giovedì 16 gennaio 2020

Movimento 5 Stelle, Di Maio è un problema ma non il problema. - Andrea Scanzi

Che si dimetta o meno da leader a ridosso dell’ennesimo disastro elettorale, ovvero quelle Regionali dove i 5 Stelle rischiano a) di superare a fatica il 5% e di far vincere Salvini, Luigi Di Maio pare al capolinea. Parlare di lui è difficile perché spesso lo si critica a prescindere, bastonandolo odiosamente sotto la cintura. Per esempio chiamandolo “bibitaro” (non lo è mai stato e non sarebbe comunque un’onta esserlo stato). Oppure alludendo vilmente al suo essere un “omosessuale della lobby gay grillina con la fidanzata di cartone”, accusa (?) mossa da chi pensa ancora che dare a caso del gay a un altro sia un insulto, quando è quasi sempre l’ultima mossa dei prostatici omofobi a fine corsa (ogni riferimento alle spoglie mortali di Sgarbi e Feltri non è forse casuale). Luigi Di Maio non è il colpevole unico dell’agonia grillina. E resta probabilmente il meno peggio tra i (non) leader presenti nel Movimento. Cambiare il vertice è lecito, ma rischia di sortire l’effetto che ebbe il sacrosanto esonero di Giampaolo al Milan: puoi anche mettere in panchina Giosafatte in persona, ma se la rosa è moscia esonerare l’allenatore serve a poco.
Il problema del M5S è che, oggi, non è né carne né pesce: non ha una visione, non è né di lotta né di governo, non incarna la protesta e nemmeno la dirigenza. Si è come condannato a una lenta implosione al rallentatore, tra scazzi personali e faide bambinesche, e Di Maio è un problema ma non il problema. Ciò detto, il leader 5 Stelle ha sbagliato tanto.
– Se fino a febbraio 2018 ha indovinato ogni mossa, da giugno 2018 Di Maio è diventato un Calimero condannato all’autogol. Prima oscenamente assoggettato a Salvini, ora odiosamente malmostoso con Zingaretti. Le non poche cose buone fatte, unite al coraggio di non essere presidente del Consiglio (gli sarebbe bastato baciare la pantofola a Berlusconi o accettare le sirene di ritorno del Cazzaro Verde), sono naufragate di fronte ai troppi harakiri.
– A proposito di harakiri: l’incontro con le frange estreme dei gilet gialli. La baracconata della “santa teca” dentro la quale c’era la tessera numero 1 del reddito di cittadinanza. La scenetta surreale dal balcone. Il tragicomico “aboliremo la povertà”. Il delirante “mandato zero”. Eccetera.
– Di Maio si è sistematicamente sopravvalutato. Si è preso due dicasteri difficilissimi (Ilva, Whirlpool) e poi, dal nulla, si è inventato Churchill andando alla Farnesina. Con quale competenza?
– Andando agli Esteri, Di Maio ha lasciato sguarnito il Movimento, che – col capo lontano – ha cominciato a mugugnare e congiurare. Di Maio ha reagito tardi, con livore e tagliando teste a caso.
– Quando si è trovato in difficoltà, è ricorso troppo spesso alla mitologica “piattaforma Rousseau” per buttare la palla in tribuna. La frittata è stata completata dalla cosiddetta “base”, che prima ha salvato Salvini sulla Diciotti (il punto più basso del M5S) e poi ha varato il suicidio in Emilia-Romagna e Calabria, decidendo di correre (si fa per dire) da soli. Un leader vero si sarebbe preso la responsabilità di lasciare Salvini al suo destino (come sulla Gregoretti) e di star fermo un giro nelle due regioni ora al voto.
– Di Maio ha subito la decisione di Grillo di governare col Pd. Tra un Di Battista fermamente contrario e un Fico apertamente a favore, è stato nel mezzo. Indossando il muso lungo dei bambini bizzosi.
In estrema sintesi: Di Maio è (stato) un ottimo oppositore nella precedente legislatura; un (triplo) ministro onesto e tutto sommato decente; e un leader dal fiato corto.
Qui sotto il commento di un lettore all'articolo:
Per carita’, c’e’ del vero nel quadretto dipinto nell’articolo.
DiMaio ha fatto degli errori, e il movimento ha sbagliato mille cose.
Ma onestamente credo che la colpa principale di DiMaio sia quella di non avere la bacchetta magica.
Visto che siamo in vena di liste puntate, io rilancio:
– Straordinario risulatato alle elezioni del 2018: il Movimento e’ pronto ed e’ desideroso di prendersi le responsabilita’ di governo. Come ampiamente dichiarato in campagna elettorale, cerca un accordo con chiunque ci stia. E qui la prima scelta: Lega o PD? Il PD non si siede al tavolo quindi resta poco di cui discutere. Ma e’ cruciale la parola scelta: quando si governa si deve decidere e, a meno di avere la bacchetta magica, si devono fare delle scelte. Per forza di cose si va incontro a critiche e malcontento: ognuno di noi ha priorita’ e sensibilita’ diverse.
– Primo impegno: Caso Ilva. Il programma del Movimento era chiaro: chiudere perche’ la salute viene prima di tutto. Appena DiMaio si e’ avvicinato a Taranto gli sono saltati al collo perche’ non osasse pronunciare la parola chiusura. Ma cosa aveva votato il 60% dei Tarantini? E gli operai per cosa avevano bocciato a fare il piano di Calenda?
DiMaio prende atto della cambiata sensibilita’ della citta’ e rispolvera l’accordo di Calenda.
A questo punto gli saltano di nuovo al collo perche’ c’e’ inquinamento. Pazientemente prova a spiegare il piano di risanamento ambientale con il Ministo Costa (uno che la sua materia la conosce e lo ha dimostrato sul campo). Eppure si da voce solamente agli insulti di un insegnante di lettere ambientalista a cui viene assegnato il titolo di professore.
– Con il decreto dignita’ riduce i contratti a termine stimolando la conversione in contratto a tempo indeterminato. Viene massacrato da chi ha paura di non essere riconfermato e dagli industriali a cui fa comodo tenere gente con contratti di 3 mesi. Dopo un anno pero’ si vedono i buoni risultati (per carita’, non ha creato un milione di posti di lavoro).
– Con il decreto dignita’ vieta la pubblicita’ del gioco di azzardo. Viene massacrato da chiunque guadagni due soldi con la pubblicita’: giornali, siti internet, lega calcio, ecc.
– Con il decreto dignita’ voleva anche regolarizzare i riders che fino al giorno prima chiedevano piu’ garanzie. Passati dalla bicicletta al tavolo ministeriale i riders fanno sapere che preferiscono lo status quo. Con il senno del poi e delle inchieste su quel mondo viene da dire che in realta’ preferiscono avere contratti non regolati per poter subappaltare le consegne a migranti irregolari.
– Sui migranti appoggia le politche di Salvini contro le ONG. Non una sorpresa visto le parole usate in campagna elettorale (i famosi taxi del mare). Una posizione principalmente basata sulle dichiarazioni del procuratore Zuccaro in parlamento.Salvini va un pochino oltre le posizioni del Movimento andando ad intaccare anche il processo di integrazione. Qui DiMaio non ha potuto o saputo tenere botta, ma d’altra parte non governando da soli si devono fare compromessi.
– La legge di bilancio e’ a forte impronta 5 stelle con l’introduzione del reddito di cittadinanza in forma ridotta. Massacrato di chi voleva di piu’ e massacrato da chi si lamenta per la natura assistenziale del provvedimento. Massacrato da chi vuole prima la riforma dei centri per l’impiego e massacrato da chi lamenta ritardi nell’erogazione del denaro.
– Appoggia la riforma della prescrizione di Bonafede. Nel programma del movimento la prescrizione si sarebbe dovuta interrompere a fine indagine, non dopo la sentenza di primo grado. Di nuovo un compromesso. Scandaloso e vergognoso per molti. Per alcuni perche’ manettaro, per altri perche’ troppo morbido. Intanto fa a spallate con la Lega prima e con il PD poi per provare a realizzare la proposta di riforma del processo penale di Bonafede per rendere piu’ veloce il processo. Questa si basa principalmente su alcune delle proposte della commissione Gratteri. 
– E cosi via, ogni cosa che il Movimento ha provato a fare o a toccare e’ stata la scusa per attaccare DiMaio e accusarlo delle peggiori nefandezze. E quando non veniva accusato DiMaio ci si accaniva su Toninelli. Reo di non volere le grandi navi a Venezia e di non considerare la caduta del ponte Morandi un incidente inevitabile.
In realta’ DiMaio e quei poveracci al governo con lui sono stati finora a testa bassa a spalare letame come pochi in questo paese sarebbero riusciti a fare.
Cosa avrebbero dovuto o potuto fare di diverso?
Forse fare qualche tweet o diretta facebook diversamente.
Forse migliorare la comunicazione. Sicuramente evitare qualche uscita sopra le righe.
Forse avere un rapporto migliore con i media lottizzando la rai invece cha lasciarla in mano alla Lega.
Forse usare la loro posizione al governo per fare campagna elettorale permanente.
Forse curare il rapporto con la base, anche in maniera clientelare patrocinando eventi con soldi pubblici.
Invece hanno badato solo a portare avanti i temi del programma. Facendo compromessi e trovando mediazioni con forze politiche che rappresentano chi legittimamente ha posizioni diverse dal Movimento. Hanno fatto politica, con la P maiuscola. E hanno portato a casa dei risultati importanti.
In 20 mesi non hanno cambiato l’Italia, ma hanno seminato qualcosa di tutto sommato buono.
E se alla fine di questa esperienza i Movimento sparira’ avra’ comunque lasciato delle impronte indelebili nella societa’ italiana.

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