mercoledì 22 luglio 2009

Luigi Amicone, uno di noi. - Di Andrea Scanzi.


Durante questa settimana non è successo molto.
Dario Franceschini si è accorto che esiste il conflitto di interessi, Debora Serracchiani si è accorta di essere la Serracchiani e Antonio Socci si è frantumato l’ulna con un piccone (per sentirsi più vicino a Papa Ratzinger).
A parte questo, la mia vita è stata illuminata da Luigi Amicone.
Quanto tempo ho sprecato. Per anni - me tapino - ho creduto di dovermi ispirare a Indro Montanelli, a Enzo Biagi, a Pio Pompa. Che stupido. Adesso so dove conduce il mio cammino: alla redazione di Tempi.
Frequentando - mio malgrado - persone come voi, giustizialiste e manichee, sovversive e illiberali, null’altro che grumosi insufflatori di verità liberticide, non conoscevo Luigi Amicone. Per colmare tale assenza, decisamente imperdonabile, ho mandato una mia controfigura qualche giorno fa a La7. Sapevo che, in studio, ci sarebbe stato anche lui. Intendevo conoscerlo, toccarlo con mano. Luigi Amicone, la mia Madonna di Medjugorie; il mio Zeus del giornalismo; il mio Big Jim del Nuovo Testamento.
Ora tutto mi è chiaro: la Luce risiede in me. Ho il terzo occhio e pure la quarta gonade. Amicone è per me come la Forza per Luke Skywalker. Sarà il mio Vessillo contro il comunismo, il baluardo ultimo in difesa dei valori cristiani: la muraglia cinese eretta a salvezza delle anime.
Chi è Luigi Amicone, chiederanno alcuni di voi, colpevolmente saturi di criminosità. La vostra ignoranza mi offende, ma è giusto che perfino voi sappiate. Anzitutto andate qui:
Amicone si illumina di immenso, punendo come una locusta biblica gli afflati fastidiosamente manettari di Marco Lillo (un anonimo portaborse di Magistratura Democratica).Ve ne innamorerete.
Chi è Luigi Amicone, dicevamo. E’ molto semplice. Luigi Amicone è il nuovo volto del centrodestra. E’ garbato, misurato, accomodante. E’ bello. E’ buono, è bravo.
Luigi Amicone è un refuso di Gianni Baget Bozzo.
Furoreggia a Telelombardia, compare a La7. Nella vita di tutti i giorni, oltre a giocare all’Inquisitore Immaginario con Giuliano Ferrara, è direttore di Tempi. A questo punto potreste domandarmi cosa sia Tempi. Risposta: boh. Non lo ha mai letto nessuno. Credo sia un settimanale cattolico, involontariamente comico. Una sorta di manifesto dei cristianisti scritto sotto i fumi di Khomeini.Titolo-tipo: “God Save Silvio”. Una rivista sobria, ecco.Ogni tanto la vendono allegata al Giornale: due miserie in un corpo solo (cit).
Luigi Amicone è un opinion maker abbacinante. La sua biografia ammalia. A 14 anni si iscrisse ad Avanguardia Operaia. Lì toccò con mano “la violenza dell’utopia, fu per me il segnale che qualcosa non funzionava”.Il suo maestro è Pier Paolo Pasolini, a cui somiglia come Hugo Maradona al fratello.
A La7 mi ha rapito con tre asserzioni:
1 - Il Pd deve rimpiangere la Bicamerale2 - Grillo e Travaglio sono birichini3 - No ai “bastoni metaforici”.
Parole colme di saggezza. Ascoltandolo ho maledetto tutti questi anni. Li ho buttati via, pigramente criogenizzato in un loft di Nicola Latorre, cresciuto con la chimera massimalista secondo cui l’erede di Che Guevara fosse Cesare Salvi.
Quanto tempo ho perduto.
Ho analizzato, con approccio idolatrante, il Verbo di Luigi Amicone. L’ho fatto mio. E intendo condividerlo con voi (anche se non lo meritereste).Studiatelo a scuola, vestitevi come lui, pensate come lui.
Siate amiconi di voi stessi.

Sia fatta la sua volontà.

http://scanzi-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/07/20/luigi-amicone-uno-di-noi/

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