sabato 6 aprile 2019

Il Codice Normale - Marco Travaglio

Risultati immagini per condannati ma liberi

L’altro giorno abbiamo provato a immaginare quanti voti guadagnano i “populisti” fra quanti leggono di Gueladje Koulibaly, immigrato clandestino dalla Guinea, con precedenti per violenza, resistenza e una molotov, che dovrebbe già essere stato rimpatriato o almeno ristretto in un Cara in attesa dell’espulsione decretata da mesi dal questore; invece nessuno lo cerca, lui resta a piede libero e tenta di stuprare una diciottenne a Torino, nel parco del Valentino. 
Oggi ci poniamo la stessa domanda per un’altra notizia, ancor più grave, sempre da Torino: quella di Said Mechaquat, marocchino con cittadinanza italiana, che il 23 febbraio ha sgozzato il giovane Stefano Leo scambiandolo per un ex rivale in amore, ma quel giorno avrebbe dovuto essere in carcere o ai domiciliari o ai servizi sociali (dal 9 maggio 2018, e per una condanna del 2016!) a scontare una condanna di 1 anno e 8 mesi senza condizionale per maltrattamenti alla consorte, invece era libero per i soliti ritardi nell’esecuzione della pena. 
Ieri il procuratore generale Edoardo Barelli s’è scusato (per quel che può valere) con i familiari della vittima e ha spiegato che il caso di Said è tutt’altro che isolato: soltanto nella civilissima Torino, ci sono circa 15 mila sentenze definitive emesse dal 2016 a oggi su almeno altrettanti criminali che attendono di essere eseguite per la cronica assenza di personale (giudici, cancellieri, segretari, agenti). Figurarsi quanti sono in tutto il resto d’Italia. Non tutti i condannati, al momento dell’esecuzione, finiscono in cella, anzi solo una minima parte.
In Italia, grazie alla legge Gozzini e alla stratificazione di infinite norme svuotacarceri (l’ultima, del ministro Orlando, l’ha fortunatamente cancellata Bonafede), chi deve scontare una pena complessiva o residua fino a 3 anni (in certi casi 4), la galera non la vede neppure in cartolina. 
Dunque anche Said probabilmente sarebbe finito in qualche ospizio o ente benefico, tipo B. a Cesano Boscone. Ma ci sono pure i condannati “over 3” (o 4) che un po’ di carcere devono farselo per forza. Bene, anzi male: quando finalmente lo Stato, zigzagando fra gradi e fasi di giudizio, prescrizioni, amnistie, condoni, indulti, scappatoie e cavilli vari, dopo anni e anni, con enorme dispendio di soldi, uomini, strutture ed energie, riesce finalmente ad assicurare alla giustizia un colpevole, manca il personale per l’ultimo tratto di strada da casa alle patrie galere. Decine di migliaia di potenziali galeotti, molto pericolosi visto che le loro condanne superano i 4 anni, circolano indisturbati fra noi, pronti a riprendere l’attività criminale.
Il che rende tragicamente ridicoli gli alti lai che a cadenza regolare si levano dai pulpiti “garantisti” sul “sovraffollamento carcerario” per i “troppi detenuti” e le “poche pene alternative”. Panzana che fa il paio con un’altra, già smentita dagli studi criminologici più seri: che il tasso di recidiva aumenti per chi sconta la condanna in carcere e diminuisca per chi resta a piede libero (con tanti saluti a Cesare Beccaria, gran sostenitore della certezza della pena). La verità è che l’Italia ha meno detenuti in rapporto alla media europea e soprattutto in rapporto al numero di criminali in circolazione (essendo l’unico Paese d’Europa con tre regioni controllate militarmente dalle mafie e col record di corruzione ed evasione fiscale). Chi pensa che gli attuali 60 mila detenuti siano troppi finge di ignorare che, alla luce delle sentenze ineseguite, dovrebbero essere il doppio. E, se non lo sono, è solo perché il sistema non funziona. 
Il che rende paradossale la solita ricetta di aprire le galere per far uscire un po’ di delinquenti, con l’ennesimo indulto, amnistia, svuotacarceri per mandare lorsignori a scontare la pena a casa propria o in qualche istituto, dove poi manca il personale per controllare che rispettino gli obblighi e non tornino a delinquere.

Le anime belle hanno criticato uno dei punti più sacrosanti del programma giallo-verde: quello di costruire nuove carceri. Queste consentirebbero ai detenuti di vivere in spazi più civili e allo Stato di adeguare i posti-cella a un fabbisogno destinato a crescere nel caso di anche minimi recuperi di efficienza della macchina giudiziaria. Carceri che si potrebbero ricavare non solo edificando nuove strutture, ma anche riadattando (per i detenuti meno pericolosi) le caserme in disuso. Ma non basta: oltre ai passi già compiuti da Bonafede (blocca-prescrizione, Anticorruzione, esclusione dei reati da ergastolo dal rito abbreviato e dai relativi sconti di pena), è in cantiere la riforma del Codice di procedura penale. L’occasione giusta per sfrondarlo da assurde scappatoie fatte apposta per regalare l’impunità ai colpevoli. L’altro giorno Giulia Ligresti ha ottenuto dalla Corte d’appello di Milano la revisione della pena di 2 anni e 8 mesi, più sequestro di azioni e immobili per circa 15 milioni, da lei stessa patteggiata a Torino per aggiotaggio e falso in bilancio. Avete mai visto un innocente che patteggia 32 mesi di galera e il sequestro di 15 milioni? Evidentemente era innocente a sua insaputa. Eppure in Italia è possibile anche questo: concordi una pena, non la impugni (perché si può pure patteggiare e poi ricorrere in appello e in Cassazione), la rendi definitiva; poi si scopre che il Tribunale dove hai patteggiato non era competente e i processi a te e agli altri ripartono altrove da zero con risultati opposti; il tuo patteggiamento diventa carta straccia; e ti ritrovi pure beatificato dai giornali come un martire sul calvario e la vittima di un errore giudiziario cui hai concorso anche tu. È populismo indignarsi per le baggianate che rendono ridicola la Giustizia? Se lo è, ci iscriviamo subito. Ma preferiamo chiamarlo buonsenso.

Scoperto il frammento di un pianeta 'sopravvissuto'.


Rappresentazione artistica del frammento del pianeta sopravvissuto alla morte della sua stella e della scia di gas che continua a lasciare dietro di sé (fonte: University of Warwick/Mark Garlick).


Fatto di ferro, è scampato alla morte della sua stella.


E' 'sopravvissuto' a una catastrofe e continua a vagare in una sorta di 'cimitero' cosmico lasciandosi alle spalle una scia di gas: è il frammento di un pianeta scampato alla morte della sua stella e ricchissimo di metalli pesanti. La scoperta, pubblicata sulla rivista Science e finanziata dal Consiglio Europeo della Ricerca (Erc), si deve al gruppo internazionale coordinato dall'università britannica di Warwick, al quale ha partecipato l'Italia, con l'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).
Il frammento del pianeta, osservato utilizzando il Gran Telescopio Canarias, si trova a 410 anni luce dalla Terra ed è sfuggito al cataclisma seguito alla morte della sua stella, una nana bianca chiamata SDSS J122859.93+104032.9. A rendere ancor più sorprendente la sua sopravvivenza è la sua orbita: così vicina alla sua stella da compiere una rivoluzione ogni due ore. La scoperta è stata possibile grazie a una tecnica di analisi spettroscopica che ha permesso di identificare la scia di gas lasciata dal pianeta e le variazioni nella luce emessa dal sistema. E' la prima volta che si scopre in questo modo un corpo solido in orbita attorno a una nana bianca.
"La stella doveva essere grande due volte la massa del Sole, ma ora è una nana bianca con una massa pari al 70% di quella solare", osserva il coordinatore della ricerca, Christopher Manser. Gli astronomi hanno calcolato che il diametro del frammento dovrebbe essere di almeno un chilometro. "Le nane bianche sono ciò che resta di stelle come il nostro Sole, una volta che hanno esaurito tutto il loro combustibile e disperso i loro strati esterni", spiega Melania Del Santo, dell'Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali dell'Inaf (Iasf-Inaf) di Palermo.
"Quando le stelle  invecchiano, diventano giganti rosse e, crescendo, spazzano via buona parte del loro sistema planetario, lasciandosi alle spalle solo un nucleo denso: una nana bianca", prosegue la ricercatrice. Anche il Sole si espanderà fino a raggiungere l'orbita della Terra, inglobando Mercurio, Venere.
Quello che resta del pianeta sopravvissuto "orbita vicinissimo alla stella, molto al di là del limite oltre cui pensavamo che non ci fosse più alcunché. L'unica spiegazione è che debba trattarsi di un oggetto molto denso. Pensiamo sia composto in gran parte di ferro e nichel", aggiunge uno dei ricercatori, Boris Gaensicke. 

Soldi per l’Africa sui conti privati: il cognato di Renzi verso il processo. - Gerardo Adinolfi



Una querela dagli Usa e la legge anticorruzione hanno sbloccato l’ inchiesta della procura di Firenze sui fondi destinati ai bambini africani che invece, per l’ accusa, sarebbero finiti sui conti correnti privati di Alessandro Conticini e poi riciclati per l’ acquisto di case e quote societarie. I pm Giuseppina Mione e Luca Turco ieri hanno chiuso l’ inchiesta che vede indagati per appropriazione indebita e riciclaggio Alessandro e Luca Conticini, e per riciclaggio Andrea Conticini, cognato dell’ ex presidente del Consiglio Matteo Renzi. I tre, ora, rischiano il processo. Il loro avvocato Federico Bagattini in passato ha sempre respinto le accuse.

Ma secondo la procura di Firenze i Conticini si sono appropriati di 6,6 milioni di dollari donati dall’ Unicef, dalla Fondazione Pulitzer e da altri enti benefici internazionali alla Play Therapy Africa e ad altre due organizzazioni no profit create e gestite da Andrea Conticini per l’ assistenza all’ infanzia in Africa. Mentre quei soldi, parte di 10 milioni di dollari di donazioni ricevuti tra il 2009 e il 2016, sarebbero stati utilizzati per un investimento immobiliare in Portogallo da 2 milioni di euro, e per l’ acquisto di quote di società della Eventi6, la società di famiglia dei Renzi, e della Quality Press Italy e della Dot Media, l’ azienda fiorentina nota per aver gestito la convention della Leopolda.

Alla Eventi6, secondo quanto ricostruito dalla guardia di finanza, sono arrivati tra il febbraio e il marzo 2011 187.900 mila euro. Alla Quality press Italy 158 mila euro e alla Dot Media, nota per aver gestito le convention della Leopolda, 4 mila euro. Invece in Africa, per la procura, sarebbero arrivati a scopi umanitari solo 2,8 milioni di dollari. Che fine ha fatto la maggior parte delle donazioni?

Secondo la procura una parte dei 10 milioni di dollari è stata legittimamente utilizzata per pagare i compensi di Alessandro Conticini, della moglie e dei collaboratori. Ma oltre 6,6 milioni sarebbero transitati sul conto privato di Conticini attivato alla Cassa di Risparmio di Rimini con il denaro poi impiegato per vari investimenti. Oltre agli immobili in Portogallo c’ è la sottoscrizione di un prestito obbligazionario emesso dalla società ” Red Friar Private Equity Limited Guernsey” di circa 798 mila euro.

 L’ inchiesta, nata nell’ aprile 2018, ha rischiato lo stop quando il governo Gentiloni ha cambiato le norme sulla procedibilità dell’ appropriazione indebita passata da ufficio a querela di parte. In estate la procura tramite rogatorie internazionali ha chiesto alle organizzazioni benefiche se volessero sporgere querela. L’ Unicef, che tra il 2008 e il 2013 ha donato 3,8 milioni di dollari alle no profit di Conticini, non ha risposto e a ottobre ha spiegato che « le somme erano il corrispettivo di regolari contratti in diversi paesi del mondo».

A gennaio ha presentato invece querela Operation Usa, che tramite la Fondazione Pulitzer ha donato oltre 5,5 milioni di dollari tra il 2009 e il 2016. Nello stesso mese è entrata in vigore anche la nuova legge anticorruzione che ha cambiato di nuovo la procedibilità dell’ appropriazione indebita: se è aggravata, non serve la querela di parte. Così l’ indagine ha avuto un nuovo impulso.

Durante l’ inchiesta la procura aveva convocato i fratelli Conticini per essere interrogati. «Ma quando ci hanno mandato l’ avviso i fatti contestati erano diversi da quelli richiesti per l’ interrogatorio»,spiegava negli scorsi mesi l’ avvocato Bagattini. Ora gli indagati hanno facoltà di chiedere l’ interrogatorio.

https://infosannio.wordpress.com/2019/04/05/soldi-per-lafrica-sui-conti-privati-il-cognato-di-renzi-verso-il-processo/?fbclid=IwAR3RtRRlJhNlOK69kr_JfSnxtoJWAb2IcpC1n1PTiWKWwC1w9XSDnYNaWjQ

venerdì 5 aprile 2019

Sardegna, il nuovo assessore al bilancio Fasolino pignorato 1 anno fa da Equitalia: 425mila euro per contributi non versati.

Sardegna, il nuovo assessore al bilancio Fasolino pignorato 1 anno fa da Equitalia: 425mila euro per contributi non versati

Debito accumulato tra il 2009 e il 2017. La Nuova Sardegna nel luglio scorso raccontava: "Si va dalle mancate dichiarazioni dei redditi all’Irpef non versata per le società commerciali di cui era responsabile". Lui ammetteva: "Ma si tratta di vicende private". Oggi la nomina nella squadra di Solinas.

Un assessore regionale al bilancio a cui un anno fa Equitalia ha imposto un pignoramento di 425mila euro, con decurtazione dello stipendio. La regione è la Sardegna, con il neoeletto presidente Christian Solinas dopo la vittoria del centrodestra alle regionali di febbraio. L’assessore è Giuseppe Fasolino, esponente di Forza Italia che avrà la delega a programmazione, bilancio e assetto del territorio. Nato a Sassari, Fasolino è un politico con due mandati da sindaco di Golfo Aranci, un’esperienza nel consiglio provinciale di Olbia-Tempio e poi un mandato da consigliere regionale nella passata legislatura. Proprio sul finire di quell’esperienza, prima dell’inizio della campagna elettorale, La Nuova Sardegna ha reso pubblica la vicenda del pignoramento a suo carico.
Dal 2009 al 2017 ha accumulato un debito per 425mila euro e, dopo l’avviso per lettera, nel mese di luglio 2018 Equitalia ha fatto scattare – appunto – il pignoramento dello stipendio di consigliere regionale, tagliando larga parte dell’indennità mensile da lui percepita. “L’elenco di tributi non versati – scriveva La Nuova Sardegna il 21 luglio scorso – è lungo e articolato. Si va dalle mancate dichiarazioni dei redditi all’Irpef non versata per le società commerciali di cui Fasolino era responsabile (attualmente gestisce un ristorante), sino ai bolli auto e alle multe per infrazioni del codice della strada”.
Nello stesso articolo si dava conto dell’ammissione di Fasolino, che bollava però la vicenda come privata, specificando che non avesse nulla a che vedere con la sua attività politica. Poi aggiungeva: “Contrarre un debito con l’Agenzia delle Entrate è, purtroppo, una situazione molto frequente di questi tempi, perché il sistema, ad ogni minimo errore o dimenticanza, vessa il contribuente. Ma poiché è un debito lo pagherò nella forma e nei modi che vengono imposti”. Oggi, a distanza di 9 mesi, Fasolino diventa assessore regionale al Bilancio.

Devo dire grazie a Virginia Raggi. - Franco Bechis



La sindaca di Roma aveva intuito per tempo le malefatte delle coop sociali con i minori stranieri. Fu attaccata per quello da Famiglia Cristiana e perfino dal Fatto quotidiano di Marco Travaglio.

Non capita spesso, ma questa volta mi tocca dire grazie al sindaco di Roma, Virginia Raggi. Perché ha intuito prima di tutti noi che qualcosa di ben poco commendevole ci fosse nella gestione dei minori migranti nella capitale. E a dicembre scorso decise di stringere i cordoni della borsa e di sfrattare da una casa famiglia proprio la onlus Virtus Italia i cui massimi esponenti sono stati arrestati ieri da una operazione congiunta fra procura di Roma, vigili urbani e Questura cittadina. Quando la Raggi prese quella decisione fu attaccata violentemente da associazioni e da gruppi cattolici. Anche da qualche giornale come Famiglia cristiana e perfino dal Fatto quotidiano di Marco Travaglio. Invece aveva ragione lei, e l’orrore che è venuto fuori con le intercettazioni dell’inchiesta romana ancora di più fa capire il peso delle decisioni prese dalla sindaca della capitale. In quella onlus infatti i minori migranti e rom venivano accolti per garantirsi il pagamento del loro vitto e alloggio, e poi la notte stessa venivano buttati fuori dalla struttura in mezzo a una strada per incassare senza spendere nulla (nemmeno un pasto caldo). Con che cuore non si sa, ma venivano sollecitati a scappare verso il nulla anche bimbi di 10 anni. Se poi tornavano indietro disperati, quei santoni che li “accoglievano” se li riprendevano per istruire una nuova pratica di contributo…

giovedì 4 aprile 2019

La nave dei folli (americani) sta imbarcando acqua? - Dimitry Orlov

Sembra certamente di si ed anche a velocità crescente. Aver trascorso le ultime tre settimane in una località nascosta, lontano da Internet, mi ha permesso di osservare l’aumento del suo rateo di affondamento. C’era la connessione wifi all’aeroporto e ho potuto scaricare tre settimane di articoli, su cui mi sono concentrato durante il lungo volo di ritorno verso la civiltà. Quello che ho letto è stato un po’ scioccante, specialmente dopo tre settimane di nient’altro che surf, uccelli marini, granchi che scorrazzavano e un sacco di gente contenta e amichevole, che non avrebbe potuto interessarsi di meno degli Stati Uniti.
Da un po’ di tempo, c’è gente che mi dice che dovrei guardare il film Idiocracy, perché mostra in che cosa si stanno trasformando gli Stati Uniti. Beh, non sono così sicuro che un film sull’idiozia possa impedire di diventare idioti, quindi passerò oltre, ma c’è un netto aumento del livello di stupidità esibito da quelli che fanno parte dell’establishment statunitense. Questo non dovrebbe essere una sorpresa; dopotutto, perché qualcuno dotato di saggezza e integrità dovrebbe interessarsi, al giorno d’oggi, ad una cosa del genere? Esempi di estrema stupidità, così stupidi che fa male guardarli, sono in questo momento tutto intorno a noi. Permettetemi di sottolinearne alcuni importanti.
Mentre ero impegnato a bagnare le dita dei piedi in acque limpide, l’investigatore speciale Robert Mueller aveva finalmente pubblicato il suo rapporto. Non aveva lasciato nulla di intentato, ma non era riuscito a portare a termine il compito che gli era stato assegnato, la dimostrazione che Trump era colluso con la Russia. Nella sua relazione aveva affermato che, sebbene non avesse trovato prove di collusione o di ostruzione della giustizia, il suo rapporto non scagionava Trump. Notate questi due punti di estrema stupidità. Primo punto: se non c’era collusione, non c’era crimine e nessun decorso di giustizia da ostacolare. Secondo punto: se, come ammette Mueller, non è stato commesso alcun reato, allora non c’è nulla da cui scagionare Trump.
I Democratici, che avevano sperato di mettere sotto impeachment Trump sulla base del rapporto Mueller, forse potrebbero rincuorarsi un po’ per il fatto stesso che Mueller si è rivelato così incompetente da non riuscire a capire le basi stesse della sua professione; forse, dopotutto, la collusione c’era, ma Mueller era troppo stupido per trovarne le prove. O forse i Democratici dovrebbero crollare in un parossismo di disperazione, perché Mueller era la loro migliore ed ultima possibilità ed ora fanno la figura degli idioti per aver creduto in lui.
Subito dopo, nella parata degli stupidi abbiamo il procuratore generale William Barr, che, nel suo riassunto del rapporto  Mueller, aveva accettato acriticamente le affermazioni secondo cui ci sarebbe stata un’interferenza da parte dei Russi nelle elezioni presidenziali del 2016. Ma che razza di interferenza era stata?
C’era una troll-farm di San Pietroburgo gestita da qualcuno che, secondo alcune voci, aveva una volta lavorato per Putin. Questi troll avevano pubblicato annunci pubblicitari ‘acchiappaclick’ sui social media. La portata della loro operazione era stata assai ridotta e la maggior parte della loro attività si era svolta dopo le elezioni, rendendo assurda l’affermazione che avessero manipolato le votazioni. Lo sforzo di Mueller per processarli si era bloccato quando i loro avvocati si erano presentati in tribunale e avevano chiesto di vedere le prove. Mueller non aveva potuto permettere una cosa del genere perché avrebbe fatto sganasciare dalle risate tutta la corte.
C’era stata anche l’affermazione secondo cui gli hacker russi si sarebbero infiltrati in un server di posta elettronica al DNC [Comitato Nazionale del Partito Democratico], impadronendosi di e-mail che evidenziavano i tentativi di manipolare le primarie ai danni di Bernie Sanders, per poi renderle pubbliche tramite Wikileaks. Ma ci sono prove che queste e-mail non sono state hackerate ma fatte trapelate dopo essere state copiate su una chiavetta USB da qualcuno che aveva fisicamente accesso al server.
Barr è forse troppo stupido per rendersi conto della follia delle sue affermazioni secondo cui “i Russi”, qualunque cosa significhi il termine, avrebbero manipolato le elezioni americane? Sì, sembra che sia proprio così. Con funzionari di questa stupidità, quanto è stato stupido per i Democratici passare due anni a coltivare il loro sogno di sbarazzarsi di Trump con il loro aiuto?
E così Trump è qui per rimanere. È qui che finisce la stupidità? No, certo che no, perché ora, semplicemente, passiamo alla fase successiva di stupidità. Trump sogna di “rendere nuovamente grande l’America,” ma il suo è un sogno stupido? Diamo un’occhiata ai risultati.
La sua idea era quella di rinegoziare le trattative commerciali a favore dell’America e di rimpatriare la produzione, che era stata delocalizzata in paesi a bassi salari in tutto il mondo, ridurre il deficit commerciale e creare molti, buoni posti di lavoro. Sembrerebbe un ottimo piano, ma facciamo un passo indietro per un momento e cerchiamo di vedere qual è il vero problema.
Il vero problema è che negli Stati Uniti c’è un enorme squilibrio tra ciò che gli Americani producono e ciò che gli Americani consumano: consumano molto più di quanto possono permettersi.
Una soluzione sarebbe quella di ridurre il consumo, ma questo rappresenta il 70% dell’economia che verrebbe così a contrarsi, facendo esplodere la bolla del debito, già sproporzionatamente grande, spingendo l’economia degli Stati Uniti nella più profonda depressione. Questa, dopotutto, non sembra una grande idea.
Un’altra soluzione sarebbe quella di svalutare il dollaro attraverso un’emissione incontrollata di valuta. Questo renderebbe le esportazioni americane competitive rispetto a quelle dei paesi con salari più bassi. Ma indebolirebbe il dollaro USA come valuta di riserva e innescherebbe in tutto il mondo la fuga precipitosa dei detentori del debito degli Stati Uniti, provocando uno shock iperinflazionistico che spingerebbe nuovamente l’economia americana nella più profonda depressione. Anche questo non sembra fantastico, ma era il piano ventilato dall’ex consigliere di Trump, Steve Bannon. Forse anche Steve è un po’ ottuso.
Un’altra soluzione, proposta da William Dudley della Federal Reserve, era stata quella di utilizzare metodi fiscali per stimolare una ripresa della produzione industriale negli Stati Uniti, e questo è ciò di cui si era innamorato Trump e il motivo per cui aveva tagliato le imposte societarie, consentendo alle multinazionali di rimpatriare esentasse gli utili realizzati all’estero. Aveva funzionato? Ovviamente no! Invece di investire nella produzione, le aziende avevano utilizzato questi fondi per riacquistare le proprie azioni, consentendo ai loro principali azionisti di vendere al rialzo le loro azioni a spese della collettività. Ecco Alice Walton, proprietaria del 10% di Walmart, che, nel solo mese di marzo, ha liquidato oltre 700 milioni di azioni.
Possiamo essere sicuri che Alice Walton non investirà questi 700 milioni in scorte di magazzino. È stato stupido da parte di Dudley e Trump pensare che un piano del genere avrebbe mai funzionato? Apparentemente è così.
E quindi ecco dove si trova attualmente il piano per “rendere nuovamente grande l’America.” L’economia sta affondando. La Federal Reserve non può salvarla dal  tracollo abbassando i tassi di interesse perché sono già troppo bassi. E’ in corso una massiccia carneficina nel settore della vendita al dettaglio e numerose aziende statunitensi sono sul punto di andare in bancarotta. La un tempo grande General Electric è stata estromessa dal Dow Jones ed è impegnata a vendere i suoi gioielli della corona ai Russi. Cosa resta da fare?
Fa il suo ingresso in scena Janet Yellen, l’ex presidente della Federal Reserve, con un piano davvero stupefacente nella sua stupidità. Propone che la Federal Reserve intervenga e inizi ad acquistare direttamente debito societario usando denaro stampato ad hoc. Notate come il piano della Yellen unisca in modo splendido la stupidità del piano Bannon (tagliare l’erba sotto i piedi del dollaro USA) con la stupidità del piano Dudley (dare alle multinazionali un’altra possibilità di riacquistare le proprie azioni, in modo che i loro principali azionisti possano continuare ad essere salvati e a realizzare profitti con denaro pubblico). Ecco una tabella che mostra come sia brillante la situazione, anche senza il fantastico suggerimento della Yellen.
Con questa carenza di idee non stupide a Trump non resta che saltellare nella sua cella imbottita e inviare sciocchi tweet, come questo: “Molto importante che l’OPEC aumenti l’estrazione di petrolio. I mercati mondiali sono fragili, il prezzo del petrolio sta diventando troppo alto. Grazie!” Nel frattempo, ha vietato le importazioni di greggio pesante dal Venezuela (necessario per la produzione di gasolio) mentre le esportazioni statunitensi di petrolio leggero (da fracking) stanno incontrando problemi a causa della sua bassa qualità, gli investimenti nel fracking sono precipitati e le società energetiche che si occupano di fracking, la maggior parte delle quali non ha mai realizzato guadagni, stanno segnalando la mancanza di nuove aree produttive dove eseguire trivellazioni esplorative. È stupido pensare che twittare possa risolvere qualcuno di questi problemi.
Riassumendo, questa nave dei folli sta imbarcando acqua e tutte le proposte espresse finora sono stupide ed equivalgono a tentare di prosciugarla con un setaccio. È una cosa davvero nauseante a vedersi! Mi fa venire voglia di tornare su quella spiaggia e rimanere lì, a sopravvivere con latte di cocco, pesce appena pescato e frutta tropicale, e non collegarmi mai più ad Internet.
Ma me ne farò una ragione e andrò avanti come prima. I martedì saranno ancora giorni di articoli liberi, mentre il giovedì offrirò ai miei fedeli sostenitori nuove, grandiose prospettive. Prossimamente: l’etnosfera umana, come aspetto evolutivo della biosfera, un argomento che ho analizzato a fondo mentre ero coricato sulla spiaggia. Qui c’è la chiave per comprendere il ciclo di vita delle nazioni, alcune delle quali sono piene di energia e di voglia di progredire, mentre altre hanno già fatto il loro tempo e sono governate da persone palesemente stupide.
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org
Di male in peggio...a quanto pare non è solo Trump a fare acqua da tutti i lati, ma tutto l'establishment "ammericano". 
Se questi continuano a dare credito a personaggi dotati di scarsissima conoscenza dell'economia, hanno poco da sperare... e sapendo anche come gli USA usino recuperare le perdite accumulate, distribuendole  su tutto il globo terracqueo, ...la vedo grigia, anzi, nera..
by C.

Auto blu, Consip smonta la polemica: ‘Auto di servizio a nolo e mezzi blindati per la sicurezza, anche di magistrati’. - Thomas Mackinson

Auto blu, Consip smonta la polemica: ‘Auto di servizio a nolo e mezzi blindati per la sicurezza, anche di magistrati’

Sotto accusa due gare per un valore di 168 milioni. Di Maio chiede chiarimenti, tutti all'attacco del governo. Ma la stessa Centrale acquisti esclude si tratti di mezzi destinati ai politici: nel primo caso sono veicoli operativi a noleggio per il trasporto ospedaliero, per la polizia locale. Nel secondo di mezzi blindati per le forze dell'ordine e per i magistrati.

Autoblu, il vicepremier Di Maio attacca lo “spreco”. Consip risponde che sono “auto grigie di servizio, a noleggio”, come quelle “per il trasporto dei farmaci, per la polizia municipale”. Di piccola e media cilindrata, “perlopiù Panda, Yaris” precisano dalla centrale acquisti dello Stato. Il secondo lotto poi? E’ per l’acquisto di auto blindate, “ad esempio quelle in uso a magistrati”.
E’ un giorno di altissima tensione sul filo governo-Consip. Tutto parte con un articolo sul Messaggero: “Shopping del governo: 8.280 auto blu e grigie per 168 milioni di euro”. L’infornata procederebbe da due gare Consip indette nei mesi scorsi e oramai chiuse, con importi da capogiro: il governo, accusa il giornale romano, sarebbe pronto a spendere 168 milioni di euro per acquistare 7900 auto grigie (120 milioni di spesa) e 380 auto blu (48,5 milioni). Il termine per le offerte è scaduto e nessuno ha detto niente
Il governo in realtà nulla sapeva, tanto che Luigi Di Maio viene colto di sorpresa e prende una posizione netta sul “caso”: “Avvierò subito un’indagine interna ai ministeri per capire se questi bandi si stanno avviando in automatico, il nostro obiettivo è ridurre le auto blu. E se sarà vero si bloccherà tutta sta roba qui”. E ora tocca capire se il caso esiste, perché la polemica divampa.
L’opposizione attacca: “Era il Governo che voleva abbattere la casta e oggi, dopo un anno nei palazzi e sulle poltrone, decide di acquistare 8.280 auto nuove, grigie e blu metallizzato. Di queste solo il 18,1% verranno destinate alle forze dell’ordine. E l’81,9% alla casta“. Così Francesco Giro, senatore di Fi. “Il governo che doveva tagliare i privilegi acquista 9 mila autoblu, spendendo 168 milioni euro. Di Maio, invece di scusarsi, che fa? Evoca una gelida manina” fa eco la vice Presidente del Gruppo Pd, Simona Malpezzi. Il Codacons annuncia esposti alla Corte dei Conti.
In serata arriva una nota di Consip, pubblicata anche sul sito. “Non è Consip ad acquistare o noleggiare ma sono le singole amministrazioni – in base ai loro fabbisogni – ad emettere gli ordini di acquisto verso i fornitori selezionati da Consip”. La gara di per sé non è un via libera generalizzato all’acquisto ma è un invito alle amministrazioni che intendessero rinnovare il parco mezzi ad avvalersi della fornitura oggetto della convenzione, che non piove dal cielo ma è figlia di una politica programmata degli acquisti funzionale all’economicità degli acquisti e a garantire le necessarie dotazioni. Lo si evince dagli stessi bandi che (non a caso) riportano in calce il numero progressivo di edizione (per i due specifici sono la 14 e la 3), secondo i fabbisogni emersi dalle ricognizioni. Ed ecco che arriva la vera sostanza: le auto blu non ci sono.
“Nel caso della convenzione “noleggio autoveicoli ed. 14”, si tratta di autovetture operative destinate ai servizi di base delle amministrazioni. Consip fa l’esempio delle Asl e delle vetture di trasporto farmaci, la Polizia municipale con le vetture di servizio stradale. A maggior ragione per la seconda gara: “nel caso della convenzione acquisto auto protette ed. 3”, di autovetture blindate destinate alla tutela di soggetti istituzionali nel caso di rischio di incolumità (es. magistratura sotto scorta)”. Infine un chiarimento sull’obiettivo delle gare e I risultati raggiunti: “Su tali tipologie di acquisto i risultati dell’azione Consip, valorizzando la aggregazione della domanda, si misurano in riduzioni di prezzo per le amministrazioni tra il 40-60%, in garanzia di qualità del prodotto/servizio e di attenzione all’ambiente. Dunque non spreco, ma risparmio.