sabato 17 novembre 2012

Cartelli di pericolo.



L'installazione di decine di cartelli stradali con la segnalazione di pericolo per caduta lacrimogeni è stata realizzata questa notte a Roma lungo Via Arenula proprio di fronte al Ministero della Giustizia. In questo modo pedoni e automobilisti possono essere avvisati di cadute accidentali di gas urticanti provenienti dal Ministero di cui è però incerta la provenienza. E' la prima azione artistica del gruppo 00KK (zerozerokappakappa) che con questa azione intende rendere un servizio ai cittadini romani dopo gli avvenimenti del 14 Novembre.

http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=2372701819119034825#editor/target=post;postID=6071762695629794832

Egitto, treno investe scuolabus 47 bambini muoiono a Manfalut.



Le vittime avevano un'età compresa tra i quattro e sei anni ed erano diretti in gita scolastica. Morti anche due adulti. Il passaggio a livello era aperto perché l'addetto al passaggio si era addormentato quando il mezzo attraversava i binari. Aperta un'inchiesta, si dimettono il ministro dei trasporti e il capo delle ferrovie.

IL CAIRO - Quel passaggio a livello era aperto. Non doveva. A trasformare l'entusiamo di 60 bambini egiziani in gita scolastica in una tragedia, è stato un colpo di sonno dell'addetto al passaggio al livello della città. Nello scontro tra lo scuolabus e un treno in corsa hanno perso la vita quarantasette piccoli di età compresa tra i quattro e i sei anni e due adulti. La tragedia è avvenuta nel villaggio di al-Mandara, a Manfalut, a 356 chilometri a sud del Cairo, nella provincia centrale di Assiut. Altri 13 bambini sono rimasti feriti in modo non grave, secondo quanto ha poi precisato dal governatore della provincia, Yehya Keshk.

Tutte le ricostruzioni concordano: il passaggio a livello non era chiuso quando il mezzo scolastico lo ha attraversato. L'addetto al passaggio a livello, che si era addormentato sul posto di lavoro e non aveva azionato le sbarre, è stato arrestato. Ahmed Youssef, un automobilista che si trovava sul luogo dell'incidente al momento della tragedia, ha dichiarato che il bus è stato trascinato per oltre un chilometro, prima che il treno riuscisse a fermarsi.

Il ministro dei trasporti egiziano, Rachad al Metini, e il capo dell'Autorità per le ferrovie hanno rassegnato le dimissioni al presidente Moahmed Morsi, che ha dichiarato che tutti i responsabili saranno puniti. Il primo ministro Hisham Kandil ha aperto un’inchiesta.
 
Il presidente egiziano ha ordinato al primo ministro, ai ministri della Difesa e della Salute e al governatore di Assiut "di offrire tutta l'assistenza possibile alle famiglie delle vittime". "Vi sono molti morti e feriti fra i ragazzi. Li stiamo contando e trasferendo negli ospedali", ha riferito un portavoce del ministero della Sanità, Mamdouh al-Weshahi. Il governatore di Assiut ha inviato "un'equipe di 45 medici sul luogo dell'incidente per soccorrere i bambini feriti".

Il primo ministro egiziano Hesham Kandil e il ministro degli Interni Ahmed Gamal sono diretti verso il luogo dello scontro. Intanto sta montando la rabbia tra le famiglie e i locali che cercano i sopravvissuti, insultano i funzionari e gridano contro Morsi. Uno degli abitanti del villaggio, Sheik Mohammed Hassan, ha detto che il governo dovrebbe essere più attento ai problemi interni, invece di concentrare la sua attenzione sulla violenza nella vicina Gaza. "Il sangue delle persone di Assiut è più importante di Gaza".
           
In Egitto gli incidenti stradali e ferroviari sono frequenti a causa delle insufficienti misure di sicurezza. Il più grave disastro ferroviario risale al 2002, quando nell'incendio di un treno che collegava Il Caito a Luxor morirono 376 persone.

Grillo: "Noi garanzia contro l'eversione Anticipano il voto perché hanno paura".


Grillo: "Noi garanzia contro l'eversione Anticipano il voto perché hanno paura"

Grillo ad Aosta


Il leader del Movimento 5 stelle ad Aosta per il comizio di chiusura della campagna per il referendum contro un pirogassificatore. Attacchi ai politici e ai giornalisti. "Siamo la prima forza politica in Italia".

Il Movimento 5 stelle vero baluardo contro l'eversione, primo partito del Paese, una forza che fa paura alla vecchia politica, "ultima speranza di una rivoluzione senza violenza". Beppe Grillo risponde alle accuse da una piazza di Aosta in cui 4.000 persone sfidano il gelo per assistere al comizio di chiusura della campagna referendaria contro la costruzione di un pirogassificatore per il trattamento dei rifiuti della regione. Il suo è come sempre un discorso dai toni accesi, fatto di attacchi alle varie "caste" e di promesse di cambiamento e di democrazia diretta. 

"Se non ci fosse il Movimento 5 stelle in Italia arriverebbero gli eversivi, quelli veri. Noi abbiamo riempito un vuoto. Negli altri Stati ci sono le albe dorate, in Francia c'è Le Pen, in Ungheria e in mezza Europa ci sono i nazisti", dice Grillo. E ancora: il Movimento 5 stelle è "solo all'inizio. E' un virus che non si ferma più, è la dimostrazione che la politica senza soldi funziona. Siamo la prima forza politica in Italia, siamo l'ultima speranza di una rivoluzione senza violenza, siamo una barriera protettiva tra lo Stato e la gente". 

Il freddo pungente non impedisce a Grillo di lanciare invettive. La prima contro i giornalisti, prima del comizio-show: "Perché non fate i giornalisti veri? Ogni tanto andate a fare un'inchiesta". Poi rivolgendosi a una inviata de La 7: "Siete della Telecom, perché non fate un bel servizio sul buco di 200  milioni che avete". Quindi corregge il tiro: "Io non ce l'ho con voi, ma voi siete dei tramiti e io non parlo con i tramiti ma parlo con la gente".

L'attacco più pesante è per i politici. "Io in Parlamento? Non potrei, io sono un delinquente - afferma a margine del comizio - Ma mi ci vedete a me a Roma con Cicchitto, o con Gasparri o con Fini che mi dice 'ha facoltà di parlare'? Non potrei starci dieci minuti". "Se andremo in Parlamento, ci andranno persone scelte dalla Rete, professionisti, gente onesta, per bene, educata, con un'etica. Io non so ancora chi ci andrà, saranno votate in Rete".

E quando i giornalisti gli chiedono che cosa pensi dell'ipotesi di accorpare regionali e politiche, il leader del Movimento 5 stelle risponde: "Se facessero le elezioni domani, noi saremmo in difficoltà perché dobbiamo raccogliere le firme mentre i partiti no. Per questo stanno cercando di anticipare. Hanno paura. Se Schifani si lascia scappare che possiamo arrivare all'80% o sta delirando o ha informazioni che noi non abbiamo".

Durante il comizione Grillo insiste molto sul fatto che la casta teme il Movimento. Anche a proposito di un possibile premio di maggioranza al 42,5% nella nuova legge elettorale: "Vogliono mettere questo per non farci entrare, ma possono mettere quello che vogliono, noi arriveremo all'80% degli italiani che vogliono cambiare". E aggiunge: "Noi vogliamo entrare in Parlamento per modificare la Costituzione. Vogliamo inserire nella Costituzione il referendum propositivo senza quorum e rendere obbligatoria la discussione in Parlamento delle leggi di iniziativa popolare che possono essere proposte con 50 mila firme, se poi il Parlamento dice no si va al referendum". Per realizzare la sua missione, il Movimento 5 stelle "si dà 25 anni di tempo perché la politica è una visione" e "ci vuole una rivoluzione del pensiero".

Quanto alle eventuali alleanze, Grillo chiude a la porta ad Antonio Di Pietro: "Con lui non c'è mai stato idillio politico, c'è un rapporto di amicizia ma politicamente siamo distanti anni luce".

Nella fredda serata di Aosta c'è spazio anche per i dissidenti dell'Emilia Romagna, Federica Salsi e Giovanni Favia, mai menzionati in modo esplicito e liquidati come "ragazzi che sono al secondo mandato e si stanno agitando perché non hanno più carriera". "Il nostro movimento - ripete Grillo - ha quattro regole e devi rispettarle. Se sei eletto come consigliere la tua carriera finisce da consigliere, se le regole non ti vanno bene puoi andare nel Pd o nel Pdl".

Il leader del 5 stelle parla anche degli scontri di mercoledì scorso: "Deve finire questa guerra tra poveri. Io non ho mai visto i poliziotti manganellare un politico corrotto o un banchiere, ma ho sempre visto manganellare studenti, agricoltori e operai". "Vedo gente che guadagna 1.200 euro al mese - continua - manganellare studenti, operai, pastori, agricoltori. Deve finire questo. Abbiamo bisogno di un incontro tra polizia e cittadini, quartiere per quartiere, per decidere di quale sicurezza c'è bisogno".


http://www.repubblica.it/politica/2012/11/17/news/grillo_comizio_aosta-46822760/

venerdì 16 novembre 2012

Israel e la sua shoah l'olocaust contro i palestinesi. - Miguel Olivares

Foto: I$rael  e la sua $hoah l'olocau$t contro i palestinesi.:

"Determinare la terra d’Israele è l’essenza del sionismo. Senza determinazione, noi non realizziamo il sionismo. E’ semplice.”
-- Yitzhak Shamir,su Maariv, 02/21/1997

"[I palestinesi] sono bestie che camminano su due gambe.”
Discorso alla Knesset di Menachem Begin Primo Ministro israeliano, riportato da Amnon Kapeliouk, "Begin and the 'Beasts’," su  New Statesman, 25 giugno 1982.

"(I palestinesi) saranno schiacciati come cavallette... con le teste sfracellate contro i massi e le mura.”
-- Yitzhak Shamir a quel tempo Primo Ministro d’Israele in un discorso ai coloni ebrei,  New York Times, 1 aprile 1988
Menachem Begin,Primo Ministro d’Israele, 1977 – 1983

"[I palestinesi] sono bestie che camminano su due gambe.”
Discorso alla Knesset di Menachem Begin Primo Ministro israeliano, riportato da Amnon Kapeliouk, "Begin and the 'Beasts’," su  New Statesman, 25 giugno 1982.


"Determinare la terra d’Israele è l’essenza del sionismo. Senza determinazione, noi non realizziamo il sionismo. E’ semplice.”
-- Yitzhak Shamir,su Maariv, 02/21/1997

"[I palestines

i] sono bestie che camminano su due gambe.”
Discorso alla Knesset di Menachem Begin Primo Ministro israeliano, riportato da Amnon Kapeliouk, "Begin and the 'Beasts’," su New Statesman, 25 giugno 1982.

"(I palestinesi) saranno schiacciati come cavallette... con le teste sfracellate contro i massi e le mura.”
-- Yitzhak Shamir a quel tempo Primo Ministro d’Israele in un discorso ai coloni ebrei, New York Times, 1 aprile 1988
Menachem Begin,Primo Ministro d’Israele, 1977 – 1983.


Formigoni, sfuriata dalla Parodi contro la portavoce. Lei: “No comment”. - Eleonora Bianchini


Formigoni, sfuriata dalla Parodi contro la portavoce. Lei: “No comment”


Il governatore della Regione Lombardia avrebbe minacciato di licenziamento Gaia Carretta dopo un'intervista negli studi di La7 che non era stata di suo gradimento perché aveva dedicato troppo spazio alle vicende giudiziarie che coinvolgono lui e il Pirellone.

“Non confermo e non smentisco”. Gaia Carretta, portavoce del presidente uscente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, si trincera dietro un no comment rispetto alla bagarre raccontata da Corriere.it e avvenuta questa mattina negli studi di La7 per la trasmissione di Cristina Parodi, prima registrata poi andata in onda oggi pomeriggio alle 14. Il ‘Celeste’, che alcuni mesi fa aveva lasciato lo studio di Markette evitando di rispondere alle domande sulle firme false, era stato intervistato dalla giornalista. Ma non ha gradito l’attenzione concentrata intorno alle vicende giudiziarie che riguardano lui la Regione, recentemente travolta dallo scandalo dei voti della ‘ndrangheta
L’intervista si è svolta regolarmente e la reazione scomposta del governatore è arrivata solo al termine della registrazione. “Tu adesso stai qui e spacchi la faccia a Cristina Parodi e a questa banda e a questi giornalisti”, ha detto Formigoni a Carretta, minacciando il licenziamento se non l’avesse fatto. Poi si è rivolto a Francesca Filiasi, tra gli autori del programma, a cui ha detto: ’Avete fatto solo cagate!’. Una ricostruzione che Filiasi conferma. “Al termine dell’intervista mi sono avvicinata a lui e alla portavoce. Ma non mi ha fatto parlare”, dice. “Carretta era visibilmente provata. In più, poco dopo, lui ha abbandonato lo studio e se n’è andato da solo, senza di lei”.
Ma quali sono gli argomenti che hanno infastidito così tanto Formigoni? “Non saprei – osserva l’autrice – avrebbe voluto più domande sulla politica, ma non c’è stato il tempo. Si trattava semplicemente di un’intervista, un confronto senza domande concordate. Noi facciamo il nostro mestiere – conclude – ed evidentemente questa volta l’abbiamo fatto bene”. Cristina Parodi non ha assistito di persona e quando le è stato riferito quanto accaduto, è rimasta sbalordita visto che ”l’intervista si era conclusa con una stretta di mano e un sorriso”. Ma se la giornalista era assente, a vedere la reazione del Celeste c’erano autori, fonici e tecnici. Una decina di persone in tutto, tra cui Paolo Limiti.
Raggiunta da ilfattoquotidiano.it, Carretta taglia corto: “Non rispondo”, ha detto. Questo episodio ha cambiato il rapporto col governatore? “L’ho già detto – ribadisce -: non voglio fare dichiarazioni sulla vicenda, che riguarda anche la mia vita personale. Credo che un portavoce debba avere meno visibilità possibile e per quanto mi riguarda, non voglio averne in questo caso”.

Italia terra di diseguaglianza: “Un Paese ricco abitato da poveri”. - Nunzia Penelope


Baraccopoli


Il tesoro privato degli italiani, tra denaro contante, case, azioni e titoli, ammonta in totale a 8.640 miliardi di euro netti. Somma che equivale a oltre quattro volte il debito pubblico, con i suoi 1972 miliardi registrati ad agosto 2012. L'inchiesta nel nuovo libro di Nunzia Penelope.

Nunzia Penelope torna in libreria con “Ricchi e poveri” (Ponte alle Grazie): la prima inchiesta sulla diseguaglianza in Italia. Come vive chi può spendere 10mila euro al giorno? E come sopravvive chi ne guadagna 1.000 al mese? Ne esce un Paese in cui convivono chi colleziona case e chi vive in camper, chi fa shopping col jet privato e chi non riesce a fare la spesa.
Se la ricchezza italiana fosse una montagna, sarebbe alta quanto il K2, mentre il debito pubblico, al confronto, risulterebbe come il monte Pisanino nelle Alpi Apuane: 8611 metri contro poco meno di 2000. La ricchezza di cui stiamo parlando costituisce il tesoro privato degli italiani, tra denaro contante, case, azioni e titoli, per un totale di 8.640 miliardi di euro netti, cioè oltre quattro volte il debito, con i suoi 1972 miliardi registrati ad agosto 2012.
SE L’ITALIA FOSSE UN’AZIENDA. Un’azienda con rapporti analoghi tra passivo e patrimonio non rischierebbe il fallimento, anzi, avrebbe risorse sufficienti anche per investire, crescere, arricchirsi ulteriormente. L’Italia, invece, è costantemente sull’orlo del default, costretta a tirare la cinghia, a tagliare la spesa, a non avere mai un soldo. I molti e diversi motivi di questa situazione, spiegati diffusamente da economisti di ogni orientamento, ce n’è però anche uno molto semplice: il debito è di tutti, al contrario della ricchezza, che è di pochi.
Il debito pubblico è spalmato su 60 milioni di cittadini, per una quota di circa 32 mila euro ciascuno: inizia al momento della nascita e finisce solo con la morte. Per una famiglia di tre persone equivale a un fardello da quasi 100mila euro, che si trascinerà a vita perché impossibile da estinguere. Non funziona nello stesso modo per la ricchezza nazionale. La metà, e cioè oltre 4 mila miliardi di euro, appartiene a una piccola minoranza pari al 10 per cento della popolazione: sei milioni di persone che vivono nell’assoluto benessere. Al 90 per cento dei cittadini, 54 milioni di persone, resta da dividersi l’altra metà.
Sembra quasi un gioco di parole, ma spiega la ragione fondamentale per cui l’Italia è quel paradosso che è: un paese ricco, abitato da poveri. Teoricamente, infatti, siamo molto più ricchi di quanto non fossimo negli anni del boom economico; nel 1965 la ricchezza complessiva era pari all’equivalente di un miliardo e 137 milioni di euro, contro gli oltre 8mila miliardi del 2011; quella pro capite pari superava di poco i 21mila euro, contro i 142 mila dei nostri giorni. E siamo ricchi anche nel confronto internazionale: la ricchezza delle famiglie italiane nel 2010 era pari a 8,3 volte il reddito disponibile, contro il 7,5 della Francia, il 7,8 della Germania, il 7 del Giappone, il 5,5 delCanada e il 4,9 degli Usa.
DOVE SONO I SOLDI? Da una parte ci sono gli 8600 miliardi dei patrimoni privati conteggiati dalla Banca d’Italia, dall’altra i patrimoni, ancor più privati, dell’economia illegale. I grandi evasori portano i soldi altrove. Nelle banche e nei caveau della sola Svizzera ci sono tra i 150 e i 200 miliardi di euro che battono bandiera tricolore. Ma ancora non si è trovato un modo di riportarli a casa: le lunghe discussioni sulla possibilità di accordi tra il governo italiano e quello svizzero, finalizzate a tassare quei capitali, si sono arenate di fronte alla considerazione che un accordo del genere rappresenterebbe l’ennesimo condono. L’esodo di capitali oltre confine si è intensificato, spinto soprattutto dalla possibilità, pur remotissima, che prima o poi i conti pubblici richiedano la cura urto della patrimoniale. Non si tratta dei capitali di mafia e camorra, o almeno non solo: al riciclaggio ricorrono in massa anche imprese e professionisti, e il vero sport nazionale, ormai, non è ripulire i soldi sporchi, ma nascondere quelli puliti per non pagarci le tasse.
DALLA ROULOTTE… Nell’ultimo censimento dell’Istat risulta che sono oltre 71mila gli italiani che vivono in baracche, tende, roulotte. Nel 2001 erano appena 23 mila, sono più che triplicati in un decennio. Un aumento che lo stesso Istat ha definito “vertiginoso”, ma la notizia non ha avuto dai media il rilievo che sarebbe stato necessario; eppure, settantamila persone equivalgono alla popolazione di una città nemmeno tanto piccola, come Trapani, Pavia, Cosenza.
 …AL JET PRIVATO. Con 60 mila euro si può fare il giro del mondo in jet privato. Partenza da Londra e poi a zonzo: dal Mali allo Zambia, dalle Maldive alla Cambogia, dall’India a Lisbona. Il viaggio si chiama “Impero ed esploratori”. Ma queste sono stravaganze da nuovi ricchi. Quelli veri, consolidati, viaggiano discreti e sotto traccia con i loro jet personali, che ormai in tutto il mondo sono una flotta forse perfino più numerosa di quella in dotazione alle compagnie aeree commerciali. Gioiellini volanti, di cui il più bello, dicono gli esperti, è quello che Diego Della Valle si è regalato nel 2011: un Gulfstream 55 bireattore, 13 mila chilometri di autonomia senza scalo. Gli interni sono all’altezza della reputazione: salottino privato, due divanetti con schermi tv da 24 pollici e sei posti singoli. Il tutto per poco più di 50 milioni di dollari. Quelli che non possono spendere nemmeno la benzina per la macchina, invece, restano a casa. Ed è ormai questa, da qualche tempo, la scelta obbligata per metà della popolazione italiana.
di Nunzia Penelope
da Il Fatto Quotidiano del 15 novembre 2012
I NUMERI
1.286 euro lo stipendio medio dei dipendenti
16mila euro lo stipendio di un ministro
8.640 miliardi di euro la ricchezza privata in Italia
2mila miliardi il debito pubblico italiano
2,5 milioni le famiglie ricche
3,2 milioni le famiglie povere

Lacrimogeni dal ministero, al Tgcom il video verità



Le immagini pubblicate in esclusiva dalla rete Mediaset mostrano chiaramente il lancio di tre candelotti di gas lacrimogeno partire dall’ultimo piano del ministero di Grazia e Giustizia di via Arenula, a Roma contro gli studenti che stavano scappando dopo la carica della polizia. Dalle immagini si vedono partire tre candelotti sparati dall’alto all’indirizzo della folla in fuga.

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/11/16/lacrimogeni-dal-ministero-al-tgcom-video-verita/211229/