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sabato 27 marzo 2021

“Lo denunciai, giro scortata: è al ministero con la Lega.” - Virginia Della Sala

 

Ieri la persona che i giornali hanno definito il suo “stalker” è entrato a far parte dello staff del sottosegretario leghista al ministero dell’Istruzione, Rossano Sasso. L’ex ministra Lucia Azzolina, oggi semplice deputata, lo ha denunciato per un video (ne aveva pubblicato uno contenente una sua foto e frame da film horror con sangue, mostri e streghe che terminava con la frase “da disoccupati saremo il vostro peggiore incubo”) e post sul suo conto su Facebook. Il 9 aprile inizierà il processo.

Azzolina, chi è Pasquale Vespa e cosa le ha fatto?

Non l’ho mai conosciuto, né mai ci siamo scambiati messaggi. Ma sui social per anni ha condotto una guerra contro di me con post sessisti e minacce, da cui poi scaturivano commenti volgari e di cattivo gusto. I peggiori istinti umani. Poi c’è stato quel video… è stato davvero brutto. Ha contribuito a far sì che fossi messa sotto scorta.

Perché questo accanimento?

È un sindacalista, rappresentante dei precari. Io ho sempre creduto nei concorsi, lui in altri procedimenti di assunzione. Riteneva che fare un concorso fosse un’umiliazione. Ha pubblicato su di me 4-5 post al giorno, per mesi, molti li ha cancellati ma ho salvato tutto. Mi sono sempre chiesta cosa pensassero i suoi studenti.

È un insegnante?

Sì, alle superiori. Tutta quell’aggressività non può appartenere a un docente. A scuola insegniamo il rispetto, l’educazione, la gentilezza e che le parole hanno un valore. Mentre lui sui social è un cyber-bullo.

È anche un rappresentante delle istanze dei lavoratori.

Per questo il suo comportamento è ancora più grave. Una cosa è la critica politica, altro l’aggressività verbale e il sessismo. Quale utilità può avere nella sua battaglia definirmi “Bocca Rouge” ovunque e vantarsi di un brutto articolo scritto sul mio rossetto rosso, quasi lo avesse vergato lui? “Ah, cosa faremmo con quella bocca” era il tono dei commenti che mi sono stati rivolti per mesi. Certo, non tutti sono penalmente rilevanti, ma l’istigazione all’odio e alla mancanza di rispetto sono innegabili. E voglio sottolinearlo di nuovo: non sono comportamenti degni di un insegnante.

Cosa si aspetta dal processo?

Credo nella giustizia.

Il sottosegretario Sasso ha difeso la sua scelta…

Dalla Lega di Salvini non mi aspetto nulla di diverso, li conosco molto bene.

E dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi?

Non credo che Bianchi sapesse, mi aspetto però che ora intervenga e prenda le distanze. Ne va dell’immagine del ministero e del corpo docente.

Cambiamo argomento: ieri il premier Draghi ha annunciato la riapertura delle scuole dopo Pasqua fino alla prima media. Ne è contenta?

Sembra di essere tornati al Conte 2. Da settembre a febbraio, 5 milioni di studenti fino alla prima classe della secondaria di primo grado sono sempre andati a scuola anche in zona rossa. Lo stop di queste settimane mi è dispiaciuto, credo sia stato poco utile e le decisioni di queste ore lo suggeriscono.

Alla fine c’è quindi continuità col suo operato?

Non ci sono grosse novità. Anche le norme che sono state scritte nel dl Sostegni sul supporto psicologico per i ragazzi le avevamo già proposte per il dl Ristori, quello che poi non è stato più fatto a causa della crisi di governo. E ho sempre ribadito ciò che ieri ha detto Draghi: il livello di sicurezza nelle scuole aumenta se vengono prese, e fatte rispettare, le misure fuori. I bambini in termini di educazioni civica sono i migliori: rispettano sempre le regole, più degli adulti. Ora mi aspetto che possano tornare in classe anche gli altri studenti, almeno al 50 per cento. Il loro disagio psicologico è enorme ed è confermato da psicologi ed esperti.

Si parla di un piano di tamponi a tappeto per gli studenti. Che ne pensa?

Otto milioni di tamponi a settimana sono tantissimi. E infatti c’è già stata una parziale retromarcia. Per i più piccoli, poi, è molto complicato trovare il metodo giusto. Noi avevamo raggiunto una intesa con le Regioni per uno screening costante a dicembre. Ma lo avevo proposto ad agosto…

Quali criticità vede per la scuola al momento, oltre il Covid?

Nel brevissimo termine deve essere pubblicata l’ordinanza sulla mobilità dei docenti. In questo periodo normalmente si inoltravano già le domande per i trasferimenti. Se non lo si fa subito, si rischia che neanche il 30 settembre ci siano i docenti in cattedra. Poi bisogna correggere le prove del concorso straordinario e assumere. Infine, stabilire le date del concorso ordinario.

IlFattoQuotidiano

giovedì 4 marzo 2021

Uomini Eni alla Farnesina: l’accordo segreto del 2008. - Stefano Vergine

 

Esclusivo. Dai tempi di B. e Putin, 11 anni fa, il gruppo può dislocare dirigenti al ministero e viceversa. Così è parte della nostra diplomazia.

C’è un accordo riservato che mette nero su bianco il segreto di pulcinella della politica estera italiana. È un protocollo d’intesa stipulato tra il ministero degli Esteri ed Eni nel 2008, finora mai pubblicato. Spiega in concreto perché il colosso petrolifero di San Donato, controllato dal Tesoro, non è una società privata come tutte le altre. L’accordo concede infatti a Eni un privilegio particolare: stanziare un proprio “funzionario” presso il ministero degli Esteri per un periodo di due anni rinnovabile all’infinito e, reciprocamente, avere nei propri uffici un “funzionario diplomatico” della Farnesina. Insomma Eni e governo italiano si scambiano pedine, così da “rafforzare il raccordo tra l’azienda e il ministero degli Affari Esteri”, dice l’accordo. In più, il gruppo privato e la Farnesina si sono impegnati a scambiarsi informazioni “sulla realtà economica, istituzionale e sociale dei Paesi oggetto di interesse”.

Lo rivela un rapporto intitolato “Tutti gli uomini del ministero” firmato da Re:Common, associazione italiana che da anni monitora l’attività di Eni nel mondo e ha, tra le altre cose, dato il via con le proprie denunce alle inchieste condotte dalla Procura di Milano per casi di sospetta corruzione in Nigeria e Repubblica del Congo. “In veste di principale compagnia energetica italiana, Eni gode di un peso rilevante sulla politica estera del nostro Paese. La protezione degli asset petroliferi del Cane a sei zampe ha motivato persino alcune delle missioni militari in cui è tuttora impegnato l’esercito italiano”, scrive Re:Common nell’introduzione del suo rapporto. Che il confine tra Eni e lo Stato italiano sia sempre stato sottile non è un segreto. “L’Eni è oggi un pezzo fondamentale della nostra politica energetica, della nostra politica estera, della nostra politica di intelligence. Cosa vuol dire intelligence? I servizi, i servizi segreti”, disse in tv nel 2014 Matteo Renzi, appena eletto presidente del Consiglio, scatenando le proteste dell’opposizione. La frase di Renzi “potrebbe essere usata da qualunque concorrente, all’estero, per bloccare contratti o gare”, commentò ad esempio Guido Crosetto, coordinatore di Fratelli d’Italia. Ma non è solo una questione commerciale. Prendiamo il caso di Giulio Regeni. Che peso ha avuto finora Eni, che in Egitto ha enormi interessi economici, nella decisione del governo italiano di non rompere i rapporti con il regime di al-Sisi? È uno dei tanti temi toccati dal rapporto di Re:Common, così come quello delle negoziazioni sul clima. “Quello in corso sarà un anno fondamentale per la politica energetica italiana”, scrive l’associazione, “e il nostro Paese avrà la co-presidenza della prossima COP 26 e quella del G20. Un tema centrale sarà proprio quello dei finanziamenti pubblici in nuovi progetti fossili. Viene da chiedersi però quali siano le possibilità concrete che l’esecutivo smetta di finanziare i devastanti progetti di Eni, fintanto che la compagnia godrà di una posizione privilegiata all’interno della stessa cabina di regia incaricata di coordinare la posizione dell’Italia nell’ambito di questi negoziati”. L’associazione ha scoperto quali sono i dipendenti Eni distaccati alla Farnesina. E due di questi avrebbero partecipato alle riunioni del ministero svoltesi in vista delle negoziazioni internazionali sul clima. Si tratta di Alfredo Tombolini, distaccato alla Farnesina dal 2016 al 2019, e di Sandro Furlan, oggi ancora in carica. Secondo Re:Common, i due manager hanno partecipato ad almeno tre riunioni delle cabine di regia su “Energia” e “Ambiente e Clima” tenutesi tra il dicembre del 2019 e la scorsa estate. Il problema, secondo l’associazione, è che così facendo la politica italiana rischia di essere troppo influenzata da Eni.

Il protocollo d’intesa tra l’azienda e il ministero dura ormai da 13 anni. È stato firmato nel settembre del 2008, quando a capo del governo c’era Silvio Berlusconi e sulla poltrona di amministratore delegato di Eni sedeva Paolo Scaroni. Due anni prima l’azienda aveva firmato con la russa Gazprom un contratto di fornitura di gas con scadenza 2035. “Visto il lungo radicamento della società in Russia e gli ottimi rapporti di cui gode con il Cremlino, Berlusconi vide in Eni un asset formidabile per la sua politica estera, tanto da permettere alla compagnia petrolifera di insediare i propri funzionari all’interno della Farnesina”, scrive Re:Common. Di sicuro il primo manager Eni distaccato al ministero degli Esteri è stato Giuseppe Ceccarini, fino ad allora responsabile delle relazioni istituzionali con la Russia per il Cane a sei zampe.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/04/uomini-eni-alla-farnesina-laccordo-segreto-del-2008/6121370/

venerdì 16 novembre 2012

Lacrimogeni dal ministero, al Tgcom il video verità



Le immagini pubblicate in esclusiva dalla rete Mediaset mostrano chiaramente il lancio di tre candelotti di gas lacrimogeno partire dall’ultimo piano del ministero di Grazia e Giustizia di via Arenula, a Roma contro gli studenti che stavano scappando dopo la carica della polizia. Dalle immagini si vedono partire tre candelotti sparati dall’alto all’indirizzo della folla in fuga.

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/11/16/lacrimogeni-dal-ministero-al-tgcom-video-verita/211229/