fattore Berlusconi
Neanche Berlusconi, in fondo, aveva fatto il suo dovere appieno, in base al bon ton della diplomazia industriale: il Brasile chiedeva che la chiusura dell’accordo tra Stati fosse sancita a Brasilia ma gli impegni del premier non riuscivano a soddisfare la richiesta del paese che stava mettendo sul tavolo un affare da almeno 6 miliardi di euro. L’accordo si chiuse nel 2009, ma a Washington, durante il G20. Unica concessione di Berlusconi alla richiesta di Ignacio Lula: l’accordo fu comunque firmato nell’ambasciata brasiliana. “Un governo che governi”, ecco cosa chiede Finmeccanica, e Berlusconi – con le sue intemperanze e le dichiarazioni di La Russa sul caso Battisti – non è più il soggetto ideale per la “politica estera” del colosso industriale. Anche per questo, ormai, Berlusconi è stato scaricato da Guarguaglini con un’intervista al Messaggero – “A Berlusconi ho detto no quando mi parlò di Tarantini” – e da sua moglie, Marina Grossi, ad di Selex sistemi integrati: “Berlusconi poteva risparmiarci almeno Tarantini e Intini”. E ora che nel ciclone c’è pure Valter Lavitola – l’uomo che, presentato a Finmeccanica da Berlusconi, consentì di chiudere un’affare da 180milioni di euro – il premier è definitivamente inaffidabile anche per la lobby di piazza Montegrappa. Che è convinta, per esempio, di aver perso importanti commesse con la Turchia di Erdogan anche per colpa della pessima figura internzionale legata ai bunga bunga del premier.