Una bambina palistinese ferita in un ospedale della Striscia di Gaza - Ancora raid israeliani sulla Striscia. Il bilancio delle vittime a quota 216.
Quattro bambini sono rimasti uccisi oggi a Gaza, nel corso dei raid israeliani. Le vittime, riferiscono fonti palestinesi, sono state colpite da proiettili provenienti dal mare, probabilmente da una motovedetta, mentre si trovavano in un bar sulla spiaggia.
Israele è tornato a mettere in guardia la popolazione di Gaza, chiedendo ai 100mila persone di lasciare le proprie case e tornando a minacciare di far entrare i blindati e le ruspe nella Striscia. «Non saremo in grado di garantire un’estate serena ai nostri figli senza un’operazione di terra a Gaza», ha avvertito il ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman, secondo cui Israele deve impiegare ogni mezzo per garantire la sicurezza dei suoi cittadini. Ma in serata gli israeliani hanno accolto la richiesta dell’emissario dell’Onu per la regione Robert Serry: domani osserverà a Gaza una tregua umanitaria di sei ore. Ancora non è noto se in parallelo anche Hamas sospenderà i lanci di razzi verso Israele.
Al nono giorno dell’offensiva Margine Protettivo, il bilancio dei morti è arrivato a 216, con oltre 1.550 feriti (in uno degli ultimi raid è morto anche un ragazzino di 10 anni). Nella notte Israele ha bombardate le case di vari capi di Hamas e della Jihad, in gran parte vuote. Dalla Striscia sono partite nuove raffiche di razzi, almeno sei intercettati da Iron Dome nei cieli di Ashkelon. Ma proprio perché evidentemente prevede una più intensa offensiva, Israele nella notte ha intimato agli abitanti del settore orientale e settentrionale di Gaza di lasciare le proprie case con messaggi telefonici e volantini. Un avvertimento in gran parte ignorato, sia perché nessun punto di Gaza è considerato sicuro e sia perché Hamas continua a liquidare gli avvertimenti come «guerra psicologica». E mentre il presidente palestinese, Abu Mazen, vola al Cairo per cercare un soluzione alla crisi, la diplomazia mondiale si muove e chiede la tregua. Il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, lo ha detto stamane al presidente uscente, Shimon Peres, e lo ha ripetuto ai vari interlocutori della giornata, il presidente designato, Reuven Rivlin, considerato un “falco”; il suo omologo, Lieberman, il ministro della Giustizia, Tzipi Livni, lo stesso premier, Benjamin Netanyahu.
Secondo un’emittente tv israeliana, Channel 2, Hamas è pronto a un cessate-il-fuoco ma solo se sarà accompagnato da una tregua decennale. Il movimento silamico chiede anche il rilascio dei prigionieri liberati nello scambio per il soldato israeliano, Gilad Shalit, riarrestati recentemente, l’apertura dei valichi di Gaza per far passare beni e persone e la supervisione internazionale del porto di Gaza, attualmente bloccato da Israele. L’ex deputato arabo-israeliano, Azmi Bishara, ha illustrato le condizioni del Movimento di resistenza islamica dagli schermi di Al-Jazira. Bishara, fuggito da Israele nel 2007 perché accusato di aver aiutato Hezbollah, ha ipotizzato che l’escalation durerà ancora un paio di giorni e ha anche accusato Israele di aver accettato brevemente il cessate-il-fuoco mediato dall’Egitto soltanto per poi riprendere con maggiore virulenza gli attacchi.
Appartamenti, ville, vigneti, uliveti, boschi. I risultati di mesi di ricerche catastali sui patrimoni personali di oltre cento alti prelati: una collezione di fortune private (regolarmente dichiarate al fisco), alla faccia dell'umiltà e alla modestia di Papa Francesco.
Beati i poveri, perché di essi è il regno dei cieli, insegnava Gesù di Nazareth nel Discorso della Montagna. Dopo duemila anni di predicazioni nel nome di Cristo, però, sulla terra continuano a passarsela meglio i ricchi. Non solo i laici, agnostici o miscredenti. Anche tra i cattolici più devoti c’è chi ostenta patrimoni invidiabili. E perfino tra gli alti prelati di Santa Romana Chiesa ora spunta una specie di club dei milionari: cardinali e vescovi che sono proprietari di grandi fortune private. Palazzi, appartamenti, monolocali, fabbricati rurali, capannoni, cantine, fattorie, agrumeti, uliveti, frutteti, boschi e pascoli sterminati.
Si tratta di ricchezze assolutamente lecite, spesso frutto di lasciti testamentari o eredità familiari, che non si possono in alcun modo accostare alle fortune illegali accumulate da quelle pecore nere che, ieri come oggi, non sono mai mancate neppure nelle greggi cattoliche. Dopo l’avvento di Papa Bergoglio, il pontefice che ha scelto di ispirarsi già dal nome a San Francesco d’Assisi e che non perde occasione per richiamarsi alla «Chiesa dei poveri», ammonire che «San Pietro non aveva il conto in banca», scagliarsi contro «il peccato della corruzione» e «certi preti untuosi, sontuosi e presuntuosi» che sfoggiano «macchine di lusso», però, anche in Vaticano c’è chi comincia a chiedersi quante ricchezze personali possiedano i prelati più potenti. Chi riuscirà a passare dall’evangelica cruna dell’ago?
A regalare le prime risposte documentate è il nuovo libro-inchiesta di Mario Guarino (“Vaticash”, ed. Koinè), il giornalista investigativo che più di vent’anni fa svelò molti segreti di Silvio Berlusconi quando era solo “il signor tv”. Dopo aver ripercorso i vecchi e nuovi intrighi ecclesiastici, dall’Ambrosiano allo Ior, dalle collusioni mafiose alle cricche edilizie e finanziarie, Guarino espone i risultati di mesi di ricerche catastali sui patrimoni personali di oltre cento alti prelati, con dati aggiornati all’aprile 2014. Una collezione di fortune private regolarmente dichiarate al fisco, che non ha nulla a che fare, dunque, con le polemiche sulle leggi di favore per le istituzioni religiose o sull’esenzione dalle tasse riservata ai beni degli enti ecclesiastici. Nessuno scandalo giudiziario, insomma: solo un viaggio ragionato, tra citazioni dei vangeli e appelli all’umiltà e alla modestia di Papa Francesco, alla scoperta delle fortune immobiliari, schedate nei pubblici registri del catasto italiano, che fanno capo alle persone fisiche di cardinali e vescovi. Un’inchiesta giornalistica che sfata e riserva parecchie sorprese.
Monsignor Liberio Andreatta è da molti anni il responsabile dell’Opera romana pellegrinaggi (Orp), l’agenzia vaticana per il turismo religioso, che organizza i viaggi di milioni di pellegrini verso mete di culto come Assisi, Fatima o Medjugorje. Nato nel 1941 in provincia di Treviso, il religioso proviene da una famiglia molto in vista e oggi risulta titolare di un notevolissimo patrimonio personale: a suo nome, il catasto italiano rilascia ben 38 fogli di visure immobiliari. Monsignor Andreatta infatti possiede a titolo personale svariate centinaia di ettari di terreni, coltivati a uliveti, frutteti, boschi da taglio e castagneti, sparsi tra la Maremma e le campagne di Treviso. Nella provincia natia, precisamente a Crespano del Grappa, possiede anche un edificio di 1432 metri quadrati e, insieme ad alcuni parenti, ha altri tre immobili in usufrutto. Inoltre risulta proprietario di una serie di fabbricati rurali tra Fibbianello e Semproniano, sulle colline toscane attorno a Saturnia. Stando ai registri catastali, ha accresciuto il suo patrimonio anche in tempi recenti, acquistando tra il 2008 e il 2011 altre centinaia di ettari di uliveti in Maremma.
Grande possidente, specializzato però nell’edilizia residenziale, è anche l’attuale arcivescovo di Palermo, il cardinale Paolo Romeo, nato nel 1938 ad Acireale: nella sua cittadina d’originerisulta aver acquistato, dal 1995 al 2013, otto appartamenti e quattro monolocali in via Felice Paradiso, oltre ad alcune abitazioni per complessivi 22 vani e altri due monolocali in corso Italia. Le visure catastali, inoltre, attribuiscono all’arcivescovo la proprietà di altri nove appartamenti (più un monolocale) in otto diversi stabili in via Giuliani; tre abitazioni e due monolocali in via Kennedy; altri cinque appartamenti (il più grande di 15 vani) in via San Carlo; un altro edificio residenziale e tre monolocali in altre strade sempre di Acireale, dove è intestatario di un ulteriore appartamento in via Miracoli. Nella stesso comune siciliano, il cardinale possiede anche decine di ettari di terreni seminativi, oltre a un vastissimo agrumeto che però è in comproprietà con alcuni familiari.
Più diversificato il patrimonio personale del cardinale Camillo Ruini: l’ex presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), nato a Sassuolo nel 1931, è proprietario di tre appartamenti e tre monolocali a Modena, in via Fratelli Rosselli. A Reggio Emilia possiede un ulteriore appartamento, più un monolocale e un seminterrato. Insieme a una sorella, inoltre, è cointestatario di un’abitazione (con pertinenze immobiliari) nella natia Sassuolo. Il catasto infine attribuisce all’ex rappresentante dei vescovi italiani la proprietà di altri tre appartamenti e un monolocale a Verona.
Il cardinale Fiorenzo Angelini, nato a Roma nel 1916, storico sponsor di Giulio Andreotti ed ex responsabile della sanità vaticana, si accontenta invece della proprietà di due appartamenti su due piani a Roma, per complessivi 16,5 vani, in via Anneo Lucano, zona Monte Mario.
Molto meglio se la passano alcuni prelati che hanno assunto cariche importanti negli ultimi anni. L’arcivescovo ciellino Ettore Balestrero, nato a Genova nel 1966, che si schierò al fianco del cardinale Tarcisio Bertone nella contesa sullo Ior, è un poliglotta che ha girato il mondo e ora è nunzio apostolico in Colombia. Eppure conserva numerose proprietà in Italia, tra cui una residenza di dieci vani a Roma, in via Lucio Afranio, alle spalle dell’Hotel Hilton Cavalieri, altre quattro unità immobiliari a Genova tra le vie Tassorelli e Pirandello (la più grande è di 9,5 vani) e un appartamento in nuda proprietà a Stazzano, nell’Alessandrino, dove però possiede anche molti terreni agricoli e boschi da taglio.
Monsignor Carlo Maria Viganò, nato a Varese nel 1941, che sotto papa Ratzinger si era conquistato la fama di incorruttibile moralizzatore, proviene da una famiglia più che benestante: insieme a un familiare è comproprietario di circa mille ettari di terreni a Cassina de’ Pecchi, vicino a Milano. Nello stesso comune possiede inoltre quattro appartamenti e tre fabbricati.
Anche il vescovo Giorgio Corbellini, nato a Travo (Piacenza) nel 1947, attuale presidente dell’Autorità d’informazione finanziaria (Aif, cioè l’antiriciclaggio) dopo le dimissioni di Attilio Nicora, appartiene a una famiglia ricca. Con alcuni parenti è comproprietario, sulle colline di Bettola (Piacenza), di circa 500 ettari di boschi, due fabbricati e altre centinaia di ettari di pascoli e terreni seminativi. Inoltre possiede tre appartamenti e un fabbricato nel suo paese natale.
Il cardinale Domenico Calcagno, nato a Parodi Ligure (Alessandria) nel 1943, ha dovuto lasciare in gennaio la commissione di vigilanza sullo Ior, mentre mantiene dal 2011 la carica di presidente dell’Apsa, l’ente che amministra gli immobili dello Stato vaticano. Ma anche il suo patrimonio privato non è trascurabile: il catasto italiano gli attribuisce, tra l’altro, un appartamento di 6,5 vani in via della Stazione di San Pietro e altri quattro edifici residenziali nel suo paese natale. Inoltre, insieme a due parenti, è comproprietario di oltre 70 ettari di campi e vigneti in Piemonte.
I terreni agricoli sono un bene-rifugio molto apprezzato anche da altri prelati. L’arcivescovo Michele Castoro, presidente dal 2010 della fondazione che controlla tra l’altro il grande ospedale di San Giovanni Rotondo, possiede 43 ettari di terreni a Gravina di Puglia, oltre a vari fabbricati rurali e a due appartamenti (il più grande di 12,5 vani). Ad Altamura, dove è nato nel 1952, risulta inoltre comproprietario, con cinque familiari, di altri 63 ettari di vigneti. Mentre l’ex decano dei cerimonieri pontificali, monsignor Paolo Camaldo, possiede insieme a due parenti nella natia Basilicata, tra Lagonegro e Rivello, un totale di 281 ettari di campi e vigneti.
Il libro di Guarino riporta correttamente che decine di cardinali italiani anche con ruoli di prim’ordine, come Angelo Bagnasco, Pio Laghi, Giovan Battista Re o Angelo Sodano, non hanno alcuna proprietà immobiliare.
Nullatenente risulta, come molti altri, anche l’ex segretario di Stato, Tarcisio Bertone, criticato però per la scelta di una lussuosa abitazione intestata al Vaticano: un attico di circa 700 metri quadrati a Palazzo San Carlo, ricavato dall’accorpamento di due residenze (la prima di un monsignore morto nel 2013, l’altra di una vedova convinta a sgomberare). Va ricordato che Papa Francesco vive in un semplice bilocale di 70 metri quadrati, così come monsignor Pietro Parolin, il nuovo segretario di Stato vaticano.
Gli archivi del catasto gettano nuova luce anche sulle ricchezze personali di alcuni dei personaggi più controversi della Chiesa siciliana. Monsignor Salvatore Cassisa, l’ex vescovo di Monreale più volte inquisito dai magistrati di Palermo ma sempre assolto in Cassazione, risulta tuttora contitolare, insieme a una parente, di due immobili per complessivi 18 vani a Palermo. Con altri familiari, inoltre, ha un appartamento in comproprietà e tre in usufrutto a Erice, che si aggiungono a 26 ettari di terreni e 14 unità immobiliari (per complessivi 54 vani) a Trapani.
Un vero mistero (errore della burocrazia o qualcosa di peggio?) riguarda don Agostino Coppola, l’ex parroco di Carini che fu arrestato e condannato come complice dei mafiosi corleonesi di Luciano Liggio nella sanguinosa stagione dei sequestri di persona. Gettata la tonaca e sposatosi, si era visto sequestrare tutti i beni scoperti dai giudici di Palermo e Milano, tra cui una villa da un miliardo di lire, prima di morire nel 1995. Eppure l’ex sacerdote, che celebrò le nozze in latitanza di Totò Riina, compare tuttora come proprietario di 83 ettari di uliveti e 14 di agrumeti a Carini. A nome del defunto e dei suoi familiari è registrato pure il possesso perpetuo (con l’antico sistema dell’enfiteusi) di altri 49 ettari di campagne e due fabbricati a Partinico. Terreni concessi al prete mafioso, stando ai dati del catasto siciliano, da due proprietari istituzionali: il Demanio statale e l’Amministrazione del fondo per il culto.
E una pianticella molto comune e piuttosto diffusa. Cresce in luoghi incolti, nei giardini, negli orti e lungo le strade. Chissà quante volte le siete passati accanto o addirittura sopra, inconsapevoli delle sua notevoli proprietà nutrizionali.
E' infestante e presente in quasi tutto il mondo: si contano circa 500 specie diverse. Appare come una pianticella semistrisciante.
I piccoli fiori gialli si aprono solo per poche ore al giorno e quando c'è il sole diretto.
Gli steli sono tipicamente rossastri. Resistente e bisognosa di pochi nutrienti e acqua, cresce bene soprattutto in ambienti soleggiati.
In passato è stata utilizzata più come pianta commestibile che come pianta medicinale. Si possono mangiare gli steli più teneri, le foglie e i boccioli dei fiori.
I boccioli vengono conservati sottaceto o in salamoia e usati al pari dei capperi.
Ha un sapore acido-salato, molto particolare.
Ancora ancora oggi è impiegata in diverse ricette tradizionali, sebbene non tutti ne gradiscono il sapore e la consistenza un po' mucillaginosa delle foglie.
Tuttavia, quest'ultima caratteristica può essere usata per addensare minestre e stufati.
Da un punto di vista terapeutico, la tradizione riconosce a questa piantina proprietà diuretiche e depurativa del sangue. Valnet la indicava come rimedio efficace nelle litiasi urinarie e nelle emorragie. Comunque, per godere appieno delle sue proprietà, deve essere utilizzata fresca e cruda.
Vediamo più da vicino quali sono le proprietà nutritive della portulaca: - per gli irriducibili grassofobici e i calcolatori di calorie, va subito detto che questa meravigliosa pianta ha pochissime calorie, solo 16Kcal7100g e pochi grassi, in compenso è ricca di fibre, minerali e vitamine. - ed ecco il punto forte: le foglie contengono più acido alfa-linolenico (AAL), un omega-3, di qualsiasi altro vegetale - 100 g di foglie fresche di portulaca forniscono 350 mg di AAL. - è tra le piante più ricche di beta-carotene (1320 UI/100g); - è ricca di vitamina C e alcune vitamine del complesso B, come la riboflavina, niacina, piridossina; - contiene minerali come ferro, magnesio, calcio, potassio e manganese; - sono anche presenti due gruppi di betalaine, degli alcalodi pigmentari: le betacianine, di colore rosso, e le beta-xantine, di colore gallo. Questi pigmenti hanno forti proprietà antiossidanti e hanno mostrato proprietà antimutagene
Uno zucchero contenuto nella portulaca possiede un'azione antitumorale sulle cellule di carcinoma de fegato (studio sui topi). Inoltre, in diversi studi, la portulaca ha mostrato uno specifico e distinto effetto inibitorio sulla crescita delle cellule tumorali gastriche (in vivo e n vitro) e su quelle del tumore del colon (in vitro).
Le uova di gallina ruspante sono di qualità indubbiamente superiore a quelle di gallina allevate nei capannoni. Quelle libere, oltre ad insetti e larve si nutrono anche di portulaca! ... parlando di uova, non mi stancherò mai di ripetervi di non vi farvi ingannare dalla dicitura “allevate a terra”!! Le galline sì, sono allevate a “terra” , ma su quella, spesso piena di sterco, dei capannoni di cemento e nutrite con pastoni e antibiotici!!
Già visti da lontano i semi della Portulaca grandiflora destano l’attenzione, per il loro aspetto metallico.
Sfiorando una capsula di semi secca, la parte superiore salta via e scopre la parte inferiore della capsula che come un calice porta i semi ormai maturi e luccicanti. Raccoglieteli subito perchè un soffio di vento li disperderà velocemente.
Ma guardandoli da vicino, è ancora più stupefacente la loro forma e le loro cromate sfumature di colore.
portulaca farina sale e pepe olio d'oliva o per friggere
Non ho indicato le dosi, perché ho fatto a occhio. Lavate e fate cuocere la portulaca in una pentola d'acqua. Quando è cotta, scolatela molto bene e strizzatela leggermente. Cercate di eliminare più acqua possibile, altrimenti le frittelle risulteranno molto morbide. Tritate la portulaca in un tritatutto e ponetela in una scodella aggiungendo la farina, il sale e il pepe. Mescolate per bene formando un composto non troppo umido. Fate riscaldare dell'olio e con l'aiuto di un cucchiaio formate delle frittelle che farete scivolare nella padella. Fate cuocere per 5 minuti circa per parte e girate. Servite le frittelle di portulaca con delle patate lesse, dell'insalata verde o di pomodori e cetrioli.
Sono buonissime, molto frugali perché senza uova e la portulaca la trovate gratis in giardino!
Siamo tutti seduti sui gradini bianchi davanti alla casa. Io ho appena saputo che dovrò ospitare un papà con due bambini, e mi sento agitata, anche perchè ne me sfugge il motivo. Il papà dei due bambini, che non sono presenti, sta per parlarmi, ma si interrompe, mi sembra confuso ed afflitto allo stesso tempo. Io lo guardo e resto in attesa di sapere, sono curiosa, voglio sapere perchè, ma lui, rannicchiato su se stesso, indugia. Lo guardo e noto che indossa una camicia a maniche lunghe con riquadri piccoli blu poco evidenti sul fondo bianco; è triste, una ciocca di capelli lisci gli cade sulla fronte, il viso è scarno, i lineamenti delicati; ha un braccio poggiato sulle gambe rannicchiate e con l'altro si accarezza la nuca; ha il viso abbassato, continua a tacere, visibilmente prostrato, poi si alza, mi poggia una mano sul braccio e, chiedendomi scusa, dice di doversi allontanare un momento per parlare con un signore che era arrivato nel frattempo. Mi alzo anch'io ed entro in casa. La casa è a piano terra, tutta bianca, anche l'atrredamento è bianco, mi guardo attorno in cerca di soluzioni per ospitare il papà e i due bambini. Se inizialmente questa imposizione mi aveva infastidita, dopo aver visto il tizio, ed aver captato la sua tristezza, la sua prostrazione, mi sento più propensa, più disponibile. Torno fuori e noto che il mio ospite ha finito d parlare con il visitatore, gli vado incontro e gli chiedo come dovrò comportarmi con i suoi bambini, quali sarebbero state le mie incombenze, ma lui, in evidente stato di confusione, emotivamente provato da eventi a me sconosciuti, continua a tacere. Poi mi sono svegliata.
David Sassoli, ex volto del TG1 (sic!), europarlamentare del Pd scrive:
"Ve lo ricordate, quest'uomo? Si chiama Silvio Berlusconi. Aveva ipnotizzato milioni di italiani. Da quando il Pd ha cambiato passo, voi, certo, lo sentite ancora parlare in tv. Ma non è più lui, ha perduto sua spinta propulsiva. Averlo sconfitto è un nostro grande merito storico. E di ciascuno di voi, che in questi anni avete saputo resistere."
Qualche risposta che ha ricevuto:
"ah no? e con chi state facendo le riforme costituzionali?"
"Bè oddio.... Considerando il fatto che gli avete salvato il sedere più e più volte che ci avete fatto un governo insieme... E che Renzi si incontra con lui un giorno si e l'altro pure.... Diciamo che quello che hai scritto è una grande cazzata"
"Caro Sassoli, Le ricordo che la battaglia per il voto palese, a seguito del quale è stato espulso dal senato, è stata condotta dal M5S. Fosse stato per voi, sarebbe ancora al suo posto...."
" "Averlo sconfitto" leggasi "ALLEATO" "
"Lo avete elevato a padre costituente. Mi scusi ma quando scrive queste sciocchezze pensa che i destinatari delle sue parole siano fessi?"
"Sì, Sassoli, e poi c'era la marmotta che confezionava la cioccolata. E la Merkel che confezionava i wurstel."
"Non mi pare che Silvio Berlusconi non sia presente sulla scena politica, non è attore protagonista, però muove ancora i fili , anche quelli del PD."
"profonda sintonia"
"David ti sei scordato che il tuo presidente e segretario con quell'uomo ha siglato un patto di sangue per cambire addirittura la Costituzione? E che tu quel patto lo difendi senza minimamente vergognarti. Il Patto col Pregiudicato. Avete al massimo sconfitto la decenza..."
"HAHAHAHAHAAHAHAHAHAH!"
"Ma siete usciti di senno? L'alzheimer vi ha fatto dimenticare che ci state facendo le riforme e la legge elettorale insieme? Vi rendete conto che "quell'uomo" vi sta teleguidando e che state facendo tutto quello che LUI NON È RIUSCITO A FARE CON LA LEGA?!?!? ....ma grazie al PARTITO DEMOCRISTIANO di Renzi riuscirà a fare ciò che vuole di questo paese!!! GRAZIE MILLE PD!!! ...e VERGOGNATEVI ALMENO!!!"
"Spero che minchiate come questa sia qualcuno a scriverle per lei, caro Sassoli."
"Sassoli a Zelig!"
"Purtroppo ce lo ricordiamo quest'uomo,grazie a voi e grazie a Renzi che da condannato lo state facendo diventare un padre costituente. Hai proprio una bella faccia tosta,d'altra parte ci vuole una bella faccia tosta essere del PD e poi fare il commento che hai fatto."
"Ma quanto siete bugiardi voi del PD? A bugiardiiiii"
"noi abbiamo resistito, voi , invece, gli avete permesso di andare avanti per la sua strada....E poi vorrei sapere, caro Sassoli, perchè risponde solo ai complimenti e poco alle critiche. Lei è al Parlamento Europeo anche grazie ai voti degli elettori PD, come me, che sono molto critici con il partito per cui votano"
"è stato sconfitto?"
"David,ma se in venti anni non abbiamo fatto una legge sul conflitto di interessi!! DAI SU NON SCHERZARE"
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Solo questa mattina l'amministratore delegato della compagnia aerea, Gabriele Del Torchio, si era detto fiducioso rispondendo alla domanda dei giornalisti se oggi si chiudesse o meno la trattativa:"Sono fiducioso, andiamo avanti, davanti a noi c'è una prospettiva importante con Etihad". Il presidente Roberto Colaninno ha aggiunto che "non c'è nessun slittamento, tutto tranquillo, tutto normale".
Venerdì era stato il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, ad annunciare che gli esuberi per il caso Alitalia “si erano dimezzati”. Ma sabato dalla Cgil è arrivata la doccia fredda. “Non troviamo traccia, nelle dichiarazioni fatte ieri dai ministri, che ci sarebbe una significativa riduzione nel numero degli esuberi”, ha detto il segretario generale del sindacato, Susanna Camusso, entrando al ministero dei Trasporti per la trattativa Alitalia. L’operazione Etihad sarebbe “una cessione di ramo d’azienda con licenziamenti collettivi, che non è mai stata fatta in altre aziende”. Infine ha sottolineato che “le trattative hanno i loro tempi, se non risolvono i problemi non si può chiudere”. Un chiaro messaggio a Lupi che aveva dato un ultimatum per la chiusura a sabato mattina.
Il premier Matteo Renzi, “deve fare qualcosa di più”, ha detto dal canto suo il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. ”Renzi – ha ricordato Bonanni – l’altro giorno ha parlato di Alitalia ma ora deve fare di più. Il governo deve garantire che i lavoratori in esubero vengano riassorbiti o avviati verso altre aziende”. In particolare il leader della Cisl ha chiamato in causa la società degli Aeroporti di Roma dei Benetton, Adr, che nei giorni scorsi ha smentito l’ipotesi di una riassunzione di lavoratori in esubero della compagnia. “Adr potrebbe fare qualcosa in più, scucendo qualche posto di lavoro”. La Cisl, in ogni caso, punta a chiudere la vertenza entro sabato: “Non si può andare avanti all’infinito. L’accordo va fatto, siamo allo showdown. Ieri abbiamo chiuso l’accordo con Fiat e questo dimostra che quando c’è la volontà si fanno accordi per il Paese. Simbolicamente Alitalia vale molto di più e ci deve essere l’impegno di tutti a chiudere – ha sottolineato Bonanni – La Cisl è pronta a chiudere oggi perché questa storia non può andare avanti all’infinito”. E, parlando con i giornalisti, il leader della Cisl ha colto anche l’occasione per rivendicare la giustezza di quanto fatto nel 2008 “quando è stata scongiurata una svendita ad Air France. Sono contento di quanto è stato fatto allora perché ad Alitalia è stata garantita una tenuta ed ora la compagnia ha la possibilità di diventare quattro volte più potente di prima”, ha concluso.
“Io credo che si debba fare qualsiasi sforzo per portare a casa la trattativa in giornata”, ha detto dal canto suo Giovanni Centrella dell’Ugl parlando alle telecamere di RaiNews24. “Bisogna essere responsabili – ha aggiunto – sia da parte dei sindacati sia dell’azienda e del ministero”. Sugli esuberi, il sindacalista ha aggiunto: “Noi non dobbiamo salvare solo i 980 lavoratori in mobilità, ma i 2251, con quelli che sono gli strumenti attuali”.
Solo in mattinata l’amministratore delegato della compagnia aerea, Gabriele Del Torchio, si era detto ottimista sul raggiungimento dell’accordo:”Sono fiducioso, andiamo avanti, davanti a noi c’è una prospettiva importante con Etihad”. Il presidente Roberto Colaninno aveva aggiunto che “non c’è nessuno slittamento, tutto tranquillo, tutto normale”.
In ogni caso l’ultimatum di Lupi non è stato rispettato dopo che il tavolo aperto venerdì è proseguito fino alle 4 del mattino “ma non è stata raggiunta un’intesa, ci sono ancora nodi da sciogliere”, hanno fatto sapere i sindacati che non prevedono una chiusura prima di domenica. In particolare, “deve essere approfondita la proposta Poletti sulla ricollocazione”. Quest’ultimo venerdì aveva spiegato che “per gli esuberi verrà utilizzato per la prima volta il contratto di ricollocamento previsto dalla legge di stabilità” e per il quale sono stati stanziati 15 milioni di euro. Si tratta di ”uno strumento che consente a chi è in mobilità di fare un accordo con l’Agenzia del lavoro del Lazio, con il supporto di un’unità di missione con all’interno i ministeri interessati: Lavoro e Infrastrutture, la Regione in collaborazione con l’Enac, organizzano la possibilità di costruire un percorso di ricollocamento”, aveva specificato Poletti.