Milano. Mandare a processo Silvio Berlusconi per la rivelazione della telefonata tra Piero Fassino e Giovanni Consorte. E' questa la richiesta che la procura di Milano ha formalizzato ufficialmente oggi nell'ambito dell'inchiesta sulla rivelazione del segreto d'ufficio della telefonata, pubblicata sulla prima pagina de 'Il Giornale' della famiglia Berlusconi il 31 dicembre 2005, in cui l'allora segretario dei Ds si rivolgeva all'allora numero uno di Unipol per chiedere delucidazioni sull'esito della scalata a Bnl da parte della compagnia bolognese, domandando 'Allora abbiamo una banca?'.
Per la procura di Milano, la richiesta di rinvio a giudizio di Berlusconi e' stata in pratica una mossa obbligata dopo l'imputazione coatta disposta nei confronti del premier dal gup stefania donadeo, che ha respinto la richiesta di archiviazione formulata dal pm Maurizio Romanelli. Nella stessa vicenda sono coinvolti anche il ratello del premier, Paolo Berlusconi, gia' rinviato a giudizio, e altri imprenditori e faccendieri: alcuni gia' condannati con rito abbreviato, altri che hanno preferito la ia del patteggiamento.
Oltre all'imputazione coatta per il premier la Procura, cosi' come aveva imposto il gip, ha iscritto nel registro degli indagati Maurizio Belpietro, nella qualita' di direttore pro tempore del quotidiano 'Il giornale' per omesso controllo del direttore sulla pubblicazione di una notizia oggetto di violazione del segreto.
Fassino pronto a costituirsi parte civile
L'ex leader dei Ds e sindaco di Torino, Piero Fassino, e' pronto a costituirsi come parte civile nell'udienza preliminare a carico di Silvio Berl sconi, che deve essere fissata dopo la richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Milano per la vicenda di fuga di notizie sull'intercettazione tra l'allora segretario dei Ds e Giovanni Consorte. Lo ha spiegato il suo legale, l'avvocato e professore Carlo Federico Grosso.
Tratto da: rainews24.it
http://www.antimafiaduemila.com/content/view/35588/48/
Ecco perchè il governo non può proporre la legge bavaglio; al governo c'è chi l'ha già violata: lo stesso premier. Se dovessero approvarla con effetto retroattivo, il primo ad essere condannato dovrebbe essere lui.
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