mercoledì 14 giugno 2017

Quanta acqua c'è nel sistema solare?

L'immagine può contenere: sMS

Quanta acqua c'è nel Sistema Solare? Ne abbiamo parlato spesso, e forse qualcuno di voi ha già visto questa immagine comparativa impressionante.

Sembra paradossale, ma la nostra Terra non è il pianeta del Sistema Solare con più acqua. Con una profondità media degli oceani di 4 km, il nostro Pianeta rabbrividisce di fronte alla profondità degli oceani di Europa stimata in 100 km! 

Inoltre non do
bbiamo pensare solo all'acqua liquida, ma anche a quella intrappolata nel ghiaccio. Tutta la crosta di Europa è costituita da ghiaccio d'acqua, mentre gli oceani superficiali di Titano sono composti essenzialmente da idrocarburi, soprattutto metano. E allora dov'è l'acqua? Beh...su Titano è nella crosta e anche sotto! Pare che tutto il satellite sia composto al 40% da ghiaccio d'acqua e al 60% da silicati (rocce): sotto la superficie ci sono diverse centinaia di km di acqua liquida con un fondo ghiacciato prima del nucleo roccioso. E' come se il mantello di Titano fosse composto da acqua piuttosto che da magma come succede sulla Terra!

Stessa cosa accade su Ganimede, il più grande satellite di Giove, che presenta un mantello costituito da acqua liquida compresa tra due strati di acqua ghiacciata.

E la poca acqua di Marte? Quasi tutta concentrata nelle calotte polari, e in parte anche sotto la superficie.

Insomma, se cominciasse a mancare l'acqua sulla Terra, sappiamo dove andare a prenderla! 


Massimiliano


https://www.facebook.com/NextSolarStorm/photos/a.244202209017088.45550.244186155685360/1148586741911959/?type=3&theater

sabato 10 giugno 2017

Mafia capitale, il furto del secolo e la lista dei 147: così Massimo Carminati ha messo sotto ricatto la Repubblica. - Giuseppe Pipitone



Il libro del giornalista Lirio Abbate ricostruisce il colpo messo a segno nel 1999 al caveau della Banca di Roma all'interno del palazzo di giustizia. Dentro ci sono 900 cassette di sicurezza ma il Cecato ordina di forzarne solo 147: sono intestate a giudici, avvocati, cancellieri del tribunale, alti dirigenti dell'amministrazione giudiziaria. Tutte personalità legate ai più grandi misteri d'Italia: dalla P2 all'omicidio Pecorelli, dalla Banda della Magliana alla strage di Bologna.


Non è mai stato un ladro. Lo hanno accusato di omicidi, stragi, esecuzioni, persino di rapina negli anni nerissimi dei Nar e Avanguardia Nazionale: ma il furto con scasso non era mai stato tra i suoi impieghi preferiti. Almeno fino a quella notte del 1999, quando probabilmente la storia di Massimo Carminati cambia per sempre.
Il 16 luglio dell’ultimo anno del Novecento è un venerdì senza luna: quando la faccia godereccia della Capitale sta cominciando a fare baldoria, otto persone si spingono fin dentro al caveau della Banca di Roma all’interno del palazzo di giustizia di piazzale Clodio. Sono una banda di “cassettari“, come chiamano a Roma i ladri specializzati nell’aprire casseforti e meccanismi blindati. I giornali parleranno di “furto del secolo“, i giudici di un “bottino eccezionale” da almeno 18 miliardi di vecchie lire e di un “crimine spettacolare” con una “carica intimidatoria”, per la “valenza simbolica” dei luoghi: in quello che è probabilmente il posto più sorvegliato d’Italia i ladri restano ore, senza sparare un colpo, senza forzare una serratura, senza far scattare alcun allarme.
A farli entrare saranno quattro carabinieri corrotti e le indicazioni fornite da un dipendente della banca rovinato dai debiti. A coordinarli c’è Carminati, il Nero della Banda della Magliana, il Cecato che qualche anno dopo sarà accusato di essere il capo dei capi di Mafia capitale. Per la verità in quel momento sulla sua testa pendono già accuse gravissime: una richiesta di condanna all’ergastolo per l’omicidio del giornalista Mino Pecorelli e il processo per il depistaggio delle indagini sulla strage di Bologna. Quella notte Carminati rischia grosso ma forse è proprio per questo – per quei procedimenti pesantissimi che incombono sulla sua vita – che il Cecato decide di farsi ladro.
A raccontarlo è il giornalista dell’Espresso, Lirio Abbate, nel libro La Lista – Il ricatto alla Repubblica di Massimo Carminati (Rizzoli), dove mette in ordine tutti gli aspetti rimasti ancora inediti di quello che è forse il prequel di Mafia capitale. In un Paese di dossier, ricatti e pizzini il titolo del saggio di Abbate è evocativo: in quella notte senza luna, infatti, è proprio una lista quella che ha in mano Carminati. Un foglio di carta dove ha appuntato nomi e numeri: sono i titolari e le allocazioni di alcune cassette di sicurezza custodite nel caveau.
Nella pancia del palazzaccio romano ci sono più di novecento forzieri: i cassettari guidati dal Nero ne apriranno solo 147. “Quelle sono roba mia, voi prendere il resto”, dirà il Cecato ai suoi complici. Diventa “roba sua” quindi il contenuto delle cassette di sicurezza intestate a giudici, avvocati, cancellieri del tribunale, alti dirigenti dell’amministrazione giudiziaria. I forzieri svaligiati da Carminati appartengono ad alcuni personaggi che sono tutti legati ai principali misteri d’Italia, dalla P2 all’omicidio Pecorelli, dalla Banda della Magliana alla strage di Bologna: è un caso? E poi: cosa contengono in realtà quelle cassette di sicurezza? Solo denaro e preziosi o – molto più probabilmente – anche documenti, fotografie, possibili armi di ricatto?
Il giornalista dell’Espresso prova a ricostruirlo rivelando che tra i titolari della cassette di sicurezza scassinate da Carminati ci sono i fratelli Wilfrido e Claudio Vitalone: il primo è un avvocato, il secondo invece da magistrato ha sostenuto la pubblica accusa nel processo sul Golpe Borghese, poi ha fatto il senatore e il ministro con Giulio Andreotti e con il divo è stato anche processato e assolto per l’assassinio Pecorelli. Nell’elenco dei derubati da Carminati c’è anche Orazio Savia, pm in alcune contestatissime indagini della procura di Roma – per anni il “porto delle nebbie” di ogni inchiesta scomoda – processato e condannato per corruzione.
La lista del Cecato, però, è lunga: dentro c’è anche il nome di Domenico Sica, magistrato e prefetto, già alto commissario per la lotta alla mafia, per anni nome di primo piano della procura capitolina, titolare delle indagini sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, sull’omicidio di Aldo Moro, sull’attentato a Papa Giovanni Paolo II. Morto nel 2014, fino ad oggi nessuno aveva mai incluso Sica nell’elenco dei titolari delle cassette di sicurezza forzate da Carminati. Cosa c’era dentro i suoi due forzieri svaligiati alla Banca di Roma? “Una parte della destinazione della cassetta risale a un’epoca in cui ero Alto commissario. Quindi non lo so, sarei anche tenuto alla riservatezza su quello che poteva contenere la cassetta, ecco…”, concederà Sica ai giudici della procura di Perugia che indagano sul furto al caveau. Quando questi ultimi torneranno a chiedergli se per caso la notte della razzia di Carminati ci fossero ancora documenti riservati nelle sue due cassette di sicurezza, l’ex magistrato negherà con forza.
Quel furto, però, era sicuramente “finalizzato alla sottrazione di documenti scottanti, utilizzabili per ricattare la vittima o terzi”, appunteranno i giudici perugini, che non riusciranno mai a dimostrare se Carminati sia riuscito o meno a mettere a segno il suo obiettivo. Anche perché “nessuno ha denunciato la sottrazione di documenti” e quelli che “avessero detenuto siffatto materiale, ben difficilmente sarebbero poi disposti a denunciarne con entusiasmo la scomparsa”.

L’unica cosa certa è che dopo il furto al caveau Carminati viene assolto per l’omicidio Pecorelli (perfino in appello, quando ad essere condannato è Andreotti), e si salva anche dall’inchiesta sulla strage di Bologna: dopo l’assoluzione in appello, la procura generale non ricorre in Cassazione. Nel frattempo evaporano pure le condanne per mafia legate alla Banda della Magliana, e l’indulto del 2006 falcerà la pena a quattro anni che gli sarà inflitta per la rapina del 1999. Poi di quel blitz al cuore della Repubblica non si parlerà più, nonostante Carminati torni a girare per Roma, a intimidire, ricattare, e – per gli inquirenti – a fondare la sua Mafia, la piovra capitale. “Io sono convinto che se qualcuno avesse dato risalto a quell’inchiesta sul furto al caveau, se si fossero rivelati prima i nomi dei derubati, dei personaggi che sono stati potenzialmente sotto ricatto, sarebbe cambiata non solo la storia di Carminati, ma anche quella della città di Roma, la storia criminale, politica e affaristica di questo Paese”, ragiona oggi con ilfattoquotidiano.it Abbate, più volte minacciato dal Cecato.
Ma il giornalista siciliano non è l’unico che è tornato a parlare della rapina del secolo. Lo fa anche il suo autore principale ed è per la prima volta in 18 anni. “Sulla mia disponibilità economica, tutti ci girano intorno, ma è ovvio quale fosse dal 2002: se c’erano tutti questi dubbi che io avessi partecipato al furto al caveau potevano dirlo prima così mi assolvevano invece di condannarmi”, dirà Carminati intervenendo al processo a Mafia capitale, dove è l’imputato principe: la prima rivendicazione del maxi furto del 1999 arriva in collegamento dal carcere di Parma, dove è recluso in regime di 41 bis. Poi, però, il Nero ammetterà anche altro: “È vero, c’erano molti documenti, e così fra un documento e l’altro ho preso pure qualche soldo”. Un riferimento completamente inedito, quello alle carte, che per Abbate è un messaggio in puro stile mafioso. “Quando abbiamo scritto del caveau – dice il caporedattore dell’Espresso – Carminati è impazzito e per la prima volta ha parlato pubblicamente di quei fatti. Chi è siciliano non fatica a capire che quelle dichiarazioni spontanee avessero un senso ben preciso: io sono qui dentro, recluso, ma ho ancora quei documenti che vi rovinano. Voleva lanciare un messaggio“. L’ultimo mistero figlio di quella notte senza luna è proprio questo: con chi parla oggi Massimo Carminati?

Dietro la CIA e Soros c’è … “Jigsaw”.- Gordon Duff


Risultati immagini per ombra

Il loro obiettivo era l’Iran, distruggere la sua economia, armando i separatisti del Kurdistan e boicottando ogni possibile insediamento nucleare. Avevano preso l’Egitto, mettendo temporaneamente al potere la fratellanza musulmana finanziata dai sauditi, avevano rovesciato l’Ucraina e istigato alla guerra civile la Siria.
L’ organizzazione, che si chiamava Google Idea Groups, da allora ha cambiato nome in Jigsaw. Anche il suo obiettivo è cambiato, ora recluta gente in tutto il mondo. Dietro robusti siti web collegati tra di loro, che promuovono democrazia, bontà e trasparenza, che offrono un software sicuro e addestramento all’attivismo politico c’è un’altra realtà di bambini morti, di terrorismo, di false flag, di manipolazione della stampa e una agenda di sottomissione e tirannia.
Ogni volta che qualcuno si avvicina a chi sta veramente dietro a questa storia, si mette in moto la macchina delle bugie e tutti puntano il dito dritto contro George Soros e la sua  “Open Society”, questo per chi ha idea su come funzionano queste cose, oggi però non sono tanti perché ci troviamo chiaramente dall’altro lato dello spettro politico.
Questa è l’organizzazione che sta dietro Victoria Nuland e dietro i neo-con in Ucraina e, ancora peggio dietro chi controllava Hillary Clinton come Segretario di Stato e che ora controlla anche Donald Trump. Non stiamo parlando di un miliardario, stiamo parlando di miliardi di dollari, stiamo parlando del controllo totale di internet, di tutti i social media, di tutti i motori di ricerca e perfino della stessa infrastruttura dell’hardware.
Siamo anche pronti a dimostrare oltre ogni ragionevole dubbio che siamo arrivati almeno al livello di “quello che è stato nascosto”. Ora stiamo vedendo una testa dell’Idra, stiamo vedendo il potere che sta sopra e oltre i governi, il potere che crea la realtà, che progetta qualsiasi verità, il potere che sta sopra ogni legge. Ci sono altre teste di questa idra, intanto noi ne vediamo solo una.
Esiste un’organizzazione mondiale, appoggiata dalle più potenti aziende tecnologiche del mondo, guidata da Google, Facebook e Microsoft, ma con loro si muovono i governi degli Stati Uniti e del Regno Unito e dietro di loro, una brodaglia che si può elencare in ordine alfabetico piena di agenzie di intelligence e di security. Curiosamente, questo gruppo è stato chiamato Alphabet Inc, e al centro c’è “Jigsaw”, guidato da Jared Cohen, ex consulente del Consiglio di Sicurezza Nazionale di Bush (il 43° Presidente).
Jigsaw, e i suoi padri di Alphabet, è al centro di più di una dozzina di organizzazioni, che prima erano legate a Movements.Org, che reclutano attivisti e informatori da tutto il mondo, finanziati generosamente con fondi di potenti società di Internet e con il sostegno — ATTENZIONE — della  CIA.
Dietro queste organizzazione ci sono gruppi di giovani attivisti, reclutati in ogni angolo del mondo, a cui viene offerto aiuto finanziario, affiliazioni con i maggiori potentati di Internet, di cui Google e Facebook sono solo due tra decine di altri potentati ….  solo questo?  ….  Beh, dietro tutto questo discorso che predica la lotta alla corruzione e la costruzione della democrazia ci sono sempre le solite vecchie facce, quella che è appena morta – David Rockefeller – e quella del Council on Foreign Relations, la faccia molto nota del Dipartimento di Stato USA e quella meno nota, che manovra il tutto: la CIA.
Il piano è semplice, ma l’ambizione è enorme, si reclutano dei millennials tecnicamente brillanti ma eticamente zoppi, con jeans e infradito ma anche con stock options e contratti blindati, Il loro lavoro è costruire un sistema di social engineering data da incubo, qualcosa che nemmeno Orwell avrebbe mai potuto immaginare.
Dopo di che si collega il risultato di questo lavoro con gruppi di base in grado di organizzare “movimenti politici a richiesta” e per far funzionare il prodotto di questa combinazione, ci si allea con agenzie di intelligence in grado di ammazzare, di far saltare auto-bomba, di fare attacchi con gas sarin ecc…  “a richiesta” … ed ecco che abbiamo creato una Macchina del Cambiamento a cui nessuno può resistere.
Tutto, naturalmente, è reso possibile manipolando la fiducia della gente, approfittando dell’avidità umana e dove questo non basti, si usano ricatto e coercizione. Queste organizzazioni sono uscite allo scoperto per la prima volta nel 2008, “finanziate con fondi neri” del governo americano e inglese e si chiamavano  The Alliance for Youth Movements.
Ogni anno si è tenuto un summit che ha riempito Città del Messico o Londra o altri posti simili in cui si riunivano tutte le potenziali reclute della CIA. All’inizio, Robert Bernstein, quello che ha fondato Human Rights Watch,  che sembra sia una faccia della CIA, ne ha preso le redini ed ha iniziato a collaborare con i media per mezzo di Al Jazeera, di proprietà dei reali del Qatar e delle organizzazioni di Murdoch – Fox / WSJ – media in mano di Israele che stanno soffocando USA e Regno Unito.
Era Movement.Org, non le organizzazioni di Soros, che erano responsabili delle Primavere Arabe e del colpo di stato in Ucraina.  Sì, sono stati proprio loro a “tirare il grilletto” sull’Egitto e a mandare al potere la Fratellanza musulmana voluta dai Sauditi. Hanno sviluppato il software usato per individuare chi erano i “ribelli moderati” della Siria, e dar loro una voce con le “fake-news” di al Jazeera, quell’organizzazione del Qatar che ora sta lavorando in Siria con la sua società di produzione video, quella che ha reso gli attacchi con  i gas dei White-Helmet  dei “falsi umanitari”.
Con loro lavorano nei media anche le organizzazioni di Murdoch, Fox News negli Stati Uniti e le altre proprietà di Murdoch in tutto il mondo. Loro voce ufficiale è il sito web Daily Beast, noto per essere un sito “liberal” del Mossad e molto “sotto-il-controllo-dell’opposizione”,  un sito che ora sta spacciando amabile retorica contro-Trump, di proprietà di Jane Harman, messa da Israele dentro il Dipartimento di Stato.
Anche Madre dell’ ISIS. 
Le indagini sulle radici dell’ISIS e di Al-Nusra in Siria ci portano al 2013, in Turchia e poi nella Repubblica di Georgia e alle operazioni che la CIA  ha fatto in quel paese per poi riportarci a Washington DC.  Lì, dietro tutto questo, abbiamo ritrovato nomi familiari, Condoleezza Rice, David Rockefeller, e altra bella gente.  La Google Corporation e in particolare un gruppo che ha un nome che apparentemente sembra innocente,  Google Idea Group.
L’ abbiamo ritrovato,  che gestiva delle case sicure in Azerbaigian e in Turchia, questo stesso gruppo dal nome innocente, che però è collegato all’assassinio di scienziati iraniani e al contrabbando di armi chimiche in Siria, inviate da Tbilisi, in Georgia.
Nel 2013, 1500 siriani furono uccisi in un attacco di gas sarin. Il mondo stava per dichiarare guerra, ma qualche fonte, l’amministrazione Obama ha saputo che il governo di Damasco non ne era responsabile. Era stato tagliato un accordo-su-misura per far arrivare tutte le  WMD – le armi di distruzione di massa possedute dal governo siriano – negli Stati Uniti, un accordo che recentemente ha subito una serie di rovesciamenti.
Oggi la nostra storia comincia da qui, dal 2013, e punta verso il futuro e, se abbiamo ragione, questo potrebbe essere  un futuro davvero brutto.
Conclusione.
Quello che è triste è che sono stati tanti, quelli messi tanto facilmente su strade sbagliate e su vicoli ciechi. George Soros è sempre stato un giocatore minore a livello mondiale.  Ce ne siamo accorti solo quando abbiamo studiato gli eventi in Ucraina, dove la faccia del colpo di stato era, naturalmente, quella di Victoria Nuland e di suo marito John Kagan. Entrambi sono nemici di Soros, da sempre, per le sue battaglie vere, tutte contro le influenze esercitate da Israele  su Washington. Nuland e i fratelli Kagan e le think tank a cui sono legati, come l’Institute for the Study of War, sono di estrema destra e vivono per promuovere l’influenza israeliana anche a costo di sacrificare vite americane.
Questo è l’articolo che introduce al loro sito web, scritto da Genevieve Casagrande, e che mostra come funziona la loro agenda e come funziona Jigsaw o Google Idea Groups o al Jazeera o l’ISIS o al Nusra,  perché tutti possono muoversi e operare alla stessa maniera:
“La campagna della Russia contro i civili siriani è continuata malgrado l’attacco USA del 6 aprile in risposta all’uso delle armi chimiche del regime di Bashar al-Assad, a sud di Idlib. Rapporti locali indicano che la Russia abbia usato regolarmente munizioni incendiarie e anti-bunker a Idlib e nelle province di Aleppo per uccidere popolazione in massa, in una zona ribelle dopo l’attacco degli Stati Uniti. Attacchi aerei russi hanno inoltre colpito infrastrutture civili locali dal 4 al 25 aprile, tra cui ospedali, scuole, moschee e centri di difesa civile in tutta la Siria. La Russia ha continuamente preso di mira, per tutto il periodo di riferimento, Khan Shaykhoun, il posto dove avvenne l’attacco chimico fatto dal regime il 4 aprile. Inoltre, alcuni attivisti hanno affermato che la Russia ha colpito un ospedale e un centro di difesa civile che curava i feriti di Khan Shaykhoun immediatamente dopo l’attacco del regime con il gas-sarin. L’uso di armi chimiche è solo uno dei molti mezzi che la coalizione pro-regime usa per punire le popolazioni che si opoongono ad Assad in Siria. La Russia rimane uno dei maggiori sostegni per la campagna di Assad che combatte i civili siriani. Il regime di Assad ha una lunga storia di violenza contro il proprio popolo, ma le moderne armi messe a disposizione dalla Russia hanno allargato il teatro, permettendo alla coalizione di regime di colpire civili con una maggior precisione”.
L’autore di questo pezzo, presentato al Pentagono come un importante documento politico, è un impiegato che lavora per l’organizzazione da 20 anni, che non ha nessuna referenza e che non cita fonti di nessun tipo. L’intero articolo come tutto il resto – pubblicato sul sito web dell’ISW e seguito dal Pentagono come un Vangelo –  è falso.
Quello che segue, sempre preso dalo stesso sito è una confessione di pregiudizio. Ammette che i suoi documenti sono “un falso”, ma lo ammette con onestà e coerentemente con gli standard  oggi.
Rapporto-alta-affidabilità. L’ISW indica  come altamente affidabili i rapporti corroborati da documentazione fornita da fazioni dell’opposizione e dalle reti di attivisti sul campo in Siria, ritenute credibili che mostrano elementi chiave degli attacchi aerei russi.
Rapporto-bassa-affidabilità. L’ ISW indica come bassa affidabilità  i rapporti confermati solo da varie fonti secondarie, incluse le reti di attivisti locali siriani considerati credibili o i media siriani di stato”.
Possiamo dire che stanno ammettendo che le loro informazioni arrivano direttamente dall’ ISIS e da al Qaeda? Forse però avrebbero potuto fare ancora un altro passo e ammettere anche che le fonti del materiale pubblicato hanno una origine che si confonde con loro stessi.
Il problema è essenzialmente questo:  Jigsaw è destinato a diventare un allargamento, una espansione globale, di quegli sforzi che abbiamo visto in Egitto, dove sono falliti,  in Ucraina, dove la Russia li ha bloccati, anche se sono stati un successo parziale e in Siria, dove stanno fallendo.
La formula è chiara, reclutare attivisti, mettere in scena attacchi terroristici, sfruttare le loro riconosciute competenze – su armi nucleari / biologiche / chimiche e false minacce – e progettare interventi USA in nome di un qualcosa che può essere descritto solo come una organizzazione criminale globale, che ora possiamo riconoscere,  che controlla quasi tutto il flusso di informazioni dell’intero pianeta.
Gordon Duff  è un ex-Marine veterano della Guerra del Vietnam che ha studiato i problemi dei veterani e dei POW – prigionieri di guerra – per decenni e si è confrontato con il governo in materia di security.  E’ senior editor e chairman del CdA di Veterans Today, particolarmente per il magazine online  “New Eastern Outlook.
16.05.2017
autore della traduzione Bosque Primario

venerdì 9 giugno 2017

Scoperto un nuovo importante fossile umano.

figure-11

Una nuova scoperta di fossili di Homo sapiens in Marocco e risalenti a 300 mila anni fa, molto prima di quanto si ritiene avesse avuto origine la nostra specie, mette in discussione alcuni assunti della nostra origine. E sposta (forse) la culla dell’umanità.

Due ricostruzioni dei fossili trovati a Jebel Irhoud (Marocco). La datazione è di circa 300.000 anni fa. In blu è la struttura interna del cervello, differente da quella degli uomini moderni, ma anche da quella dei nostri primi cugini, gli uomini di Neanderthal.|PHILIPP GUNZ, MPI EVA LEIPZIG
Un articolo pubblicato sulla nota rivista scientifica Nature ha modificato alcune delle concezioni della nostra evoluzione, in particolare il fatto che l’Africa orientale sia stata l’unica culla dell’umanità, il luogo in cui nostra specie è nata e si è diffusa in tutto il mondo. Anche se ovviamente non tutto è ancora chiaro e deciso. 

CINQUE "UOMINI". 

Un gruppo di lavoro guidato dal francese Jean-Jacques Hublin, che lavora al Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia (Germania), ha descritto (l'abstract, in inglese) alcuni resti fossili che rappresentano almeno cinque individui. Tra di essi sono importanti una scatola cranica, una mandibola e un’arcata sopraccigliare. Fin qui niente di nuovo, ritrovamenti come questi non sono rarissimi. 

E LONTANO, LONTANO NEL TEMPO. 

Le novità sono due: il luogo dove sono stati trovati e la datazione. Il primo è Jebel Irhoud, in Marocco, migliaia di chilometri lontano dalla cosiddetta “culla dell’umanità”, l’Africa orientale (Etiopia e Tanzania in particolare). 
La seconda, ottenuta con metodi di luminescenza, porta a una data di circa 300.000 anni fa, di centomila anni precedente quella dei primi chiari fossili di Homo sapiens, trovati nella Kibish Formation, in Etiopia meridionale. 
Questi ultimi sono stati considerati da molti la testimonianza dell’unica origine est africana della nostra specie. I fossili marocchini invece obbligano i paleoantropologi a riesaminare non solo i luoghi di nascita di Homo sapiens, ma anche e soprattutto i processi attraverso i quali siamo nati come specie.


TESTE ARROTONDATE. I fossili di Jebel Irhoud hanno qualche differenza con i successivi e con gli uomini attuali, perché per esempio il cranio non è alto e arrotondato come quello degli uomini moderni, ma un po’ più basso e allungato. Anche l’arcata sopraccigliare è più variabile di dimensioni, ma questo potrebbe essere dovuto a differenza tra i due sessi. Molto interessante, secondo i ricercatori, è la struttura interna della scatola cranica: lo sviluppo dell’intero cervello non è a carico del cervelletto, come negli uomini di Neanderthal, ma di altre parti. 
Gli autori si spingono a dire che proprio il cervello più globulare possa essere usato per distinguere gli uomini anatomicamente moderni da quelli più antichi. Ma tutto il processo è piuttosto lineare, affermano.
Il sito di Jebel Irhoud (Marocco). Forse, quando era occupata dagli uomini, era una caverna, ma la maggior parte dei sedimenti sono stati rimossi negli anni Sessanta. | SHANNON MCPHERRON, MPI EVA LEIPZIG
UNA LENTA EVOLUZIONE. 

Le conclusioni della ricerca sono molto interessanti anche dal punto di vista dell’evoluzione. Se questo fossile è un Homo sapiens, per così dire, arcaico il tragitto verso gli uomini moderni potrebbe essere stato più lineare del previsto. Siamo quasi certi, infatti, che la nostra specie si sia separata da un antenato comune con altre, come Homo neanderthalensis (l’uomo di Neanderthal), circa 500.000 anni fa. In questo modo si poteva pensa che i fossili, da allora al famoso esemplare etiopico di 200.000 anni fa, fossero una specie di preparazione alla nostra “venuta al mondo”. 
Questo ritrovamento invece si colloca proprio tra la separazione tra Neanderthal e sapiens e il fossile est africano. Significa che, a differenza di quanto si pensava, la nostra specie ha avuto un lungo (ed evolutivamente coerente) processo di modifica, con modifiche lente e altre più veloci. Non è cioè nata “improvvisamente” circa 200.000 anni fa per rimanere poi costante nel tempo fino ad oggi. 
Almeno anatomicamente, siamo come tante altre specie. È forse il salto della cultura, avvenuto 50.000 anni, fa circa che ci ha distinto, in parte, da altre specie animali.

"Vaccini come le sperimentazioni di massa dei nazisti": Val d'Aosta, frasi shock su Facebook dell'assessora regionale.

"Vaccini come le sperimentazioni di massa dei nazisti": Val d'Aosta, frasi shock su Facebook dell'assessora regionale
Chantal Certan, assessora all'Istruzione e cultura della Val d'Aosta 

Nella bufera Chantal Certan, esponente del movimento autonomista Alpe e responsabile di Istruzione e cultura. Il Pd: "Deve dimettersi".

"Mai pensavo si arrivasse a tanto... e qui i vaccini non contano nulla, la scienza neppure, il dibattito è tutto su un altro livello, livello di sperimentazione di massa...". Così l'assessora all'Istruzione e cultura della Valle d'Aosta, Chantal Certan, con un post su Facebook si è scagliata oggi contro il decreto del governo sulle vaccinazioni obbligatorie. "Mai vista - rincara l'esponente del movimento autonomista Alpe - una cosa del genere in nessun paese europeo, anzi sì... vi è già stato un ventennio in Europa (in realtà la dittatura nazista durò 12 anni, ndr) in cui uno con due baffetti faceva sperimentazione su uomini, donne e bambini... pensavo appartenesse al passato".
"Vaccini come le sperimentazioni di massa dei nazisti": Val d'Aosta, frasi shock su Facebook dell'assessora regionale
Il post su Facebook di Chantal Certan contro i vaccini. 
Un chiaro riferimento a Hitler, al nazismo e agli atroci esperimenti medici su deportati ebrei, che secondo l'assessora valdostana sarebbero dunque sullo stesso piano della campagna nazionale per le vaccinazioni. Immediata la reazione del Partito democratico della Valle d'Aosta che chiede le dimissioni di Chantal Certan. "Parole come queste - si legge in una nota - offendono prima di tutto la comunità che è costretta ad ascoltarle". Per il Pd, Certan "ingiuria volgarmente e pesantemente lo Stato italiano e viene meno ai più elementari doveri connessi al proprio ruolo istituzionale".

http://torino.repubblica.it/cronaca/2017/06/08/news/_vaccini_come_le_sperimentazioni_di_massa_dei_nazisti_val_d_aosta_polemica_sulle_dichiarazioni_choc_dell_assessora_region-167603555/

Politica: arte di governare.

Risultati immagini per pericle   

Non c'è nulla da fare. Non esiste una buona applicazione della politica, intesa come arte di governare e ovunque si collochi ideologicamente, quando ad applicarla sono gli uomini.
E in politica non esistono gli assiomi o le ideologie più valide di altre: sono l'uso della logica accompagnata dall'etica a renderla valida, efficace.
Scrolliamoci, di dosso le false ideologie, collocazioni, riferimenti... pretendiamo da chi si vuole assumere il compito di amministrarci lealtà, onestà, abnegazione, voglia di migliorare, e ...rispetto, ... ecco, soprattutto rispetto.
Fare politica non è un gioco affidabile al personaggio famoso o al dirigente di azienda, fare politica è una cosa seria, richiede sacrificio, responsabilità.
Chi fa politica deve ragionare e legiferare pensando a che cosa sia meglio fare perchè tutti siano soddisfatti.

E non mi sembra che si stia andando in questa direzione.