In un attimo si è consumato uno scontro durato quasi quindici anni. Perchè Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini in realtà si sono sopportati, ma mai amati. In un attimo si sono detti apertamente tutto quello che è rimasto sempre chiuso nelle segrete stanze. Lo “show down” di ieri è stato voluto da entrambi.
È stato un “match” senza precedenti: l’arena è l’Auditorium della Conciliazione (il nome è tutto un programma) di Roma, i due pugili se le sono date di santa ragione. Entrambi ieri portavano i segni sul volto, con quegli scatti d’ira, il dito puntato, il continuo gesticolare, la voce del premier che risuona per la sala, la replica stizzita del presidente della Camera. Il Cavaliere non ha voluto ascoltare nessuna colomba questa volta, Gianni Letta oggi non è neanche venuto: «Io non mi faccio ricattare da nessuno, rispondo al mio popolo non al Palazzo. La verità - si è sfogato Berlusconi - è che Fini ha già un progetto per il futuro ed è venuto qui solo per ricordarmelo…».
Ma il prossimo campo di battaglia sarà proprio l’Aula e l’inquilino di Montecitorio ha promesso guerriglia, anzi “scintille”. La strategia della terza carica dello Stato è evidente: giocherà a fare la vittima, «il cerino in mano ce l’ha Berlusconi, sarà lui a bruciarsi», ha scommesso con i suoi. Con la reazione fredda di chi ha già studiato la contromossa come risposta a un documento sprezzante: «Non gli faremo passare nulla in Parlamento, ormai è finito e non lo sa ancora».
Berlusconi, però, è disposto a tutto. Anche a pilotare una crisi di governo e sfidare il presidente della Repubblica per andare alle elezioni anticipate. Ieri sera ha chiamato al telefono il fidato leader della Lega nord, Umberto Bossi, per raccontargli lo scontro: «Umberto - gli avrebbe detto al telefono -, Fini sembrava un pugile suonato. Nessuno lo capiva più, neanche lui sapeva cosa volesse. Alla fine lo seguiranno quattro gatti… ».
Al momento Berlusconi ha raggiunto il risultato che sperava: da oggi avrà la possibilità di “licenziare” il presidente della Camera e ha già fatto notare ai suoi che Fini ha solo il 6% del partito, che «adesso non può più rappresentare». Il primo obiettivo è «togliere la tessera» al cofondatore del Pdl, alla prima occasione lui e i suoi uomini «sono fuori». Le munizioni sono già pronte per essere sparate, l’organismo dei Probiviri porterà di fronte al plotone d’esecuzione anche la terza carica dello Stato. «Se sbaglia paga, dovrà fare il suo gruppo e sarà finito». Nel partito di via dell’Umiltà si sono fatti i conti, con la sicurezza che «c’è un margine certo per poter governare». E qualcuno già sta scrivendo una mozione di sfiducia per Italo Bocchino, il più fedele tra i fedelissimi di Fini, da preparare e presentare in queste stesse ore. Questione di tempo.
Berlusconi non esclude di sentirsi ostaggio, di dover affrontare una crisi di maggioranza ma – questa la premessa ripetuta in questi giorni ai suoi interlocutori – «non me ne importa più, la cosa più importante – ha ripetuto – era buttare fuori Fini e ci siamo ancora riusciti». Di tutt’altra opinione il presidente della Camera che, al di là del progetto futuro del Partito della Nazione con Casini, Montezemolo e una parte del Pd, ormai ha nel mirino solo un traguardo: «Voglio la fine di Berlusconi».
http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/p/italia/2010/04/23/AMJU7KdD-finito_uomini_comprero.shtml
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