lunedì 7 maggio 2012

Pd, pasticcio sulle pensioni d'oro. - di Cristina Cucciniello



Anna Finocchiaro
Quasi tutti i deputati di Bersani votano per mantenere i super privilegi dei boiardi di Stato. La base in Rete si ribella, la Finocchiaro risponde su Facebook. Ma restano un po' di lati oscuri (e una gran figuraccia).


Il diavolo è nei dettagli, recita un antico detto. E i dettagli, nelle aule del Parlamento italiano, prendono forma di commi e cavilli, righe di testo astruse, che sfuggono all'immediata comprensione. 

A uno di questi cavilli era affidato, fino a pochi giorni fa, il destino delle 'pensioni d'oro', ovvero del trattamento previdenziale dei cosiddetti super-manager di Stato: funzionari come Antonio Mastrapasqua, Presidente Inps, il cui stipendio annuo si è attestato finora a quota 1.206.903 euro, o come Mario Canzio, Ragioniere generale di Stato, 521.917 euro annuali, o come Attilio Befera, a capo di Equitalia, che supera i 450 mila euro l'anno. 

Il Decreto Salva Italia aveva fissato, fra le more della sua legge di conversione, un tetto ai salari dei super-manager, parificandoli allo stipendio annuale del primo presidente della Corte di Cassazione, ovvero 293.658,95 euro. Ma un decreto successivo - la cui legge di conversione è tuttora in iter parlamentare - consente di mantenere integre le pensioni d'oro degli stessi manager, nonostante i tagli al loro salari.

Come? Grazie ad un dettaglio, appunto, contenuto nel decreto legge n. 29 del 24 marzo scorso. Il secondo comma del decreto, infatti, stabilisce che il tetto massimo agli stipendi dei super-manager non vale nel computo del trattamento previdenziale: tradotto dal burocratese - che lo indica come "principio pro rata" - questo cavillo consente di mantenere integre le pensioni d'oro maturate prima dei tagli introdotti dal governo Monti.

Al momento, il comma è stato appena soppresso dal testo della legge di conversione, grazie ad un emendamento presentato in Senato da Felice Belisario, Capogruppo Idv, approvato in aula con soli 124 voti a favore su 230 votanti e ben 94 contrari. 

Ma ben 94 senatori - tutti provenienti dalle fila del Partito Democratico e del Terzo Polo - si sono schierati a favore del mantenimento delle pensioni d'oro: dal capogruppo Anna Finocchiaro in giù, fino ai meno conosciuti parlamentari di provincia, il Pd ha votato compatto a sostegno del trattamento pensionistico dei super-manager, tranne uno sparuto gruppo di outsider formato da 8 senatori piddini. Più un voto a sorpresa. Quello dell'ex piddino Luigi Lusi: schieratosi a favore del taglio delle pensioni d'oro. 



«Se noi fossimo militanti del Pd chiederemmo al nostro partito: 'Hey Pd perché hai votato contro il taglio alle pensioni d'oro?'», chiede il Popolo Viola, dal suo account su Twitter. Già, perché? All'interrogativo de il Popolo Viola “che per primo ha pubblicato l'elenco dei 94 senatori contrari all'emendamento“ si sono associati in poche ore decine di migliaia di utenti dei social network, che hanno chiesto spiegazioni soprattutto alla senatrice Pd Anna Finocchiaro, capogruppo dei senatori democratici. 

Ed è arrivata proprio dalla pagina Facebook della senatrice Finocchiaro la risposta all'unica domanda rimbalzata da un punto all'altro del Web: «Il Governo ci aveva chiesto di votare secondo le sue indicazioni e noi ci siamo comportati con lealtà nei suoi confronti. Alla Camera, qualora si valuti che si sia trattato di un errore, il Pd cambierà il suo voto». 

Nella nota diffusa in seguito dal capogruppo, si legge che l'esistenza o meno del comma in questione non avrebbe comportato aggravio di spesa: in soldoni, se il comma resta, lo Stato paga pensioni già preventivate, sicché non spende di più di quanto previsto. Non c'è aggravio, ma non c'è neanche risparmio per le casse statali. 

«Si è trattato di un polverone sul nulla, quel comma non modifica il saldo economico dello Stato e previene i contenziosi», rincara il senatore Pd Marco Stradiotto. 

Insomma, il Pd avrebbe votato contro l'emendamento per fedeltà al governo Monti, lasciando intatto il saldo delle casse statali e per evitare i ricorsi dei super-manager che si sarebbero visti tarare la pensione non sugli stipendioni pregressi, ma sugli stipendi tagliati dal Decreto Salva Italia.

«Ci saremmo aspettati un comportamento responsabile da parte del Pd», commenta, invece il senatore Belisario, primo firmatario dell'emendamento: «Quella appena ottenuta è stata una bella vittoria. Un comma vergognoso, che con urgenza tutelava il trattamento pensionistico dei Grand Commis di Stato, è stato soppresso dal testo di legge al vaglio del Senato. Un decreto legge, secondo la Costituzione, deve avere, per essere presentato sotto questa forma, i requisiti della necessità e dell'urgenza. Che urgenza c'era di presentare una norma per tutelare le pensioni d'oro?».

La partita, ad ogni modo, non è ancora chiusa: c'è la possibilità che lo stesso comma venga riproposto dal governo al vaglio della Camera, quando il testo di conversione verrà presentato a Montecitorio. Insomma, rischio che le pensioni d'oro vengano, ancora una volta, tutelate c'è ancora.



http://espresso.repubblica.it/dettaglio/pd-pasticcio-sulle-pensioni-doro/2180174

Nessun commento:

Posta un commento