mercoledì 22 luglio 2020

Il prontuario per opinionisti anti-Giuseppi. - Antonio Padellaro


Un pericoloso mitomane si è impadronito dell'Italia, ma la ...

Come distruggere in poche mosse Giuseppe Conte che ha ottenuto 209 miliardi dall’Europa. 
              Prontuario per talk e discussioni al bar. 

- Il merito non è suo, ma di Merkel e Macron, senza il loro aiuto il poveretto sarebbe tornato in Italia a mani vuote. 
- Che miseria, aveva detto che 500 miliardi erano una buona base di partenza, e adesso si accontenta di meno della metà. - Sono soldi che comunque non vedremo prima del 2021, quando saremo ridotti alla fame. 
- No, tra una procedura e l’altra dovremo aspettare il 2024, quando saremo tutti morti. 
- Infatti, cosa diavolo aspetta ad attivare il Mes, 37 miliardi che stanno lì belli e pronti per essere presi e spesi? 
- In realtà, lui è totalmente succube dei terrapiattisti 5stelle, quelli che non vogliono il Mes per ragioni ideologiche. 
- Mentre il Pd e Italia Viva chiedono il Mes subito. 
- In realtà la maggioranza rischia di uscire da questa storia ancora più indebolita. 
- Infatti i grillini sono già sul piede di guerra (c’è già un piano per far cadere il governo al Senato dove i numeri sono risicatissimi). 
- Avrebbe dovuto presentarsi a Bruxelles con un serio piano di riforme, e invece ecco il premier della solita Italietta tutta chiacchiere e ’o sole mio che chiede l’elemosina con il cappello in mano. 
- E i ristoranti che chiudono? 
- E le partite Iva allo stremo? 
- E l’ingorgo fiscale che sta uccidendo milioni di persone? 
- Il premier farebbe bene a non cantare troppo presto vittoria, presto si accerterà che le condizionalità e la tempistica dei fondi sono sfavorevoli a Roma, e saranno cavoli amari. 
- Non ci racconti storie, ha dovuto piegarsi ai voleri dell’olandese Rutte e dei Paesi frugali che hanno ottenuto il freno d’emergenza sull’erogazione dei fondi per evitare che quei soldi siano allegramente dilapidati dai nostri governi spendaccioni. 
- Siamo sotto tutela, altro che troika. 
- Un governo di unità nazionale ci occorre come il pane. 
- Con un premier finalmente autorevole. 
- Perché Giuseppi non è credibile, non è capace, non è niente (e con quella pochette poi mi sta sulle palle).

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/07/22/il-prontuario-per-opinionisti-anti-giuseppi/5876119/

I pm: “Regione regalò 1 milione”. Maroni: “È stato tutto regolare”. - Gianni Barbacetto

I pm: “Regione regalò 1 milione”. Maroni: “È stato tutto regolare”

L’indagine “Lombardia Film Commission”.
“Tutto regolare”: contattato dal Fatto, Roberto Maroni non vuole aggiungere altro sul finanziamento da un milione di euro stanziato dalla Regione Lombardia, quando ne era presidente, e destinato alla Lombardia Film Commission. Ottocentomila euro di quei fondi, secondo la Procura di Milano, sono serviti per pagare un immobile a Cormano, ora sede della Fondazione. Quella compravendita adesso però è finita al vaglio dei pm Eugenio Fusco e Stefano Civardi, che vogliono vedere chiaro non solo su tutta l’operazione immobiliare, ma pure sui soldi pubblici erogati. Tanto che ieri i magistrati hanno inviato la Guardia di finanza negli uffici del Pirellone per acquisire, tra gli altri documenti, anche gli atti della delibera con cui nel 2015 la Giunta regionale guidata da Maroni (non indagato) ha stanziato il contributo di un milione di euro. E così le Fiamme gialle tornano nella sede della Regione. C’erano già state per acquisire documenti prima per la questione relativa alla gestione della pandemia, poi nell’ambito di un’indagine sulla fornitura di camici. Ieri una nuova visita, seppur per fatti diversi.
Stavolta l’inchiesta riguarda l’immobile di Cormano. Un acquisto da parte della Lombardia Film Commission che i magistrati definiscono “insensato” e parlano di “ritorni per chi l’ha deciso e attuato”. Per i pm l’operazione era finalizzata al “‘drenaggio’ di risorse che la Regione Lombardia aveva già destinato alla Fondazione e di cui Di Rubba era presidente; e infatti – continuano i magistrati negli atti – Di Rubba e il ‘socio’ Manzoni beneficeranno della quota maggiore”.
Il riferimento è ad Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, il primo amministratore della Lega al Senato, il secondo revisore del gruppo alla Camera. Entrambi sono accusati di peculato e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. Stessi reati per i quali è stato iscritto anche Michele Scillieri, commercialista nel cui studio nel 2017 è stato domiciliato il movimento “Lega per Salvini premier”.
L’operazione immobiliare a prezzo “gonfiato”.
L’operazione immobiliare è piuttosto complessa. La Fondazione infatti nel 2017 acquista questo immobile alle porte di Milano dalla Immobiliare Andromeda srl, società di cui la Procura ritiene essere stato amministratore di fatto Scillieri. Il costo 800 mila euro, pagati anche con i soldi stanziati nel 2015 dalla Regione Lombardia. Denaro che i pm ritengono essere una sorta di “regalo” chiesto e ottenuto in poco più di un mese dalla Fondazione. I magistrati infatti sospettano che quel finanziamento sia stato un escamotage per far arrivare, in qualche modo, i soldi ai commercialisti vicini al Carroccio.
Per i pm però l’immobile è stato comprato a un costo gonfiato. Infatti prima di venderlo alla Lombardia Film Commission, l’Immobiliare Andromeda aveva acquistato quello stesso edificio dalla Paloschi srl, società di cui era liquidatore Luca Sostegni, altro indagato in questa inchiesta. Sostegni è accusato di peculato e di estorsione: secondo i magistrati avrebbe chiesto denaro in cambio del silenzio su ciò che sapeva sulle operazioni immobiliari.
Intercettato a giugno del 2020, al telefono con Scillieri l’uomo “spiegava come non comprendesse la ragione per la quale Di Rubba e Manzoni preferissero per risparmiare ‘pochi soldi’, fare ‘scoperchiare il pentolone, che può fargli danni assurdi’”.
Sostegni stava scappando in Brasile quando mercoledì scorso è stato fermato dagli uomini della Finanza. In un primo interrogatorio ha ricostruito i suoi rapporti con Scillieri. Ma giovedì tornerà davanti ai magistrati.
Le email acquisite e la nomina di Di Rubba.
Intanto il lavoro degli inquirenti si concentra su ciò che è stato acquisito ieri in Regione Lombardia. Dagli atti emerge che Di Rubba il 16 novembre 2015 scrisse una email nella quale chiedeva alla Regione proprio un milione di euro e che il 21 dicembre dello stesso anno la Regione gli rispose che lo stanziamento era stato accordato. Tra le carte utili, anche quelle relative alla nomina nel 2014 di Di Rubba (è rimasto in carica nella Fondazione fino al giugno 2018).

Ricoveri Fund. - Marco Travaglio

Gli strilloni su Disney+, dal film con Christian Bale al musical ...
Un’ondata di suicidi a catena, assembramenti nelle terapie intensive (di nuovo piene, ma stavolta per fegati rosicchiati) e corse verso i ponti e i viadotti più alti viene segnalata nelle migliori redazioni. Sono quelli che l’avevano detto.
“Conte pronto a svendere l’Italia. Vuole ricorrere al Mes, una trappola che ci consegnerà alla Troika” (Verità, 26.3).
“Inizia il dopo Conte” (Giornale, 4.6).
“Il governo punta al Mes. Lo chiederà a luglio con Spagna e Portogallo” (Repubblica,14.6).
“Conte prepara il sì al Mes” (Messaggero, 20.6).
“L’Europa fa cucù a Giuseppi” (Verità, 20.6).
“L’Ue sbugiarda Conte millantatore” (Giornale, 20.6).
“Conte pensava di avere già in tasca 200 miliardi. Peccato che mezzo continente lo detesti: debole e indebitato. I soldi ce li daranno con l’elastico” (Pietro Senaldi, Libero, 21.6).
“Il gelo Merkel-Conte” (Corriere della Sera, 27.6).
“Scontro Merkel-Conte” (Messaggero, 27.6).
“Il governo e la sindrome di Rumor. La strategia del rinvio sistematico” (Marcello Sorgi, Stampa, 3.7).
“Conte inizia il suo tour in Europa rimediando solo porte in faccia” (Verità, 9.7).
“Il principio di realtà rifiutato”, “Conte si sta appalesando come uno dei più straordinari illusionisti della nostra storia. Ipnotizzata la sua maggioranza, annuncia, dice, si contraddice, rinvia alla fine poi ricomincia riportandoci al punto di partenza” (Paolo Mieli, Corriere della Sera, 10.7).
“Giuseppi punta tutto sul Recovery Fund, ma Merkel gliel’ha già smontato. Saranno 500 miliardi e non 750. Germania e Olanda gongolano” (Verità, 10.7).
“Accattonaggio europeo. Conte chiede l’elemosina. Col cappello in mano” (Libero, 14.7).
“Una stagione al tramonto”, “Nell’ottobre 2011 un episodio ‘umiliante’ segnalò la perdita di credibilità di Silvio Berlusconi e del suo governo in Europa… I sorrisi ironici che Merkel e Sarkozy si scambiarono, seguiti dalle risate in sala, produssero sconcerto in Italia… Berlusconi fu indotto a dimettersi… A Berlino è accaduto qualcosa che sembra suggerire una certa analogia con quel lontano episodio… al termine del colloquio tra Merkel e Conte… Nessun sorrisetto, ma sembra prevalere di nuovo la sfiducia verso chi governa in Italia… la diffidenza e il sospetto… L’assetto politico di Roma suscita crescenti dubbi tra i nostri partner… Autostrade può essere l’incidente su cui il governo inciampa. Una stagione politica si sta concludendo… L’esaurimento del Conte2 è sotto gli occhi di chiunque voglia vedere” (Stefano Folli, Repubblica, 15.7).
“Sul ring europeo con le mani legate”, “L’Italia non potrebbe arrivare peggio preparata al vertice europeo… Governo e classe politica hanno fatto il possibile per danneggiare le nostre capacità di negoziare da una posizione di credibilità… La gran confusione sul Mes non ha migliorato la nostra attendibilità… La debolezza politica di Conte è un altro elemento di vulnerabilità per l’Italia. Qualsiasi impegno che il premier potrà pronunciare sarà sempre visto col beneficio del dubbio sulla durata del governo… Il sovranismo economico riscoperto da Conte è stato, forse, l’errore più grave di tutti. Alla Merkel che suggeriva di prendere in considerazione il Mes, il nostro premier ha risposto: i conti in Italia li faccio io. Sbagliato… È stato proprio questo atteggiamento che ha spinto tedeschi e francesi, che pure avevano proposto il Recovery Fund, a dare credito alla richiesta dei ‘frugali’ di lasciare ai governi, e non alla Commissione, l’esercizio della condizionalità sull’elargizione dei fondi” (Andrea Bonanni, Repubblica, 17.7).
“Ue, l’Italia all’angolo”, “Processo all’Italia. L’Olanda guida l’accusa: ‘Non ci fidiamo più’” (Repubblica, 18.7).
“Conte Dracula. In Europa rischiamo di restare a secco”, “A questo governo i soldi dell’Europa fanno schifo” (Alessandro Sallusti, Giornale, 18.7).
“L’Ue non dà i soldi perché non si fida di Conte. Voi al suo posto cosa fareste? Spaventano le politiche dei grillini: nazionalizzazioni e assistenzialismo a pioggia” (Libero, 18.7).
“La Merkel ci usa per giocare la sua partita. Viene descritta come la nostra paladina, ci concederà poche briciole” (Claudio Antonelli, Verità, 18.7).
“Cosa abbiamo fatto per meritarci questo? Dopo il Cazzaro verde, abbiamo il Cazzaro con la pochette! In pratica l’Ue ci ripresterebbe una parte del nostro contributo al budget Ue (15 mld l’anno)… per evitare il crack, Conte sarà costretto a chiedere all’Ue un prestito. E a quel punto l’Italia ha la troika in casa. Una vittoria di Pirro che il Conte Casalino proverà a rivenderla come un trionfo… (per finire nella merda)” (Dagospia, 20.7).
“Conte viene gonfiato come una zampogna a Bruxelles” (Dagospia, 20.7).
“Grazie per gli spicci. Dopo aver calato le braghe davanti ai ‘frugali’, Conte esulta” (Dagospia, 21.7).
“Conte si fa fregare: invece di avere aiuti dall’Ue otterrà altri prestiti” (Libero, 21.7).
“Merkel e Macron salvano l’Italia. I soldi arrivano (200 miliardi), ma non è merito del governo: decisive le posizioni di Francia e Germania” (Alessandro Sallusti,Giornale, 21.7).
Dai, su, non fate così: andrà peggio la prossima volta.

martedì 21 luglio 2020

Soldi, controlli, sconti e vincoli. Cosa c’è nella proposta finale. - Carlo Di Foggia

Soldi, controlli, sconti e vincoli. Cosa c’è nella proposta finale

L’ accordo, almeno per le cifre finali, pare a un passo. Mentre andiamo in stampa il Consiglio europeo è ancora in corso. Ecco quel che sappiamo in base alla bozza predisposta dal presidente, il belga Charles Michel
I soldi. Il Fondo di recupero, che si chiama Next generation Ue, partiva dai 750 miliardi, 500 di sussidi 250 di prestiti, proposti dalla Commissione. Soldi da incassare in quattro anni e restituire dal 2028. La bozza conferma la cifra finale, ma rivede la composizione: i prestiti salgono di 110 miliardi e le sovvenzioni scendono in egual misura. La modifica non ha impatto sul cuore del piano, che si chiama Resilience and Recovery Facility, che ora vale 672 miliardi: di questi 312 i sono sussidi (dai 310 iniziali), e 360 prestiti (100 in più). A farne le spese sono stati i programmi complementari e con destinazione specifica, dove i sussidi passano da 190 a 77 miliardi: il programma sanitario, per dire, viene quasi azzerato; quello sulla ricerca (Horizon) perde 8,5 miliardi, il Fondo per la transizione ecologica almeno 20 (il maggior beneficiario era la Polonia, che infatti protesta) e via discorrendo. Secondo il governo italiano, a Roma sarebbe andato ben poco di queste risorse e quindi il risultato rispetto alla proposta della commissione non cambia: le sovvenzioni scendono a 85 a 81 miliardi, i prestiti addirittura salgono da 90 a 127. La cifra finale, sostengono, dovrebbe essere 209 miliardi. Per la parte sussidi il beneficio netto per l’Italia è intorno ai 25 miliardi. Il grosso dei fondi, però, arriverà tardi, nel 2022-2023.
Il controllo. È l’altro grande nodo: l’Italia e il blocco del Sud voleva tutto in mano alla Commissione, i Paesi “frugali” (Olanda, Danimarca, Svezia, Austria e Finlandia) tutto agli Stati, cioè ai governi. Il compromesso è col bilancino: i soldi verranno stanziati sulla base dei “recovery plans” che ogni anno gli Stati presenteranno a Bruxelles, approvati dal Consiglio a “maggioranza qualificata” su proposta della Commissione; sarà Bruxelles a vigilare sui pagamenti, in base ai target raggiunti dai singoli Paesi, e su questo si farà aiutare dal comitato dei tecnici dei ministeri dell’Economia dei 27 stati membri. Il potere di veto chiesto dai “Frugali” viene annacquato: ogni Paese potrà deferire i trasgressori al Consiglio, che poi si esprimerà entro tre mesi. Nel frattempo tutti i pagamenti saranno bloccati. I target saranno legati alle “raccomandazioni” che ogni anno la Commissione dà ai Paesi. Per l’Italia quelli del 2020 prevedevano di tornare su “un sentiero di riduzione del debito/Pil”. Il rischio è che venga richiesta una stretta fiscale una volta ripristinato il Patto di stabilità.
I “rebates”. Il Recovery fund è agganciato al bilancio Ue 2021-2027 (che vale 1.070 miliardi). L’ok dei frugali arriverà solo in cambio del mantenimento degli “sconti” sui contributi da versare e concessi a Germania, Olanda e altri Paesi nordici. Berlino rimane a quota 3,6 miliardi, per gli altri le cifre salgono: +100 milioni per la Danimarca,; +345 per i Paesi Bassi di Mark Rutte; +278 per l’Austria di Sebastian Kurz; +246 per la Svezia.
Gli altri vincoli. Francia e blocco nordico vogliono vincolare i fondi al rispetto “dei valori civili e sociali dell’Ue”, scelta che inguaierebbe l’Ungheria di Victor Orbán e la Polonia, che infatti minacciano il veto (la bozza prevede un generico “schema di condizionalità”). Varsavia è anche infuriata perché restano i target ambientali (che vincolano il 30% dei fondi), come la “neutralità climatica” entro il 2050.

Conte: sottovalutato dai babbei, eppure amato dal popolo. - Andrea Scanzi

L'ora più buia” anche per l'Italia è arrivata davvero - Tiscali ...
Giuseppe Conte è da sempre sottovalutato, e dunque sottostimato, da larga parte dei media. Era così per il Salvimaio, è così per lo Zingamaio. Ciò accade per una serie di fattori. L’antipatia atavica che suscitano i 5Stelle (di cui Conte è espressione, per quanto non iscritto) su quasi tutti i giornalisti. Una naturale propensione babbea di tanti addetti ai lavori (gli stessi secondo i quali il M5S sarebbe morto subito, Renzi avrebbe emulato Churchill e Berlusconi mai avrebbe vinto le elezioni nel 1994, 2001 e 2008: complimenti, citrulli!). L’apprendistato politico inedito di Conte, fino a due anni fa sconosciuto ai più. Il suo esser passato con disinvoltura dalla Lega al Pd. E il suo non appartenere a lobby e conventicole. Da mesi, anzi anni, Conte è – stando ai sondaggi – il politico più stimato dagli italiani. Ma in tanti fanno finta di nulla, trattandolo come un minus habens e contrapponendogli statisti alla Salvini (avessi detto Adenauer!). L’astio di certi tromboni nei confronti dell’uomo di Volturara Appula è tale che, in questi giorni di trattativa campale europea, tanti dalle nostre parti tifino contro di lui (e quindi contro l’Italia) arrivando quasi a celebrare quell’incosciente scellerato di Rutte. Siamo un ben strano Paese, anche se per fortuna c’è ancora vita (cerebrale) sul pianeta Terra. Ieri Repubblica ha pubblicato (verosimilmente bestemmiando) un sondaggio di Demos curato dall’ottimo Ilvo Diamanti. La domanda, assai semplice, era questa: “Chi è stato il miglior presidente del Consiglio italiano dal 1994 a oggi?”. Ha vinto, per distacco, Giuseppe Conte. Un risultato che stupirà giusto quelli che vivono con la testa su Marte, e dunque sono adusi a sbagliare tutto dalla nascita. Giuggioloni senza speranza, privi di acume e ancor meno dotati di onestà intellettuale.
Conte ha vinto il sondaggio di Demos perché piace agli elettori 5Stelle, ma non solo: è stimato anche da buona parte dell’elettorato Pd, della sinistra radicale e (persino) da fasce del centrodestra. Certo beneficia della sensazione di “averci salvato la vita” durante il lockdown. E certo questo consenso potrebbe evaporare in un amen se il governo cadesse, magari (magari?) per il fallimento della trattativa europea. Già così ce n’è però abbastanza per avere nuovamente contezza di come, troppo spesso, la realtà sia da una parte e il giornalismo mainstream dall’altra. Quest’ultimo ha perso il fiuto, non ha il polso della situazione e ragiona per partito preso. Ecco perché tanti cittadini non sopportano i giornalisti: perché molti di loro si sono sputtanati da soli. Il sondaggio dice anche altre cose. Per esempio che al secondo posto tra i presidenti più amati degli ultimi 26 anni c’è Silvio Berlusconi, che figura però al contempo al primo posto tra i più odiati. Una conferma della sua natura oltremodo divisiva. Il terzo più amato è Prodi. Il podio dei peggiori, dopo Berlusconi, vede invece Monti e Renzi. E la cosa non stupisce, soprattutto nel caso di Renzi, da sempre espressione della politica più insipiente e caricaturale (infatti tanti giornaloni lo hanno riverito fino a ieri, e in cuor loro sperano di poter ricominciare presto a farlo). Come ha scritto Antonio Padellaro su queste pagine, la forza di Conte risiede anche in questa continua sottovalutazione del suo operato e in questo convincimento generale che egli sia prossimo a cadere. Può darsi eccome che cada, ma non per incapacità: casomai per l’ennesima congiura idiota di palazzo. Ovviamente benedetta da tante beccacce travestite da giornalisti.

Su Venere vulcani ancora attivi.


Il pianeta Venere possiede vulcani ancora attivi. (fonte: Pixabay)

La mappa in 3D aiuta a svelare i segreti del suo cuore agitato.

Venere ha il cuore agitato: è un pianeta con vulcani ancora attivi. È quanto emerge dallo studio pubblicato sulla rivista Nature Geoscience dal gruppo dell’Università americana del Maryland, coordinato da Laurent Montési, insieme ai colleghi del Politecnico Federale di Zurigo.
Gli autori della ricerca hanno realizzato, grazie a simulazioni al computer, una mappa in 3D di decine di strutture a forma di corona sulla superficie di Venere, individuandone almeno 37 con attività geologica recente. L’attività vulcanica è legata al fatto che Venere ha una superficie più giovane di pianeti come Marte e Mercurio, che hanno un cuore freddo.

Ricostruzione in 3D di due delle strutture di Venere che presentano segni di attività vulcanica recente. (fonte: Image courtesy Laurent Montési, University of Maryland)
Le strutture a forma di corona, secondo gli esperti, si formano quando materiale caldo proveniente dalle profondità di Venere, viene eruttato dalla crosta dopo essere risalito attraverso il mantello, lo strato al di sotto della superficie.
Per Montési, “quelli di Venere non sono vulcani antichi ma ancora attivi, forse dormienti ma di sicuro non spenti. Questo studio - ha precisato - cambia la nostra visione di Venere da pianeta inattivo a mondo con un cuore che ancora si agita, alimentando un’attività vulcanica superficiale”.
Mappa di Venere con, in rosso, le strutture a forma di corona geologicamente attive. (fonte: Anna Gülcher)
Lo studio, concludono gli autori, aiuterà a individuare i luoghi di Venere in cui collocare strumenti geologici con la futura missione, EnVision, dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), che dovrebbe essere lanciata nel 2032.

E se persino Rutte giocasse pro Europa? - Antonio Padellaro

Contributi Ue, la doppia morale dei frugali: i quattro Paesi ...
Mark Rutte,Sebastian Kurz, Stefan Löfven, Mette Frederiksen..
Come dice quel proverbio africano? Se vuoi andare veloce, corri da solo. Se vuoi arrivare lontano, corri insieme a qualcuno. Come tutti, nella difficile trattativa europea, Romano Prodi avrebbe preferito che a Bruxelles i 27 fossero andati, tutti insieme, veloci e lontano. Poiché, purtroppo, nella vita non si può sempre avere tutto e subito (anzi quasi mai) l’ex presidente della Commissione Ue ha messo sul tavolo la questione che l’Europa non può più eludere, quella che definisce “il vero problema di sostanza”. Ovvero: “Una qualsiasi istituzione politica non può definirsi democratica, e nello stesso tempo reggersi sulla regola dell’unanimità”. 
Perché, scrive Prodi sul Messaggero, parlando dei veti dell’Olanda, “con l’unanimità ogni nano si sente un gigante, e nel caso europeo un Paese di poche centinaia di migliaia di abitanti può bloccare il funzionamento di un’istituzione che comprende centinaia di milioni di cittadini”.
Siamo d’accordo, “le grandi decisioni del mondo sono ormai prese in tempi rapidissimi, frutto di istituzioni politiche fornite di poteri definiti e di strutture tecniche adeguate”, strumenti che il Consiglio europeo non possiede. Tuttavia, proprio perché, come sappiamo, la costruzione europea, solida nelle fondamenta non lo è altrettanto in alcuni mattoni pronti a sfaldarsi per scarso senso comunitario, non pensa il professor Prodi che la regola dell’unanimità, pur con le sue lungaggini e strettoie procedurali, sia di stimolo a quell’arte politica del compromesso, cemento della democrazia? Il cattivo esempio della Brexit, forse non il più calzante in quanto conseguenza soprattutto di dinamiche distruttive interne al Regno Unito, ha dimostrato che dall’Unione si può uscire sbattendo la porta.
Un eventuale voto a maggioranza su bilancio comunitario e sovvenzioni post-Covid avrebbe certamente sconfitto il fronte dei cosiddetti Paesi frugali – Olanda, Austria, Svezia, Danimarca –, ma a quale prezzo? Chi ci dice che il non simpaticissimo (a noi italiani) primo ministro Mark Rutte stia, a suo modo, giocando una partita europea? Che pur con le sue asprezze non rappresenti un argine a quelle spinte sovraniste arancioni che cercano solo l’occasione giusta per scatenarsi contro l’Europa sul modello Boris Johnson? Restare in gruppo con tutti gli altri, anche con chi non ti passa la borraccia, può rallentare la corsa (vero presidente Conte?). Però ti porta al traguardo.