Un settantottenne tra gli studenti pugliesi. Così può essere definito Egidio Pani, vincitore di unconcorso pubblico per un posto da consulente presso l’ufficio stampa dell’Università di Bari. Giornalista pubblicista prestato alla politica. Un nome che ha fatto la storia della città di Bari, avendo rivestito, tra l’altro, la poltrona di vice sindaco. Una pensione da ex dirigente regionale e una soddisfazione raccolta alle soglie degli ottanta: conquistare il posto bandito dal rettore universitario prendendosi gioco dei suoi concorrenti. Una schiera di quarantenni, trentenni, magari precari, che in quel concorso avevano intravisto l’ancora di salvezza.
Il bando presentava le sue mille ambiguità già dal giorno della sua pubblicazione, lo scorso natale. Quando l’Assostampa protestò contro un requisito definito assurdo: iscrizione all’albo dei pubblicisti da almeno 25 anni. Una condizione che avrebbe escluso l’accesso al posto almeno agliunder 45. Fu l’Università a fare un passo indietro e a rimuovere la clausola. Ma nei fatti cambiò poco, perché non veniva fissato un tetto massimo di età per i partecipanti. E 30 dei 50 punti richiesti venivano acquisiti con l’esperienza.
Il risultato è stato quanto mai scontato. L’ “esperto” Pani ha sbaragliato la concorrenza ottenendo tutti quei punti. E lo scorso marzo gli è stato assegnato l’incarico dal rettore Corrado Petrocelli. Suscitando l’ira del sindacato dei giornalisti, dei giovani precari, di alcune associazioni studentesche e persino del sindaco di Bari, Michele Emiliano.
A questa ondata di malumori, l’eterno ragazzo ha risposto con un atto simbolico. La rinuncia al compenso. Decisione definita dal presidente dell’Assostampa Raffaele Lorusso (giornalista diRepubblica) un ulteriore errore. “Accettando una prestazione professionale gratuita – si legge nel comunicato – per giunta da parte di un pensionato, l’Università di Bari avalla l’idea che il lavoro giornalistico non vale niente”.
Tutto inutile. Egidio Pani non demorde e si tiene bella stretta la poltrona. La polemica si affievolisce fino a quando pochi giorni fa l’Università di Bari pubblica nell’ambito delle prescrizioni del decreto Brunetta i compensi ai consulenti. Tra questi spunta una voce: Egidio Pani, al quale viene destinata la retribuzione di poco più di 21 mila euro per l’incarico annuale, a partire dal 20 maggio 2011. Senza nessuna comunicazione di rinuncia, di fatto smascherando la promessa disattesa.
L’Università ribadisce ancora una volta che il giornalista rinuncerà alla sua busta paga e che la somma prevista verrà utilizzata per “attività dell’ufficio stampa, di giornalisti professionisti esterni alla struttura e a borse di studio per gli allievi del Master in giornalismo”. Insomma, in un Italia precaria, c’è chi si può permettere di lavorare gratis a 78 anni. Per giunta nell’Università, la casa dei giovani per eccellenza. Dove è stato inutile sperare che a guidare la comunicazione fosse un trentenne. Magari una donna. Laureata e con tanto di master. Alla ricerca di un lavoro che sia fonte di sostentamento e di crescita personale.
Un po’ quello che è l’identikit di Manuela Lenoci. La seconda classificata al concorso, che ha esternato tutto il suo disappunto. “Ho già lavorato per enti pubblici – racconta Manuela – e la mia specializzazione è la comunicazione istituzionale, dato che ho frequentato un master a Tor Vergata, dopo aver vinto una borsa di studio. Egidio Pani ha detto che per lui questo lavoro sarà un sacrificio. Per me era un’opportunità. E l’Università, anziché destinare la somma per cose imprecisate, dovrebbe rispettare la graduatoria di merito. Sarei ben lieta di affiancare Pani. Non voglio attaccare la persona, ma che senso ha presentarsi ad un concorso e poi rinunciare al compenso?”.
Il bando presentava le sue mille ambiguità già dal giorno della sua pubblicazione, lo scorso natale. Quando l’Assostampa protestò contro un requisito definito assurdo: iscrizione all’albo dei pubblicisti da almeno 25 anni. Una condizione che avrebbe escluso l’accesso al posto almeno agliunder 45. Fu l’Università a fare un passo indietro e a rimuovere la clausola. Ma nei fatti cambiò poco, perché non veniva fissato un tetto massimo di età per i partecipanti. E 30 dei 50 punti richiesti venivano acquisiti con l’esperienza.
Il risultato è stato quanto mai scontato. L’ “esperto” Pani ha sbaragliato la concorrenza ottenendo tutti quei punti. E lo scorso marzo gli è stato assegnato l’incarico dal rettore Corrado Petrocelli. Suscitando l’ira del sindacato dei giornalisti, dei giovani precari, di alcune associazioni studentesche e persino del sindaco di Bari, Michele Emiliano.
A questa ondata di malumori, l’eterno ragazzo ha risposto con un atto simbolico. La rinuncia al compenso. Decisione definita dal presidente dell’Assostampa Raffaele Lorusso (giornalista diRepubblica) un ulteriore errore. “Accettando una prestazione professionale gratuita – si legge nel comunicato – per giunta da parte di un pensionato, l’Università di Bari avalla l’idea che il lavoro giornalistico non vale niente”.
Tutto inutile. Egidio Pani non demorde e si tiene bella stretta la poltrona. La polemica si affievolisce fino a quando pochi giorni fa l’Università di Bari pubblica nell’ambito delle prescrizioni del decreto Brunetta i compensi ai consulenti. Tra questi spunta una voce: Egidio Pani, al quale viene destinata la retribuzione di poco più di 21 mila euro per l’incarico annuale, a partire dal 20 maggio 2011. Senza nessuna comunicazione di rinuncia, di fatto smascherando la promessa disattesa.
L’Università ribadisce ancora una volta che il giornalista rinuncerà alla sua busta paga e che la somma prevista verrà utilizzata per “attività dell’ufficio stampa, di giornalisti professionisti esterni alla struttura e a borse di studio per gli allievi del Master in giornalismo”. Insomma, in un Italia precaria, c’è chi si può permettere di lavorare gratis a 78 anni. Per giunta nell’Università, la casa dei giovani per eccellenza. Dove è stato inutile sperare che a guidare la comunicazione fosse un trentenne. Magari una donna. Laureata e con tanto di master. Alla ricerca di un lavoro che sia fonte di sostentamento e di crescita personale.
Un po’ quello che è l’identikit di Manuela Lenoci. La seconda classificata al concorso, che ha esternato tutto il suo disappunto. “Ho già lavorato per enti pubblici – racconta Manuela – e la mia specializzazione è la comunicazione istituzionale, dato che ho frequentato un master a Tor Vergata, dopo aver vinto una borsa di studio. Egidio Pani ha detto che per lui questo lavoro sarà un sacrificio. Per me era un’opportunità. E l’Università, anziché destinare la somma per cose imprecisate, dovrebbe rispettare la graduatoria di merito. Sarei ben lieta di affiancare Pani. Non voglio attaccare la persona, ma che senso ha presentarsi ad un concorso e poi rinunciare al compenso?”.
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