Alt! Cosa c'è dietro l'indagine della magistratura – anzi di un magistrato – di San Marino sull'ex sottosegretario agli esteri Sandro Gozi e sulla presidente della Banca Centrale Catia Tomasetti? Davvero si tratta solo di una "consulenza fittizia" da 120mila euro in un anno, concessa dall'istituzione a Gozi, oppure c'è in ballo un gioco molto più grande da cui dipende il futuro e la sopravvivenza stessa del micro-stato che si professa indipendente dal 301 dopo Cristo? Cosa c'entra l'inverosimile visita ufficiale del ministro degli esteri russo Lavrov dello scorso 21 marzo?
GIULIO TREMONTI (2)
Facciamo un passo indietro fino alla storia recente. San Marino ha vissuto trent'anni di sfrenata crescita economica sostenuta solo dal suo mercato finanziario: dalle quattro banche che aveva all'inizio degli anni '80, altri istituti sono spuntati come funghi per approfittare di un grande e fiorente mercato: quello del riciclaggio del denaro. Il pil passa dagli 1,1 miliardi del 2000 ai 2,7 del 2008. Tutto è pubblico: mense, farmacie, ospedali. Il tenore di vita e il reddito pro-capite fanno impallidire gli italiani che vivono a pochi chilometri di distanza e attraggono migliaia di frontalieri.
Tutto fila liscio finché nel 2009 Giulio Tremonti, all'epoca ministro del Tesoro, non inserisce quel ''neo'' incastonato tra la Romagna e le Marche nella black list dei paradisi fiscali. Di fatto è un embargo finanziario per gli imprenditori italiani: chi fa affari con San Marino, si aspetti di ricevere la visita della Guardia di Finanza. Praticamente una condanna a morte.
Da lì, complice anche la crisi dei mutui subprime e il clima di grande sfiducia nei confronti delle istituzioni finanziarie, tutto inizia ad andare a rotoli, anche perché nessuno nel frattempo ha pensato a un piano B né investito in altri settori.
MONTE TITANO - SAN MARINO
Senza entrare nei dettagli, il seguito è noto: partono inchieste sui soldi della criminalità organizzata che passano per San Marino, politici e banchieri vengono arrestati, e i ricchi romagnoli che tenevano le loro fortune nelle banche del Titano iniziano a portare via i soldi perché annusano la mala parata.
Più o meno quello che succede allo Ior: le istituzioni internazionali come Commissione Europea, Moneyval (Consiglio d'Europa) e OECD cominciano a menare duro sui paesi che lucrano sull'opacità finanziaria. Se volete fare affari con i nostri paesi membri, dovete rinunciare al segreto bancario e ai traffici loschi.
CATIA TOMASETTI
Passano gli anni e i conti di San Marino finiscono in pezzi, il welfare al collasso, le banche cadono come mosche. L'unica strada, sembra, è quella di fare pace con l'Unione Europea, che nel 2013 si dice pronta a offrire un ''Accordo di Associazione'' anche ad Andorra e Monaco. I tre campioncini dell'offshore non diventerebbero stati membri né farebbero parte dell'Area Economica Europea (in cui troviamo Islanda, Liechtenstein e Norvegia), ma se accettano l'aquis, la mole di legislazione comunitaria (inclusa la trasparenza fiscale), potranno ricominciare a fare affari con i loro vicini di casa.
Il processo va avanti ma molto lentamente, e una parte della politica locale, quella che vuole portare lo staterello nelle white list, decide che bisogna dare una sterzata, almeno di facciata.
Nell'aprile 2018 Catia Tomasetti, già partner dello studio legale Bonelli Erede, viene nominata presidente della Banca Centrale di San Marino (Bcsm), e due mesi dopo arriva la consulenza a Sandro Gozi. Lei ha il compito di ripulire le finanze del Titano e di studiare un futuro senza riciclaggio, magari puntando sulle agevolazioni fiscali. Se di questo campano Irlanda, Paesi Bassi e Lussemburgo, perché non può farlo San Marino?
SANDRO GOZI ROMANO PRODI
Lui deve invece trattare con le istituzioni europee la definizione dell'Accordo di Associazione: non rieletto in Parlamento e con molti agganci e conoscenze a Bruxelles visto che è stato per 10 anni il braccio destro di Romano Prodi, aveva il profilo giusto per occuparsi ai negoziati che languono.
Da qui nasce l'inchiesta, o meglio nasce sulla base di un esposto anonimo che ''appare'' a dicembre sulla scrivania del magistrato Alberto Buriani, che accusa la Tomasetti di aver ''indotto il consiglio direttivo di Bcsm a stipulare un contratto di consulenza fittizia con Gozi, di cui aveva nascosto l'amicizia''. Lei replica al Resto del Carlino: ''Il consiglio direttivo era perfettamente al corrente della consulenza'', tanto che lei stessa aveva fatto pubblicare sul sito (la legge di San Marino non lo prevedeva) l'entità e la durata dell'ingaggio, e il loro rapporto era noto a tutti.
Gli ultimi che avevano provato a riformare il sistema bancario di San Marino, firmando un Memorandum of Understanding con Bankitalia, sono stati condannati in primo grado e hanno perso il lavoro alla Bcsm, finché non sono stati assolti in appello e ri-assunti dall'attuale dirigenza.
Lui invece sostiene che la consulenza non sia affatto fittizia: si è recato molte volte a Bruxelles per trattare con la delegazione ufficiale di San Marino (ci sono i verbali), ha prodotto diversi report per la banca e lo stesso magistrato gli ha sequestrato 2800 email di lavoro attinenti all'incarico, che dunque in qualche modo è stato svolto.
Ma ora bisogna tornare alla visita di Lavrov a San Marino lo scorso 21 marzo, quando il ministro degli esteri russo è stato accolto trionfalmente dal Segretario di Stato per gli Affari Esteri Nicola Renzi (solo omonimo) e ai due Capitani (capi di Stato) Tomassoni e Santolini.
LAVROV E NICOLA RENZI
"Apprezziamo il fatto che San Marino, nonostante le pressioni esercitate sulla Repubblica dall'esterno, non abbia aderito alla spirale sanzionatoria antirussa promossa da Bruxelles, su dirette istruzioni di Washington. Questo approccio autonomo e pragmatico del vostro Paese, che favorisce lo sviluppo ulteriore dei nostri legami economico-commerciali e finanziari, merita il più profondo rispetto", ha dichiarato Lavrov.
Perché un uomo così potente si è prestato a un viaggio ufficiale in un micro-stato, per giunta nel pieno delle trattative di accordo con l'Unione Europea, a parlare male di Bruxelles e Washington? È presto detto: a San Marino molti non vogliono affatto abbandonare lo stile di vita da vitelloni di cui hanno goduto per decenni. Rinunciare al riciclaggio, attività in cui si erano specializzati senza necessità di chissà che titoli di studio, vuol dire imparare un mestiere e mettersi a lavorare per stipendi decisamente meno esorbitanti.
CATIA TOMASETTI
E allora, per mantenere lo status quo, non resta che l'alleanza con la Russia, vendere il debito a Mosca e garantire in cambio uno sbocco finanziario ''protetto'' per oligarchi in cerca di paradisi. Magari facendo passare per San Marino un po' di merci italiane, così da sfuggire all'embargo sull'export verso il puzzone Putin. A Lavrov non pare vero di mettere un'altra spina nel cuore dell'Europa.
Per farlo però, le trattative di Gozi con Bruxelles devono saltare, e il processo di pulizia della Tomasetti deve fermarsi. Lui si è appena candidato all'Europarlamento con la Renaissance macroniana, e dunque la sua collaborazione era già stata interrotta.
Mentre per costringere alle dimissioni lei, e rimettere al suo posto qualcuno più compiacente, niente di meglio di una bella inchiesta con grande rilancio sulla stampa italiana, interessata più a menare su Gozi (in quanto euro-macronista, un nemico perfetto per i sovranisti) che alle sorti delle finanze del Titano.
SANDRO GOZI EMMANUEL MACRON
Insomma San Marino è al bivio: mollare le vecchie abitudini per un futuro incerto ma ''inserito'' nel contesto europeo, o tenere in piedi i vecchi sistemi sperando nella protezione russa per tirare a campare. Quale strada sceglierà?
I dipendenti di ogni ordine e grado della Banca Centrale della Repubblica di San Marino, venuti a conoscenza tramite i media della notizia di un'indagine avviata dal Tribunale di San Marino che coinvolge l'Avv. Catia Tomasetti Presidente di Banca Centrale, esprimono la loro piena solidarietà alla stessa che, sin dal suo insediamento, si è impegnata con determinazione per il rilancio e consolidamento del sistema bancario e finanziario ed a difesa dell'autorevolezza dell'istituzione e delle professionalità dei dipendenti della Banca Centrale.