domenica 2 agosto 2015

Marco Travaglio. Editoriale del 01/08/2015 : - Renzollini -




Il Fatto Quotidiano del 01/08/2015"

Per celebrare degnamente i 40 anni della supercazzola di Amici miei, Renzi ha lanciato un nuovo slogan, di quelli che suonano bene e nella loro perentorietà paiono persino ragionevoli, ma solo perché nessuno provvede a smontarli su due piedi: “Il Parlamentono non è il passacarte della Procura di Trani”. Si riferiva alla richiesta di autorizzazione all’arresto per il senatore Ncd Antonio Azzollini, respinta dal Senato col voto decisivo di mezzo Pd, di FI, Ncd, Gal e verdiniani. 

Era difficile concentrare due scemenze in 10 parole, ma il premier ci è riuscito. 

1)La richiesta non proviene dalla Procura di Trani, ma da un giudice terzo: il Gip, la cui ordinanza è stata già confermata da tre giudici del Riesame di Bari, cioè di una sede diversa.

2) Il ruolo che l’art. 68 della Costituzione assegna al Parlamento in questi casi è esattamente quello del passacarte: le Camere non possono sindacare sulla fondatezza delle esigenze cautelari (gravi indizi di colpevolezza e almeno un pericolo tra la fuga, la reiterazione del reato e l’inquinamento delle prove), che sono esclusiva competenza del giudice; possono soltanto accertare se l’indagine presenti un fumus persecutionis, cioè, nel nostro caso, la prova che il pm, il gip e i tre giudici del Riesame vogliano arrestare Azzollini perché lo considerano un avversario politico e hanno imbastito un’indagine sul nulla per colpirlo. 

Se dimostrato, sarebbe un fatto così grave da imporre immediati procedimenti penali e disciplinari contro i cinque magistrati, per radiarli e soprattutto per liberare con tante scuse i 10 coindagati di Azzollini, finiti in manette perché non hanno avuto l’accortezza di rifugiarsi in Parlamento. 

Ma nel dibattito in giunta e poi in aula non c’è traccia non dico di una prova, ma neppure di un velato sospetto di quel fumus. 

L’Ncd D’Ascola ha creduto di ravvisarlo nel fatto che i reati si fermano a un anno fa, dunque “le esigenze cautelari non sono più attuali”: ma, a parte il fatto che i testimoni possono essere intimiditi e le carte essere truccate anche ad anni e anni di distanza dai fatti,non spetta al Parlamento sostituirsi al giudice nel valutare l’attualità delle esigenze cautelari; e poi che c’entra con questo timing la persecuzione? 

Il fittiano Di Maggio ha argomentato che “l’ufficio di Azzollini è pieno di libri, quotidiani e ritagli di giornali e dove c’è cultura e conoscenza non ci può essere volgarità”, dunque il senatore non può aver detto “Ti piscio in bocca” a una suora.

Quindi, a parte il fatto che l’arresto del senatore non è stato disposto per quella frase ma per una bancarotta fraudolenta da 500 milioni, a seguire Di Maggio non si dovrebbe più arrestare nessun delinquente che abbia in casa qualche libro. E Dell’Utri andrebbe scarcerato immantinente in quanto bibliofilo. 

Dice ora Renzi: “La Costituzione dice: fumus persecutionis sì o no. Si vota guardando le carte. La posizione della Giunta è stata di un tipo, ma il nostro capogruppo Zanda ha letto le carte e lasciato libertà di coscienza.

Potrebbe esserci fumus persecutionis”. 
Potrebbe? 
Il fumus o c’è o non c’è. 
E, per esserci, dev’essere provato.

Altrimenti il Parlamento viola l’art. 3 della Costituzione sulla legge uguale per tutti.

Del resto l’11 giugno, quando la richiesta partì e prim’ancora di leggere le carte, il presidente Pd Matteo Orfini annunciò: “Di fronte a una richiesta del genere si devono valutare le carte, ma mi pare inevitabile votare a favore dell’arresto”. 

Poi le carte furono valutate dalla Giunta per le immunità, che con maggioranza schiacciante (13 a 7) votò Sì all’arresto e No al fumus (Pd, M5S e Lega al completo). 

Poi Zanda, quando il governo perse la maggioranza in Senato e imbarcò i verdiniani, intonò il “liberi tutti” ai senatori Pd: non quelli che avevano letto le carte in giunta, ma quelli che non le avevano lette in aula.

E questi si organizzarono per portare i 60 voti necessari a salvare Azzollini,e con lui il governo.
Quindi, con buona pace del premier, i senatori non hanno “rispettato la Costituzione”: l’hanno violata in nome della cara vecchia giustizia di casta. E anziché fare, com’era loro dovere senza prove del fumus, i passacarte dei giudici, han fatto i passacarte di Renzi, anticipando il “nuovo” Senato a sua immagine e somiglianza.

Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 01/08/2015.

http://direttainfo.blogspot.it/2015/08/marco-travaglio-editoriale-del-01082015.html

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