domenica 10 novembre 2013

Cina, scoperti resti di nuova specie umana? - Paolo Ferrante

Una ricostruzione artistica di un fossile di una specie finora sconosciuta dell'età della pietra, che presenta un singolare incrocio di tratti arcaici e modern. Crediti: Art copyright by Peter Schouten
Una ricostruzione artistica di un fossile di una specie finora sconosciuta dell'età della pietra, che presenta un singolare incrocio di tratti arcaici e modern. Crediti: Art copyright by Peter Schouten

Resti fossili ritrovati in due grotte nel sud-ovest della Cina hanno rivelato un’inedito popolo dell’età della pietra e gettano un nuovo sguardo sull’evoluzione umana recente ,con implicazioni sorprendenti su quello che si pensava essere il popolamento iniziale dell’Asia.
I fossili appartengono ad una popolazione con un mix molto particolare di caratteristiche anatomiche, sia arcaiche che moderne, e sono i più giovani del loro genere mai ritrovati nell’Asia orientale.
Datati ad appena 14.500 – 11.500 anni fa, questi esseri umani avrebbero condiviso quei territori con gli uomini moderni in un momento in cui iniziavano ad apparire i primi segni dell’agricoltura in Cina, secondo un team internazionale di scienziati guidati dal professore associato Darren Curnoe, della University of New South Wales, e il professor Xueping Ji dell’Istituto Yunnan.
I dettagli della scoperta sono stati pubblicati sulla rivista PLoS One. Il team è stato cauto riguardo alla classificazione dei fossili, a causa del loro singolare mosaico di caratteristiche.
“Questi nuovi fossili potrebbero essere di una specie precedentemente sconosciuta, che è sopravvissuta fino alla fine dell’ultima era glaciale circa 11.000 anni fa”, dice il professor Curnoe.
“In alternativa, potrebbero rappresentare una migrazione precedente e sconosciuta finora di esseri umani moderni dall’Africa, una popolazione che non può aver contribuito geneticamente alle persone che vivono oggi nella regione”.
I resti di almeno tre individui sono stati trovati dagli archeologi cinesi a Maludong (detta anche Grotta dei Cervi Rossi), vicino alla città di Mengzi nella provincia dello Yunnan nel 1989. Tali resti sono rimasti sconosciuti fino a quando non è iniziata questa ricerca nel 2008, che ha coinvolto scienziati di sei istituzioni cinesi e cinque australiane.
Un geologo cinese ha trovato un quarto scheletro parziale nel 1979 in una grotta vicino al villaggio di Longlin, nella vicina regione autonoma Guangxi Zhuang. Anche in questo caso, lo scheletro  è rimasto rinchiuso in un blocco di roccia fino al 2009, quando il team internazionale ha finalmente estrato e ricostruito i fossili.
I crani e i denti provenienti da Maludong e Longlin sono molto simili gli uni agli altri e mostrano una miscela insolita di caratteristiche anatomiche arcaiche e moderne, così come alcuni tratti inediti.
Mentre l’Asia oggi contiene più della metà della popolazione mondiale, gli scienziati sanno ancora poco su come l’uomo moderno si sia evoluto dopo che i nostri antenati si stabilirono in Eurasia circa 70.000 anni fa, osserva il professor Curnoe.
Il motivo per cui gli scienziati ha chiamato questi uomini la “Gente del Cervo Rosso” è perché sono stati ritrovati resti cotti di cerco, di una specie ormai estinta, proprio nella grotta in cui sono stati ritrovati i resti umani, nella grotta di Maludong.
La scoperta giunge davvero nuova, visto che fino ad ora nessun fossile più giovane di 100.000 anni è stato trovato in Asia orientale che non fosse della nostra specie (Homo sapiens). Questo sta a indicare che (o almeno finora si assumeva) la regione era priva di nostri cugini evolutisi prima dell’arrivo dei primi esseri umani moderni. La nuova scoperta suggerisce che non è questo il caso.
Nell’ultimo decennio, l’Asia ha riportato alla luce l’enigmatica civiltà dell’Homo floresiensis, in Indonesia, subito soprannominata degli Hobbit a causa della loro statura piccola. Inoltre, negli esseri umani moderni di ceppo asiatico è stata intravista la presenza genetica (e quindi l’avvenuto incrocio) con la popolazione dei Denisovani, che vivevano in Siberia e che si pensavano un’altra specie umana.
“La scoperta della Gente del Cervo Rosso apre il prossimo capitolo nella storia evolutiva umana – il capitolo Asia – ed è una storia che sta appena iniziando a essere raccontata,” dice il professor Curnoe.

sabato 9 novembre 2013

Cos'è lo spred. - Nando Ioppolo

Che bello lavorare a Montecitorio: 1.494 dipendenti d’oro.

Il personale di Montecitorio è costituito da 1.491 dipendenti diviso in cinque livelli retributivi, a questi numero vanno aggiunti il segretario generale (Ugo Zampetti) e i due vice (Guido Letta e Aurelio Speziale), per un totale complessivo di 1.494 dipendenti. Dipendenti d’oro.
Lo stipendio più elevato è quello dei segretario generale che, al momento dell’assunzione dell’incarico era pagato 406.399,02 euro, seguito a poco più di 100mila euro di distanza dai suoi due vice, a quota 304.847,29 euro. Gli stipendi hanno aumenti biennali del 2,5 per cento.
Ma anche Barbieri, elettricisti, centralinisti e falegnami sono lavori da stipendi d’oro alla Camera dei deputati. Gli operatori tecnici (barbieri, elettricisti, centralinisti, falegnami) iniziano la loro vita lavorativa alla Camera con uno stipendio di 30.351,39 per arrivare, dopo 40 anni di anzianità, a 136.120,45. Cifre analoghe a quelle degli assistenti parlamentari per i cosiddetti “commessi”, che guadagnano inizialmente poco più di 34mila euro, ma poi hanno avanzamenti economici identici a quelli degli operatori tecnici, fino a svettare oltre i 136mila euro dopo 40 anni di attività. Partono da poco più di 30mila euro gli stipendi dei collaboratori tecnici neoassunti, che sono i tecnici per le riprese audio e video della web tv di Montecitorio. I loro stipendi progrediscono più rapidamente delle altre due categorie, oltre i 61mila euro già dopo il decimo anno, oltre 101mila dopo il 20° anno, oltre 136mila dopo il 30° anno, oltre 145mila dopo il 35° anno di attività, per svettare sopra i 152mila euro dopo quarant’anni di attività. Beati loro!!!
consiglieri parlamentari che svolgono funzioni di organizzazione e direzione amministrativa; di revisione e controllo delle procedure amministrative e contabili, di certificazione, di consulenza procedurale, di studio e di ricerca, di assistenza giuridico‐legale, di organizzazione e direzione delle attività connesse alle relazioni istituzionali con enti nazionali ed internazionali (sono, in pratica, i funzionari della Camera dei deputati), partono da una retribuzione di ingresso di oltre 64mila euro. Dopo 10 anni sono poco al di sotto dei 145mila euro, dopo venti superano i 228mila. Dopo trent’anni di anzianità si possono portare a casa 318mila euro, dopo i 40 anni volano a 358mila euro.
L’ultima “fascia” che riserva le maggiori sorprese è quella del segretario parlamentare, cioè i segretari dei vari uffici, commissioni,  con stipendi compresi in una forbice fra i 34mila euro e i 156mila. Poi ci sono i documentaristi e i ragionieri di Montecitorio che hanno uno stipendio di ingresso di poco meno di 40mila euro, ma possono giungere dopo 40 anni di attività a 237mila euro.
C’è da ricordare che gli straordinari non sono retribuiti, non si può svolgere un secondo lavoro e che gli assunti dal 1 febbraio 2013 hanno stipendi ridotti del 20%, come deciso dal Consiglio di Presidenza recentemente.
Dopo tutte queste cifre, quanti di voi sognano di lavorare alla Camera? Tutti! Bene ma come si fa ad essere assunti? 
Alla Camera si viene assunti esclusivamente attraverso pubblico concorso che prevede l’espletamento di prove scritte e orali molto selettive, dirette a verificare il possesso di un patrimonio di conoscenze specialistiche relative a settori assai diversi tra loro, quali quelli giuridico, economico, finanziario, umanistico, linguistico e tecnico, in relazione ai diversi livelli e professionalità da reclutare. A titolo di esempio si riportano le prove che sono previste per il concorso per consiglieri parlamentari.
Consiglieri Prova selettiva (attraverso lo svolgimento di quesiti a risposta multipla, alla cui correzione si procede in modo automatizzato) – Diritto costituzionale, anche con riferimento ai principali caratteri degli ordinamenti costituzionali dei Paesi dell’Unione europea – Diritto e procedura parlamentare – Diritto amministrativo – Diritto civile - Diritto dell’Unione europea – Politica economica.
Prove scritte – Storia d’Italia dal1848 ad oggi – Diritto costituzionale, con eventuale riferimento anche ai principali caratteri degli ordinamenti costituzionali dei Paesi dell’Unione europea e dell’ordinamento dell’Unione europea – Diritto e procedura parlamentare – Diritto amministrativo, con eventuale riferimento anche alla contabilità dello Stato e degli enti pubblici – Lingua straniera, da scegliere tra inglese, francese, tedesco e spagnolo – Diritto civile – Politica economica. Prova orale. La prova orale consiste in un colloquio sulle materie oggetto della prova selettiva e su tutte le materie oggetto delle prove scritte. Nel corso della prova orale si procede altresì all’accertamento della capacità di utilizzo di un personal computer per la produzione di documenti, con particolare riferimento alle tecniche di ricerca, attraverso Internet, di dati e documenti disponibili presso i principali siti istituzionali. Lingue straniere oggetto della seconda prova orale, a carattere facoltativo: Inglese; Francese; Tedesco; Spagnolo.
E quali sono le caratteristiche richieste a chi lavora alla Camera dei Deputati? L’imparzialità caratterizza l’operato dell’intero corpo del personale della Camera, cosa che è necessaria e funzionale in un contesto parlamentare nel quale sono rappresentate le diverse forze politiche. Tale imparzialità riguarda i singoli dipendenti e l’apparato nel suo complesso, che, con elevati livelli di qualità professionale, svolge i propri compiti secondo metodi di lavoro, regole e procedure predeterminate. Le funzioni dei Servizi e degli Uffici sono assolte con tempestività, in relazione all’esigenza degli organi parlamentari di svolgere pienamente e senza alcun ritardo le proprie funzioni. I Servizi e gli Uffici della Camera devono, dunque, garantire risposte in ‘tempi reali’ alle diverse esigenze istruttorie, affinchè le questioni tecniche non impediscano, né differiscano i tempi della decisione politica. La disciplina dell’orario di lavoro dei dipendenti della Camera risponde all’esigenza di assicurare il pieno supporto all’attività degli organi parlamentari. Ai dipendenti è dunque richiesta la massima disponibilità sia in termini di durata e flessibilità della presenza in servizio (legata ai lavori parlamentari e alla loro frequente imprevedibilità, sia in termini di reperibilità al di fuori dell’orario di lavoro).
Ora che sapete tutto potete provarci ma ricordate che con la raccomandazione tutte queste pratiche e conoscenze non servono…..

I Letta tengono famiglia.

    


"Ma i Letta che vivono sulle spalle dello Stato quanti sono?
Oggi apprendo che il vicesegretario generale della Camera prende 305.000 euro l'anno lordi e si chiama Guido Letta, cugino del presidente del consiglio Enrico e nipote di Gianni. Non ho parole." Massimo Lafranconi, Lecco




http://www.beppegrillo.it/2013/11/i_letta_tengono_famiglia.html

M5s

Regione Sicilia, 14 milioni per editoria. Consenso bipartisan, M5S compresi. - Giuseppe Pipitone

Rosario Crocetta


I fondi comunitari da spartire tra quotidiani, tv e siti locali, oltre a un finanziamento da 400mila euro. Il ddl spinto da Pdl, Pd e centristi. Il grillino Cancelleri: "Se è per adeguamenti tecnologici voteremo sì, ma non deve essere soccorso per giornali amici".

Quattrocentomila euro elargiti subito e ben 14 milioni per il 2014. E’ un piatto ricco, anzi ricchissimo, quello messo sul tavolo dall’Assemblea Regionale Siciliana, che ha portato in aula l’atteso disegno di legge per gli aiuti all’editoria. Un malloppo che, stando al bozza di legge, andrebbe a spartire 14 milioni di euro di fondi comunitari a periodici on-line e cartaceiagenzie e televisioni private per tutto il 2014. Entro dicembre invece, l’editoria siciliana potrà beneficiare di tre tipi di contributi, per un totale di quattrocentomila euro: duecentomila per chi ospiterà sui propri canali informazione istituzionale, centomila per le aziende editoriali impegnate in nuovi investimenti ed altri centomila per coprire le passività onerose.
Un piatto che fa gola a moltissime testate, e che fino ad oggi è stato pensato – forse non a caso – in maniera molto generica: l’unico requisito sostanziale per le società editoriali è avere una sede nell’isola che produca almeno il 60 per cento del fatturato totale. Opzione molto comune, dato che in Sicilia le televisioni a diffusione locale sono diverse, come pure numerosissimi sono ormai diventati i quotidiani online, sia regionali che cittadini. Rimane invece ferma al palo del duopolio l’informazione quotidiana su carta, da decenni appannaggio equidiviso del Giornale di Sicilia e de La Sicilia.
Le norme poco nette sull’accesso agli aiuti economici però hanno bloccato il disegno di legge a Sala d’Ercole: mentre si aspetta che il governo garantisca la copertura finanziaria, i parlamentari dovranno quindi produrre emendamenti al ddl, che fino a questo momento è stato ampiamente condiviso da tutti gli schieramenti. Aiutare l’editoria con fondi pubblici, insomma, è un’operazione bipartisan, piace a molti e fa comodo a tutti: non è un caso se il disegno di legge sia il prodotto di tre diverse proposte, provenienti rispettivamente dal Pd, dal Pdl, e da Articolo 4, neonato gruppo parlamentare di area centrista che appoggia Rosario Crocetta, creato dal sempreverde Lino Leanza (già vicepresidente di Totò Cuffaro e alleato di Raffaele Lombardo).
Il disegno di legge però potrebbe a sorpresa riscuotere l’apprezzamento anche del Movimento Cinque Stelle, da sempre contrario agli aiuti pubblici per i giornali. “Quei 14 milioni – spiega il capogruppo Giancarlo Cancelleri – sono soprattutto aiuti per adeguamenti tecnologici dovuti al passaggio al digitale terrestre, non li considererei aiuti pubblici tout court. Potremmo anche votarlo quel ddl, anche se al momento siamo perplessi. E’ certo però che quel disegno di legge va studiato riga per riga: vogliamo capire se si tratta di un’operazione per garantire la pluralità di informazione o è solamente un modo per aiutare i giornali amici”.
Tra i corridoi di Palazzi dei Normanni, le voci di nuovi emendamenti che aprirebbero le casse ad alcune società editrici piuttosto che ad altre corrono veloci. È il caso di alcune modifiche che potrebbero essere presentati dal Pdl, per inserire nell’elenco dei beneficiari anche Il Quotidiano di Sicilia, testata economica catanese. Sullo sfondo però fa silenziosamente capolino anche il file rouge che collega Catania direttamente a Palazzo d’Orleans. In molti non hanno dimenticato il trattamento generoso riservato al governatore in campagna elettorale dalla Sicilia di Mario Ciancio Sanfilippo, ancora oggi indagato dalla procura etnea per concorso esterno a Cosa Nostra. “Evidentemente Ciancio vedrà in Crocetta il garante di certi interessi che possono essere mantenuti solo con un presidente vicino e non in modo diverso” diceva più di un anno fa al fattoquotidiano.it Claudio Fava, in quel momento candidato alla presidenza regionale.
E in attesa di capire se votarlo o meno, il capogruppo dei Cinque Stelle Cancelleri sintetizza così il punto nevralgico del ddl sugli aiuti all’editoria: “Il nodo è uno – spiega – capire se questo disegno di legge sia un abito cucito su misura per rimpinguare le casse dei soliti grandi editori noti a tutti”.

Squallore mediatico italiano. Chi (e che cosa) c'è dietro la visita di Enrico Letta in Irlanda e delle sue esternazioni. - Sergio Di Cori Modigliani



Media e potere in Italia.

Ieri, la notizia del giorno, tra lazzi e frizzi di varia natura, è stata quella relativa alle dichiarazioni rilasciate dal nostro premier alla stampa irlandese. Considerata talmente importante da spingere -tanto per fare un esempio- la nostra Lilly Gruberberg a dedicarle uno spazio nella puntata del suo show 8 e 1/2.
Peccato che la notizia fosse un'altra.
Peccato, soprattutto, che l'abbiano presentata in maniera sbagliata, mettendo quindi l'audience nella condizione di essere passivamente manipolata.
Così vanno i media in Italia.
Ma non si tratta della consueta, ormai noiosissima, denuncia della corruzione intellettuale dei professionisti della cupola mediatica. Si tratta della salute del nostro paese.
Il comportamento dei media, in epoca attuale post-moderna, è fondamentale come termometro e sintomo che rivela (e rileva) la tenuta degli equilibri sociali e spiega al mondo intero che cosa effettivamente sta accadendo in quel paese. 
Non è certo un caso che, lanciando la novità della nuova piattaforma on line per la votazione sui propri progetti, Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, potendo scegliere uno qualunque tra i primi dieci punti del programma cinque stelle, abbiano deciso di optare per la richiesta dell'abolizione immediata di qualunque finanziamento pubblico statale a favore dell'editoria. Purtroppo si sta parlando troppo poco (non è un caso) di questo punto essenziale.
Per poter dire a se stessi che ci si sta muovendo verso un riconoscimento dell'esistenza del concetto di cittadinanza come "soggetto politico che merita una voce" è necessario spezzare l'anello di collusione complice tra le istituzioni dello Stato, il mondo della politica e quello della professione mediatica. 
L'evento di ieri ne è una testimonianza chiara e netta.
E' anche il sintomo di una situazione di disgregazione del tessuto intellettuale della nazione e di un vero e proprio sgretolamento del sistema.
La notizia, di per sè, appartiene al territorio dello squallore. E lì sarebbe rimasta.
Ma i media l'hanno ripresa e, per scelta, l'hanno ampliata, commentata, amplificata e di conseguenza -pur tra le risa soffocate a stento- hanno in qualche modo attribuito una qualche dignità all'evento. 
Nel mondo attuale ciò che conta non è più "il dato oggettivo", che è stato cancellato e annullato del Senso per dare modo all'oligarchia di poter sostenere bugie e falsità. Ciò che conta, come ho detto altre volte, è quanto e come e dove e da parte di chi, un certo evento, una frase, una citazione, vengono commentate, analizzate, dibattute. E a quel punto, la responsabilità passa dalle mani di chi ha pronunciato una certa frase nelle mani di coloro che l'amplificano. Domattina, Belen Rodriguez potrebbe anche sostenere una sua idea personale (anche la più strana e disparata) sull'attività intellettuale di Simone de Beauvoir, ne ha il diritto, fa parte della libertà di opinione garantita a tutti. Ma se i media ci si buttano sopra e cominciano a diffonderla e da lì aprono un dibattito su quella frase, la notizia a monte diventa un'altra, ovvero, in questo caso, "Belen Rodriguez è considerata una persona abilitata a poter lanciare un dibattito su una grande intellettuale europea".
Veniamo, dunque, al punto del post.
Nessuno -su nessun giornale- ha spiegato agli italiani come mai, in questo momento così delicato per il paese, Enrico Letta e Fabrizio Saccomanni, invece di starsene rinchiusi dentro una stanza a Palazzo Chigi a parlare con i sindacati, gli imprenditori, i portavoce dell'opposizione, per trovare il bandolo della matassa, se ne sono andati l'uno a Londra e l'altro a Dublino. A fare che?
A fare le stesse identiche cose che Mario Monti e Corrado Passera (loro predecessori) erano andati a fare, a Londra e a Dublino, nella prima metà del Gennaio 2012, tornando (allora) trionfanti in patria. E' un copione consueto e stabilito dalla gerarchia oligarchica italiana. 
Il punto è che la situazione è diversa, ma il governo italiano non lo ha capito.
Io la vedo cosi: mentre Saccomanni andava a Londra alla sua riunione con le logge massoniche che contano, per garantirsi l'appoggio della finanza inglese e valutare il tipo di (s)vendita delle proprietà statali, Letta andava a Dublino per una riunione con gli alti vertici vaticanensi locali che da secoli hanno rapporti privilegiati con i loro cugini anglicani della finanza inglese. Prima di partire per Dublino, Enrico Letta ha un'idea (nella sua mente) geniale: rilasciare una intervista in esclusiva alla stampa irlandese. Essendo abituato al modello italiano, ovvero le informazioni si danno soltanto ai giornalisti amici degli amici, chiede ai suoi "chi c'è dei nostri?" e lì arriva la dritta dallo zietto "c'è il corrispondente di Irish Times dal Vaticano, una firma di prima caratura". E così, Letta lo convoca a Palazzo Chigi e fa le sue dichiarazioni. Questo giornalista le invia per e-mail a Dublino e vengono pubblicate mentre letta sta arrivando lì.
Primo errore (??) della stampa italiana: se Letta ha convocato un giornalista irlandese a Palazzo Chigi e ha parlato con lui, sostenere che in Irlanda ha parlato con la stampa è falso.
Ma chi è il giornalista irlandese prescelto? Un esperto di economia? Un esperto di politica? 
Si chiama Paddy Agnew, e' un esperto di calcio. Arriva nel 1985 a Roma, con la moglie. Fa il free lance e scribacchia notizie sportive su Irish Times. Frequenta l'ambiente del pallone e diventa amico di Galliani, che poi sarà il presidente del Milan, il quale lo fa accreditare presso il Vaticano. Scrive di calcio, parla soltanto di quello, ma ogni tanto elabora degli editoriali che escono in Irlanda, schierandosi a favore della curia reazionaria romana, quella contraria al papa, tanto per intendersi. Nel 2005 scrive un libro che si chiama "Forza Italia" dove parla di calcio e politica, presentando al pubblico anglosassone l'epopea berlusconiana come la spina dorsale del paese che si va modernizzando, dal quale imparare. Fa carriera, diventa sodale di Gianni Letta. Ma il 27 febbraio 2013 va a sbattere. Perchè Ratzinger si arrabbia per davvero. 
In data 27 febbraio 2013 sul più importante sito cattolico al mondo in lingua inglese, The Catholic News Agency, viene pubblicato un lungo reportage nel quale si racconta che il nostro Paddy ha un vizietto davvero brutto per un giornalista: copia. Riporta, infatti, un articolo da lui pubblicato interamente copiato dal quotidiano la Repubblica, a firma Conchita de Gregorio. Trovate tutto qui:http://www.catholicnewsagency.com/column.php?n=2489). 

Il punto è il seguente: come mai Enrico Letta sceglie un giornalista come questo?
Come mai, in questo momento?
Come mai ha escluso altri, forse più bravi, giornalisti irlandesi optando per un corrispondente sportivo, esperto di calcio, attaccato e sbugiardato dalla corrente papista del Vaticano? (quella progressista vicina a Bergoglio, tanto per intendersi).

Questa è la notizia del giorno.
Non ciò che Letta ha detto nel suo volgarissimo delirio, meritevole di platea calcistica.

Così gestiscono i media in Italia.

La scelta di Paddy Agnew non è stata casuale nè fortuita.

E' parte del consueto copione democristiano doppiogiochista.

Tutto qui.

L'intera cupola mediatica nazionale si è inchinata e si è comportata di conseguenza, aggiungendo squallore a squallore..


http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2013/11/squallore-mediatico-italiano-chi-e-che.html