martedì 2 dicembre 2014

Rifiuti? La soluzione ci sarebbe. - Stefano Mecorio


Col sublimatore molecolare si produrrebbe anche energia senza inquinare.


Finché si resta nel mezzo, va sempre tutto bene. 
Si sta in panciolle, osservando gli altri dimenarsi. 
Da un lato il disastro perenne della provincia napoletana. 
Dall’altro l’efficienza dei paesi nordici. 
Due pianeti opposti. 
Esattamente equidistanti da Viterbo. Laddove la questione mondezza (già, di questa si sta parlando) è stata affrontata, almeno fino ad oggi, con sguardo da spettatore annoiato. Poi però arriva la differenziata. Ed improvvisamente non si parla d’altro. Centro storico ridotto a discarica. Piramidi di sacchi neri ovunque. Malcontento diffuso e politica (non solo gestionale) allo sbando.
Ma possibile che nell’anno del Signore 2014 non si riesca ancora a trovare una soluzione a tale disagio? Eppure qualcuno (in verità in diversi) hanno speso parole su parole a riguardo. Senza però ottenere consensi. Su carta, sia chiaro. Ché le pacche sulle spalle contano poco.
“Sono anni che cerchiamo inutilmente di sensibilizzare politici e amministratori sulle nuove frontiere tecnologiche, capaci di risolvere in contemporanea la produzione di energia elettrica e lo smaltimento dei rifiuti – dicono dall’Accademia Kronos di Ronciglione, non Calcutta – Abbiamo prodotto materiale informativo, organizzato seminari e convegni relativamente alle smart grids, ai dissociatori molecolari ed ora ai sublimatori molecolari. Abbiamo dimostrato con dati reali la convenienza di queste tecnologie innovative. Ma oltre le belle parole, nulla si è fatto. La Germania, l’Olanda e i Paesi Scandinavi hanno preso sul serio i nostri programmi, ed ora sono diventati leader in questo settore”.
Non solo città pulite quindi. Ma anche guadagno. E quindi perché qui no? “Il problema dell’eccedenza dei rifiuti nelle nostre città è risolvibile semplicemente applicando una serie di sublimatori molecolari, anche dove ora giacciono le ecoballe. Si risparmierebbe il 30% di energia elettrica e, nel contempo, si produrrebbe energia senza inquinare l’atmosfera e minacciare la salute dei cittadini”.
In parole povere il problema diventa risorsa. Soprattutto in ottica futura. “La soluzione alle discariche sembrerebbero i termovalorizzatori, o meglio gli inceneritori di ultima generazione – prosegue Kronos – questi producono particolato e, in determinati casi, dalle ciminiere esce diossina. Dai sublimatori né l’uno né l’altra. In più sono vere e proprie centrali termoelettriche. Il comune che ne dispone a fine anno ha addirittura un bilancio in attivo”.
Ok. Ma se nessuno si rivolge a questa tecnologia, un motivo ci sarà pure. Dov’è l’inganno? “Ci sono in ballo grandi interessi economici tra industriali e politici – chiude l’Accademia – Per fortuna, però, qualche comune coraggioso ha iniziato a fare gli interessi della collettività. Così alcuni anni fa fu sperimentato il primo dissociatore molecolare a Péccioli, in provincia di Pisa. Borgo che per questo motivo ha ricevuto il premio internazionale ‘Un Bosco per Kyoto 2010′”.

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