lunedì 13 gennaio 2020

La "grande" fuga. - Massimo Erbetti

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Perché in molti scappano dal M5s? Dove sta il problema? È colpa di Di Maio? Della sua gestione? O c'è dell'altro? Ma le domande non possono fermarsi a questo, ce ne dovremmo fare anche altre, ad esempio perché dagli altri partiti, nessuno ha chiesto di entrare nel movimento? E non intendo ora, ma in passato, quando eravamo al 33%? Eppure, l'italiano è un maestro nel "salto sul carro del vincitore". Stare nel Movimento non è facile, ci sono regole che nessun altro partito ha: due mandati e poi non si può essere più eletti, ci sono le restituzioni, non si può votare contro ad un documento sottoposto alla fiducia...insomma regole ferree, che se da un lato hanno fatto grande il movimento, oggi si stanno rivelando in alcuni casi un boomerang. Le regole sono giuste, sbagliate? Il problema non è questo, anche perché ogni eletto le conosceva e le ha sottoscritte, il problema è un altro e cioè: siamo realmente pronti a quelle regole? Magari a parole lo siamo, ma nei fatti no e lo dimostrano i tanti "Schettino" che abbandonano la nave...non ti piacciono le regole che hai sottoscritto? Allora dimettiti, ma nessuno lo fa, chi passa al misto, chi in altri partiti...ma ce ne fosse uno che si dimette...altri invece puntano il dito su Di Maio, sulla sua gestione del movimento, a chi non piace l'alleanza con il PD, a chi non piaceva quella con la Lega, ma quelle decisioni, non le ha prese Di Maio, le hanno prese gli iscritti su Rousseau, sarebbe interessante sapere cosa hanno votato gli "scappati" rispetto certe scelte...avremmo un bel po di sorprese...qualcuno diceva che la democrazia è la cosa più bella che possa esistere...fin quando la pensiamo come la maggioranza...le cose cambiano però quando siamo in minoranza, perché in questo caso allora, la democrazia fa schifo. Il 33% che nel 2018 votò M5s, non votò delle persone, votò un pensiero, un modo di vedere la politica diverso, un modo diverso di fare politica e poco contavano i nomi, quello che votò fu un ideale e gli scappati lo sanno bene, sanno che il loro nome è nulla e che se si tornasse a votare ora, almeno la metà di loro non verrebbe rieletto, nessuno degli "scappati" tranne qualche mosca bianca ha un bacino elettorale proprio, cosa fare allora? Si cerca un altro carro, si cerca qualcuno che possa garantire un futuro politico, ma il futuro politico non te lo garantisce un ideale, te lo garantisce un posto certo...e allora che si fa? Si organizza la "grande" fuga e come in ogni piano di fuga, si organizza tutto nei minimi dettagli...si pianifica, si trovano le giuste motivazioni...guardandosi bene però di rimanere fedeli a quelle regole che si erano sottoscritte al momento dell'elezione: "se non ti piace più il M5s, ti dimetti e la volta successiva ti candidi in un altro partito". Di Maio è un bravo capo politico? Si, no, boh... È tutta colpa sua? Ricordo agli "scappati" che Di Maio è stato eletto tramite una votazione su Rousseau e non per grazia ricevuta, per cui che vi o ci piaccia o no, queste sono le regole della democrazia...che per gli "scappati" "era" la cosa più bella che esista...fin quando però erano sul carro del vincitore.

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Ma mi faccia il piacere - Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 13 Gennaio.

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Novità epocali. “Dovremmo chiamarci ‘Democratici’. Togliere la parola partito” (Roberto Morassut, Pd, Il Messaggero, 12.1). E sostituirla con “dipartito”.

Hard rock. “Mi piace questo Zingaretti rock” (Dario Nardella, sindaco Pd di Firenze, Repubblica, 12.1). Sesso, droga e rock &roll, ma soprattutto la seconda.

Tutta invidia. “Berlusconi sferza Conte: ‘Figuracce internazionali’” (il Giornale, 11.1). Gelosone.

Autostrade Spa. “Se nel Pd fanno come Corbyn, ci aprono un’autostrada. Spostandosi sulla piattaforma di Corbyn o di Sanders, si perde. Noi siamo un’altra cosa: radicalmente riformisti” (Matteo Renzi, senatore e leader Italia Viva, Corriere della sera, 12.1). Infatti il Labour Party di Corbyn ha preso il 32.1% e Renzi è al 3.

Le belle famiglie. “‘Nessuna attenuante per i coniugi Renzi: non hanno dato segni di ravvedimento’” (la Verità, 8.1). Continuano a non smentire di essere proprio i genitori di Matteo.

Un decennio bellissimo. “È stato un decennio esaltante: sindaco, premier, adesso #ItaliaViva. Ma anche a livello sportivo sono felice. L’ho cominciato con la Maratona di Firenze nel 2010, l’ho chiuso oggi sciando sui 4 passi sul Sellarondai” (Renzi, Twitter, 30.12.19). Dai che si ride per altri dieci anni.

L’alternativa. “Davvero il carcere, previsto dal diritto penale, è compatibile con i principi di umanità? Forse è ora di trovare soluzioni alternative” (Luigi Manconi, Repubblica, 10.1). Casa Manconi non sarebbe male.

Il golpe Rousseau. “Casaleggio non voleva distorcere questa democrazia. Voleva proprio abbatterla” (Luca Bottura, Repubblica, 12.1). Uahahahahahahah.

Geometria. “Casini su Hammamet: ‘Craxi uomo retto’” (Il Riformista, 11.1). Questo confonde la retta con la tangente.

Witness. “Posso testimoniare che poche altre volte nella vita ho avuto la fortuna di un’amicizia sincera e disinteressata come quella di Craxi” (Silvio Berlusconi, presidente FI, 12.1). Per una volta, non deve neppure corrompere il testimone.

Suicidio assistito/1. “I socialisti stanano il Pd: venite con noi a onorare Craxi” (il Giornale, 8.1). Un’ottima alternativa alla solita clinica svizzera.

Suicidio assistito/2. “Anche Silvio in campo per la Borgonzoni” (Libero, 8.1). Povera Lucia, stava andando così bene.

La banda degli onesti. “‘Quei rapporti tra Usa e pm’. Le ombre sulla caduta di Craxi. ‘Presunto colpevole’ di Marcello Sorgi: Mani Pulite monitorata dagli Stati Uniti. Serwer, allora diplomatico in Italia: non facemmo nulla per proteggere i politici amici… Leggendo queste pagine non si riesce a credere che Tangentopoli possa essere stata soltanto il frutto di un’inchiesta giudiziaria. Senza il concorso di fattori internazionali, non si azzera una classe dirigente, non si destabilizza il Paese” (Mario Ajello, il Messaggero, 12.1). Ma va’ a ciapà i ratt.

La Craxeide/1. “Noi e il tempo di Craxi. Le lacrime per Moro. La mutazione del Psi. L’io esuberante. Le monetine. Una morte che sembra senza fine. E il racconto di una generazione cresciuta con il suo corpo. E il suo fantasma” (Giuseppe Genna. L’Espresso, 12.1). C’è proprio tutto, mancano solo le mazzette.

La Craxeide/2. “Noi adulti bambini non ci perdiamo un’immagine di Craxi, respiriamo nelle sue immagini, moltiplicate dagli schermi… Due corpi che non smettono di pulsare, uno di Aldo Moro, l’altro di Benedetto Craxi detto Bettino, l’uno a subire un processo popolare in nome di un popolo inesistente e l’altro che non intende subire il processo del popolo… Dopo la sua morte la narrazione si è fatta impossibile. Noi l’abbiamo ucciso? Si è ucciso da sé? Non è mai morto?” (Genna, ibidem). Ma soprattutto: Genna si sente bene?

Il titolo della settimana/1. “Facciamo quadrato: non si processa la politica” (Il Riformista, 8.1). Mo’ me lo segno.

Il titolo della settimana/2. “Se Travaglio provasse a prendere qualche lezioni dalla Bonino” (Il Riformista, 9.1). Grazie, come se avessi accettato.

Il titolo della settimana/3. “Processo a Salvini: il 60% degli italiani sta con il Capitano” (Libero, 10). Vince sempre Barabba.

Il titolo della settimana/4. “5S, Di Maio non lascia anzi raddoppia: con lui una donna leader” (Annalisa Cuzzocrea, Repubblica, 11.1). Quindi cambia sesso?

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domenica 12 gennaio 2020

Il 3° giorno resuscitò - Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 12 Gennaio

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Più leggiamo i giornali, più ci convinciamo che stiano facendo di tutto per convincere i lettori dell’inaffidabilità dei giornalisti, categoria ormai inutile, se non dannosa. Per due giorni, dopo che il presidente libico Al Sarraj aveva revocato all’ultimo momento la visita al premier italiano Conte, programmata a breve distanza da quella del suo nemico Haftar, le mejo firme del bigoncio hanno fatto a gara nello scrivere che quella era una “gaffe” del nostro capo del governo, o del suo portavoce Casalino, o del ministro degli Esteri Di Maio, o di tutti e tre: l’ennesima prova del fatto che l’Italia non conta più niente (diversamente da prima, quand’era padrona dell’Europa e del mondo), non ha una politica estera, anzi non ha una politica punto, perché chi la governa non sa proprio come si fa. Mancava poco che la guerra civile in Libia fosse colpa di Conte, Casalino e Di Maio. Breve antologia: “Conte vede solo Haftar, Sarraj diserta. Gaffe diplomatica sul conflitto in Libia”, “Il pasticcio inquieta i diplomatici: ‘Errore madornale, ci costerà caro’” (Corriere), “Gaffe, flop e debolezze. Le inutili fatiche di Di Maio. Sarraj ha scaricato l’Italia e aperto ai turchi dopo che il grillino ha visto Haftar” (Stampa), “Conte vede Haftar. Ira di Serraj che non va a Palazzo Chigi”, “In Libia contiamo meno di zero… Di Maio vuol abolire il ministero degli Esteri”, “L’Italia perde la sua guerra” (Repubblica), “Gaffe italiana su Haftar” (Sole 24 ore), “Conte senza l’oste” (manifesto), “Anche il premier di Tripoli prende a ceffoni Giuseppi. Figuraccia internazionale”, “C’è l’impronta di Mattarella sul disastro libico di Conte”, “Governanti per caso”, “I volponi del deserto”, “Lo smacco subito da Conte”, “Non sanno che pesci prendere” (La Verità), “Conte e Di Maio dilettanti senza frontiere. Organizzano un vertice sulla Libia disertato dal leader libico”, “Berlusconi è preoccupato: ‘Così il Paese esce di scena’”, “L’Italia fatta fuori dalla Libia” (il Giornale), “Governo pattumiera. Non conta più nulla nel mondo” (Libero).

Bastava aspettare due giorni per scoprire che Serraj, ieri, ha regolarmente incontrato Conte a Palazzo Chigi: pressato da turchi e russi e minacciato dalle milizie nemiche, ha preferito venire 48 ore dopo il rivale. Il che naturalmente non significa che ora le cose in Libia andranno meglio, o che l’Italia conti più di prima, o che Conte e Di Maio, morti mercoledì, siano resuscitati il terzo giorno. Significa più modestamente che non hanno mai smesso di muoversi nel campo minato di una guerra per bande che più caotica non si potrebbe ed esigerebbe una presenza diplomatica compatta dell’Europa, non di questo o quel Paese.

Ora non sarà certo una visita in più o in meno di Sarraj o di Haftar o di entrambi, nello stesso giorno o a tre giorni di distanza, a cambiare le cose. Nè tantomeno a misurare il peso dell’Italia nel mondo. Ma chi aveva tratto giudizi catastrofici sul nostro governo dalla (momentanea) buca di Sarraj a Conte, per coerenza dovrebbe riconoscere di aver scritto un sacco di fregnacce e scusarsi. Non succederà, naturalmente, e questo convincerà vieppiù i lettori superstiti che i giornali servono a incartare il pesce. Così come dimostrato dall’intera copertura informativa della prescrizione, dove si parla solo di cose che non c’entrano nulla con la prescrizione: la presunzione di non colpevolezza, il garantismo, il giustizialismo, le manette, la funzione rieducativa della pena, la lunghezza dei processi. E mai del fatto che l’Italia è l’unico Paese d’Europa che spende un capitale per scovare e mandare a giudizio gli indiziati di reato e poi ne lascia impuniti 3-400mila all’anno perché il tempo è scaduto. L’altro giorno, a 40 anni esatti dalla strage di Bologna, è stato condannato in primo grado un altro neofascista, Gilberto Cavallini. Unanime e giusta esultanza perché la verità, sempre depistata, fa un altro passetto in avanti verso i mandanti che, se tutto va bene, saranno beccati a funerali avvenuti. Per fortuna le stragi, come gli omicidi, non si prescrivono mai. Tant’è che fu possibile processare Priebke e altri ufficiali tedeschi nonagenari per le stragi naziste del 1943-’45. Qualche anima bella de sinistra, che si straccia le vesti per i “processi eterni” che violano la “ragionevole durata” e la “funzione rieducativa della pena” condannando chi intanto è molto cambiato, dirà mai che bisogna smetterla di indagare sulle stragi impunite solo perché chi le faceva ora ha smesso?
No, per un motivo semplice: i padroni del dibattito pubblico non sono coinvolti nelle stragi, dunque per quelle la prescrizione non serve e la ragionevole durata dei processi è un optional. Vale solo per le specialità della casa: ruberie, mafierie, omicidi colposi e così via. E non per abbreviarli (prima finiscono, prima i colpevoli vanno dentro), ma per allungarli e farli prescrivere. Infatti lorsignori tuonano contro i processi lunghi solo perché rivogliono la prescrizione. Infatti, quando Davigo o Gratteri spiega come si accorciano, strillano come vergini violate. Da un anno il povero Bonafede fa il piazzista per farsi approvare la riforma del processo penale che ne taglia i tempi (se cambia un giudice, non si riparte da zero; i processi monocratici restano tali anche in appello; termini più stringenti per le indagini e i vari gradi di giudizio, con azioni disciplinari per i magistrati che non li rispettano per “dolo o negligenza inescusabile”; notifiche non più a mano, ma sulla Pec dei difensori dalla seconda in poi; nuove “assunzioni” di magistrati e cancellieri). Purtroppo cambiano i governi, ma non si trova nessuno -nè Lega, nè Pd&Iv – che la voti. Il sistema non vuole processi più brevi, ma più lunghi, possibilmente prescritti. 

L’informazione dovrebbe smascherare questi impostori. Invece fa il palo e regge il sacco.

Libia, forze Haftar annunciano il cessate il fuoco.


Libia, forze Haftar annunciano il cessate il fuoco. ANSA/EPA

A Roma l'incontro tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il primo ministro libico Fayez Sarraj.

Ahmed Al Mismari, portavoce dell' Esercito nazionale libico del generale Khalifa Haftar, ha annunciato in un video il cessate il fuoco a partire dalla mezzanotte. Una dura rappresaglia, ha affermato, verrà attuata contro chi non lo rispetterà.

Intanto a Roma il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha incontrato con il primo ministro libico Fayez Sarraj.
"Siamo estremamente preoccupati - ha detto Conte - per l'escalation" in Libia gli ultimi sviluppi stanno rendendo un paese una polveriera con forti ripercussioni, temiamo, sull'intera regione". Bisogna "assolutamente fermare il conflitto interno e le interferenze esterne". "L'Italia ha sempre linearmente, coerentemente lavorato per una soluzione politica, per contrastare l'opzione militare, ritenendo l'opzione politica l'unica prospettiva che possa garantire al popolo libico benessere e prosperità. Non abbiamo altri obiettivi, non abbiamo agende nascoste" ha detto il premier. "Possiamo rivendicare come Italia e governo in particolare, una posizione lineare e coerente nel linguaggio, nelle azioni e negli obiettivi". "Lunedì sarò in Turchia, martedì in Egitto, ma ho già programmato colloqui telefonici con leader di governo e presidenti di vari Paesi che sono coinvolti nello scenario libico. Voglio continuare a tessere questa tela che deve portarci a una soluzione pacifica". Lo dice il presidente del Consiglio Giuseppe Conte al termine dell'incontro con il primo ministro libico. 


LA CONFERENZA STAMPA CONTE-AL SARRAJ.
Apprezzamenti per il ruolo dell'Italia sono stati espressi dal premier libico al Sarraj. "Accogliamo con piacere l'iniziativa di Russia e Turchia per un cessate il fuoco e sempre disponibili ad accogliere qualsiasi tipo di iniziativa possa andare in questa direzione. La condizione è il ritiro della parte che attacca, che non sembra disponibile a ciò" perché ha un altro modus operandi. Lo ha detto il premier libico Fayez al Sarraj, al termine dell'incontro a palazzo Chigi con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. "Siamo estremamente convinti della bontà della conferenza di Berlino che tende a ripristinare il processo politico che per noi è molto importante e apprezziamo gli sforzi in questa direzione, con il coinvolgimento della Germania ma anche di Paesi vicini a noi come l'Algeria e la Tunisia" dice il primo ministro libico Fayez Sarraj al termine dell'incontro con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte durato tre ore. "Confidiamo che questa iniziativa possa porre fine all'offensiva di cui soffriamo e che si traduce anche nell'invio di armi e supporto militare di Paesi terzi alla fazione che attacca. Ci auguriamo che possa aiutarci a porre fine a ciò", aggiunge. "Sappiamo che ogni Paese mira sempre a difendere i propri interessi ma ciò può essere fatto in maniera etica, morale e giusta, perciò siamo costretti ad assumere una posizione difensiva e difendere i nostri diritti".

Amenità.





sabato 11 gennaio 2020

Chi è attaccato alla poltrona? - Massimo Erbetti

voltagabbana

Di seguito la lista completa dei senatori che hanno firmato per salvare le poltrone.

Forza Italia: Aimi, Alderisi, Barboni, Battistoni, Berardi, Biasotti, Binetti, Caliendo, Caligiuri, Cangini, Carbone, Causin, Cesaro, Craxi, Damiani, De Poli, De Siano, Fantetti, Fazzone, Floris, Gallone, Gasparri, Giro, Lonardo, Malan, Messina A., Minuto, Modena, Moles, Pagano, Papatheu, Paroli, Perosino, Pichetto Fratin, Rizzotti, Saccone, Schifani, Sciascia, Serafini, Siclari, Toffanin, Vitali.

Lega: Barbaro, Candura, De Vecchis, Grassi, Lucidi, Marti, Montani, Pepe, Urraro.

Misto: Bonino, Buccarella, Cario, De Bonis, De Falco, Fattori, Laforgia, Martelli, Merlo, Nugnes.

Pd: Giacobbe, Nannicini, Pittella, Rampi, Rojc.
Italia viva-Psi: Garavini, Nencini.

M5S: Di Marzio, Marilotti.
Senatore a vita: Rubbia.

Ognuna di queste persone da una motivazione, più o meno condivisibile, ognuno parla di "ultima parola al popolo", non voglio entrare nel merito della questione, ognuno ha la propria visione e ognuno è libero di pensarla come vuole, ma siamo certi che sia solo un problema di rappresentatività? O c'è dell'altro? Come mai all'ultimo momento, quando mancavano 6 firme, la Lega ad esempio è corsa in soccorso dei firmatari, nonostante avesse per ben quattro volte votato a favore? Far slittare il taglio significa in soldoni e con le percentuali della lega, nel caso in cui si andasse ad elezioni, raddoppiare gli eletti, oggi sono poco meno di 200, per cui arriverebbe a circa 400, il che significa che se ogni parlamentare oggi restituisce al partito 3.000€ al mese, a fine anno nelle casse leghiste entrano 7 milioni di euro...con un numero doppio di eletti, la cifra salirebbe a 14 milioni...
la "Bestia" leghista ha fame e quei 7 milioni in più potrebbero placare il suo appetito. Nel caso invece, in cui avvenisse il taglio, per la Lega con le percentuali attuali, il numero sarebbe di poco superiore a quello attuale e gli introiti per il partito pressoché quelli attuali...adesso domandatevi chi è attaccato alla poltrona?

UN PAESE IMMAGINARIO. - Gherardo Colombo

Risultato immagini per evasione, illegalità corruzione"

All'angolo di una via c'è una salumeria. Entra in negozio un vigile urbano, ha il compito, tra l'altro, di verificare la bilancia. Dopo alcune allusioni, mezze frasi, e occhiatine, il vigile esce con un paio di borse della spesa ricolme. Le ha avute gratis e in cambio non ha controllato nulla. Il negoziante può continuare a vendere la carta della confezione allo stesso prezzo del prosciutto.

Due piani sopra, nello stesso edificio, una signora sta pagando l'idraulico che le ha appena aggiustato il rubinetto. "Se vuole la fattura sono centoventi euro, se non la vuole novanta, un piccolo sconto." "Faccia senza fattura, non mi serve, grazie per lo sconto."

A due passi c'è l'ufficio delle imposte. Un distinto signore sta parlando con il funzionario a proposito di una presunta evasione. Dopo un po', quando ha capito che non rifiuterà, gli fa scivolare tra le mani una busta piena di denaro. Ancora qualche scambio di battute, si stringono la mano e si salutano: l'evasione è scomparsa.

Poco più in là c'è una banca. Entra un cliente, titolare di conto corrente. Saluta il cassiere, apre la valigetta che porta con sé e pone sul banco una serie di mazzette di banconote. Il cassiere, allertato dal direttore, gli suggerisce il sistema per depositarle sfuggendo ai controlli antiriciclaggio. Intanto nella stessa banca, negli uffici della dirigenza, si approva l'idea di suggerire ai clienti meno importanti l'acquisto di bond che diverranno presto carta straccia.

Due isolati più in là c'è il palazzo di giustizia (i lavori di sopraelevazione sono stati assegnati all'impresa che ha versato una cospicua tangente). Un avvocato e un giudice stanno mercanteggiando l'esito di un processo che riguarda persone potenti.

Nelle prigioni vicine un altro avvocato millanta al cliente le sue entrature con il gip che segue il processo: "Sei messo male, ma la libertà è cosa fatta con un adeguato regalo al giudice".

Nel suo studio, un altro avvocato, riceve un nutrito "fondo spese" senza fattura, esentasse.

Un paio di chilometri più in là, allo stadio, c'è la partita. L'arbitro fischia un rigore assai dubbio a favore della squadra di casa, dai cui dirigenti aveva ricevuto qualche giorno prima in riconoscimento della sua competenza un bell'orologio di marca.

La sera, in un luogo appartato, l'esponente di un grande partito riceve una borsa dal dirigente dell'impresa capofila nella costruzione della metropolitana. Sono le tangenti meticolosamente raccolte fra tutte le società che partecipano ai lavori. Chi le riceve chiama al telefono i colleghi degli altri partiti che contano: "Ci vediamo domani", e l'indomani il denaro viene spartito secondo tariffe prestabilite, un tanto ciascuno, a percentuale variata a seconda del peso politico.

La sera tardi, in una strada di periferia, un distinto signore contratta le grazie di una ragazzina “importata” da un paese più povero con l'inganno e ridotta tramite violenza e minacce in condizioni non lontane dalla schiavitù.

La mattina seguente nell'ospedale civile vengono impiantate valvole cardiache che si dimostreranno difettose, il cui acquisto era stato accompagnato (anche quello) da tangenti.

Frattanto alcuni medici di base prescrivono ai loro clienti esami dei quali non hanno bisogno, da effettuare in cliniche private con spese a carico della regione, o specialità di industrie farmaceutiche che già li hanno invitati al convegno - weekend tutto compreso per medico e famiglia - in una rinomata località balneare.

In una caserma vicina il maresciallo della fureria si porta a casa, ben confezionato per essere conservato in freezer, un quarto di bue destinato alla mensa sottoufficiali, e nei locali del comando si perfezionano contratti d'acquisto per forniture di dubbia utilità, in cambio, anche qui, di un po' di denaro contante.

Tre strade più in là c'è un cantiere edile: bussa agli uffici l'ispettore del lavoro, dovrebbe controllare presenza e adeguatezza delle misure antinfortunistiche. Gli mettono in mano un elenco di oggetti (elmetti, cinture di sicurezza, scarpe antiscivolo) e una busta (di soldi), compila la sua certificazione di regolarità del cantiere e se ne va.

All'istituto delle pensioni c'è qualcuno che falsifica i dati al computer di chi l'ha pregato (con obolo) di farlo apparire professionalmente più anziano di quello che è.

Senza neanche chiedere un compenso, il medico di base rilascia su richiesta telefonica un certificato di malattia al dipendente pubblico che si è allungato un po' le vacanze.

Il titolare delle pompe funebri ha stabilito un accordo con gli infermieri dell'ospedale: un tot per la notizia in esclusiva di ogni decesso.

Intanto il benzinaio ha apportato qualche modifica agli erogatori di carburante, per lucrare quasi impercettibili differenze di prezzo per litro, che diventeranno sommette alla fine della settimana;

i sottoufficiali della polizia tributaria sono addolciti dalla solita busta e il loro controllo dei conti della grande compagnia darà risultati del tutto regolari.

La marca del cibo alla mensa scolastica è scelta in cambio di soldi;

sempre per soldi qualcuno consente che in carcere entri qualche stupefacente;

agenzie di pubblicità e di consulenza aiutano i loro clienti a creare fondi occulti, restituendo in nero parte del prezzo delle prestazioni.

Irreprensibili imprenditori si rivolgono al crimine organizzato per far sparire i rifiuti tossici e pericolosi prodotti dalle loro aziende.

Un giornalista decanta sul proprio giornale pregi e virtù del tale oggetto, dopo essere stato adeguatamente invogliato;

si costruiscono e ricostruiscono alcune autostrade perché è stato lesinato il cemento; si truccano i concorsi per essere ammessi all'università;

si rendono edificabili terreni che dovrebbero essere destinati a parco (ancora in cambio di soldi);

si paga per farsi assegnare la costruzione della pista del nuovo aeroporto, per essere preferiti nella fornitura di materiale ferroviario, per ottenere un posto al cimitero.

Poi, c'è la mafia. C'è chi una volta al mese (là dove la mafia è più forte) passa tra i vari negozi e le imprese per raccogliere il "premio dell'assicurazione contro gli atti vandalici", la tariffa della "protezione" garantita a chi non si oppone alla riscossione. C'è chi si infiltra nelle istituzioni, chi chiede e ottiene per la mafia la propria parte negli appalti. C'è chi traffica droga, e chi esseri umani. C'è anche (talvolta ma c'è) chi fa degli accordi anche a bassi livelli: il poliziotto che tira a campare, e riceve favori (denaro, coca, ragazze compiacenti) in cambio di chiudere un occhio.

Trionfano il sotterfugio, la furbizia, la forza, la disonestà sotto l'apparenza delle leggi uguali per tutti, del rispetto per ogni diritto di base. Coloro che si attengono alle leggi formali (che non è detto siano pochi) sono scavalcati ogni giorno da chi non le osserva.

Ma tutto questo non è reale. Questo Paese non esiste.

-In questo paese immaginario il reddito di cittadinanza è uno spreco e non può esistere-

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