mercoledì 24 luglio 2013

duiucapisc? - Francesco Briganti


Vocabolario Trepaperelle … ovvero definizioni, etimologia e citazioni.
  
L’Italiano è una delle lingue, sia parlata che scritta, più difficili al mondo. La sua grammatica, la sintassi, i verbi ciascuno con tempi e modi, con le forme al passato presente e futuro, la consecutio ed infine la specificità di ogni singola parola la rendono tale. 
L’Italiano, inteso come idioma di un popolo, rispecchia o, forse, è la causa della profonda complessità del popolo che ne è padrone, genitore e figlio. 
Molti popoli al mondo sin dall’antichità hanno preferito degli ideogrammi per esprimere dei concetti anche complessi, gli antichi egizi o i moderni cinesi e giapponesi, tanto per citarne alcuni, sono tra gli esempi più lampanti; altri invece hanno affidato all’intonazione o alla diversa scrittura di uno stesso suono la differenziazione di un significato arrivando persino ad una forma sintetica di espressione fondendo in una sola lunga parola una definizione o un concetto ed è per questo che è impossibile una traduzione alla lettera da una lingua all’altra, perché un periodo correttamente espresso in una di esse riportato parimenti in un’altra potrebbe assumere diverso significato o essere del tutto incomprensibile. 
Dicevamo della specificità di ogni singola parola del nostro vocabolario; pur essendoci dei sinonimi, parole dalla scrittura e dal suono diverso ma aventi lo stesso significato, non sempre è indifferente l’uso dell’un termine o dell’altro. Ad esempio si può portare la parola fede che ha come sinonimi fiducia, ideale, credo, ma è evidente che dire ”io ho fede in Dio “ non ha lo stesso significato che dire “ io ho fiducia in Dio”; due espressioni che a prima vista rendono lo stesso concetto, ma che, analizzate, hanno un significato profondamente diverso; nel primo caso c’è una pedissequa adesione, nel secondo c’è una dichiarazione di speranza. 
Se gli esempi a cui attingere si potessero esprimere in chilometri copriremmo una distanza pari a quella che separa la terra dalla luna. 
Dunque, in Italia, tra l'italiano come lingua e l'italiano come cittadino, c’è, possiamo dire, una corrispondenza diretta tra tre concetti: un paese complicato in cui abitano dei cittadini difficili che parlano una lingua complessa. 
La sublimazione ai massimi livelli di queste specificità viene quotidianamente espressa dalla casta a cui appartengono i nostri politici. 
Essi, hanno dalla loro due motivazioni che li spingono: 
a) l’esigenza di fare delle cose sporche che non siano immediatamente ed ai più individuabili, e 
b) la necessità di riempire con il nulla arzigogolato di parole astruse il vuoto del loro agire sempre più inconcludente e pernicioso. 
Anche qui, se potessimo esprimere in peso gli esempi cui attingere, sprofonderemmo sino a raggiungere l’altra parte del mondo.
L’ultimo e ancor che significativo esempio è quello relativo alla trasformazione immediata in legge ed in sede deliberativa del nuovo 416 ter  ( variazione del 416 bis a sua volta variazione dell’art. 416 del c.p., ndr) in cui compare il concetto: 
“Chiunque accetta consapevolmente il procacciamento di voti con le modalità previste … ecc. ecc”. 
Qual è la furbata?: si è introdotta la parola “consapevolmente” e si è sostituita la parola "promessa” con “procacciamento” di modo che il cammino della giustizia diviene di fatto più complicato dovendosi dimostrare che chi procaccia voti in giro e ne ottiene dalla mafia ne deve essere coscientemente a conoscenza e non è detto che per averli abbia in cambio fatto delle promesse e, quindi, tutti i processi basati sull’ipotesi del voto di scambio dovranno essere rivisti per intervenuta differenziazione e chi se ne avvantaggerà?; indovinate!, ad esempio Cosentino (pdl), indagato per reati associativi alla camorra, il quale potrà usufruire di termini di prescrizioni abbreviati dal tutto.  Ecco amici cosa fanno lì in quel consesso di gentiluomini che risiede tra palazzo Madama e Montecitorio; giocano con le parole per scopi sporchi e nascosti invece di cercare di risolvere la montagna di problemi che affligge questo, sfortunato?, disgraziato?, rimbecillito?, PAESE ed i suoi abitanti che sono almeno tanto stronzi quanto i politici da loro eletti, altrimenti ….

Dietro il blitz a Roma la guerra delle banche Tra i «truffati» anche 8 istituti italiani. - Fiorenza Sarzanini

Andrian Yelemessov dal 2012 è ambasciatore straordinario del Kazakistan in Italia (Ansa)

Ci si interroga sui contatti tra l'ambasciatore e la Farnesina: chi gli «consigliò» di rivolgersi al ministero dell'Interno?


ROMA - Ci sono numerosi interessi, soprattutto economici, che si muovono dietro l'affaire kazako. E potrebbe essere proprio questo il filo da seguire per individuare chi ha ordinato la «consegna» della signora Alma Shalabayeva e di sua figlia Alua alle autorità di Astana. E così scoprire i retroscena dell'operazione cominciata ufficialmente il 28 maggio scorso con la visita dell'ambasciatore Andrian Yelemessov alla questura di Roma e terminata il 31 maggio alle 19 con la partenza delle due donne a bordo del jet privato della compagnia austriaca Avcon. Ma forse avviata diversi giorni prima. Si rafforza l'ipotesi che quell'espulsione servisse a far uscire allo scoperto il marito Mukhtar Ablyazov, che fosse il ricatto all'Italia dopo la fuga dell'uomo. Perché si scopre che il dissidente era in realtà scappato dalla Gran Bretagna nonostante questo gli facesse automaticamente perdere lo status di rifugiato. Braccato da chi lo accusa di aver messo in piedi una truffa da circa 10 miliardi di dollari quando era presidente della Bta, la banca più importante del Kazakistan che per questo aveva avviato contro di lui un'azione legale in Gran Bretagna, lo stesso Paese che poi decise di concedergli asilo politico. E nella lista dei creditori, si scopre adesso, ci sono anche otto istituti di credito italiani, «inseriti nell'elenco delle vittime di frodi di Ablyazov».
L'ATTIVAZIONE ITALIANA DEL 16 MAGGIO - Mario Trotta, l'ex carabiniere e adesso investigatore privato titolare dell'agenzia Sira che pedinava Ablyazov, sostiene di aver ricevuto l'incarico il 16 maggio da un'agenzia di Tel Aviv. Chi aveva ricevuto l'informazione che il dissidente era giunto a Roma e poteva essere catturato? E da chi arrivava? Il team incaricato dei pedinamenti presenta numerose relazioni alle autorità kazake, aggiornate con tutti gli spostamenti dell'uomo. L'ultima si riferisce alla serata del 26 maggio quando lo seguono mentre va a cena in un ristorante nella zona dell'Infernetto e poi fino al rientro a casa. Dopo non accade più nulla. Loro sono convinti che sia rimasto nella villetta di Casal Palocco e dunque continuano gli appostamenti. Invece Ablyazov, che si è accorto di essere sotto controllo o forse ha ricevuto una «soffiata», riesce a fuggire. Il 28 maggio l'ambasciatore Andrian Yelemessov contatta per tre volte il ministro dell'Interno Angelino Alfano. Ufficialmente non sa che la preda è ormai scappata. «Non potevo rispondere e incaricai il capo di gabinetto Giuseppe Procaccini di occuparsene», assicura. In attesa di recarsi al Viminale, contatta la segreteria del questore e poi viene ricevuto dal capo della Squadra mobile Renato Cortese. Porta i documenti per dimostrare dove si nasconde Ablyazov, ne chiede l'arresto. Ebbene, 55 giorni dopo quell'incontro, non è stato ancora svelato chi «consigliò» al diplomatico di recarsi direttamente negli uffici di San Vitale. Generalmente gli ambasciatori hanno come interlocutore la Farnesina. Possibile che Yelemessov non attivò subito quel canale? Possibile che non parlò con nessuno degli Esteri, prima di bussare alle porte del ministero dell'Interno?
NELLA LISTA UNICREDIT E MEDIOBANCA - Eppure Ablyazov era al centro di un vero intrigo internazionale, come dimostrano i documenti raccolti in Gran Bretagna. La scoperta di un «buco» di almeno 10 miliardi di dollari viene scoperto dalla Bta nel febbraio 2009. Si decide così «una ristrutturazione grazie al Fondo sovrano Samruk Kazyna», ma soprattutto si scopre che mentre ricopre l'incarico di presidente, Ablyazov avrebbe concesso «ingenti prestiti a enti impossibili da individuare, spesso senza garanzie». Il sospetto è che tra questi ci fossero «organizzazioni di cui lo stesso Ablyazov era proprietario e beneficiario». Sono proprio gli atti raccolti nel Regno Unito a rivelare che «tra i creditori che a livello internazionale erano stati vittime delle frodi di Ablyazov figuravano i seguenti istituti di credito italiani: Unicredito italiano, Banca popolare di Vicenza, Banca Monte dei Paschi di Siena, Mediobanca, Banca agricola mantovana, Banca nazionale del lavoro, Banca Antonveneta, Banca Ubae». Tutti insieme hanno ottenuto il sequestro dei suoi beni.
LE VILLE CON PISCINA E SALE DA BALLO - Sono proprio i documenti allegati al fascicolo della Corte britannica e rivelare come le proprietà di Ablyazov avessero un valore oscillante tra i 41 e i 46 milioni di sterline e nell'aprile scorso i giudici hanno autorizzato i liquidatori alla vendita delle proprietà immobiliari. Il bene di maggior pregio è «Carlton House, villa a nord di Londra, acquistata nel 2006 attraverso una società offshore per 15,5 milioni di dollari. È composta fra l'altro da una sala da ballo di circa 50 piedi, una biblioteca, 9 camere da letto, una piscina e un bagno turco da 12 persone».
In vendita anche «Oaklands Park, nel Surrey, acquistata nel 2006 attraverso una società offshore per 8,15 milioni di sterline. È composta da 100 acri di terreno e otto case». E poi c'è «Alberts Court, appartamento che si trova a St.John's Wood a Londra, acquistato nel 2008 attraverso una società offshore per 965 mila sterline». Questa è la fortuna di Ablyazov. Difficile credere che dietro la vicenda che riguarda la sua famiglia non ci sia soprattutto la battaglia per mettere le mani sul suo patrimonio.

martedì 23 luglio 2013

Cava Grande del Cassibile, fine di un sogno?


Prima l’Isola della Correnti, oggi i “laghetti” di Cava Grande. Una maledizione sembra abbattersi su alcuni dei più bei siti naturalistici della Sicilia, presenti nel siracusano. Diversamente dalle favole, però, in questo caso non ci sono orchi cattivi. Più semplicemente,interessi economici e speculativi sembrano farla da padroni.
Come scrive Giovanni Scalia sul Giornale Siracusa, “la riserva naturale Cava Grande del Cassibile (SIC ITA090007) […] i delicati e unici ecosistemi […] corrono un gravissimo pericolo”. Un pericolo determinato dalla scelta dellaSOAmbiente di “aprire, prosegue Scalia, una discarica a Stallaini in una cava di pietra dismessa ubicata a soli 350 m dalla riserva e a 80 da uno degli affluenti del fiume Manghisi”.
In effetti, il governo regionale aveva revocato tutti i permessi, revoca confermata dal TAR di Palermo, ma il Tribunale di Appello ha dato ragione all’azienda.
Chi è stato almeno una volta nella riserva ricorda tanta fatica, soprattutto nel momento della risalita, ampiamente ricompensata dall’aver passato una giornata in un luogo che non è eccessivo definire ‘magico’, in qualunque direzione si decidesse di andare.
Fortunatamente, tante associazioni(Acquanuvena, Albergatori di Noto, Natura Sicula, Case Sparse nell’Agro Netino, Ente Fauna Siciliana, Noto Ambiente, Paesaggio è Futuro, Sciami, e rischiamo di dimenticarne qualcuna) non sono state disponibili a far finta di nulla.
La discarica, proprio, non la vogliono. Innanzitutto perché in essa possono essere conferiti amianto, rifiuti solidi prodotti da operazioni di bonifica dei terreni, metalli non ferrosi e non meglio identificati, rifiuti non biodegradabili.
Ma, anche, perché il piano paesaggistico nella zona di Stallaini vieta esplicitamente di realizzare discariche. Conseguentemente, fanno appello all’Amministrazione comunale di Noto di fare quanto in suo potere per opporsi a questa operazione che, peraltro, produrrebbe anche gravissimi problemi economici, visto che i “laghetti” rappresentano una grande attrattiva turistica.
Chiedono a tutte le amministrazioni locali cointeresssate di concordare, coinvolgendo anche i parlamentari siciliani, le azioni da intraprendere. E, infine, alla Sovrintendenza di Siracusa di revocare, alla luce del piano paesaggistico, il permesso frettolosamente concesso.
In sostanza, tocca ancora una volta alle associazioni e ai volontari il compito di difendere concretamente la nostra Costituzione che “tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione” (art.9) e il nostro diritto alla bellezza.

lunedì 22 luglio 2013

Gli assenteisti del lunedì.



"Avviene ogni lunedì: l'aula della Camera è vuota. Questo lunedì però è particolare, sarà così solo per la mattinata, a partire dalle 16 infatti si vota quindi l'aula sarà piena (la diaria viene decurtata di 206,58 euro per ogni giorno di assenza dalle sedute in cui si svolgono votazioni con il procedimento elettronico). A questo punto non avendo interlocutori con cui portare avanti la discussione generale, se non gli stretti indispensabili che dovranno intervenire a nome del proprio partito assente, la nostra presenza in aula a che serve? Per fare le assemblee del M5S non c'è bisogno di usare addirittura l'Aula. Ogni tanto si accorgono del bizzarro fenomeno anche le alte cariche istituzionali, per esempio se ne accorse la presidente Boldrini quando si parlava della ratifica della Convenzione di Istanbul, tema a lei molto caro, e manifestò pubblicamente il proprio disappunto. Ok, e poi?" Giulia Di Vita, M5S Camera

http://www.beppegrillo.it/2013/07/gli_assenteisti_del_lunedi.html

domenica 21 luglio 2013

Spatuzza: “C'era lo Stato nel garage per preparare l'autobomba”.

spatuzza-gaspere-procLa voce di Spatuzza risuona nell'atrio della facoltà di giurisprudenza durante la conferenza “Paolo Borsellino: La mafia mi ucciderà ma saranno altri a volerlo”. Per la prima volta sono state fatte sentire le parole del collaboratore di giustizia di Brancaccio raccolte durante il processo Borsellino Quater quando ha parlato di un uomo a lui sconosciuto, presente nel giorno della preparazione dell'autobomba. “Non lo conoscevo. Ho un'immagine sfocata di quella persona di 50 anni circa. Ho cercato di chiarire chi fosse in questi anni, di chiarire quest'aspetto così delicato, ma non ci sono riuscito. Per me questo è un aspetto fondamentale da chiarire e finché non si è chiarito per me è un problema serio per la mia sicurezza perché ho interesse che sia in carcere più che sia fuori e siccome si presume che questi possa appartenere alle forze dell'ordine. 
Posso escludere però, in base a quelle che erano le mie conoscenze, che fosse organico alle famiglie mafiose”. “A Spatuzza è stata fatta un'intimidazione – ha detto il direttore di ANTIMAFIADuemila Giorgio Bongiovanni – in quanto era stato tolto dal programma di protezione nonostante stesse facendo importanti rivelazioni”. Tra queste anche quelle sull'incontro al bar Doney avuto con Giuseppe Graviano nel mese di gennaio prima dell'arresto del capomafia di Brancaccio e prima del mancato attentato all'Olimpico. “Con Graviano ci vedemmo una settimana prima al bar Doney, a Roma. Lui era felice, mi disse che avevamo il Paese nelle mani grazie ad alcune persone serie che non erano come i 'quattro crasti' dei socialisti che prima avevano preso i voti poi ci avevano fatto la guerra. Poi mi fece il nome di Berlusconi e del nostro compaesano Dell’Utri” raccontò ai giudici durante il processo all'ex senatore del Pdl”.

http://www.antimafiaduemila.com/2013071944161/focus/spatuzza-cera-lo-stato-nel-garage-per-preparare-lautobomba.html

Facebook compra l'azienda del genio italiano che il nostro Paese ha respinto.

     Mark Zuckerberg, fondatore e azionista di maggioranza di Facebook (Reuters)

Il colosso Usa acquista la «Monoidics» di Dino Distefano, siciliano a Londra: «Fa il miglior software di debugging».

LONDRA - L’Italia entra nel «cervello» di Facebook. Parliamo del suo cervello tecnologico, dei suoi software, dei suoi algoritmi. Ed il merito di questo passaggio, di questa «conquista» (enfatizzando un po’) è di Dino Distefano il genio informatico che viene dalla provincia catanese (è di Biancavilla) ma è poi migrato a Londra perché per lui nelle università italiane non c’era posto.
L’ACQUISIZIONE – Cominciamo con l’ultimo capitolo della sua storia. Facebook ha comperato la «Monoidics», la start up che lo stesso ricercatore quarantenne, oggi docente alla Queen Mary University, ha fondato coi suoi amici e colleghi (Cristiano Calcagno un altro italiano, poi Peter O’Hearn e il coreano Hongseak Yang). E’ un team affiatato di scienziati che ha stabilito il suo quartier generale nell’East londinese, nella «Silicon Valley» londinese.
IL PROGRAMMA – Dino Distefano, che partendo dall’ «età della pietra» come ha sempre confessato, cioè dalla passione adolescenziale per il Commodore, è arrivato a guadagnarsi nel novembre scorso il premio più prestigioso della Royal Society, ha inventato e brevettato il «software dei software», ovvero quella «medicina» che consente di monitorare preventivamente i sistemi tecnologici, correggendo in tempo gli errori e impedendone il default.
MONOIDICS – Il «software dei software», chiamato Infer, ha da subito attirato le attenzioni di grandi multinazionali del settore aerospaziale e automobilistico (ad esempio Airbus e Mitsubishi lo hanno adottato per rilevare i difetti dell’elettronica sui velivoli prima dell’accensione dei motori e degli impianti di frenata). Ora il colpo grosso.
FACEBOOK – Il colosso dei social network ha proposto alla Monoidcs l’accordo: vi compriamo, entrate e lavorate per noi nella nostra sede di Londra. Il motivo lo spiegano gli stessi responsabili di Facebook: «Monoidics produce il migliore software di analisi di altri software, in grado di identificare ed eliminare i bug. Ed è ciò che noi intendiamo utilizzare per le nostre applicazioni destinate ai dispositivi mobili».
LE CONSEGUENZE - In pratica, Facebook vuole eliminare i difetti riscontrati nella digitazione e nella consultazione del social network attraverso i cellulari e i tablet. Per farlo ha valutato e ha scelto: l’intero team dello scienziato Dino Distefano entra nella società di Mark Zuckerberg (i contenuti economici non sono ancora noti). Così in Facebook scorrerà sangue italiano, anche se di nostre eccellenze costrette alla fuga.

Barriera umana a protezione.



Poche ore fa un gruppo di volontari ha permesso alle tartarughe marine dell'isola caraibica Bonaire di raggiungere il mare subito dopo la schiusa delle uova. Creando un corridoio umano hanno indicato la strada alle tartarughe difendendole anche dagli attacchi degli uccelli. Ecco le meravigliose immagini di questa migrazione verso il mare.

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