giovedì 24 settembre 2020

Il surriscaldamento costa all’Italia fino all’8% del Pil. - Luca Mercalli - 20 settembre 2020



















 In Italia – Nei giorni scorsi pareva luglio al Centro-Nord, invaso come tutta l’Europa occidentale da aria nordafricana. Primato settembrino di 35 °C lunedì 14 a Capo Mele, Savona (11 °C sopra media!), ma notevoli pure i 36,2 °C di Latina (dati Aeronautica Militare). Temporali invece all’estremo Sud (122 mm di pioggia in 3 ore lunedì a Catania, massimo in 17 anni di misure, allagamenti), intorno a una depressione che si è mossa verso lo Ionio evolvendo poi nell’intenso ciclone battezzato “Udine” dall’Istituto di Meteorologia dell’Università di Berlino e “Ianos” dall’agenzia meteorologica greca: l’Europa meteonomastica è ancora da fare. Questo vortice simil-tropicale o “Medicane” (da Mediterranean hurricane), tipologia già vista in passato ma che potrebbe divenire più frequente con il mare più caldo, prima di colpire la Grecia ha lambito giovedì la Calabria (nubifragio a Isola di Capo Rizzuto). Nonostante la molta neve invernale e il fresco giugno 2020 la Società Meteorologica Italiana ha misurato una perdita di 80 cm di spessore al ghiacciaio Ciardoney, Gran Paradiso, a causa dei calori tardivi di agosto e settembre, un bilancio meno estremo degli anni recenti (circa 2 m persi nel 2012, 2015 e 2016) ma sempre sfavorevole. Secondo le immagini del satellite Sentinel-2, analizzate su Earth System Science Data anche dall’Università di Milano (Glacier shrinkage in the Alps continues unabated), i 4.395 ghiacciai delle intere Alpi coprono circa 1.800 km2 di area, in riduzione del 14 per cento dal 2003 e del 60 rispetto a metà Ottocento. Tra alluvioni, aumento dei livelli marini e delle ondate di caldo, e perdita di produzione agricola, i cambiamenti climatici implicheranno costi enormi per l’economia italiana in questo secolo, fino all’8 per cento del Pil: è solo uno dei dati allarmanti del rapporto “Analisi del rischio” del Centro Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici. Per affrontare le crisi future bisognerebbe imparare qualcosa dalla pandemia di Covid: se ne parlerà il 26-27 settembre ai “Colloqui di Dobbiaco”.

Nel mondo – Caldo inedito per settembre in decine di località tra Francia, Benelux e Germania, 34,8 °C a Treviri, 35,1 °C a Lille e 35,4 °C a Charleroi. Intanto, seppur attenuati, sull’Europa sono arrivati i fumi dei vasti incendi nell’Ovest americano, i peggiori della storia californiana con 14 mila km2 bruciati finora nel 2020 (come l’area del Trentino-Alto Adige). Raro affollamento di uragani tropicali in Atlantico: Sally, Paulette, Teddy e Vicky. Sally ha spazzato Florida e Alabama, ora in pieno oceano è nata la tempesta Wilfried e così, esaurita la lista di nomi stabiliti per il 2020 dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale, si deve passare alle lettere dell’alfabeto greco, come era avvenuto solo nel 2005. Ianos ha imperversato sulle isole greche Cefalonia e Zante con venti a 130 km/h, onde da 5 m e gravi danni anche per le piogge da 300 mm. Inoltre alluvioni nel Sahel e piena secolare del fiume Niger. L’agenzia meteo americana Noaa dice che sia agosto sia l’estate 2020 sono stati i più caldi nell’emisfero boreale (anomalie +1,2 °C), e rispettivamente in seconda e terza posizione a livello mondiale (+0,9 °C). Ma l’aumento termico dell’aria è solo la punta dell’iceberg del riscaldamento globale: l’89 per cento dell’energia in eccesso accumulata nel sistema-Terra nell’ultimo mezzo secolo a causa dell’effetto serra è finita negli oceani. Per neutralizzare il crescente sbilanciamento energetico e salvarci da disastrosi cambiamenti climatici bisognerebbe riportare la concentrazione di Co2 dalle attuali 417 a 350 parti per milione. Lo dice il rapporto Where does the energy go? di 38 tra i migliori scienziati mondiali del clima tra cui il grande Jim Hansen della Columbia University.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/20/il-surriscaldamento-costa-allitalia-fino-all8-del-pil/5937324/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=fatto-for-future&utm_term=2020-09-22

Fridays For Future: le finte svolte green dell’Europa e dei governi dell’Unione. - Fridays For Future Italia

 












Dalla Merkel, a Macron, a Conte, per non parlare dell'Europa di Von der Leyen. Tutti sposano programmi per l'ambiente, ma incrementano le centrali inquinanti e l'estrazione di gas e petrolio.

Come la politica continua ad ignorare il clima.

Il 2019 è stato l’anno del clima. Milioni di giovani in tutti i continenti sono scesi per la prima volta in piazza al grido di “non c’è più tempo” e “giustizia climatica”, mentre Greta Thunberg è diventata un simbolo delle lotte ambientaliste a livello globale. Politici di destra e di sinistra hanno cercato di cavalcare l’onda, proponendosi come interlocutori della scienza e dei nuovi movimenti. È il caso della Von der Leyen e del suo European Green Deal, del Klima Paket di Angela Merkel, della Commissione per il Clima di Emmanuel Macron, del Decreto Clima voluto dal nostro premier Giuseppe Conte. La battaglia, dicono alcuni, sembra ormai avviata verso una felice conclusione: le istituzioni hanno ascoltato gli esperti e, finalmente, agiscono.

La realtà, però, è più complessa.

Tutti i piani sopra elencati – pur presentati in pompa magna – sono lacunosi, insufficienti, talvolta persino dannosi. Si distingue in negativo, poi, il governo italiano, timido fino al ridicolo nell’affrontare la questione. E così la Von der Leyen promette un Europa a zero emissioni in trent’anni ma intanto continua a finanziare il gas fossile; Angela Merkel incontra Greta ma apre nuove centrali a carbone; Macron promette grandi cose e intanto si contende i pozzi petroliferi del Nord Africa.

Al risveglio della popolazione non sono – ancora – seguite reazioni sufficienti. Ma protestare ha portato ad un’attenzione mai vista sul tema e atti – stop ai sussidi al fossile in Spagna, massiccio disinvestimento da gas&oil nelle Borse mondiali, impennata delle rinnovabili – comunque senza precedenti. La sfida, insomma, procede, ma bisogna giocarla fino in fondo.

Arriviamo, dunque, alla cronaca. Approfittando cinicamente dell’attenzione rivolta al covid, alcuni leader cercano di fare precipitosi passi indietro sui temi ambientali. Eccone alcuni esempi.

Trump nega l’evidenza.

La costa est degli Stati Uniti brucia ormai da settimane, vittima di incendi resi sempre più violenti e incontrollabili dalla crisi climatica. In questo contesto il Presidente Trump – in piena campagna elettorale – si è detto convinto che le “temperature globali, invece di aumentare, diminuiranno”. Una tesi, inutile dirlo, che non trova riscontro in nessuno studio scientifico e men che meno nell’esperienza degli americani accerchiati dal fuoco. “Le prove osservate parlano da sole: il cambiamento climatico è reale e ha aggravato gli incendi” gli ha risposto uno sconsolato governatore della California, lo stato più colpito dalle fiamme.

L’Unione Europea gioca col gas.

“L’European Green Deal sarà il nostro uomo sulla Luna” aveva detto una gongolante Ursula Von Der Leyen presentando il suo piano per la transizione ecologica. Già allora, in realtà, denunciammo l’inconsistenza del progetto, e oggi abbiamo l’ennesimo riscontro: il Parlamento Europeo ha ammesso tra gli investimenti verdi anche quelli sul gas, combustibile fossile responsabile della crisi climatica. E’ come se si raccomandassero baci e abbracci in un decreto anti-Covid.

I petrolieri italiani all’attacco.

Il Ministero dell’Ambiente italiano sta lavorando da mesi ad un piano di parziale riconversione dei SAD (sussidi ambientalmente dannosi) in sussidi favorevoli a clima, natura e salute. Un progetto in verità tutt’altro che rivoluzionario, criticato per la sua timidezza, ma già troppo per i petrolieri italiani. Secondo alcune indiscrezioni di stampa, l’Unione Petrolifera Italiana si starebbe opponendo al provvedimento, spingendo affinché tutto rimanga com’è. Saprà il nostro governo resistere a queste pressioni?

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/22/fridays-for-future-le-finte-svolte-green-delleuropa-e-dei-governi-dellunione/5938096/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=fatto-for-future&utm_term=2020-09-22

Ce la pagherete. - Marco Travaglio

 












Non capire come voterà il Paese è umano. Ma non capire come ha votato il Paese è diabolico. Eppure ci riescono in tanti. Lasciamo perdere gli opinionisti, che capiscono benissimo ma devono scrivere l’opposto per contratto. Ma i politici sul voto degli elettori dovrebbero costruire il loro futuro. Cos’hanno detto gli elettori? Intanto che i parlamentari sono troppi, in perfetta quanto rara sintonia col Parlamento che aveva approvato – pur obtorto collo, su pressione e per paura dei 5Stelle – quella riforma col 98%. Quindi, se quella riforma era populista, ha stravinto il populismo e tutte le analisi sulla fine o sul calo del populismo sono baggianate. Ora, che chi puntava al No finga di non accorgersene, passi. Ma che non se ne accorga chi puntava al Sì è deprimente. Per questo l’uscita di Di Battista che frigna per “la più grande sconfitta M5S di sempre”, è suicida sia nei tempi sia nei contenuti. Nei tempi, perché il referendum è stato una delle più grandi vittorie M5S di sempre e andava festeggiato almeno per un paio di giorni, anziché fare gné gné a Di Maio e agli altri che, diversamente da Dibba, si sono spesi nella campagna del Sì. Nei contenuti, perché le Regionali i 5Stelle le perdono sempre, da quando sono nati, anche quando vincevano le Politiche nel 2013 e le stravincevano nel ’18 e intanto venivano battuti in Sicilia e Lazio.

Le Regionali, per quanto appaia bizzarro, decidono chi governa le singole Regioni, così come le Comunali i Comuni. Gli elettori votano per i candidati presidenti o sindaci, non per il governo o per i segretari di partito. E sommare i voti di lista nelle Regioni e nei Comuni per stabilire chi ha vinto su scala nazionale è come sommare i fichi e le patate. Si può al massimo stabilire chi ha perso, in base alle dichiarazioni della vigilia. Se Salvini puntava al 7-0, è ovvio che ha perso: è finita 3-4. Se l’altro Matteo mirava a far vincere Giani e far perdere Emiliano e Sansa, è ovvio che ha perso: Giani ha vinto per 8 punti e Iv ha preso il 4,5; Emiliano ha vinto nonostante Iv e Sansa avrebbe perso anche con Iv. Di vincitori nazionali c’è solo la Meloni, che ha strappato le Marche con un fedelissimo e ha aumentato i voti dappertutto. Tutti gli altri hanno perso voti. Anche Zingaretti: ha salvato Toscana, Puglia e segreteria, ma oltre alle Marche ha perso terreno in Liguria, Toscana e Veneto. I veri vincitori sono i cosiddetti “governatori”, trainati dall’effetto Covid e dal populismo trasformista da “cacicchi” che ne fa delle star locali, non nazionali e sganciate dai partiti: Zaia, Toti (anche per il dopo-Morandi), De Luca, Emiliano. Successi personali più che partitici. De Luca aveva 5 liste dei più vari colori.

Emiliano addirittura 15, dall’estrema sinistra alla destra. Zaia la sua, che ha svuotato la Lega. In più, quasi dappertutto, è scattato il soccorso grillino per tre fattori: la fiducia in chi ha gestito la pandemia; il voto utile, disgiunto o diretto, al male minore; la corsa sul carro del vincitore. Come si fa a non capire che gli stessi elettori, in un’elezione nazionale col proporzionale, avrebbero votato in modo totalmente diverso dalle Regionali col maggioritario a turno secco e dalle Comunali col doppio turno? Chi fa un altro mestiere non deve studiare le leggi elettorali, ma per chi fa politica è proprio il minimo. Col proporzionale (Politiche), ciascuno va per conto suo e le alleanze si fanno dopo le elezioni. Col maggioritario a doppio turno (Comuni), si corre da soli e le alleanze si fanno tra il primo e il secondo turno (e, se non i partiti, le fanno gli elettori). Col maggioritario a turno secco (Regionali), le alleanze si fanno prima del voto (e, se non i partiti, le fanno gli elettori delle forze sfavorite scegliendo il meno distante dei due favoriti).
Perciò Emiliano e De Luca hanno avuto molti voti grillini, ma anche forzisti e leghisti: tutta gente che alle Politiche tornerà all’ovile. Come i grillini che han votato Giani. E i veneti della lista Zaia, alle Politiche, voteranno quasi tutti Lega. Ecco perché la vittoria dei presidenti Pd non è di Zingaretti, se non per averlo aiutato a sventare la manovra dei poteri forti per rimpiazzarlo con Bonaccini, rovesciare Conte, scaricare il M5S e tentare l’ennesimo inciucio con quel che resta di FI e pezzi di Lega. Emiliano e Giani l’hanno capito: Zinga&C. pare di no. Infatti, consigliati da Repubblica e dai “padri nobili” che non ne azzeccano una, avanzano pretese bizzarre o ideologiche: il Mes (di cui non si parla da nessuna parte in Europa, neppure più a Cipro), lo Ius Soli (non proprio in cima ai pensieri degli italiani, e nemmeno degli stranieri) e i decreti Sicurezza (dove basta qualche ritocco sulla linea Mattarella, senza tanti strepiti). Del resto, se anche il Pd avesse vinto, gli elettori l’avrebbero premiato per il governo giallorosa che, anziché perdersi in quelle fumisterie, s’è occupato di cose più urgenti e vitali: Covid, tre manovre da 100 miliardi, bonus ai più deboli, Recovery Fund. E ora, si spera, una legge elettorale senza più liste bloccate, su cui il Fatto lancia oggi una petizione di costituzionalisti del Sì e del No da firmare sul sito. Qualcuno ha detto che il nostro appello a “turarsi il naso”, in Puglia e Toscana, è servito come quello di Montanelli nel 1976: ne siamo felici. Ma quella volta, subito dopo il voto, il grande Indro inviò un telegramma alla Dc che cantava vittoria: “Vi abbiamo votato, ma ce la pagherete”

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/24/ce-la-pagherete/5941917/

mercoledì 23 settembre 2020

Un mondo migliore.












Diciamocelo francamente, il risultato del referendum e delle ultime elezioni politiche ha dato due chiari segnali, da un lato la voglia di cambiamento, dall'altro la volontà di mantenere lo satus quo.

Ed è naturale che sia così, poiché la popolazione è composta da vari strati sociali e culturali, ognuno dei quali ha aspettative diverse dovute alle proprie e svariate necessità.

La politica, quella attenta, non deve fare altro che cogliere questi segnali e farli propri.

In altri termini, dovrebbe eliminare quelle deleterie disuguaglianze culturali ed economiche createsi nel tempo restituendo ad ogni cittadino pari dignità morale e materiale; poi dovrebbe adoperarsi affinchè le leggi vengano rispettate da tutti - perché farle e non adoperarsi per farle rispettare le invalida - adoperarsi per creare servizi efficienti affidandoli a personale capace e responsabile... e via discorrendo.

Il cittadino onesto vuole il cambiamento perché vuole sentirsi sicuro, vuole giustizia, vuole essere garantito, vuole poter dire che le tasse che paga sono ben spese.

Il cittadino meno onesto, usando sotterfugi adoperati dai molti impuniti, sapendo di poter aggirare e sfuggire le leggi, vuole mantenere lo status quo.

Equità, lealtà, onestà, sincerità sono le regole del vivere civile.

Cetta.

Basta tifo. - Massimo Erbetti

 



















Basta con il tifo da stadio, la politica è una cosa seria. Ma veramente volete vivere la politica, come vivreste una partita di calcio?
La politica condiziona le nostre vite, le scelte della politica decidono il nostro futuro, quando qualcuno decide ad esempio di votare no al referendum solo per fare un dispetto a Tizio o Caio, c'è qualcosa che non va, c'è il fallimento di un'intera società. La costituzione è cosa seria, non è un derbi, modificarla non si esaurisce nei 90 minuti di una partita, eppure in molti hanno vissuto il referendum così.
C'è una crisi in atto, una crisi dei valori, una crisi di contenuti, non possiamo nascondercelo. Le persone sono spaesate, vivono nell'incertezza, lo dimostra il fatto che nel giro di due anni gli elettori hanno cambiato le proprie preferenze e continuano a farlo....2018 M5s al 33%, PD 18%, Lega 17% e FdI poco più del 4%.nel 2019 alle europee Lega 34%,PD 22%,M5s 17% e FdI oltre i 6%...gli ultimi sondaggi del 2020 invece danno la lega al 26%,il PD al 20/22%, FdI 15% e M5s al 14%, cosa sta succedendo? Perché le persone cambiano idea continuamente? Milioni di voti fluttuano, vanno da destra a sinistra, da sinistra a destra...Crisi identitaria la chiamano, si crisi identitaria, ma di chi? Dei partiti? O della società? Oggi tutti vogliono soluzioni semplici a problemi complessi, si vuole tutto e subito e se non si riesce a darle nell'immediato, vieni abbandonato. Non si può più programmare a lungo termine, non si giudica il lavoro di un governo durante tutta una legislatura, lo dimostra il fatto che il M5s, nel giro di due anni, ha perso più della metà dei consensi, ma questo vale anche per la Lega e in modo contrario per FdI. Sono bastati solo due anni, a modificare i "gusti" (politici) degli italiani per ben due volte.
Cosa accadrà fra un anno? E a fine legislatura? Quello che vale oggi, domani potrebbe non valere più nulla.
Il Movimento 5 Stelle in questo momento, dopo la sconfitta alle regionali, dovrebbe riflettere sulla propria identità, quella che l’aveva reso forte nel 2018. Vero, verissimo ragioniamoci. Valutiamo e decidiamo cosa fare...purtroppo non ho una ricetta, magari ad averla, la ricetta buona per tutto non esiste, però qualcosa si potrebbe fare...ci vuole unita di intenti ci vuole la voglia di costruire e non di distruggere, dovremmo tutti remare nella stessa direzione. Ma l'animo umano è strano...si salta al volo sul carro del vincitore, per poi scenderne con la stessa velocità con cui ci si è saliti, quando le cose vanno male...si punta il dito, ma si evita accuratamente di guardarsi dentro...non ho mai sentito nessuno dire: "cosa ho sbagliato io?" "Cosa potevo fare, che non ho fatto?" "Ho messo veramente il bene comune, al primo posto?" "Oppure ho pensato per primo al mio tornaconto?"...È colpa sua, tua, loro...eeh no, cari miei, si vince e si perde tutti insieme e tutti insieme si deve costruire e ricostruire, analizzare e risolvere.
Abbiamo la responsabilità di milioni di persone che ci hanno dato fiducia, milioni di esseri umani che ci hanno affidato il futuro e abbiamo la responsabilità di tutelarli, anche se hanno deciso di votare altri...perche la politica, quella vera, quella con la P maiuscola è questa...pensare alla gente, pensare al futuro delle persone... non puntare il dito.
Basta tifo, basta interessi personali, basta!
Facciamo la cosa giusta e se alla fine, fare la cosa giusta per le persone, sarà anche la cosa giusta per noi, meglio e se non lo sarà, pazienza...non dobbiamo pensare a noi e alla nostra sopravvivenza politica, noi siamo nati per aiutare la gente, non per le poltrone.

https://www.facebook.com/massimo.erbetti/posts/10218385748700695

Santa Sede: "L'eutanasia è un crimine, complice chi legifera".

 


Congregazione vaticana per la Dottrina della fede; "Con tale atto, l'uomo sceglie di causare direttamente la morte di un altro essere umano innocente".

"La Chiesa ritiene di dover ribadire come insegnamento definitivo che l'eutanasia è un crimine contro la vita umana perché, con tale atto, l'uomo sceglie di causare direttamente la morte di un altro essere umano innocente". Lo afferma la Congregazione vaticana per la Dottrina della fede nella Lettera "Samaritanus bonus". "Coloro che approvano leggi sull'eutanasia e il suicidio assistito - aggiunge - si rendono, pertanto, complici del grave peccato che altri eseguiranno. Costoro sono altresì colpevoli di scandalo perché tali leggi contribuiscono a deformare la coscienza, anche dei fedeli".

L'eutanasia, spiega l'ex Sant'Uffizio, "è un atto intrinsecamente malvagio, in qualsiasi occasione o circostanza". "Tale dottrina è fondata sulla legge naturale e sulla Parola di Dio scritta, è trasmessa dalla Tradizione della Chiesa ed insegnata dal Magistero ordinario e universale", ribadisce, e "qualsiasi cooperazione formale o materiale immediata ad un tale atto è un peccato grave contro la vita umana". "Dunque, l'eutanasia è un atto omicida che nessun fine può legittimare e che non tollera alcuna forma di complicità o collaborazione, attiva o passiva", aggiunge.

"Inguaribile non vuol dire incurabile" - "Inguaribile non è mai sinonimo di 'incurabile'". E' il concetto posto a premessa del documento "Samaritanus bonus. Lettera sulla cura delle persone nelle fasi critiche e terminali della vita", approvato dal Papa il 25 giugno scorso e pubblicato oggi, con cui la Congregazione vaticana per la Dottrina della Fede - dinanzi alle iniziative legislative in vari Paesi sull'argomento - ribadisce i principi dottrinali e magisteriali contro l'eutanasia e il suicidio assistito, considerando che "il valore inviolabile della vita è una verità basilare della legge morale naturale ed un fondamento essenziale dell'ordine giuridico". Secondo l'ex Sant'Uffizio, un ostacolo "che oscura la percezione della sacralità della vita umana è una erronea comprensione dalla 'compassione' . Davanti a una sofferenza qualificata come 'insopportabile', si giustifica la fine della vita del paziente in nome della 'compassione'. Per non soffrire è meglio morire: è l'eutanasia cosiddetta 'compassionevole'. Sarebbe compassionevole aiutare il paziente a morire attraverso l'eutanasia o il suicidio assistito. In realtà, la compassione umana non consiste nel provocare la morte, ma nell'accogliere il malato, nel sostenerlo dentro le difficoltà, nell'offrirgli affetto, attenzione e i mezzi per alleviare la sofferenza". Ecco, quindi che, "la Chiesa, nella missione di trasmettere ai fedeli la grazia del Redentore e la santa legge di Dio, già percepibile nei dettami della legge morale naturale, sente il dovere di intervenire in tale sede per escludere ancora una volta ogni ambiguità circa l'insegnamento del Magistero sull'eutanasia e il suicidio assistito, anche in quei contesti dove le leggi nazionali hanno legittimato tali pratiche". 

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2020/09/22/santa-sede-leutanasia-e-un-crimine-complice-chi-legifera_281f3af9-c845-4b41-b38d-dbddf840e516.html

Che fare per far capire alla Santa Sede che le leggi di uno Stato vengono fatte per tutti i cittadini e non solo per i credenti?
Che fare per far capire alla santa Sede che ogni cittadino ha diritto di decidere per se stesso?
Ma poi, a prescindere dalla fede, chi paga per mantenere in vita un malato inguaribile?
Infine, se il loro Dio decide che il malato debba morire, perchè mantenerlo "forzatamente" in vita?
La loro è una ribellione verso il volere del loro Divino?
Cetta.


Rosicate, gente, rosicate. - Marco Travaglio










          Finora non ci avevano capito niente. Ma ora, compulsati i dati elettorali, i professionisti della politica e dell’informazione han capito tutto. E l’hanno presa bene.

Italia Morta. “Il dato di Italia Viva è straordinario: Iv c’è ed è ancora più attraente nel Paese e in Parlamento”. Lo dice l’ex Innominabile, ora Invotabile, dall’alto del trionfale 4,5% scarso nella sua Toscana (inutile perché Giani ha vinto di 8 punti, però “siamo stati determinanti non numericamente, ma politicamente per l’enorme mobilitazione”: quella contro se stesso), del prorompente 3,75 della Boschi a Laterina, del sontuoso 1,6 di Scalfarotto in Puglia (lì si univano alle esequie Calenda e Bonino per far perdere meglio Emiliano, che infatti ha vinto), del 2,4 in Liguria e dello 0,6% in Veneto (settimo posto su nove, dietro la lista No Vax). Non male per quello che doveva “svuotare il Pd come Macron coi socialisti francesi”. Nel 2016 aveva promesso di lasciare la politica dopo il referendum, ma non aveva precisato quale: era questo.

Brindisi a Sambuca. Maurizio Sambuca Molinari, direttore di Repubblica ma soprattutto ideologo e trascinatore del No, è tutto contento del 70% del Sì perché “cala il vento del populismo” e si “disegna un cambiamento di umore degli italiani nei confronti dei sovranisti e dei populisti”, nonché la disfatta di Lega e M5S. Strano: solo tre giorni fa Rep definiva il referendum “Un voto sui 5Stelle”: quindi il 70% è tutto loro? A noi però affascina vieppiù la questione del “populismo”, che è come l’Araba Fenice: che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa. Al Sud vince Emiliano e stravince De Luca, molto più populisti dell’azzimato Di Maio: in che senso cala il vento? E il taglio dei parlamentari non era la quintessenza dell’“antipolitica populista”? Ora se ne dovrebbe dedurre che il 70% degl’italiani sono populisti, dunque il vento cresce. Però molti grillini con una mano (quella populista) han votato Sì e con l’altra (quella antipopulista) han votato Emiliano e Giani contro i populisti. E lo stesso han fatto la gran parte dei pidini. Quindi milioni di italiani sono contemporaneamente populisti e antipopulisti. È il famoso elettore disgiunto.

Il trionfo del No. Stefano Folli e Sebastiano Messina regalano altre soddisfazioni. Folli si consola: “Il plebiscito sognato da Di Maio non c’è stato” perché, pensate: “Cosa sarebbe successo se alcuni partiti storici, invece di affidarsi a un Sì opportunistico, avessero fatto campagna per il No? Si può immaginare che l’esito sarebbe stato diverso”. Se poi il 70% degli italiani, anziché votare Sì, avesse votato No, si può immaginare senza tema di smentita che il No avrebbe vinto col 100%.

E pazienza, è andata così. Anche Messina è tutto giulivo perché “non è il trionfo cantato da Di Maio” , anzi il 70 a 30 è un tripudio del No. Segue un acuto parallelo coi Sì negli altri referendum: purtroppo cita quelli abrogativi, mentre questo era costituzionale, il quarto dopo il Titolo V del 2001 (35% di votanti, Sì al 64%), la Devolution del 2006 (52% di votanti, Sì al 38%) e il ddl Renzi-Boschi del 2016 (65% di votanti, Sì al 40%). Dunque il taglio dei parlamentari (54% di votanti, Sì al 70%) è la riforma costituzionale più votata della storia repubblicana. Cioè il trionfo cantato da Di Maio. A proposito: neanche Zaia, col suo misero 77%, ha avuto un plebiscito: ben il 23 dei veneti gli han votato contro.

Voce del verbo violare. Anche Luciano Violante, alfiere del No, è tutto giulivo perché col Sì “ha prevalso un argomento serio e democratico, la necessità di fare altre riforme”. Ed è “merito della campagna del No”. Lui, potendo scegliere, partirebbe da un “nuovo bicameralismo”, molto simile a quello renziano bocciato dal 60% degl’italiani, quindi i sinceri democratici devono riprovarci: gli elettori vanno puniti.

I poveri, pussa via. “Nelle periferie il taglio del numero dei parlamentari diventa un mezzo plebiscito, nel sofisticato e colto (e ricco) centro storico non passa”. L’illuminata analisi la si deve al Corriere della Sera: i poveri delle periferie sono burini e ignoranti, mentre i ricchi sono colti e sofisticati. Ecco: il 70% del Sì vale meno: diciamo il 35. Ergo ha quasi perso.

I tre Feltri. Vittorio, su Libero, chiede a Mattarella di “sciogliere le Camere, non più costituzionali”: hic! Stefano, sul Domani, titola su “Il declino dei populisti. Vincono il referendum ma perdono il Paese”: vedi Sambuca. Mattia, sull’Huffington Post, vede uno straripante “popolo del No che nessuno sa rappresentare” (a parte tutti i giornali, tranne uno). E ricorda Woody Allen in Provaci ancora, Sam, che rincasa tutto pesto da una rissa e racconta: “Ho dato una lezione a dei tipi che davano noia a Julie: a uno ho dato una botta col mento sul pugno, a quell’altro una nasata sul ginocchio”.

Di Battutista. Dibba comincia a capire e critica la linea 5Stelle di correre da soli. Peccato che fosse la sua. Si sarà accorto che le alleanze servono (vedi le Comunali, molto meglio delle Regionali) e comunque, se non le fanno i vertici, le fanno gli elettori contro i vertici. Avvertire Laricchia, Lezzi&C.

Le Sordine. Più comico dell’Invotabile c’è solo Mattia Santori. Sorvola sulla tranvata referendaria e dice che il Pd ha vinto grazie a lui: “Il Pd festeggia le vittorie in Toscana e Puglia, ma lo spumante nei calici viene dalla cantina delle Sardine”. Le sardine in carpione.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/23/rosicate-gente-rosicate/5940685/