giovedì 24 novembre 2011

Rimborsi, benefit e sconti col fisco Il Bengodi dei partiti.



Ogni anno costano 217 milioni. I tagli del 30 per cento? Diventati del 3 per cento. E poi l'indennità, diarie, trasporti quasi gratis e perfino i parrucchieri. Però a loro non basta mai.


E= mc al quadrato. Per una formuletta di tre lettere Einstein ha guadagnato il Nobel. Chissà che premio conquisterebbe uno scienziato capace di calcolare i rimborsi elettorali dei partiti italiani. Alla faccia della trasparenza. Ma quanto paghiamo ogni anno ai partiti? Nel 2011 circa 180 milioni (172 milioni per Camera, Senato, Europee e regionali cui vanno aggiunti amministrazioni a statuto speciale e referendum). Contando le voci accessorie si tocca quota 217, 5 milioni (senza contare esenzioni fiscali e sanatorie che vedremo). Un calcolo improbo (guarda l’infografica). Primo, i finanziamenti sono divisi in cinque fondi, uno per ogni elezione (Camera, Senato, Europee, Regionali e referendum). Secondo, la somma va divisa per anni e per consultazioni elettorali. Per dire, nel 2010 i partiti hanno preso i rimborsi per le politiche del 2006. Ma nel frattempo si erano svolte anche quelle del 2008. Gli uffici della Camera spiegano: “In alcuni anni i rimborsi si sommano”.

Per non parlar di mazzette. E la riduzione promessa del 30%? Quasi nulla: nel 2008 i rimborsi, sommando Camera e Senato (+ 10 % rispetto al 2011), Europee (+ 2 %) e regionali (-15 %) arrivano a 177 milioni. I tagli sarebbero del 3%. Ma in quell’anno si sovrapposero i rimborsi di due elezioni politiche, aggiungendo altri 37 milioni, per un totale di oltre 250. La politica è vorace. Qualche maligno, vedendo quanto entra nelle casse dei partiti dalle mazzette, sostiene che potrebbe bastare (ogni anno la corruzione ci costa 60 miliardi, quanto gli interessi sul debito). Ma oltre ai finanziamenti illeciti ci sono quelli legali. Qui forse i partiti contano sulla memoria corta degli italiani che nel referendum del 1993 avevano votato con il 90, 3 % contro il finanziamento pubblico. Ma è bastato cambiare il nome e i soldi sono rimasti. Anzi, sono aumentati a dismisura. Oggi si chiamano “rimborsi elettorali”.

I risultati sono paradossali, anche senza contare casi come quello ricordato da Sergio Rizzo eGian Antonio Stella del partito che alle Europee del 2004 spese 16. 435 euro e ne ricavò un rimborso di 3 milioni. Dal 1998 al 2008 i “rimborsi” ai partiti sono aumentati del 1110 %. Dal 1976 al 2006 gli italiani hanno sborsato ai partiti oltre 3 miliardi. Meglio non fare confronti: ogni francese paga 1, 25 euro l’anno, gli spagnoli arrivano a 2, 58, mentre noi italiani sfioriamo quota 3, 62 (contando i contributi ai giornali). Per carità di patria bisognerebbe tacere degli Stati Uniti, dove i cittadini pagano mezzo euro e una volta ogni 4 anni (per le Presidenziali).

Non basta: in sedici anni lo Stato ha pagato 600 milioni di euro (37 milioni l’anno) per i cosiddetti giornali organi di partito. Decine di testate, alcune storiche come l’Unità, altre figlie di partiti nemici di Roma Ladrona, come la Padania il Foglio della famiglia Berlusconi e di Denis Verdini. Ma si ricorda anche dei contributi al Campanile nuovo dell’Udeur di Clemente Mastella. Giornali con una buona diffusione, ma anche testate mai viste in edicola. Fin qui le voci (faticosamente) quantificabili.

Ci sono state altre entrate sparse in mille leggi e leggine. Prima c’era stata la storia del 4 per mille infilato nella dichiarazione dei redditi. Ma è stata eliminata. Anche perché aveva portato una miseria. Poi ecco una norma mimetizzata nel testo unico sulle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche: prevede un’esenzione fiscale del 19% sulle donazioni. In pratica su 100 euro di donazione 19 li mette lo Stato.

Questioni di famiglia. Con esiti sconcertanti, come ricordato da Rizzo e Stella: “Le aziende diFrancesco Gaetano Caltagirone e della sua cerchia familiare hanno donato tra il 2008 e il 2010 all’Udc di Pier Ferdinando Casini, marito di Azzurra Caltagirone, 2 milioni e 700. 000 euro in 27 assegni da 100.000 euro”. Perché tante complicazioni? “Le donazioni ai partiti, fino a un tetto di 103. 000 euro, hanno appunto uno sconto fiscale del 19 per cento. Avessero fatto un assegno unico, con quel tetto, le aziende Caltagirone avrebbero potuto risparmiare 19. 000 euro. Facendone 27 ne hanno risparmiati 19. 000 per ciascuno. Risultato finale: uno sconto di 513. 000”. Niente di illegale, la colpa non è di Caltagirone. Ma se invece che al partito del genero avesse regalato la somma, per dire, a un’associazione per bambini malati avrebbe avuto sgravi fiscali 51 volte inferiori.

Così ai 220 milioni di euro ne vanno aggiunti altri. Impossibile dire quanti. Dovrebbero bastare. E invece no, perché poi a questo bisogna aggiungere stipendi e benefit di tanti esponenti di partito che sono parlamentari o consiglieri regionali. Un elenco che per gli inquilini di Montecitorio è lungo come un rosario: l’indennità mensile, dopo le ultime riduzioni, è pari a 5. 246, 97 euro netti (5. 007, 36 per chi svolge altri lavori). La diaria, riconosciuta a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a Roma è di 3. 503, 11 euro. Il rimborso per spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori vale 3. 690 euro.

Pure i gettoni. Per i trasporti ogni deputato usufruisce di tessere per la libera circolazione (in Italia) autostradale, ferroviaria, marittima e aerea. Per i trasferimenti dal luogo di residenza all’aeroporto più vicino e tra l’aeroporto di Roma-Fiumicino e Montecitorio, è previsto un rimborso trimestrale (da 3. 323, 70 a 3. 995, 10 euro). Il Parlamento non fornisce cellulari, ma ogni deputato dispone di 3098, 74 euro l’anno per le spese telefoniche. Ecco poi l’assegno di fine mandato e il vitalizio che a ogni legislatura si promette di eliminare. Infine parrucchieri (uno ogni 52 parlamentari), bar e ristoranti che costano come il dopolavoro ferroviario. Per non dire delle auto blu. Infine le sanatorie per l’affissione abusiva di manifesti elettorali. Un classico. Così un writer che scarabocchia un muro di Roma si becca 500 euro di multa. Mentre un partito che imbratta mezza Italia si vota la sanatoria che liquida le multe con mille euro.

mercoledì 23 novembre 2011

Il precariato, la grande vergogna che fa comodo ai tanti.



Sappiamo tutti che per ottenere un qualsiasi posto di lavoro bisogna avere, al giorno d'oggi, un "santo in paradiso". 
Il santo in paradiso è il politico che, se vuole essere eletto o rieletto, offre, in cambio dei voti, posti di lavoro; 
se poi questi posti di lavoro sono "precari " e, quindi, "a scadenza naturale", restano perennemente a sua disposizione.
Ogni candidato ne ha un pacchetto nel suo carnet e può utilizzarli a suo piacimento ogni qualvolta gli necessitano i "voti di scambio".
Il precariato è l'arma a doppio taglio che i politici hanno voluto ed ottenuto, grazie ai sindacati "compiacenti", per raccattare "voti di scambio" ed assicurarsi, perennemente, un posto in politica.
Ogni qualvolta che c'è una tornata elettorale il politico elargisce la sua magnanimità concedendo posti di lavoro a tempo determinato, assicurandosene, però, il riutilizzo alla scadenza naturale del mandato.




....E PARLAVANO DI PONTE SULLO STRETTO QUEI CRIMINALI....





"Non è più possibile assistere senza far nulla a quest’ennesima strage degli innocenti dovuta all’irresponsabilità di coloro che si arricchiscono sulla pelle della gente. L’Italia continua a franare e i cittadini a morire anche per colpa di persone senza scrupoli che hanno costruito illegalmente ed abusivamente per anni in zone ad alto rischio.Chiediamo al ministro dell’Ambiente di intervenire e di rimediare all’enorme danno provocato dal precedente esecutivo che ha tagliato drasticamente i fondi contro il dissesto idrogeologico. Queste risorse vanno immediatamente ripristinate e occorre approntare urgentemente un piano organico per mettere in sicurezza il territorio nazionale. Piuttosto che pensare di buttare il denaro in grandi opere come il ponte sullo Stretto, si utilizzino i fondi per prevenire queste tragedie"


Leoluca Orlando


https://www.facebook.com/pages/LEOLUCA-ORLANDO/94820010572

Scuola, l’ultima eredità della gestione Gelmini. Finanziamento incostituzionale alle private. - di Augusto Pozzoli




Al comma 14 dell’art.5 della legge di stabilità 2012 l'ex governo ha previsto uno stanziamento per le scuole non statali di 242 milioni che vanno ad integrare i 278,9 del disegno di previsione del Bilancio. L'articolo si basa su una legge già abrogata dalla Consulta.

Sul tema scuola il nuovo governo Monti si troverà subito una brutta gatta da pelare. Una disinvolta eredità del precedente governo che al comma 14 dell’art.5 della legge di stabilità 2012 aveva previsto uno stanziamento per le scuole non statali di 242 milioni che vanno ad integrare i 278,9 del disegno di previsione del Bilancio.

L’intervento tuttavia si basa su una norma chiaramente incostituzionale perché si appoggia all’articolo 1, comma 635, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, che la Corte Costituzionale (con la sentenza n.50 del 2008) aveva abrogato. Osserva Osvaldo Roman, esperto di giurisdizione scolastica del Pd: “La circostanza era stata fatta rilevare dall’Ufficio Studi del Senato e segnalata dallo stesso relatore di maggioranza senatore Guido Possa, ma inspiegabilmente non si è voluto modificare il testo iniziale. Come potrà ora il governo in carica dare attuazione ad una norma esplicitamente incostituzionale?”.

Una vera e propria spada di damocle che è destinata a sollevare gravissimi problemi sia sul piano generale delle scuole non statali. Un governo ricco di tante personalità cattoliche che si trova a dover rispondere alle pressioni delle scuole paritarie che sono per lo più religiose e non ha a disposizione risorse legittimamente messe in campo.

Ma in particolare a farne le spese sarà il settore della scuola dell’infanzia che, come è noto, vede i comuni impiegare ingenti risorse per fronteggiare le inadempienze della scuola statale. Come sarà possibile senza questi stanziamenti sostenere le scuole dell’infanzia comunali (in questo senso appunto non statali) e tutte le altre private religiose che suppliscono alla carenza di strutture statali? Il governo Monti si trova ore di fronte a un dilemma insidioso: o trova un rimedio legittimo per rimediare alla disinvoltura dei predecessori, oppure continua a muoversi utilizzando strumenti incostituzionali.

Un criterio quest’ultimo che andrebbe a cozzare con l’impegno di legittimità assunto da Mario Monti al momento del suo insediamento che caratterizza una importante svolta di governo.

Padre Zanotelli, in missione contro la guerra: “In Italia ogni ora spesi 3 milioni per armi”. - di Antonella Beccaria



Da Bologna parte anche la campagna a difesa dell'acqua pubblica e del risultato del referendum: centinaia di giovani ad applaudirlo e pronti a sostenerlo nelle sue prossime battaglie.


Le spese militari in Italia in vent’anni sono quasi raddoppiate: dai 14 miliardi e 464 milioni di euro del 1990 ai 27 miliardi e 914 milioni del 2010. Il dato proviene dall’International Peace Research Institute di Stoccolma (Sipri) ed è stato utilizzato da padre Alex Zanotelli, il missionario comboniano d’origine trentina, per lanciare una petizione contro un ulteriore incremento di fondi destinati a finanziare interventi armati all’estero e il rinnovo del parco armamenti tricolore.

Oggi a Bologna ospite del Centro studi Donati per parlare di accoglienza e del rapporto che lega il nord e il sud del mondo, Zanotelli si è sempre occupato di migranti, poveri, sfrattati e rifugiati. Non solo in Africa, dove ha vissuto per anni e anni, ma anche nel nostro paese, dove da tempo si batte per l’acqua pubblica e contro le spese militari.

Ed è infatti proprio questo è il tema della sua petizione “Manovra e armi: il male oscuro”, che nel giro di qualche settimana è stata promossa via Facebook, attraverso siti d’ispirazione sociale e antimilitaristi (in primis IlDialogo.org, ma anche Altracitta.orgWelfare ItaliaAssistenti sociali senza frontiere), e ha registrato due risultati. Il primo che è in oltre 15 mila e 500 hanno apposto la loro firma avallando la richiesta del religioso di tagliare le spese militari. Il secondo invece è che le previsioni più pessimistiche sulla quantità di denaro che se ne va in armi è stato confermato via che la legge di stabilità per il 2012 e per il 2013 veniva elaborata. “Ma questo tutto i media si scordano di raccontarlo”, spiega Zanotelli a margine dell’incontro bolognese.

Ogni ora spesi 3 milioni, 76 ogni giorno”. È con questa affermazione, calcolatrice alla mano, che padre Zanotelli inizia la sua campagna di sensibilizzazione. E aggiunge: “In tutta la discussione nazionale in atto sulla manovra finanziaria, che ci costerà 20 miliardi di euro nel 2012 e 25 miliardi nel 2013, quello che più mi lascia esterrefatto è il totale silenzio di destra e sinistra, dei media e dei vescovi italiani sul nostro bilancio della Difesa [...]. Se avessimo un orologio tarato su questi dati, vedremmo che in Italia spendiamo oltre 50 mila euro al minuto”.

Per trovarne conferma basta vedere cosa tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre era previsto nella legge di stabilità che passava per le Camere in cerca di approvazione. Ed ecco che le cifre hanno registrato un doppio andamento. Da un lato alcune spese che afferiscono al ministero della Difesa sono state tagliate del 18,2% per quanto riguarda i cosiddetti fondi “per l’esercizio”,300 milioni di euro che in parte vengono recuperati da costi per il carburante, per i pezzi di ricambio, per la manutenzione del parco macchine e per l’addestramento del personale.

Confermati invece gli investimenti da completare entro la fine di quest’anno per un valore complessivo di 3 miliardi e 455 milioni di euro, 266 in più rispetto all’anno scorso. Questo denaro – ha dichiarato l’ex ministro Ignazio La Russa prima di lasciare il suo incarico – va in progetti che coinvolgono la Nato e che prevedono l’acquisto di caccia Eurofighter Typhoon, Tornado e F35 Joint Strike Fighter, di elicotteri Nh90 e di sommergibili U-212.

Le Ong: “La solidarietà invece è annullata”. In contemporanea alla conferma delle notizie sulle spese militari, sono insorte le organizzazioni non governative italiane, che con le leggi di stabilità e di bilancio si vedrebbero tagliare il 51% dei finanziamenti a loro destinati dal ministero degli Affari Esteri. “Per i fondi della cooperazione allo sviluppo (legge 49/87) gestiti dal Mae”, ha scritto in una nota l’associazione Ong Italiane, “s i passa dal minimo storico del 2011, pari a 179 milioni di euro, a un nuovo record negativo con soli 86 milioni di euro”.

Una cifra, questa, che solo due anni fa, nel 2009, copriva gli interventi umanitari da svolgere soltanto in due Paesi, l’Etiopia e l’Afghanistan. E a proposito di spese militare, aggiungono gli operatori delle Ong, “si continuano a stanziare 180 milioni di euro per il trattato Italia-Libia e si dispone lo stanziamento di 750 milioni di operazioni militari all’estero. Si conferma l’investimento di 375 milioni l’anno (fino al 2022) per la costruzione delle fregate italo-francesi Freem e di altri 70 milioni fino al 2023 per la partecipazione al consorzio europeo di aeronautica militare”.

In arrivo anche velivoli senza pilota da destinare a Foggia. A fronte di tutto questo, il presidente dell’associazione Ong italiane Francesco Petrelli ha parlato di “tagli [che] non sono affatto lineari ma selettivi e [che] colpiscono in modo abnorme e ingiustificato la cooperazione internazionale ”. E a questo si aggiunge quanto raccontato di recente dal giornalista Antonio Mazzeo che, per la Rete italiana per il disarmo, ha fornito un ulteriore tassello: l’acquisto di “due velivoli senza pilota Uav Predator per il bombardamento teleguidato contro obiettivi terrestri. A darne notizia non è il ministro della difesa italiano, come ci si aspetterebbe, ma il dipartimento della difesa Usa”.

Inoltre, aggiunge ancora il giornalista, “il contratto, per un valore di 15 milioni di dollari, è stato sottoscritto dall’aeronautica militare italiana e prevede pure la fornitura di tre radar Lynx Block 30 e un motore di ricambio”. I velivoli, una volta consegnati, andranno al ventottesimo gruppo “Le Streghe” di Amendola, in provincia di Foggia, “destinata a divenire entro un paio d’anni”, prosegue Mazzeo, “la prima base italiana per i nuovi cacciabombardieri Lockheed Martin F35 (Joint Strike Fighter) che nelle intenzioni del ministero della Difesa sostituiranno prima gli Am-X e poi i Tornado”.

Don Paolo Farinella: “Se anche i cappellani militari ci si mettono a sostenere le spese militari”. Don Paolo Farinella, parroco genovese di confine, aveva fatto da controcanto a Zanotelli già qualche settimana fa, quando aveva commentato la notizia di fare di Giovanni XXIII, il “papa buono” dell’enciclica “Pacem in terris”, nel patrono dell’esercito. Per lui si trattava senza mezzi termini di “una bestemmia, un insulto alla decenza che un prete non dovrebbe nemmeno pensare”.

E a ruota si era scagliato contro monsignor Vincenzo Pelvi, arcivescovo ordinario militare e direttore della rivista dell’ordinariato “Bonus Miles Christi”. L’ecclesiastico aveva dichiarato “amarezza e disagio [per] chi invoca lo scioglimento degli eserciti e l’obiezione contro le spese militari”. Si era aggiunto poi anche con don Vincenzo Caiazzo, sacerdote della portaerei Garibaldi, secondo il quale “i valori militari vanno a braccetto con i valori cristiani”.

“Di fronte a questo rinnegamento del Vangelo viene solo voglia di dire ‘Povero Cristo’”, ha commentato Farinella. “Costoro dovrebbero essere le ‘guide’, dovrebbero insegnare a ‘discernere’ la violenza dalla non-violenza, la pace dalla guerra. Invece sono l’autorità nella Chiesa che si annettono Cristo a loro uso e consumo, lo militarizzano, lo circondano di armi e di morte”.

“Ma perché i nostri pastori non alzano la voce e non gridano che questa è la strada verso la morte?”, ha scritto ancora Zanotelli nella sua petizione. “Come cittadini chiediamo di sapere quanto va in tangenti ai partiti, al governo sulla vendita di armi all’estero (ricordiamo che nel 2009 abbiamo esportato armi per un valore di quasi 5 miliardi di euro). È un autunno drammatico questo, carico di gravi domande”.

Allucinante!

Maltempo, frana investe casa in provincia di Messina: sono tre le vittime




Situazione critica in Sicilia e in Calabria: vittime, danni ingenti, scuole chiuse per evitare guai peggiori. E' stata salvata la ragazza data per morta. La pioggia dà una tregua, ma ora è massima allerta meteo in Puglia, in particolare nel Salento e in provincia di Taranto.

Il ponte crollato per la pioggia
Pioggia incessante, un torrente che s’ingrossa, argini che non tengono per via dell’incuria, uno smottamento che diventa frana, un costone di roccia che investe un gruppo di case. Tre morti. Ma il bilancio rischia di salire. Il maltempo miete ancora vittime in Italia. Questa volta è accaduto in Sicilia, in provincia di Messina, per la precisione a Scarcelli, una frazione di Saponara. “Abbiamo bisogno di aggiornare al più presto la mappa di tollerabilità del territorio, concentrare risorse per fare prevenzione, intervenire sui fattori che nel suolo possono causare disastri”: parola di Corrado Clini, il neoministro dell’Ambiente. Volto nuovo, problema vecchio.

Un bambino di 10 anni, un padre con un figlio grande: sono loro le vittime del fiume di fango che ha sommerso il paesino a ora di cena, al termine di una giornata di pioggia incessante che ha battuto per ore non solo la Sicilia, ma anche le isole Eolie, la Calabria (dove il giorno prima si era contato un altro morto per il maltempo), un pezzo di Sardegna, il versante ionico della Puglia(dove oggi c’è allerta nel Salento e in provincia di Taranto) e un pò tutto il Sud.

La tragedia, però, è a Saponara, dove sin da subito si è messa in moto la macchina dei soccorsi. Troppo evidente, del resto, che il costone di roccia franata avesse provocato danni e seminato morte. Inizia la ricerca dei dispersi, a lavoro gli uomini della Protezione civile, dei Vigili del fuocoe dei Carabinieri. Presto ne vengono segnalati due, un padre e un figlio che mancano all’appello. La madre si è salvata per miracolo, aggrappandosi alla ringhiera di un balcone. I pompieri riescono a salvare un ragazzo investito dal fiume di acqua e fango che ha invaso le strade. E non smettono di cercare.

“Il paese è in ginocchio – aveva detto il vicesindaco di Saponara, Giuseppe Merlino -, i danni sono ingenti e tutti speriamo che i due dispersi, travolti dalla frana, siano in vita”. Speranza purtroppo rivelatasi vana. “Non era una zona ritenuta a rischio quella in cui ieri si è verificata la tragedia” ha detto invece il sindaco, Nicola Venuto. “Lo scorso anno – ha aggiunto – c’erano stati degli smottamenti e segnalati dei rischi ma in un un’altra zona, non in questa”. Il sindaco ha confermato che per tutta la notte vigili del fuoco, Protezione civile, militari e volontari hanno scavato alla ricerca di dispersi nel tentativo di salvarli. Sul luogo del disastro, che si può raggiungere solo a piedi, i soccorritori continuano a scavare. Anche a mani nude. In un paese vicino, Monforte San Giorgio, il conducente di un mezzo scavatore che cercava di rimuovere massi e detriti dalla strada, viene intanto investito dal fango, restando gravemente ferito. ”In questo momento – ha detto il sindaco – c’è il rischio di dover disporre con una ordinanza l’evacuazione di 420 persone: 220 nel centro del paese e 200 nella frazione di Scarcelli. Ora ci sono una dozzina di famiglie senza casa – ha aggiunto – ma c’è un rischio residuo sui costoni che va analizzato da geologi della Regione, dopo decideremo”.

L’alluvione a Barcellona Pozzo di Gotto e Milazzo

Video 1
Video 2
Il primo corpo ad essere restituito è quello di un bambino di 10 anni. Si chiamava Luca Vinci e al momento della tragedia era in casa con la madre, che si è salvata. Tutto è accaduto troppo in fretta e, anche se distante solo pochi metri dal figlio, non ha potuto far nulla. Intanto esonda un torrente a Villafranca Tirrena (Messina), a valle di Saponara, e 20 famiglie rimangono isolate. Poco dopo, ormai a notte fatta, emergono dal fango anche i corpi senza vita di Luigi e Giuseppe Valla, padre e figlio, rispettivamente 55 e 25 anni, le due persone che risultavano disperse nella frana di Scarcelli. Passano pochi minuti e il responsabile della Protezione Civile siciliana, Pietro Lo Monaco, annuncia il recupero di un quarto corpo: è di una donna di 24 anni. La notizia, tuttavia, è smentita a distanza di ore. La ragazza, infatti, è stata salvata dai vigili del fuoco insieme a una donna di cinquant’anni: entrambe sono state recuperate all’interno di un’abitazione di Saponara con il fango che arrivava loro al collo. A quanto pare, però, vi sarebbero ancora dispersi.

Ora, invece, mentre il sole è coperto da un cielo velato di nero, si continua a scavare tra il fango. Anche le persone si sono attrezzate con vanghe e stanno pulendo strade e cantine invase dal fango. “Vivo qui da 20 anni – racconta Giovanni, 48 anni – non era mai successa una cosa del genere. Le case crollate erano lì da almeno 50 anni. In passato non c’è mai stato un caso del genere: è stata una tragedia. Eravamo tutti bloccati e non si poteva scappare”. Mentre con i familiari, armato di pale, toglie il fango dalla cantina della propria casa, Giovanni ricorda nitidamente cosa è accaduto ieri sera: “Ero bloccato in auto e non riuscivo neanche a scendere dalla vettura per aiutare i miei, non ho visto mai cadere tanta acqua tutta insieme”. Sui soccorsi dice che “sono stati veloci, perché sono arrivati subito i militari della brigata Aosta e i medici del 118, con appartenenti alla Protezione civile comunale, che hanno aiutato subito alcune persone rimaste bloccate a lasciare le loro abitazioni”.

Tutta la provincia di Messina è in ginocchio: allagamenti e piccole frane si sono verificate a Milazzo, Barcellona Pozzo di Gotto e Terme Vigliatore. La linea ferroviaria Palermo-Messina è interrotta a causa delle piogge che hanno causato allagamenti e smottamenti. A Barcellona Pozzo di Gotto, 50 famiglie sono rimaste isolate nella frazione di Migliardo Gala per l’esondazione di un torrente. Sempre a Barcellona, nove disabili e due operatori erano rimasti bloccati al primo piano di una comunità di contrada Oreto, perchè il piano terra dell’edificio era allagato. A Milazzo è allagato in parte l’ospedale cittadino e a Castroreale ci sono problemi per la viabilità con molte strade inagibili. Problemi alla A20 Messina-Palermo in entrambe le direzioni nel tratto tra lo svincolo di Milazzo e quello di Barcellona Pozzo di Gotto per smottamenti. Il sindaco di Barcellona,Candeloro Nania, ha invitato la cittadinanza a non uscire da casa, il primo cittadino di Messina,Giuseppe Buzzanca, ha disposto la chiusura di tutte le scuole della città, e lo stesso provvedimento è stato adottato dall’Università di Messina. Problemi anche per le isole Eolie: le condizioni del mare hanno determinato la sospensione dei collegamenti marittimi con la terraferma e a Milazzo sono rimasti bloccati i tanti pendolari e camion carichi di derrate alimentari. Stromboli, Ginostra, Panarea, Alicudi e Filicudi sono isolate da ieri pomeriggio.

Stamane, intanto, nelle zone colpite dall’alluvione è arrivato il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, che ha presieduto una riunione operativa nel municipio di Barcellona Pozzo di Gotto, il centro inondato ieri dalla piena del torrente Longano. In programma, poi, un sopralluogo a Saponara, il paesino che ha pagato il prezzo più alto alla furia della pioggia. ”Sono qui perché il presidente del Consiglio ha voluto che ci fosse subito una presenza del governo nazionale” ha detto Gabrielli, che poi ha aggiunto che “appena la Regione siciliana formulerà la richiesta di stato di emergenza, questa verrà sicuramente portata al primo Consiglio dei ministri utile”.

Non smette di piovere a Catanzaro, dove ieri un nubifragio ha provocato la morte di un uomo e dove le scuole domani resteranno chiuse. In provincia, invece, crollato un ponte che collega Calderà e Spinesante. A causare il cedimento è stato il fiume che scorre sotto la struttura ferroviaria, dove poco prima era transitato il treno regionale Lamezia Terme-Catanzaro Lido, deragliato nel tratto compreso tra Feroleto e Marcellinara. E’ quanto hanno accertato i vigili del fuoco, che hanno eseguito le prime verifiche sul posto nell’immediatezza del fatto, sotto una pioggia incessante. Il convoglio è uscito dai binari coricandosi leggermente di lato. Fortunatamente non ci sono state gravi conseguenze: sul convoglio viaggiavano una ventina di passeggeri, alcuni dei quali sono rimasti contusi. Gli accertamenti proseguiranno nella giornata di oggi, resi più facili dal leggero miglioramento delle condizioni meteo. Al momento infatti il cielo è coperto ma ha smesso di piovere.

In serata le condizioni meteo sono peggiorate ed è stata convocata una riunione in Prefettura. Su Catanzaro si è abbattuto un vero e proprio diluvio con tuoni e fulmini, decine le richieste di intervento giunte al comando dei vigili del fuoco. Il comune di Lamezia Terme ha invitato la cittadinanza ad evitare, se non per motivi strettamente necessari, di uscire di casa. Nella zona ionica – soprattutto crotonese – da pochi minuti è interrotta la linea ferroviaria jonica, tra Soverato (Catanzaro) e Crotone per un muro caduto e l’allagamento della stazione di Botricello(Catanzaro). Su gran parte della Calabria ha smesso di piovere dopo il nubifragio di ieri. Anche in Calabria sono i fiumi a fare paura. Risultano esondati diversi torrenti e tra questi l’Umbro, a Cropani, ha allagato un gruppo di case popolari. Nel capoluogo calabrese ci sono ancora famiglie isolate e si sta procedendo all’evacuazione di alcune persone. Allagamenti e disagi hanno segnato tutta la rete viaria, con alcune strade che restano chiuse come nel caso della Provinciale per San Floro. Difficoltà si registrano anche per l’approvvigionamento idrico e le linee telefoniche. Disagi alla viabilità sono segnalati anche nel Crotonese, mentre e’ stata chiusa la linea ferroviaria tra Crotone e Soverato.

La pioggia ha continuato a battere intensa anche sulla Sardegna meridionale, sulla costa orientale, nel nuorese e in Ogliastra. Il sindaco di Nuoro ha emesso una ordinanza per la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, così come ha fatto il sindaco di Cagliari per l’area di Pirri. Scuole chiuse anche in alcuni comuni della Gallura. Nel Campidano sono esondati alcuni piccoli fiumi e a Guspini e Villacidro sono state evacuate dalle loro case una decina di famiglie. Frane e smottamenti vengono segnalati dall’Anas nella zona del cagliaritano. Durante la notte il maltempo ha provocato disagi alla circolazione sulla rete stradale dell’isola e anche una interruzione dell’erogazione idrica in alcuni Comuni. In serata la situazione è leggermente migliorata sulla Sardegna centromeridionale e orientale.

Nubifragi anche in Puglia, nel tarantino, con disagi soprattutto alla circolazione stradale e ferroviaria. Problemi anche in Liguria, soprattutto a causa del vento forte che ha provocato la caduta di alberi, problemi alla viabilità sulle autostrade e costretto il terminal commerciale Vte diVoltri a fermare le attività. Due aerei che avrebbero dovuto atterrare nel a Genova sono stati dirottati su altri scali. Il quadro sembra destinato a non migliorare: la perturbazione stazionerà fino a domani sull’Italia meridionale e in parte su quella centrale. La Protezione civile ha emesso una nuova allerta meteo che prevede temporali su Sardegna, Calabria, Basilicata e Puglia, con estensione anche a Marche e Abruzzo.

“Abbiamo bisogno di aggiornare al più presto la mappa di tollerabilità del territorio, concentrare risorse per fare prevenzione, intervenire sui fattori che nel suolo possono causare disastri”: parola del neoministro dell’Ambiente Corrado Clini che, intervistato da Sky Tg24, ha sottolineato sia indispensabile “intervenire anche sui corsi d’acqua e iniziare a considerare la possibilità che zone esposte vengano svuotate da attività produttive e residenze: il prezzo che si paga traccheggiando è molto alto, dobbiamo quindi anche pensare che alcune attività consolidate debbano essere spostate da alcuni siti. I tempi di lavoro sono lunghi ma dobbiamo attrezzarci per l’emergenza e in questo, il lavoro della Protezione Civile è essenziale”.

“La Protezione civile regionale è presente sui posti dall’inizio dell’emergenza e anche questa mattina il nostro capo del Dipartimento, Pietro Lo Monaco, sarà accanto alla gente. Dichiareremo immediatamente lo stato di calamità con l’auspicio che il governo nazionale sostenga, senza altri indugi, la messa in sicurezza del territorio”: lo ha detto il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, che ha espresso “solidarietà alla popolazione del territorio messinese e un sentimento di forte cordoglio per le vittime della frana di Saponara”. Lombardo, poi, ha assicurato che “non faremo mai mancare il nostro sostegno a un territorio già duramente colpito in passato e sin da oggi i componenti della giunta regionale di governo saranno sui luoghi colpiti dalle forti piogge per assistere la popolazione”.

Mentre le istituzioni prendono posizione, i tecnici tornano a battere sul solito tasto. “E’ un film già visto e che conosciamo, ahimè, anche troppo bene, ma nonostante abbiamo segnalato e segnaliamo da anni tutto in modo forte e chiaro alle istituzioni a vario livello, ad oggi assistiamo ancora all’assordante indifferenza della nostra classe dirigente. E’ evidente che la politica in tutte le sue forme non solo sottovaluta il fenomeno, ma soprattutto, si rende complice con la propria inerzia”: è il durissimo affondo del vicepresidente dei geologi di Sicilia, Carlo Cassaniti, che commenta così il nuovo disastro causato dal maltempo. “In questi anni – prosegue Cassaniti – noi geologi italiani abbiamo messo sotto i riflettori la problematica relativa al rischio idrogeologico, abbiamo studiato e approfondito tali fenomeni per farci trovare oggi pronti a dare il nostro contributo alla collettività, ma ancora una volta non si decide, non si prendono le misure serie e concrete per migliorare le condizioni di sicurezza del nostro territorio nazionale”. I geologi siciliani chiedono che “al ministero dell’Ambiente venga nominato un geologo come sottosegretario, che assuma l’impegno di commissariare l’Italia per l’emergenza idrogeologica. Abbiamo dimostrato -ha continuato Cassaniti- da Giampilieri in poi, che sappiamo assolvere anche alla funzione etica e sociale della professione di geologo la quale, a dispetto di quanto qualcuno vuole far credere, non è e non è mai stata una casta ma, invece, è ed è sempre stata, la forza di un gruppo al servizio della comunità e del territorio”.