mercoledì 2 novembre 2011

Milano, l’ex sindaco Albertini: “Distrutti documenti sui derivati acquistati dal Comune”



L'eurodeputato del Pdl depone al processo che vede imputate quattro banche, accusate di una truffa da 100 milioni euro per aver piazzato all'ente pubblico titoli finanziari complessi ad alto rischio. Mistero sulle carte che la Procura non è riuscita a trovare negli uffici di Palazzo Marino.

L'ex sindaco di Milano Gabriele Albertini
Importanti documenti relativi all’affare derivati del Comune di Milano potrebbero essere stati “distrutti”. Lo dice l’ex sindaco Gabriele Albertini, sentito oggi come testimone al processo che vede imputate quattro banche (Ubs, Deutsche Bank, Jp Morgan e Depfa Bank)e 13 persone fisiche, accusate di truffa aggravata per aver causato un danno di 100 milioni di euro all’amministrazione milanese nella sottoscrizione di contratti derivati.

Nel corso dell’esame di Albertini, il procuratore aggiunto Alfredo Robledo ha spiegato che in Comune alcuni documenti, obbligatori per legge, non si sono trovati. In particolare, quelli che attestavano la convenienza economica per l’ente pubblico a sottoscrivere strumenti finanziari complessi e rischiosi. “Penso che siano stati distrutti”, ha replicato l’ex sindaco, ora parlamentare europeo del Pdl, “perchè è impossibile che quei documenti comunali non ci siano. E’ una lacuna epocale. Una notizia di reato”. Per l’amministrazione, infatti, “sarebbe stato impossibile “affrontare il consiglio comunale senza avere con se tutti i documenti che certificavano i calcoli di convenienza. Tutto il consiglio comunale, non solo le opposizioni, avrebbero protestato. Non è possibile non trovare quelle carte”.

Uscito dall’aula, Albertini ha ribadito la sua deduzione ai giornalisti: “Ho ipotizzato che siano stati distrutti perché risulta impossibile che non ci siano, perché erano obbligatori per legge e c’era una squadra molto competente che se ne occupava e dunque è impossibile che non siano stati redatti”. Perciò, ha proseguito Albertini, “non posso che pensare che siano stati distrutti, bisogna chiedere al pm che faccia indagini, perché oggi ha avuto una notizia di reato”.

Nel corso dell’esame, Albertini ha spiegato che nel 2005, quando la sua giunta diede il via libera all’operazione, non era a conoscenza di quale sarebbe stato il guadagno per le banche. “Nessuno sa quanto le banche guadagnano nelle operazioni, io sapevo qual era il tasso di interesse e che sarebbe stato conveniente, per i dettagli analitici c’era una squadra di esperti”. E comunque, ha aggiunto, “la mia era una responsabilità politica e quindi di questi aspetti analitici se ne occupava il nucleo dirigente del Comune.

Al processo di Milano sarà sentita anche il sindaco di centrodestra suvveduto ad Albertini, Letizia Moratti.


1 commento:

  1. Nel PdL sono pochissimi a salvarsi, ma anche quei pochi hanno una colpa da espiare: hanno sostenuto un puttaniere, biscazziere, mafioso nei metodi, corruttore, ricattabile, pedofilo, immorale, licenzioso, lussurioso, vizioso, dissoluto.....

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