Il membro del Csm ed ex pm della trattativa Stato-mafia ricorda il patto del Cavaliere con le famiglie mafiose durato almeno fino al 1992, di cui parla la sentenza di condanna del suo braccio destro. E il partito di Arcore perde la testa: "Fa schifo", "Delirio", "Propaganda vergognosa".
Ricordare in tv le sentenze sulla trattativa tra Marcello Dell’Utri e la mafia? Per Forza Italia è vietato. Il partito che solo qualche giorno fa gridava alla limitazione della libertà d’espressione per la nascita della commissione Segre contro l’antisemitismo, oggi si scaglia contro il magistrato Nino Di Matteo. La colpa? Aver ricordato in diretta televisiva su Rai3 il patto tra le famiglie mafiose e Silvio Berlusconi, durato almeno fino al 1992 e al centro di una sentenza definitiva della Cassazione che ha condannato il braccio destro del Cavaliere e fondatore Fi per concorso esterno in associazione mafiosa. Tanto è bastato per far perdere la testa ai parlamentari berlusconiani che, pur di difendere il leader, hanno diffuso ai giornalisti note allarmate su presunte violazioni commesse dal magistrato solo per aver ricordato la verità dei fatti. “Contro l’ex Cavaliere un vaniloquio da mitomane“, ha detto il deputato Fi e membro della Vigilanza Rai Andrea Ruggieri. “Vergognosa propaganda senza contraddittorio”, ha rilanciato il senatore Fi Maurizio Gasparri. Per la senatrice azzurra Alessandra Gallone, che evidentemente dimentica processi e sentenze, siamo di fronte “ad accuse infondate” e a una “delle più brutte pagine” della Rai. Per il portavoce dei gruppi parlamentari Giorgio Mulè siamo addirittura “all’anarchia informativa“.
Di Matteo su Rai3: “L’Italia ha un deficit di memoria sui fatti”. E ricorda le sentenze sul patto tra “le famiglie mafiose e Berlusconi”A scatenare le polemiche di Forza Italia sono state le frasi del magistrato, ora membro del Csm ed ex pm del processo sulla trattativa Stato-mafia, sulle stragi di mafia del ’92-94 (Capaci, Via d’Amelio, Georgofili, Via Palestro, le bombe a Roma e il fallito attentato all’Olimpico). “Deve essere approfondita”, ha detto intervistato da Lucia Annunziata a “In mezz’ora in più” su Rai3, “la possibilità che ci sia la responsabilità di ambienti e persone che non sono mafiosi. Il Paese deve avere la volontà di approfondire. Perché sulle stragi si sa molto, ma non si sa tutto. Questo Paese sconta un deficit di conoscenza e memoria su certi fatti”. Di Matteo, sollecitato dalla Annunziata, ha replicato a chi (come Matteo Renzi e Matteo Salvini) ha detto che le indagini della procura di Firenze a Silvio Berlusconi per le stragi ’92/’93 e l’attentato a Maurizio Costanzo sono “accuse senza uno straccio di prove”: “Voglio riferirmi solo a sentenze definitive: la condanna del senatore Dell’Utri per associazione mafiosa. In quella sentenza viene sancito un fatto”, che “venne stipulato un patto tra le famiglie mafiose con Silvio Berlusconi. Dell’Utri è stato condannato come intermediario di quel fatto almeno fino al 1992. C’è una sentenza di primo grado che dice che Dell’Utri l’intermediario lo ha svolto anche nel 1994 quando Berlusconi era premier e continuava a versare centinaia di milioni a Cosa Nostra”.
“Questo elemento”, ha proseguito Di Matteo quindi riferendosi alle dichiarazioni di fine settembre di Salvini e Renzi, “viene continuamente ignorato” dalla “gran parte dell’opinione pubblica e anche da una parte della politica. Quando si parla di ‘accuse senza straccio di prova’, c’è una base di sentenze che viene dimenticata. Le indagini sono doverose”. Secondo l’ex pm antimafia, “è un po’ calata l’attenzione sulla necessità di approfondire tutte le piste investigative secondo le quali insieme a Cosa Nostra altri abbiano responsabilità. Quelle del 1993 sono stragi anomale, che non sono state fatte per mera vendetta. La storia di Cosa Nostra ci insegna che loro hanno cambiato strategia a seconda dei momenti. Sono sempre pronti a riorganizzarsi”. Cinque anni fa – è stato ricordato durante l’intervista – è stato sventato il piano della mafia di far saltare per aria Di Matteo con 200 chili di tritolo.
Forza Italia contro Di Matteo: “Sproloquio di un mitomane”. Ma il magistrato ha solo ricordato le sentenze.
Il primo a parlare è stato il deputato di Forza Italia e membro dello commissione di Vigilanza Rai Andrea Ruggieri: “Ringrazio Lucia Annunziata per averci mostrato oggi come un magistrato possa squalificare, col suo delirio da aspirante politico, un’intero ordine come la magistratura”. E ancora: “Oggi su Rai Tre è andato in onda un vaniloquio da mitomane, protagonista il dott. Nino Di Matteo, sedicente magistrato, di sicuro membro del Csm con l’ossessione per Silvio Berlusconi, che cita a casaccio dati giudiziari e si duole -a che titolo, non si sa- della presunta superficialità degli italiani”. Per Ruggieri Di Matteo avrebbe ricordato le sentenze solo “per protagonismo politico“: “Non solo inventano processi ridicoli e squalificanti, ma pretendano pure che diventino, per tutti gli italiani, unico elemento di discriminazione politica verso chi, evidentemente, qualificano loro avversario politico”. Proprio Di Matteo, nel corso dell’intervista, ha ricordato di non aver mai ricevuto incarichi politici a tutela della sua autonomia e indipendenza.
Non fa più bella figura il senatore Fi Maurizio Gasparri che addirittura si lamenta di un presunto mancato contraddittorio, quando si parla di sentenze passate in giudicato: “Vergognosa propaganda contro Berlusconi su Rai3 dalla Annunziata”, ha detto. Con “Di Matteo, ospitato per rinnovare accuse e polemiche senza alcun fondamento”. E anzi ha cambiato discorso tirando in ballo la vicenda Scarantino: “Non gli è stata fatta una domanda sul suo ruolo nelle indagini riguardanti Scarantino, del quale anche lui si occupò. Agli immemori ricordiamo che Scarantino fu condannato per la strage di via d’Amelio, in cui furono uccisi Borsellino e la sua scorta. Ma poi Scarantino si rivelò estraneo a quella vicenda. Anche Di Matteo svolse un ruolo investigativo. E ricordiamo che su questa vicenda ci sono delle indagini in corso a carico di alcuni magistrati, mentre Di Matteo ha trovato posto al Csm”. E ancora: “C’è molto da chiarire nelle vicende siciliane. E su Di Matteo ci sarebbe molto da dire. Ma in Rai queste domande non gliele fanno mentre gli si lascia spazio per fare le sue affermazioni senza un contraddittorio”.
Disconosce addirittura le sentenze il portavoce dei gruppi azzurri di Camera e Senato Giorgio Mulé: “Oramai in Rai siamo all’anarchia informativa: oggi pomeriggio è stato il turno di Rai Tre di incaricarsi di lordare impunemente Silvio Berlusconi. Accostare il presidente Berlusconi e Forza Italia addirittura alle stragi di Cosa Nostra degli anni Novanta merita solo un’espressione: fa schifo. Perché significa bestemmiare la storia e l’impegno di Berlusconi, dei governi a sua guida e di Forza Italia per fare in modo di arrestare i boss e far pagare ai mafiosi in carcere ogni loro responsabilità. Un impegno straordinario che oggi non ha trovato spazio in Rai, neanche sotto forma di dubbio, durante l’inginocchiamento davanti al magistrato intervistato”.
In difesa dell’ex Cavaliere interviene anche il senatore Fi Renato Schifani, anche lui gridando a presunte “imparzialità”: “Quando la Rai la smetterà di consentire accuse senza contraddittorio nei confronti di Berlusconi per ricondurre l’informazione a principi di imparzialità e rispetto della verità?”.
Stesso ritornello per Alessandra Gallone, vicepresidente dei senatori Fi e membro della Vigilanza Rai, “oggi su Rai Tre è andata in onda una delle più brutte pagine di becera propaganda anti berlusconiana che francamente speravamo di esserci lasciati alle spalle”. E anche lei, dimenticando le sentenze, reinterpreta la storia a modo suo: “E invece, in spregio alla storia e alla verità, nel programma In Mezz’ora ancora spazio esclusivo per rinnovare accuse assolutamente infondate contro Berlusconi, usando il servizio pubblico come un pulpito. Siamo veramente stufi di questo uso spregiudicato dell’azienda pubblica radiotelevisiva, in cui si concedono spazi senza contraddittorio per fini politici come se la Rai fosse una cosa propria e non la tv pubblica. È tempo che la Commissione parlamentare di Vigilanza affronti la brutta deriva antidemocratica che si sta registrando”.