venerdì 4 marzo 2016

PLANTNET: IL DIZIONARIO BOTANICO A PORTATA DI CLIC. - Christine Michel Fayek (Spirali di Luna)

plantnet

Amate passeggiare per prati e boschi e vi piacerebbe sapere il nome delle piante e degli alberi che vedete? Vi incuriosisce la botanica e vi attrae l’idea di avere un vero erbario sul vostro smartphone? Allora Plantnet, la nuova app creata per individuare e riconoscere alberi e fiori con una foto, potrebbe fare al caso vostro.
Si tratta di una base di dati che raccoglie più di 3.700 specie di piante identificabili automaticamente dopo aver scattato una foto (è un po’ lo stesso concetto della app Shazam che riconosce le canzoni). Per il momento il database comprende solo piante spontanee e silvestri, non sono incluse le piante ornamentali o coltivabili. Il miglior modo di utilizzare Plantnet è focalizzandosi su un solo organo, ad esempio una singola foglia piuttosto che l’intero cespuglio, scattando foto da varie angolature e di differenti parti (foglie, fiori, frutti o corteccia), per permettere al meccanismo di riconoscere meglio la pianta.
plantnet android
In seguito la comunità virtuale può apportare pareri e convalidare o meno la qualità delle foto e l’esito del riconoscimento automatico, in puro stile social network (per il momento solo in lingua francese).  Se si tratta di una pianta che non è ancora nel catalogo, essa viene inserita ampliando così la base di dati a beneficio della collettività. Il fatto di poter apportare il proprio contributo infatti, dà a ciascuno la possibilità di far parte di una comunità che collabora per riportare alla luce l’ancestrale conoscenza delle piante, un indispensabile strumento di vita che purtroppo si sta perdendo.
La base di dati si aggiorna costantemente ed è frutto della condivisione degli usuari, i cui contributi sono preziosi. La ricerca collaborativa è aperta sia a membri della comunità scientifica botanica che a semplici amanti del verde, uniti dall’interesse di condividere e ampliare il proprio conoscimento delle piante.
Credo che Plantnet sia un modo intelligente di usare la tecnologia in favore della collettività, per acquisire strumenti di conoscenza importanti  e contribuire a diffondere un sapere che si sta perdendo a scapito di tutti. Inoltre, per chi vuole imparare la botanica, c’è anche il gioco di Plantnet che si chiama The Plant Game: gioca a riconoscere le piante e fai a gara a chi ne indovina di più!
Potete scaricare Plantnet gratuitamente qui.
Pronti a fotografare nella prossima gita fuori porta?
Credo che Plantnet sia un modo intelligente di usare la tecnologia in favore della collettività, per acquisire strumenti di conoscenza importanti  e contribuire a diffondere un sapere che si sta perdendo a scapito di tutti. Inoltre, per chi vuole imparare la botanica, c’è anche il gioco di Plantnet che si chiama The Plant Game: gioca ad riconoscere le piante e fai a gara a chi ne indovina di più!
Potete scaricare Plantnet gratuitamente qui.
Pronti a fotografare nella prossima gita fuori porta?

MALVA: TISANE, INFUSI E DECOTTI. - Marta Albè

tisana alla malva

I fiori e le foglie di malva (Malva silvestris) sono un ottimo rimedio naturale per preparare tisane benefiche per la salute. Con la malva infatti si possono ottenere infusi e decotti curativi. Impariamo come utilizzare al meglio la malva per godere dei suoi numerosi benefici.
Vi avevamo già parlato delle principali proprietà curative e dei benefici della malvaun vero e proprio toccasana per la salute che dalla medicina popolare e in erboristeria viene utilizzato soprattutto per la preparazione di tisane sotto forma di infusi e di decotti.
Le tisane alla malva vengono consigliate soprattutto come rimedi rilassanti per dormire meglio e come leggeri lassativi per favorire la corretta funzionalità dell’intestino. Le tisane alla malva risultano efficaci anche per alleviare i fastidi legati alle infiammazioni, ad esempio alla cistite.
Inoltre le tisane alla malva sono un aiuto benefico in caso di accumulo di muco nelle vie respiratorie, di tosse e di malattie da raffreddamento. Le tisane alla malva si impiegano sia ad uso interno come normali bevande sia ad uso esterno ad esempio per gli impacchi per gli occhi arrossati (ad esempio in caso di congiuntivite), come collutorio naturale, per i pediluvi e per i bagni curativi.
Come preparare la tisana alla malva
Possiamo preparare la tisana alla malva sotto forma di infuso o di decotto. Della malva si utilizzano foglie e fiori sia freschi che essiccati. Potrete raccogliere la malva fresca, magari coltivata da voi nell’orto o in vaso, oppure acquistare la tisana alla malva in erboristeria, sfusa, composta da malva essiccata, oppure in bustine.
Per approfondire i benefici, gli utilizzi e le modalità di somministrazione della tisana alla malva in base alle vostre condizioni di salute e alla problematica di cui vorreste prendervi cura con questo rimedio naturale chiedete maggiori informazioni al vostro erborista di fiducia.
La tisana alla malva si può preparare sia come infuso, a partire dalla malva essiccata, sia come decotto, con le foglie e i fiori di malva freschi. La tisana alla malva ha proprietà calmanti e rilassanti.
Potrete lasciare raffreddare sia l’infuso che il decotto alla malva e utilizzarlo come collutorio soprattutto in caso di gengive arrossate e infiammate per alleviare i fastidi. La malva è tra i rimedi naturali che si possono utilizzare anche in gravidanza.
Infuso alla malva
Per preparare una tazza di infuso alla malva vi serviranno:
2 cucchiaini di malva essiccata oppure
1 bustina di malva per infusi
250 ml d’acqua
Portate ad ebollizione 250 ml d’acqua in un pentolino. Versate l’acqua in una tazza in cui avrete già aggiunto 2 cucchiaini di malva essiccata o 1 bustina di malva per infusi. Lasciate riposare per 10-15 minuti, filtrate, se serve dolcificate e bevete.

Decotto alla malva

Per preparare una tazza di decotto alla malva vi serviranno:
10 gr di malva fresca (fiori e foglie)
250 ml d’acqua
In un pentolino versate l’acqua e la malva fresca. Portate ad ebollizione e lasciate sobbollire per 10 minuti. Spegnete il fornello e lasciate riposare il decotto per 15 minuti. Quindi filtrate il liquido ottenuto per eliminare le foglie e i fiori di malva e bevete il vostro decotto.
Bere 2 o 3 tazze al giorno di infuso alla malva o di decotto alla malva dà sollievo in caso di cistite, emorroidi, raffreddore, stitichezza, stress, insonnia, difficoltà digestive.
Le tisane alla malva non hanno controindicaizoni particolari. Il vostro erborista di fiducia saprà darvi maggiori informazioni su dosi e somministrazione dei rimedi naturali a base di malva. Per approfondire vi suggeriamo la lettura dei seguenti testi:
Leggi anche:

Ricetta elettronica, cosa cambia tra promemoria cartaceo e costi del ticket. - Patrizia De Rubertis

Ricetta elettronica, cosa cambia tra promemoria cartaceo e costi del ticket

Dal primo marzo è iniziata ufficialmente l'era della ricetta digitale. Ma il passaggio non equivale alla dematerializzazione: fino al 2017 il medico dovrà sempre stampare un promemoria. Si potrà ritirare il medicinale in qualsiasi farmacia italiana pagando il ticket previsto dalla Regione di residenza.

A forza di parlare di pensioni, quando arriva il momento giusto per andarci non ci si riesce mai a farlo senza complicazioni. E questo vale anche per la vecchia ricetta rossa per l’acquisto dei farmaci o la prescrizione di una visita specialistica. Così, anche se dal primo marzo è cominciata ufficialmente l’era della e-prescription, ovvero la ricetta elettronica, non si può ancora dirle addio. Nell’Italia dei rinvii, infatti, anche per questa rivoluzione c’è una lunga fase transitoria che si concluderà solo a fine 2017. E fino ad allora gli italiani dovranno continuare a convivere con la ricetta cartacea, ancora indispensabile per alcuni farmaci (come stupefacenti, ossigeno, prescrizioni per erogazione diretta in continuità assistenziale e farmaci con piano terapeutico) e il ‘piccolo promemoria’ (15×21 cm) stampato dal medico da consegnare al bancone della farmacia che permette di recuperare la prescrizione anche in caso di malfunzionamenti del sistema o in assenza di una linea veloce di collegamento alla rete, come già lamentato dai medici molisani.
La novità della ricetta digitale è, infatti, tutta qui: per prescrivere un farmaco, un accertamento o una visita, il medico si collega a un sistema informatico, lo stesso visibile al farmacista che poi consegnerà pillole o sciroppi. Peccato, però, che tra il dire e il fare ci sia di mezzo la tecnologia. Ed è dal 2010, con l’annuncio del decreto legge sulla dematerializzazione della ricetta medica cartacea, poi pubblicato in Gazzetta ufficiale nel novembre 2011 e sancito nel 2012 nel piano dell’Agenda digitale, che il sonno di amministratori e burocrati è turbato dalla realizzazione di questo passaggio che si è scontrato fin qui con una sperimentazione flop. In Sicilia, Valle d’Aosta, Trentino, Basilicata e Veneto, dove già dal 2014 le Regioni hanno iniziato a sostituire la ricetta rossa con quella elettronica, si sono ottenuti scarsi risultati a causa della mancanza di stampanti o toner negli studi medici, della scarsa informazione ma soprattutto della sostanziale inutilità visto che il passaggio al digitale non c’era ancora stato e i database non comunicavano tra loro. Tanto che il paziente ha sempre dovuto portare con sé una copia cartacea.
Come funzionerà d’ora in avanti è più chiaro. I dottori, per effettuare una prescrizione, si connettono dal proprio pc a un apposito portale gestito da Sogei e compilano online la ricetta che, identica a quella cartacea, genera un numero associato al codice fiscale del paziente. In questo modo vengono aggiunte in automatico anche le eventuali esenzioni. A questo punto, con un semplice invio, i dati diventano visibili in tutte le farmacie italiane sia pubbliche che convenzionate. Il paziente deve, tuttavia, prendere il promemoria cartaceo da consegnare al farmacista, il quale collegandosi allo stesso sistema – tramite il numero di ricetta e il codice fiscale – potrà accedere alla sua prescrizione ed erogare il medicinale prescritto. La farmacia, poi, invierà al server di Sogei i dati relativi all’erogazione (prezzo del farmaco, ticket, esenzioni) e i codici adesivi delle confezioni del farmaco, vale a dire le fustelle.
Si tratta, insomma, di uno degli effetti più importanti della nuova era digitale, visto che i medicinali potranno essere ritirati anche fuori dalla Regione di residenza. Chance fino ad oggi negata, visto che si era costretti a pagare per intero i farmaci. Ma, ora, grazie alla tessera sanitaria le farmacie potranno applicare il ticket regionale perché, nonostante le ventate di innovazione, il costo di una siringa o di uno sciroppo continua a essere assai diverso da una Regione all’altra. E toccherà, quindi, proprio alle Asl scambiarsi le informazioni sui medicinali prescritti e procedere ai relativi rimborsi.
In questa fase transitoria, inoltre, non si potranno ancora cogliere i vantaggi economici della dematerializzazione che servirà al Sistema sanitario a spendere meno e razionalizzare il sistema. Le ricette rosse, infatti, tra stampa, vidimazione e spedizione costano alle Asl tra 5 e 10 centesimi. E, considerando che in Italia ogni anno vengono emesse oltre 650mila ricette, il calcolo del risparmio è presto fatto: circa 450 milioni di euro, ossia quasi mezzo punto percentuale della spesa sanitaria pubblica complessiva.
Forte preoccupazione arriva dai medici di base. “Qualcuno ha confuso gli studi medici con quelli dei Caf vista la mole di dati anagrafici, codici di esenzione dai ticket e quant’altro dovremo verificare”, lamenta il segretario Fimmg, Giacomo Milillo che aggiunge: “Il medico non potrà più neanche contare sull’aiuto dell’assistente di studio nel velocizzare la procedura di compilazione delle ricette e questo comporterà visite più lunghe e attese più lunghe per gli assistiti”.

Addio posto fisso, risparmi e casa di proprietà: benvenuto Medioevo. - Francesco Manna


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Prima il posto fisso, poi il risparmio privato, infine la casa di proprietà.

Ci hanno abituato a pensare che il lavoro stabile sia anacronistico, una dimensione nostalgica e inadatta alle dinamiche del Terzo Millennio (il Jobs act legalizza il precariato permanente e il licenziamento arbitrario). Fatevene una ragione ci hanno detto. E ce la siamo fatta.
Ci stanno abituando a pensare che il bail-in sia una cosa buona e giusta (tradotto: le banche perdono giocando d’azzardo, i clienti pagano il conto, tutto a norma di legge). E ce ne stiamo facendo una ragione.
E ora vogliono abituarci a vivere tutti in affitto. Anzi: a considerare una fortuna riuscire a pagare un affitto, così come ormai si considera un privilegiato chi riesce a raccattare qualche voucher. E, a quanto pare, ce ne faremo una ragione.
Eppure lavoro, risparmio privato e casa di proprietà sono stati i pilastri portanti della classe media per decenni. Di più, sono stati i pilastri di quel poco di democrazia che abbiamo avuto: senza diritti sociali, la democrazia diventa un vuoto simulacro che fa da paravento a un’oligarchia di fatto. Oggi stiamo assistendo passivamente allo smantellamento di questi tre pilastri, una devastazione lenta, sistematica e tenace.
Il governo Renzi sta agevolando l’esproprio delle case da parte delle banche (vedi l’atto n.256: bastano sette mesi non pagati, anche non consecutivi, per far finire la casa all’asta) e, con le condizioni stabilite per il prestito ipotecario vitalizio,  alla morte del beneficiario over 60 gli eredi potrebbero ritrovarsi sul groppone costi insostenibili (con tanto di reintrodotti anatocismo e pignoramento della prima casa), perdendo il possesso della casa.
 
Il nuovo mondo si preannuncia così: niente diritti sul lavoro, niente risparmi, niente pensioni, niente casa di proprietà.
 
Al posto dei diritti, avremo qualche elemosina di Stato (probabilmente le chiameranno “misure umanitarie”) elargita ai più poveri fra i poveri, almeno sulla carta, per garantire quel minimo indispensabile di tenuta sociale.
 
La nuova classe media sarà un esercito di braccianti che vivono alla giornata.
 
In tre parole, saremo tutti sudditi.
 

Formazione, peculato da 11 milioni Inchiesta su Corsello e Monterosso. - Riccardo Lo Verso

, Cronaca

Il fascicolo è quello sui cosiddetti extrabudget della Formazione, coordinato dal procuratore aggiunto Bernardo Petralia e dal sostituto Luca Battinieri.

PALERMO- Il reato ipotizzato è gravissimo anche e soprattutto perché sarebbe stato commesso dal più alto burocrate della Regione, Patrizia Monterosso (a sinistra nella foto). Enorme è la cifra: undici milioni di euro. Sono tutti soldi dell'Unione europea e destinati alla formazione professionale.

Livesicilia aveva già scoperto che il segretario generale era indagata per abuso d'ufficio assieme ad Anna Rosa Corsello. Ora per entrambe la posizione si complica. Hanno ricevuto l'avviso di conclusione delle indagini sui cosiddetti extrabudget della Formazione, firmato dal procuratore aggiunto Bernardo Petralia e dal sostituto Luca Battinieri. Negli anni passati era abitudine concedere agli enti le cosiddette “integrazioni”. Somme che si aggiungevano a quelle previste inizialmente dal Piano dell'offerta formativa regionale. Quelle “integrazioni”, però, come ha sottolineato la Corte dei conti che ha emesso pesantissime condanne, sono illegittime.

"In più di una sede giudiziaria la mia assistita - spiega il legale della Monterosso, l'avvocato Nino Caleca - ha fornito chiarimenti. Anche adesso daremo il nostro contributo alla magistratura affinché emerga la verità e l'assoluta estraneità all'ipotesi contestata".

La stangata contabile è ormai definitivaLa condanna più pesante è arrivata proprio per il segretario generale Patrizia Monterosso che dovrà restituire alla Regione quasi 1,3 milioni di euro. Condannati pure gli ex assessori Santi Formica (dovrà restituire 379 mila euro), Luigi Gentile (224 mila euro), la dirigente Alessandra Russo (378 mila euro), Maria Carmela Di Bartolo (474 mila euro) e l'ex dirigente del servizio Rendicontazione, Nino Emanuele (365 mila euro).

Nelle more della sentenza la Regione aveva avviato le “compensazioni”. L'ex dirigente generale della Formazione, Anna Rosa Corsello, aveva ricevuto dalla Monterosso un atto di diffida affinché riequilibrasse la situazione. E così si arrivò al blocco dei finanziamenti dell'Avviso 20 a diversi enti di formazione per recuperare gli extrabudget degli anni precedenti. Un recupero che avrebbe potuto fare venire meno il danno erariale. Solo che alcuni enti si erano opposti costituendosi in giudizio.

E sono stati gli stessi enti che si sono ribellati alla compensazione a denunciare la faccenda alla Procura della Repubblica. E' nata l'inchiesta che ha portato ormai da mesi all'iscrizione nel registro degli indagati della Corsello e del dirigente Michele La Cagnina (il suo nome non compare nell'avviso di conclusione delle indagini) prima, e poi della Monterosso. La Corsello, nel frattempo sospesa dal giudice per un'altra presunta storia di posti di lavoro in cambio di favori, era stata interrogata due volte. La Monterosso era stata sentita a dicembre e in gran segreto. Si era difesa a tutto campo.

Non c'era alcun accordo con la Corsello, la diffida era legittima così come legittimo era il principio della compensazione fra i contributi europei e i finanziamenti regionali. E in ogni caso il recupero delle somme non era partito dal suo ufficio, ma dallo stesso Dipartimento della Formazione professionale. Questo è il nodo dell'indagine visto che, secondo i pm, la diffida sarebbe alla base di un peculato milionario per avere utilizzato i soldi in maniera diversa dalle regole ferree dettate dall'Unione europea. Ed è per questo che presto chiederanno di processare gli indagati.


http://livesicilia.it/2016/03/02/formazione-peculato-da-undici-milioni-corsello-e-monterosso-inchiesta-choc_722242/
Per saperne di più:
http://livesicilia.it/2013/12/18/e-i-burocrati-cercano-di-evitare-la-condanna-togliendo-i-soldi-agli-enti-di-formazione_419699/

giovedì 3 marzo 2016

Ragusa la mèta preferita dai turisti: supera anche Roma e Milano. - C.d.G.



Una reputazione turistica di 87/100 ottenuto attraverso il monitoraggio di circa 13 mila recensioni online. Per Ragusa un vero record a livello nazionale, visto che la media italiana è poco sopra gli 80 punti su 100. Per fare un confronto, Roma e Milano sono appena sotto gli 80 punti. Al Sud, le città cominciano a conquistare punti su punti, fino a Ragusa che fa registrare questo importante record.
La provincia di Ragusa, insomma ha molto appeal e fascino sui turisti che la valutano sempre in maniera positiva. Mare, spiagge, bellezze artistiche e culturali, specialità enogastronomiche: l’offerta turistica del territorio ragusano è completa, ma forse non ancora a sistema. 
Tale mancanza di integrazione delle proprie risorse ha forse trovato maggiore riscontro negativo nello sfruttare appieno l’ondata di curiosità e d’attrazione verso il territorio generata dalla fiction del Commissario Montalbano. La promozione indiretta (e gratuita) della destinazione e dei suoi dintorni forse non è andata di pari passo con un piano turistico adeguato e, nei vent’anni trascorsi del fenomeno Montalbano dei libri di Camilleri, molte occasioni sono state perdute.
“Numeri impressionanti – sostiene Marco Sajeva di Visioni – che danno il senso di come questa parte della Sicilia in particolare stia attraversando una fase di crescita impressionante. Per questo stiamo organizzando un seminario di web marketing turistico per spiegare bene questo fenomeno”.
L’aeroporto di Comiso di pari passo con la crescita turistica fa registrare il transito di 150 mila passeggeri e non sono considerati negli arrivi turistici, gli aeroporti di Catania e Palermo. 
Quindi i dati sono nettamente al ribasso. 
“Dobbiamo approfittare di questa situazione e sfruttare le potenzialità del nostro territorio che molto spesso sono proprio sconosciute agli stessi ragusani – spiega Maurizio Tasca, presidente della Fipe Ragusa -. Preso un incontro con l’associazione Strada del Vino Cerasuolo di Vittoria per creare una sinergia per la valorizzazione del territorio”.
“Siamo convinti delle potenzialità di questo territorio – spiega Roberto Rizzo, commissario della Camera di Commercio di Ragusa – tanto che stiamo creando una “super camera di commercio “ che, numeri alla mano, sarà la quinta camera di commercio italiana”.

TARASSACO: PROPRIETÀ, USI E CONTROINDICAZIONI. - Francesca Biagioli

tarassaco rimedio naturale

Il tarassaco, o dente di leone, o radicchio selvatico, o soffione, è una pianta molto utilizzata in fitoterapia. Quali sono le sue proprietà? Quali i suoi utilizzi? E presenta delle controindicazioni? Conosciuto in particolare per le sue doti depurative nei confronti del fegato, il Taraxacum officinale ne nasconde molte altre.
Scopriamo allora tutti gli usi e le proprietà del tarasacco, ma anche le controindicazioni di questo rimedio naturale.
Il tarassaco appartiene alla famiglia delle Asteracee e fin dall’antichità è noto e utilizzato per le sue proprietà depurative e disintossicanti. I principi attivi si concentrano in particolare nelle radici e nelle foglie, ma anche i fiori gialli di questa pianta si possono raccogliere ed utilizzare per preparare ad esempio infusi o tisane.

PROPRIETA’ DEL TARASSACO

Le radici e le foglie di tarassaco sono ricche di principi amari molto utili a sostenere il lavoro del fegato, uno degli organi deputati alla disintossicazione del nostro organismo. Il tarassaco contribuisce dunque a sostenere fegato e cistifellea, stimolando contemporaneamente anche il lavoro dei reni che, attraverso l’urina, porteranno fuori le sostanze che non servono.
Si tratta quindi di un rimedio naturale depurativo ma anche diuretico molto apprezzato e utilizzato in caso di ritenzione idrica o nei periodi in cui si ha voglia di detossificare un po’ l’organismo in particolare durante i cambi di stagione. In questo caso, naturalmente, all’utilizzo del tarassaco andrebbe associata un’alimentazione sana ed equilibrata ricca di frutta e verdura cruda senza dimenticarsi di fare anche un po’ di attività fisica per aiutare l’organismo a spurgare.
Il tarassaco è un buon rimedio anche per chi ha il colesterolo alto dato che aiuta il fegato ad eliminare i grassi in eccesso, previene inoltre la formazione di calcoli biliari. Questa pianta vanta poi doti digestive e leggermente lassative oltre che essere utile a rafforzare l’azione del nostro sistema immunitario.
Il Taraxacum officinale è infine ricco di sostanze utili al nostro corpo come vitamine, sali minerali e antiossidanti.

USI DEL TARASSACO

Il tarassaco si può assumere sotto forma di tisana, in tintura madre o ancora in compresse. Per preparare un infuso depurativo e diuretico a base di questa pianta potete seguire una semplice ricetta leggendo QUI. In erboristeria trovate invece con facilità tisane disintossicanti o depurative per il fegato in cui è presente il tarassaco da solo oppure all’interno di un mix composto da più erbe. Si consiglia di berne un paio al giorno.
Per quanto riguarda la tintura madre, invece, di solito si consigliano dalle 30 alle 50 gocce di tarassaco da assumere un paio di volte al giorno per un periodo limitato che può essere di uno o due mesi da ripetere ciclicamente con una lunga pausa in mezzo. Sempre meglio chiedere il parere al vostro erborista di fiducia piuttosto che assumere questo rimedio fai da te.
Le compresse di tarassaco sono più concentrate, generalmente se ne consigliano 1 o 2 al giorno lontano dai pasti. Ogni prodotto comunque, anche in base alla concentrazione di principi attivi presenti, fornisce delle indicazioni sull’utilizzo che devono essere riportate in etichetta. Anche in questo caso meglio sempre chiedere consiglio al medico.

CONTROINDICAZIONI DEL TARASSACO

Tra le controindicazioni più frequenti del tarassaco c’è senza dubbio quella di poter creare una situazione di iperacidità gastrica. Da evitare se si soffre di gastrite o ulcera peptica. Assolutamente sconsigliato durante la gravidanza o in allattamento, il tarassaco è da assumere con cautela ed esclusivamente sotto consiglio medico anche in caso si assumano alcuni tipi di farmaci. Come molti altri rimedi naturali, infatti, può andare ad interagire con alcuni medicinali in particolare quelli antidolorifici, regolatori di glicemia o diuretici. Da evitare anche se si è allergici alle piante della famiglia "Asteracee".