È il 1984, anno cruciale che sarà a lungo ricordato nella storia d’Italia. Il premier Bettino Craxi, con un decreto legge permette alle televisioni di Silvio Berlusconi di continuare la loro attività, aggirando il divieto per le tv locali di trasmettere a livello nazionale. È l’inizio di una pagina di storia attualissima ancora oggi, fatta di leggi ad personam, conflitto di interessi, televisioni che trasmettono violando leggi e sentenze. L’inizio dell’ “immortalità” politica e economica di Berlusconi. Da questo momento in poi si correrà in soccorso delle tv di Berlusconi ogni qualvolta la Corte Costituzionale, la Corte Europea, ecc… cercheranno di far valere le norme che regolano il mercato televisivo e il pluralismo.
In quello stesso anno Walter Veltroni è responsabile Comunicazioni di massa del PCI. Da questo curioso riscontro Michele De Lucia ha preso spunto per scrivere il suo “Il baratto. Il Pci e le televisioni. Le intese e gli scambi tra il comunista Veltroni e l'affarista Berlusconi negli anni Ottanta” (Kaos, 2008). Davanti al fasullo oscuramento delle proprie reti da parte di Berlusconi (gli schermi furono oscurati non per ordine dei pretori ma per scelta aziendale), Veltroni dichiarò « Ci sono poi anche le abitudini degli utenti, consolidate in anni di utenza televisiva, che non possono essere ignorate». Dopo il cosiddetto “decreto Berlusconi”, il Partito comunista gridò allo scandalo, ma al momento della conversione in legge garantì il numero legale, rinunciando all’ostruzionismo nonostante la scadenza del decreto a poche ore dalla discussione parlamentare che avvenne in aula il 4 febbraio del 1985. Il perché di questa scelta del PCI è molto semplice. Per il PCI queste nuove norme aprivano la porta dell’occupazione di Rai Tre, la possibilità di sedersi al tavolo della lottizzazione. Ma, appunto, il baratto del 1984 è solo l’inizio. De Lucia ripercorre il fitto dialogo che si instaura negli anni successivi tra Veltroni e Berlusconi. A partire dalla Festa dell’Unità di Milano del 1986, in cui Veltroni definisce Berlusconi una vittima della Dc e del Partito socialista, per essersi sottoposto al loro padronato politico. Due anni dopo inizia la discussione su quella che nel 1990 sarà la Legge Mammì. In questa occasione, in un’audizione alla Commissione cultura alla Camera, Veltroni si rivolge a Berlusconi in questi termini: «Intendo rivolgere a Berlusconi due complimenti sinceri, di stima. Il primo per la sua capacità di imprenditore che è riuscito a "inventare" un settore. Il secondo complimento va alla sua capacità di aver imposto, attraverso un alto grado di egemonia, i tempi della decisione politica in un settore così delicato come quello nel quale opera». Segue a ruota una nuova legge ad personam, la Legge Mammì, piegata alle esigenze della committenza normativa. Poi la discesa in campo, nonostante le leggi risalenti agli anni Cinquanta vietassero a un detentore di concessioni statali di ricoprire cariche pubbliche. Ma Berlusconi poté presentarsi senza alcun problema alle elezioni nel 1994 e poi nel 1996, poiché in entrambi i casi la Giunta per le elezioni dà via libera alla sua eleggibilità.
Altro passo verso la sicurezza delle tv di Berlusconi e verso un radioso successo politico, è la vittoria de L’Ulivo alla politiche del 1996. Nei tre governi di centro-sinistra che seguiranno vedranno la vita la Legge Maccanico (così pericolosa per il Partito di Berlusconi che i suoi parlamentari si asterranno dalla votazione), il referendum sulle televisioni (e i tentativi di D’Alema di trovare un accordo con Berlusconi per evitarlo), le prime sentenze sul caso di Europa 7. Proprio in questo periodo, inoltre, Berlusconi, riesce a superare la grave crisi di Fininvest portando la sua azienda in borsa con il benestare di D’Alema. Presidente della Commissione speciale per il riordino del sistema radiotelevisivo era l’attuale Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. De Lucia ricorda questo ruolo ricoperto da Napolitano per raccontare la vicenda della rivista della corrente migliorista del PCI, “Il moderno”, che, come testimoniano le riproduzioni all’interno del libro, ospitava numerose pagine di pubblicità pagate da Berlusconi.
A partire dal 2001, poi, le leggi ad personam, non saranno più commissionate da Berlusconi, che si troverà a ricoprire il fortunato ruolo di committente e realizzatore della committenza. Il suo secondo governo partorirà la Legge Gasparri, gli editti bulgari, la legge sul conflitto di interessi firmata Frattini, mentre il nuovo governo Berlusconi si è già occupato di televisione con il cosiddetto “Salva Rete4”. A legare passato e presente, la farsa della Riforma Gentiloni, evidentemente creata dal centro-sinistra senza nessuna volontà di trasformarla in una legge.
Michele De Lucia accompagna la sua ricerca con un’enorme mole di documenti, sia capillarmente citati nel testo, sia nell’approfondita appendice. Ancora una volta un libro così scomodo e importante per capire il nostro paese, non nasce da uno scoop o da nuove scoperte. Vengono utilizzati documenti già pubblicati, De Lucia compie un’operazione di cronaca, mette insieme fatti. E grazie a questo sistema rileva anche la storia che si ripete. Il copione del dibattito degli ultimi giorni sul “decreto salva Rete4” è stato riscritto sulla falsa riga della votazione del “decreto Berlusconi” degli anni Ottanta. La sinistra grida allo scandalo, promette ostruzionismo a oltranza. Ma non appena il governo ritira il decreto, per poi ripresentarne una variante, l’opposizione, a parte l’Italia dei valori, rinuncia all’ostruzionismo e chiede scusa. 1984-2008: dai complimenti all’innominabilità del «capo dello schieramento avversario» sembra che la linea della sinistra, e di Walter Veltroni, nei confronti di Silvio Berlusconi sia sempre stata la stessa: «il baratto non è un fatto, è un sistema di potere, un metodo attraverso il quale la partitocrazia ha ucciso il diritto all’informazione». In questo modo, secondo De Lucia, è stato tolto agli italiani il diritto di conoscere per deliberare, nella totale connivenza dei politici della Prima e della Seconda Repubblica. Dopo Fiat quanto ci costi? Come la grande industria privatizza i profitti e socializza le perdite a spese dei contribuenti (Stampa Alternativa, 2002) e “Siamo alla frutta. Ritratto di Marcello Pera” (Kaos, 2005), ne “Il baratto” De Lucia si scaglia contro la partitocrazia, perché in Italia non c’è stata solo la P2, ma anche il PC, la PVeltroni, la PBerlusconi.
Nessun commento:
Posta un commento