Pier Luigi Bersani rinunci ai rimborsi elettorali. E’ l’appello fatto su twitter da Beppe Grillo, che ha chiesto al leader del Partito Democratico di non accettare i 48,8 milioni di euro dei rimborsi. Il capo del Movimento 5 Stelle ha pubblicato sul social network la foto di un documento per la rinuncia con l’invito a Bersani a sottoscriverlo. “Per facilitare il compito ho preparato il documento che Bersani può firmare per ufficializzare il rifiuto”, ha avvertito. “Bersani, firma qui! Meno parole e più fatti”.
“Il M5S li rifiuta esattamente come per le elezioni amministrative”, ha precisato Grillo. “Le spese per la campagna elettorale sono state integralmente sostenute grazie ai contributi volontari raccolti e verranno comunque rendicontate, il mio auspicio è che tutte le forze politiche seguano il nostro esempio, in particolare il ‘pdmenoelle’ al quale spetta la quota più rilevante: oltre 45 milioni di euro (al Pdl ‘solo’ 38 milioni). Non è necessaria una legge, è sufficiente che Bersani dichiari su carta intestata, come ha fatto il M5S, la volontà di rifiutare i rimborsi elettorali con una firma”.
Sul finanziamento pubblico ai partiti è intervenuto nei giorni scorsi anche Matteo Renzi, proponendo di “rinunciare al rimborso immediatamente, da queste elezioni” e utilizzare questi soldi per “una risposta concreta all’emergenza abitativa”. Mentre il tesoriere del Pd, Antonio Misiani, intervistato dall’Unità ha sottolineato che i rimborsi elettorali ai partiti ammontano allo 0,01 per cento della spesa pubblica, ovvero 91 milioni annui, precisando però che “non siamo qui a difendere un fortino e siamo quindi pronti a ragionare sul finanziamento”. Commentando la posizione del Movimento 5 Stelle, Misani ha detto che “avere rinunciato ai rimborsi è senza dubbio una scelta molto popolare, ma in realtà Grillo ha rinunciato a una cosa a cui non ha diritto. La legge a riguardo è molto chiara: accedono ai contributi pubblici solo le forze che si danno uno Statuto democratico e questo non è il caso del M5S.
Contemporaneamente Roberta Lombardi, capogruppo in pectore alla Camera per il M5S, ha “escluso categoricamente” l’accordo sulla fiducia, avvertendo che “se c’è chi deciderà di farlo sarà fuori dal movimento“, confermando la posizione tenuta ieri alla conferenza stampa che si è svolta al termine della riunione degli eletti all’Eur. I capigruppo del M5S Vito Crimi e Roberta Lombardi avevano infatti ribadito con chiarezza che “l’unico governo che siamo pronti a sostenere è quello del Movimento 5 Stelle”, promettendo tagli agli stipendi e altre “sforbiciate” che tocchino le indennità spettanti ai parlamentari.
Lombardi ha però assicurato oggi che il Movimento 5 Stelle è aperto a un dialogo con il Pd purché sia alla luce del sole. “Se il dialogo è in trasparenza, assolutamente sì”, ha detto ai cronisti che a Montecitorio le chiedevano se il Movimento sia disponibile a un confronto istituzionale con il Pd. “Non vedo perché non dovremmo ascoltare”, ha insistito, “ma no ad accordi del tipo ‘tu mi dai una poltrona io ti do un sottosegretario’. Per il resto, se loro lo vogliono per noi non c’è problema. Diremo cosa ci aspettiamo come prima forza politica della Camera. Spetta a loro dare un senso al voto degli italiani”.
Il capogruppo in pectore alla Camera per il M5S ha poi definito un “gesto di straordinaria ricchezza per il Movimento” le dichiarazioni di Grillo e Gianroberto Casaleggio, che hanno minacciato il passo indietro dal Movimento se mai si dovesse cedere ad accordi con altre forze politiche. “Ho visto un gesto di straordinaria ricchezza”, ha detto, che prova come il leader e il guru del M5S ”non siano deus ex machina ma due persone della rete come noi”. Per Lombardi, “Grillo e Casaleggio hanno dato tanto al Movimento e noi siamo ben contenti che siano con noi”. Ma le posizioni espresse in questi giorni dai due comprovano che “il Movimento ha una sua vita, siamo in rete ma liberi cittadini”.
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