Biotestamento - (ASCA) - Roma, 17 set tembre
''I pazienti in stato vegetativo permanente, che non sono in grado di esprimere la propria volontà sulle cure loro praticate o da praticare non devono in ogni caso essere discriminati rispetto agli altri pazienti in grado di esprimere il proprio consenso, e possono, nel caso in cui loro volontà sia stata ricostruita, evitare la pratica di determinate cure mediche nei loro confronti". E ancora: il paziente ''vanta una pretesa costituzionalmente qualificata di essere curato nei termini in cui egli stesso desideri, spettando solo a lui decidere a quale terapia sottoporsi".
Così la sentenza del Tar del Lazio n. 8560/09 emessa sul ricorso presentato dal Movimento Difesa del Cittadino, che ne ha diffuso il testo, ''contro la direttiva con cui il ministro Sacconi aveva intimato a tutte le strutture del servizio sanitario nazionale di impedire sempre l'interruzione dell'idratazione e alimentazione forzata in pazienti in stato vegetativo permanente e, quindi, di impedirlo persino nel caso in cui la volontà degli stessi fosse ricostruita nel senso di rifiutare tale somministrazione''.
Il Tar, dopo aver evidenziato che si tratta di questioni che coinvogono il ''diritto di rango costituzionale quale è quello della libertà personale che l'art. 13 (della Costituzione) qualifica come inviolabile'' e che da ultimo è entrata in vigore la convenzione internazionale sui diritti delle persone con disabilità che impone che anche alle stesse venga garantito il consenso informato, ha sottolineato come ''il rilievo costituzionale dei diritti coinvolti esclude che gli stessi possano essere compressi dall'esercizio del potere dell'autorità pubblica, con conseguente esclusione della giurisdizione del giudice amministrativo spettando, in caso di violazione dei principi richiamati dal TAR, al giudice ordinario garantire il pieno rispetto dei diritti della dignità e della libertà della persona".
http://temi.repubblica.it/micromega-online/tar-lazio-no-alimentazione-imposta-sceglie-il-paziente/
Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
martedì 22 settembre 2009
Testamento biologico, la Germania ce l’ha fatta. E noi?
Una legge laica e un modulo per il paziente cristiano.
"Nessuno può essere costretto a sottoporsi, contro la sua volontà, a trattamenti diagnostici o terapeutici per quanto promettenti essi siano". Lo ribadiscono anche i presidenti della Conferenza episcopale tedesca e del Consiglio della Chiesa evangelica di Germania, che hanno partecipato fino all'ultimo, con dettagliati quanto pacati statement congiunti, ai lavori preparatori della legge, votata il 18 giugno 2009 ed entrata in vigore il 1° settembre.
L'intero articolo è al link:
http://temi.repubblica.it/micromega-online/la-germania-ce-lha-fatta-e-noi/
"Nessuno può essere costretto a sottoporsi, contro la sua volontà, a trattamenti diagnostici o terapeutici per quanto promettenti essi siano". Lo ribadiscono anche i presidenti della Conferenza episcopale tedesca e del Consiglio della Chiesa evangelica di Germania, che hanno partecipato fino all'ultimo, con dettagliati quanto pacati statement congiunti, ai lavori preparatori della legge, votata il 18 giugno 2009 ed entrata in vigore il 1° settembre.
L'intero articolo è al link:
http://temi.repubblica.it/micromega-online/la-germania-ce-lha-fatta-e-noi/
Striscia La Notizia - 21.09.09 - Petix - Il vascello fantasma e il sindaco di Palermo Cammarata
Il nostro odiato sindaco non perde occasione per farsi odiare sbeffeggiare giornalmente.
" FAZIO VA A PROCESSO, LA GANG DI LEHMAN BROTHERS NO. PERCHE' ? " EDITORIALE DI GIANNI CREDIT .
Negli ultimi giorni i grandi media - italiani e internazionali - hanno riservato spazi enormi al primo anniversario del crack di Lehman Brothers, collasso topico della finanza di mercato. Ma ben pochi osservatori si sono interrogati - e tanto meno si sono sorpresi - del fatto che l'ex capo della banca fallita - (Dick Fuld, "Knife", coltello per gli amici) sia tuttora a piede libero: impegnato a liquidare il suo patrimonio e, si dice, a tentare di rifarsi come consulente. Ben poco si sa, d'altronde, dodici mesi dopo sulle indagini giudiziarie in corso oltre Atlantico sulla più grave bancarotta sistemica della storia. Il presidente della Fed Ben Bernanke si è guadagnato nel frattempo una riconferma anticipata fino al 2014 (anche se molto criticata da un commentatore italiano ultraliberista come Luigi Zingales, molto ascoltato anche negli Stati Uniti).
Tim Geithner, l'ex capo della Fed di New York (cioè il "banchiere centrale" direttamente impegnato su Wall Street) è divenuto segretario al Tesoro nell'amministrazione Obama, mentre il suo predecessore (ed ex capo della Goldman Sachs) Hank Paulson, è tornato a vita privata, in apparente tranquillità. L'ex numero uno della Fed, Alan Greenspan (così benevolo per anni con "l'esuberanza irrazionale dei mercati", cui non ha mai fatto mancare abbondante liquidità "ad alto potenziale") è un ricco pensionato, solo un po' in ansia per il suo nome appannato: da tutelare con un intervento ben piazzato sul Financial Times o con un'accorta partecipazione a un convegno.
La Sec, la "polizia" di Wall Street, ha cambiato capo in modo alla fine fisiologico nonché politicamente corretto: il nuovo presidente "rosa" - Mary Schapiro - ha pubblicato qualche giorno fa un paper di 477 pagine per dire che la Sec (anzi: la Sec che c'era prima) avrebbe effettivamente potuto vigilare meglio sulle attività Bernard Madoff. Stop. A proposito: l'eccentrico e truffaldino gestore di decine di miliardi di dollari (in gran parte affidate dalla pur attentissima comunità ebraica statunitense) è stato condannato, lui sì, a un'infinità di anni di carcere. Ma l'unico vero "cattivo" finora esemplarmente punito era a ben guardare un "utilizzatore finale" di Wall Street: non uno dei proprietari-macchinisti del mercato, non un banchiere "originatore" di finanza ultrarischiosa e opaca, non un "cane da guardia" distratto o addormentato con qualche polpetta.
Sempre la scorsa settimana il Gup di Milano ha invece deciso di rinviare a giudizio, dopo quattro anni di indagini, l'ex Governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio per il caso della scalata italiana alla Bnl organizzata nel 2005 per contrastare l'Opa lanciata dal gruppo spagnolo Bbva (in parallelo alla controscalata della Banca Popolare Italiana su AntonVeneta, in opposizione al take over dell'olandese Abn Amro) Sono state riconosciute dunque valide - ai fini della meritevolezza di processo - le tesi della pubblica accusa: In sintesi e in sostanza: la contro-Opa organizzata da Unipol - e appoggiata dalla stessa Bpi, da Banca Carige, dagli immobiliaristi romani (Ricucci, Coppola, Statuto, Caltagirone, etc) e da colossi esteri come Deutsche Bank - ha violato penalmente molte regole del mercato, a cominciare da quelle sull'aggiotaggio (manipolazione di informazioni e transazioni).
Il Governatore della Banca d'Italia - cui faceva capo allora in via esclusiva la vigilanza sulle aggregazioni bancarie - ne sarebbe stato pesante complice, abusando del suo ruolo di authority indipendente sul mercato per favorire il "giocatore italiano rispetto a quello estero. Il caso, com'è noto, ha avuto una robusta interfaccia di tipo politico: l'Opa Unipol-Bnl veniva apertamente sostenuta dai Ds e il recente scontro attorno al Gip milanese Clementina Forleo (riguardante la perseguibilità del leader Ds Massimo D'Alema) vi è direttamente innestato. Per di più - come emerge da documenti di una parallela inchiesta romana - la vicenda ebbe per protagonisti anche l'allora premier Silvio Berlusconi e personaggi del calibro di Antoine Bernheim, presidente (oggi in scadenza) delle Generali.
Nel merito deciderà - dal febbraio prossimo - il Tribunale di Milano in un processo che si annuncia in ogni caso di estremo interesse "civile" perché Fazio sarà obbligato a difendersi in pubblico: esattamente come tanti altri protagonisti di quella vicenda dovranno (e potranno) fornire la loro ricostruzione dei fatti. E non è un caso che dal vertice della Consob (la Sec italiana) sia già filtrata l'ipotesi che il presidente Lamberto Cardia - peraltro uscente - possa essere teste a discarico dell'allora "collega" di Bankitalia: se non altro per difendere l'autorizzazione allora concessa dalla stessa Consob all'Opa Unipol-Bnl. E mentre a Parma continua - peraltro a fari mediatico spenti - il processo Parmalat per la "madre di tutte le bancarotte" - cresce l'aspettativa anche per la chiusura delle indagini su AntonVeneta. Là, tra l'altro, il ruolo di Fazio è più rilevante ancora: avrebbe infatti violato la sua princale consegna istituzionale, la vigilanza sulla stabilità del sistema bancario, in particolare sulla solidità patrimoniale delle banche (Bpi e AntonVeneta).
Vale la pena di ricordare (questa nota settimanale lo ha fatto più volte) che il crack Lehman - e i suoi gemelli - hanno avuto alla loro base l'abbandono deliberato di ogni regola di prudenza su leva finanziarie coefficienti patrimoniali e la cecità (o il silenzio) delle authority di controllo americane. Di più: la bolla finale - che esplodendo ha travolto banche, Borse, risparmi, bilanci statali, Pil, imprese e occupazione - era stata gonfiata dallo snaturamento corruttivo del business immobiliare.
Lo stesso di molti azionisti Bnl rinviati a giudizio, peraltro dopo anni di violentissime polemiche sul ruolo arrembante dei "nuovi ricchi" del mattone: il primo dei quali, è in fondo, il presidente del Consiglio in carica. Due pesi e due misure in Italia e America? L'interrogativo si pone nel mentre alcuni intellettuali cosiddetti riformisti, hanno avviato un dibattito giornalistico sul rapporto storico in Italia tra le cosiddette "élite" e gli "outsider" (nella fattispecie Silvio Berlusconi). Procede in modo carsico, inoltre, un altro confronto: quello sul ruolo della magistratura "come pensiero e come azione", con l'intento dichiarato di bonificare "il mercato" (finanziario, degli appalti pubblici, etc), ma lasciando taola l'impressione oggettiva di proteggerne gli equilibri costituiti.
Il ruolo dei "media" è d'altronde ancora una volta sotto i riflettori. Il processo Bnl si radica nelle paginate di intercettazioni telefoniche pubblicate dai grandi giornali italiani nell'estate del 2005. Registrazioni che - dopo il caso Telecom-Tavaroli - non si è più neppure certi che fossero quelle ordinate dai magistrati e che in ogni caso erano i primi materiali di fascicolo istruttori appena aperti. In alcuni casi su reati nuovi di zecca ("market abuse") e "in tempo reale" su vicende in pieno svolgimento, con effetti diretti sull'esito delle stesse.
Nulla di questo si è visto sull'archetupica stampa anglosassone impegnata sul crack Lehman. Solo il New York Times ha provato a sollevare - ma basandosi esclusivamente su "record" pubblici) il caso della proporzione tra le telefonate fra Paukson e i suoi ex colleghi della Goldman Sachs rispetto a quelle intercorse con i top manager delle altre banche d'affari nei gionri più concitati a Wall Street. Ma su cosa si siano detti o sulla consistenza dei potenziali conflitti d'interesse dell'ex banchiere divenuto ministro nulla si è detto. Invece resta la proporzione tra gli spazi riservati dalla stampa italiana alle intercettazioni nel 2005 e al "colore" del crack Lehman nel 2008 e 2009 rispetto a quello (limitato e asettico) sulla decisione senza precedenti dei giudici italiani di processare un ex banchiere centrale per gravissime imputazioni finanziarie. C'è voglia di rimozione? L'appuntamento - anche per i colleghi giornalisti - è per le udienze del processo. ( Fonte: www.ilsussidiario.net)
http://www.finanzainchiaro.it/dblog/articolo.asp?articolo=5365
Tim Geithner, l'ex capo della Fed di New York (cioè il "banchiere centrale" direttamente impegnato su Wall Street) è divenuto segretario al Tesoro nell'amministrazione Obama, mentre il suo predecessore (ed ex capo della Goldman Sachs) Hank Paulson, è tornato a vita privata, in apparente tranquillità. L'ex numero uno della Fed, Alan Greenspan (così benevolo per anni con "l'esuberanza irrazionale dei mercati", cui non ha mai fatto mancare abbondante liquidità "ad alto potenziale") è un ricco pensionato, solo un po' in ansia per il suo nome appannato: da tutelare con un intervento ben piazzato sul Financial Times o con un'accorta partecipazione a un convegno.
La Sec, la "polizia" di Wall Street, ha cambiato capo in modo alla fine fisiologico nonché politicamente corretto: il nuovo presidente "rosa" - Mary Schapiro - ha pubblicato qualche giorno fa un paper di 477 pagine per dire che la Sec (anzi: la Sec che c'era prima) avrebbe effettivamente potuto vigilare meglio sulle attività Bernard Madoff. Stop. A proposito: l'eccentrico e truffaldino gestore di decine di miliardi di dollari (in gran parte affidate dalla pur attentissima comunità ebraica statunitense) è stato condannato, lui sì, a un'infinità di anni di carcere. Ma l'unico vero "cattivo" finora esemplarmente punito era a ben guardare un "utilizzatore finale" di Wall Street: non uno dei proprietari-macchinisti del mercato, non un banchiere "originatore" di finanza ultrarischiosa e opaca, non un "cane da guardia" distratto o addormentato con qualche polpetta.
Sempre la scorsa settimana il Gup di Milano ha invece deciso di rinviare a giudizio, dopo quattro anni di indagini, l'ex Governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio per il caso della scalata italiana alla Bnl organizzata nel 2005 per contrastare l'Opa lanciata dal gruppo spagnolo Bbva (in parallelo alla controscalata della Banca Popolare Italiana su AntonVeneta, in opposizione al take over dell'olandese Abn Amro) Sono state riconosciute dunque valide - ai fini della meritevolezza di processo - le tesi della pubblica accusa: In sintesi e in sostanza: la contro-Opa organizzata da Unipol - e appoggiata dalla stessa Bpi, da Banca Carige, dagli immobiliaristi romani (Ricucci, Coppola, Statuto, Caltagirone, etc) e da colossi esteri come Deutsche Bank - ha violato penalmente molte regole del mercato, a cominciare da quelle sull'aggiotaggio (manipolazione di informazioni e transazioni).
Il Governatore della Banca d'Italia - cui faceva capo allora in via esclusiva la vigilanza sulle aggregazioni bancarie - ne sarebbe stato pesante complice, abusando del suo ruolo di authority indipendente sul mercato per favorire il "giocatore italiano rispetto a quello estero. Il caso, com'è noto, ha avuto una robusta interfaccia di tipo politico: l'Opa Unipol-Bnl veniva apertamente sostenuta dai Ds e il recente scontro attorno al Gip milanese Clementina Forleo (riguardante la perseguibilità del leader Ds Massimo D'Alema) vi è direttamente innestato. Per di più - come emerge da documenti di una parallela inchiesta romana - la vicenda ebbe per protagonisti anche l'allora premier Silvio Berlusconi e personaggi del calibro di Antoine Bernheim, presidente (oggi in scadenza) delle Generali.
Nel merito deciderà - dal febbraio prossimo - il Tribunale di Milano in un processo che si annuncia in ogni caso di estremo interesse "civile" perché Fazio sarà obbligato a difendersi in pubblico: esattamente come tanti altri protagonisti di quella vicenda dovranno (e potranno) fornire la loro ricostruzione dei fatti. E non è un caso che dal vertice della Consob (la Sec italiana) sia già filtrata l'ipotesi che il presidente Lamberto Cardia - peraltro uscente - possa essere teste a discarico dell'allora "collega" di Bankitalia: se non altro per difendere l'autorizzazione allora concessa dalla stessa Consob all'Opa Unipol-Bnl. E mentre a Parma continua - peraltro a fari mediatico spenti - il processo Parmalat per la "madre di tutte le bancarotte" - cresce l'aspettativa anche per la chiusura delle indagini su AntonVeneta. Là, tra l'altro, il ruolo di Fazio è più rilevante ancora: avrebbe infatti violato la sua princale consegna istituzionale, la vigilanza sulla stabilità del sistema bancario, in particolare sulla solidità patrimoniale delle banche (Bpi e AntonVeneta).
Vale la pena di ricordare (questa nota settimanale lo ha fatto più volte) che il crack Lehman - e i suoi gemelli - hanno avuto alla loro base l'abbandono deliberato di ogni regola di prudenza su leva finanziarie coefficienti patrimoniali e la cecità (o il silenzio) delle authority di controllo americane. Di più: la bolla finale - che esplodendo ha travolto banche, Borse, risparmi, bilanci statali, Pil, imprese e occupazione - era stata gonfiata dallo snaturamento corruttivo del business immobiliare.
Lo stesso di molti azionisti Bnl rinviati a giudizio, peraltro dopo anni di violentissime polemiche sul ruolo arrembante dei "nuovi ricchi" del mattone: il primo dei quali, è in fondo, il presidente del Consiglio in carica. Due pesi e due misure in Italia e America? L'interrogativo si pone nel mentre alcuni intellettuali cosiddetti riformisti, hanno avviato un dibattito giornalistico sul rapporto storico in Italia tra le cosiddette "élite" e gli "outsider" (nella fattispecie Silvio Berlusconi). Procede in modo carsico, inoltre, un altro confronto: quello sul ruolo della magistratura "come pensiero e come azione", con l'intento dichiarato di bonificare "il mercato" (finanziario, degli appalti pubblici, etc), ma lasciando taola l'impressione oggettiva di proteggerne gli equilibri costituiti.
Il ruolo dei "media" è d'altronde ancora una volta sotto i riflettori. Il processo Bnl si radica nelle paginate di intercettazioni telefoniche pubblicate dai grandi giornali italiani nell'estate del 2005. Registrazioni che - dopo il caso Telecom-Tavaroli - non si è più neppure certi che fossero quelle ordinate dai magistrati e che in ogni caso erano i primi materiali di fascicolo istruttori appena aperti. In alcuni casi su reati nuovi di zecca ("market abuse") e "in tempo reale" su vicende in pieno svolgimento, con effetti diretti sull'esito delle stesse.
Nulla di questo si è visto sull'archetupica stampa anglosassone impegnata sul crack Lehman. Solo il New York Times ha provato a sollevare - ma basandosi esclusivamente su "record" pubblici) il caso della proporzione tra le telefonate fra Paukson e i suoi ex colleghi della Goldman Sachs rispetto a quelle intercorse con i top manager delle altre banche d'affari nei gionri più concitati a Wall Street. Ma su cosa si siano detti o sulla consistenza dei potenziali conflitti d'interesse dell'ex banchiere divenuto ministro nulla si è detto. Invece resta la proporzione tra gli spazi riservati dalla stampa italiana alle intercettazioni nel 2005 e al "colore" del crack Lehman nel 2008 e 2009 rispetto a quello (limitato e asettico) sulla decisione senza precedenti dei giudici italiani di processare un ex banchiere centrale per gravissime imputazioni finanziarie. C'è voglia di rimozione? L'appuntamento - anche per i colleghi giornalisti - è per le udienze del processo. ( Fonte: www.ilsussidiario.net)
http://www.finanzainchiaro.it/dblog/articolo.asp?articolo=5365
lunedì 21 settembre 2009
Quante volte Silvio?
di Tommaso Cerno ed Emiliano Fittipaldi
Una festa ogni tre giorni. Ecco l'agenda del premier nei cinque mesi chiave della crisi. Quasi 40 serate in compagnia di belle ragazze. Saltando poi gli impegni di Governo.
Sono come Superman. Lavoro 20 ore al giorno. Presiedo il governo del 'fare', dormo tre ore a notte. In sintesi, "sono il migliore in 150 anni di storia d'Italia". Silvio Berlusconi, è cosa nota, non brilla per modestia. Gli auto-elogi sono un refrain costante della sua auto-rappresentazione. Ma l'immagine di un lavoratore indefesso che cura dall'alba a notte fonda gli interessi del Paese sbiadisce di fronte allo sfoglio della sua agenda personale. Se l'imprenditore Giampaolo Tarantini ha raccontato di aver organizzato nelle case del presidente del Consiglio 18 incontri a cui hanno partecipato una trentina tra ragazze ed escort professioniste, i bagordi occupano in realtà una parte ancor più rilevante del calendario di Silvio. Incrociando le testimonianze di molte avventrici, le cronache mondane raccontate dalla stampa, le giornate fotografate da Antonello Zappadu e filmini registrati di nascosto da alcuni ospiti, 'L'espresso' ha ricostruito cinque mesi di vita del premier. Un periodo affastellato di feste e discoteche, viaggi di piacere in beauty farm e serate al Bagaglino. Da agosto 2008 a metà gennaio 2009, le settimane drammatiche della crisi economica mondiale, il presidente del Consiglio ha organizzato una quarantina di serate. In media, quasi una ogni tre giorni. Non esattamente il ruolino di marcia di uno statista stakanovista: ci sono intere settimane in cui Berlusconi sparisce, letteralmente, dalla scena. Lasciando un vuoto istituzionale spaventoso.
Un'estate al mare Partiamo da agosto dello scorso anno. Il premier è in carica da soli tre mesi. L'obiettivo di Zappadu è puntato su Villa Certosa da settimane. Il 17 maggio ha già immortalato il presidente che passeggia con sei-sette ragazze nei i vialetti del parco, il 31 il primo ministro ceco Topolanek senza costume. Il 22 giugno le ragazze ospiti a Villa Certosa sono almeno cinque: le immagini di tre che fanno una doccia saffica finiscono sul 'Pais'. È solo l'antipasto. Il 3 agosto il premier fa arrivare un gruppetto di ragazze in elicottero, Zappadu le ritrae in topless e tanga. Il weekend successivo il Cavaliere inizia le sue vacanze. "Diciotto giorni dedicati al relax e alla famiglia", recita l'Ansa. Daniela Santanchè rafforza la versione ufficiale: "Berlusconi ha capito che il mood è cambiato. La stagione delle feste da 400 persone sugli yacht è ormai alle nostre spalle. Per questo Silvio ha scelto di stare in famiglia. Per primo ha capito che spendere 40 mila euro a sera è roba da cafonal". Forse l'amica non sa che l'11 agosto, mentre infuria la crisi tra Russia e Georgia, il premier ha organizzato un karaoke, ospiti Simon Le Bon dei Duran Duran, Simona Ventura, Giampaolo Tarantini, Sabina Began e amici vari. Il video della serata, con Berlusconi in giacca bianca che canta 'L'ultimo amore' con Apicella, finisce sul sito del nostro giornale. L'estate di Papi va avanti. Il 14, vigilia di Ferragosto, sul motoscafo Magnum 70 vengono fotografate altre bellezze in procinto di sbarcare sul molo della Certosa: ci sono Siria, famosa come la lesbica del 'Grande Fratello' ("Ero lì per esibirmi come mangiafuoco", dirà), la futura eurodeputata Licia Ronzulli, la valletta Susanna Petrone e altre quattro ragazze non meglio identificate. Probabile che la compagnia sia rimasta anche il giorno dopo, quando il Cavaliere riceve il miliardario Abramovich, mentre Roberto Maroni, insieme a Gianni Letta e Guido Bertolaso, erano al lavoro per la riunione del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza.
Milan ed escort Il 17 agosto Berlusconi decide finalmente di tornare sul continente. Ma invece che a Roma per lavorare, vola a San Siro per Milan-Juventus. La sera stessa è di ritorno. Già: il 18, mentre le truppe russe puntano missili nucleari su Tbilisi, lui aspetta altre ospiti. 'L'espresso' ha potuto visionare nuove foto di Zappaddu: quella sera il parco della Certosa è invaso da bionde e brune, che arrivano su un elicottero della Fininvest. Il giorno dopo Sandro Bondi, forse ignaro del via vai nelle case del capo, annuncia il suo nuovo libro. Il titolo è impegnativo: "Berlusconi erede di Adriano Olivetti".
A inizio settembre, rientrato a Palazzo Grazioli, Berlusconi dovrebbe riprendere gli incontri internazionali. Un dispaccio dell'Ansa ipotizza che venerdì 5 il premier "dovrebbe incontrare il segretario di Stato Condoleezza Rice", mentre a metà mese è atteso a New York per l'assemblea generale dell'Onu. Il condizionale è d'obbligo, Silvio in agenda ha ben altri progetti. Il 5 settembre, secondo le dichiarazioni di Tarantini ai pm di Bari, al posto della Rice si materializza Vanessa Di Meglio, che resta a dormire a Palazzo Grazioli. "Tendenzialmente la stessa non è una professionista del sesso", spiega Giampi ai magistrati, "ma all'occorrenza non disdegna di essere retribuita per prestazioni sessuali". A settembre Berlusconi ha in agenda un altro incontro, quello con Terry De Nicolò, la escort che è andata a letto con l'assessore pugliese Sandro Frisullo.
Onu? No grazie Il 23 settembre iniziano i lavori delle Nazioni Unite. Sono presenti tutti i leader del mondo. Durante la prima giornata parlano l'americano Bush, il francese Sarkozy, il presidente iraniano Ahmadinejad. Contemporaneamente Gianfranco Fini sta facendo visita al Bundestag, in Germania. A Roma il premier e l'amico Giampi hanno invece organizzato un party con Carolina Marconi, ex del 'GF', Francesca Garasi, Geraldine Semeghini, al tempo responsabile del privè del Billionaire e, di nuovo, la De Nicolò. L'allegra brigata fa le quattro di mattina. Il giorno dopo è un martedì. Berlusconi decide di non partire più per il Palazzo di Vetro. La scelta sarebbe legata alla crisi di Alitalia: il Cavaliere vorrebbe seguirla da vicino. Così vicino che si mette in viaggio in gran segreto per l'Umbria, destinazione Méssegué, il centro benessere dei vip, riaperto apposta per lui. Berlusconi di fatto scompare dai radar per cinque giorni. Frattini e Letizia Moratti sono costretti a presentare da soli l'Expo 2015 di Milano, mentre Gianni Letta, coadiuvato da Walter Veltroni, fa i salti mortali per far firmare la pace tra la Cai e i sindacati e salvare l'Alitalia. La settimana di Silvio finisce alla grande. Sabato 28 un elicottero della Protezione civile lo accompagna dal Méssegué a Ciampino, dove prosegue per Milano, destinazione San Siro. C'è il derby, e sugli spalti lo aspetta Tarantini. Ha portato con sé una nuova ragazza, l'Angelina Jolie di Bari. Si chiama Graziana Capone, che racconta a 'Repubblica' il post-partita: passeggiata in auto, arrivo ad Arcore, cena e festino con una decina di ragazze. Il Milan ha vinto uno a zero, il premier è euforico. "Abbiamo tirato fino a tardi, le quattro forse, qualcuna si è addormentata sul divano". Il fastidio alla schiena, di sicuro, è scomparso. Così, dopo poche ore di sonno, Berlusconi può rifesteggiare sul lago Maggiore il suo 72esimo compleanno, mettendo in scena una giornata tutta familiare. "Ora resto a lavorare", dice ai giornalisti, ignari dei bagordi ad Arcore: "Nessuna festa serale, perché abbiamo già festeggiato oggi".
Giampi o Barack? A ottobre le 'serate' di Berlusconi sono (almeno) sette. Il 4 l'agenda ufficiale prevede un vertice del G4 in Francia sulla crisi. L'incontro dura poco, così il Cavaliere può partire in fretta da Parigi per materializzarsi al Lotus, locale trendy di Milano. Esce alle 6 e un quarto di mattina, attorniato da ragazze conosciute sulla pista. È inarrestabile. Dopo tre giorni entra prima al Bagaglino (titolo dello spettacolo: 'Partiti di testa'), poi continua la soirée a palazzo Grazioli con la Di Meglio, Barbara Guerra e la prostituta Ioana Visan, detta Ana. Solo il giorno prima, intervistato da Lilli Gruber, aveva definito la prostituzione un "fenomeno doppiamente grave: perché mortifica la donna e spesso si traduce in una vera e propria schiavitù". Appunto. Il 9, secondo Tarantini, la Visan è di nuovo a Palazzo Grazioli, insieme a Carolina Marconi e Barbara Guerra. Giovedì 16 Silvio torna dal Belgio e va a fare shopping. "Sono un po' stanco, perché sono reduce da aver difeso i nostri interessi a Bruxelles". Nonostante la fatica, organizza una festa dove incontra per la prima volta Patrizia D'Addario, accompagnata da Giampi e la solita compagnia di giro. La stanchezza non lo ferma nemmeno il 18 ottobre, quando torna a Villa Certosa, dove Zappadu lo fotografa insieme a due ragazze misteriose.
Il 21 ottobre Draghi lancia l'allarme recessione. Il Cavaliere da Napoli scandisce la sua ricetta: "I problemi si risolvono solo lavorando a tutte le ore, tutti i giorni, tutte le settimane". Peccato che a Palazzo Grazioli si continui a festeggiare in gran relax. Cena con Tarantini e tre amiche, Mary De Brito, Stella Schan e Donatella Marazza. Sempre in ottobre sono sue ospiti anche Sonia Carpendone, detta Monia, e Roberta Nigro. Sono giornate furibonde. L'Onda occupa gli atenei, la crisi dei mutui imperversa, tutti guardano alle elezioni americane. Mentre l'Italia si prepara alla notte bianca del 4 novembre per seguire la sfida Obama-McCain, Silvio organizza l'ennesima notte in bianco. È la notte chiave per il mondo, e anche per l'inchiesta di Bari. Quella in cui Giampi conferma di avere portato dal premier la D'Addario per la seconda volta, con Barbara Montereale e Lucia Rossini. Patrizia si rivedrà solo alle 8 del mattino successivo, quando racconterà a Giampi tutti i dettagli, mentre il premier lascia Palazzo Grazioli diretto a una fiera nel milanese. Obama? "Posso dargli consigli, sono più anziano", dice ai giornalisti.
Settimana da sballo ll 26 novembre è il giorno degli attentati a Mumbai, 80 morti (il bilancio salirà), italiani in ostaggio. A Roma il presidente del Consiglio riceve i vertici Alitalia per tentare l'accordo su Malpensa e, in serata, lascia palazzo Grazioli. È atteso a piazza Colonna, dove Fabrizio Cicchitto festeggia 'l'addio alle stampelle'. Ma a Ciampino pare che un jet stia azionando le turbine per portarlo ad Arcore. È lo stesso Tarantini a descrivere il viaggio con Berlusconi e due ragazze, Maria Esther Garcia Polanco, detta Maristel, e la modella Michaela Pribisova. Il 27 nella capitale scoppia il giallo. Nessuno sa dove sia il Cavaliere. Il mattino dopo Tremonti presiede un vertice a Palazzo Chigi, al quale era atteso anche lui. I cronisti chiedono spiegazioni, circolano diverse ipotesi, dalla clinica Méssegué, alla trasferta a Portsmouth per vedere il Milan in coppa, fino al check-up al San Raffaele per le analisi di rito. Berlusconi riappare alle 20.30 a palazzo Grazioli: "Giallo? No, ero a Milano a lavorare". Chi aveva puntato sul bis alla beauty farm, però, non era andato lontano. Venerdì 28 Giampi e Silvio si rincontrano infatti al Méssegué. Ci sono anche Maristel e, stando alle intercettazioni, Barbara Guerra, che nel 2009 parteciperà al reality 'La Fattoria', e un'attrice di 'Vivere', Licia Nunez. Il premier resta in Umbria fino al 30.
Noemi e le altre Il 2 dicembre a Montecitorio il clima è rovente. Il governo ha chiesto l'ennesima fiducia. Fini è infuriato, la Cisl annuncia 900 mila nuovi disoccupati. Il premier vola a Tirana, poi torna a Roma e attacca i giornali. Per la serata, invece, ha un bel programmino. Cena con Manuela Arcuri, che ai fedelissimi ripete essere "la donna più bella d'Italia". Ospiti anche Stella Maria Novarino, Luciana Francioli e Francesca Lana, quella cui Tarantini dice di avere ceduto coca in Costa Smeralda. Lo scontro sulla giustizia sta conquistando intanto le prime pagine. È una escalation, che culmina il 10 dicembre, con un Berlusconi piuttosto battagliero: "Cambieremo la costituzione da soli", proclama. Pure alla moglie Veronica, che ironizza sulla sua assenza alla Scala, risponde sarcastico: "Ero tornato a casa per accoglierla al suo ritorno". Sarà. Ma dal premier quella sera arrivano, stando all'interrogatorio di Giampi, Niang Kardiatou, detta Hawa, e tal Karen. Tarantini ha "pagato mille euro ciascuna". È un dicembre sfavillante, Silvio sembra tornato ragazzino. Il 15 alla festa del Milan lo scenario è proprio quello della Milano di 40 anni fa: in sala 600 invitati, due su tutti cari al premier. Una è Noemi, l'eterea biondina ancora minorenne che lo chiama "papi". Che non sia lì per caso lo dimostra il suo compagno di tavolo: è nientemeno che Fedele Confalonieri. A fare 'atto di presenza' c'è, poco più in là, ancora Karen.
Povera schiena Due giorni dopo il premier salta un altro appuntamento ufficiale. Atteso al Quirinale per la cerimonia del Coni, non arriverà mai, così come nel pomeriggio diserterà gli auguri di Natale con Napolitano. La giustificazione è il solito "leggero mal di schiena". I programmi serali di quel 17 dicembre invece non vengono annullati. Nonostante le amarezze che arrivano dal Tribunale di Milano (i pm chiedono 4 anni e 8 mesi per l'avvocato Mills considerato "a libro paga di Berlusconi"), il capo del governo non rinuncia alla visita di Linda Santaguida, 'schedina' e poi riserva all''Isola dei Famosi', e della velina Camille Cordeiro Charao, "la sola che si fermò dal presidente", precisa Giampi. Coincidenza vuole sia anche l'ex compagna di Gianluca Galliani, il figlio di Adriano. Il 23 dicembre il premier fa recapitare al papa un messaggio di auguri: "Il Natale è un momento di riflessione sul messaggio cristiano di speranza, la famiglia è il nucleo centrale della società". La sera, però, fa ancora festa, stavolta con Carolina Marconi e Graziana Capone, prima di raggiungere Veronica e i figli per le Sante feste.
Il 28 Berlusconi lascia Roma per la Sardegna. Villa Certosa è già animata da ore. L'obiettivo di Zappadu ritrae un viavai di belle ragazze nei bungalow e a spasso per il parco. Vestite da giorno, o pronte per la notte. Il Capodanno è organizzato in grande stile. A mezzanotte i fuochi d'artificio per un centinaio di ospiti, fra cui di nuovo Noemi accompagnata dall'amica Roberta. In agenda c'è una telefonata al collega israeliano Olmert e, soprattutto, il party della Befana. Quando in villa ricompare Giampi assieme a Barbara Montereale, Chiara Guicciardi, ex meteorina di Fede, e Clarissa Campironi. Il calendario di Silvio prevede un'altra serata a Roma, il 14, con la Guicciardi e Letizia Filippi. Ma Barbara Montereale racconta in un'intervista anche di un incontro alla Certosa a metà del mese, dietro compenso, a differenza del 6 gennaio, accolta dalla Ronzulli, con la Petrone e una ventina di belle fanciulle. Il premier torna in Sardegna il 17, alla vigilia del vertice di Sharm el Sheikh sulla crisi di Gaza. Fa tappa ad Abbasanta e Nuoro per sostenere il futuro governatore Cappellacci. Con un gruppo di giovani sostenitori si lascia andare. "Lasciate che i pargoli vengano a me", dice felice. "E adesso diranno che mi paragono a Gesù".
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