domenica 22 agosto 2021

Energia solare, ecco i buoni e i cattivi: corre l’Emilia Romagna, la Puglia frena. - Jacopo Giliberto

 

Mentre l’Alta Italia corre, nel Mezzogiorno si accentrano quasi tutti gli investimenti ma i progetti vengono bocciati. Studio di Elemens.

Gli impegni dai toni accorati, difendere il clima del pianeta, promuovere la transizione energetica, rafforzare la tutela del nostro territorio, salvare la Terra. Tutti pronti a esigere l’energia pulita da fonti rinnovabili, siamo ecologisti sì, ma l’energia solare fatela da un’altra parte.
Mentre l’Alta Italia e il Lazio corrono con il fotovoltaico, al contrario la Puglia dei tanti proclami o la Sicilia-isola-del-sole raggelano senza pietà tutti i progetti verdi. Con intonazioni e motivi differenti, sono le due regioni su cui si accentrano quasi tutti gli investimenti fotovoltaici e sono al tempo stesso le due Regioni che respingono con sdegno quasi tutti gli investimenti solari.
Dal 2019 al 30 giugno 2021 la Sicilia ha autorizzato appena il 2% dei progetti solari presentati.
La Puglia, dopo la corsa forsennata al rinnovabile dei tempi in cui era guidata da Nichi Vendola, raggiunto molti anni fa il primato solare in Italia, ormai non approva nulla; il numero di via libera agli impianti fotovoltaici rimane allo zero spaccato da molti anni e i soli progetti che arrivano alla realizzazione sono quelli centellinati dalle sentenze dei Tar che smontano i no regionali.

I migliori? Bravissima l’Emilia Romagna, bravi Veneto, Sardegna e Piemonte, ma interessante anche il caso del Lazio, una delle Regioni attiva per anni ma che si è bloccata solamente in queste settimane dopo una moratoria regionale contro le rinnovabili.
E poi zero approvazioni nelle Marche. Appena il 2% in Basilicata e il 4% in Calabria.
Nel frattempo diverse Regioni pongono limiti: oltre alla moratoria del Lazio ecco i vincoli della Toscana o il no della Calabria. Il centro studi Elemens — in associazione con Public Affairs Advisors e con un gruppo di aziende delle fonti rinnovabili — ha avviato l’osservatorio Regions 2030 che confronta dal 2019 il divario tra i progetti presentati dagli investitori e quelli poi autorizzati dalle Regioni. La prima edizione dello studio si intitola «Le Regioni italiane e lo sviluppo del fotovoltaico», nelle prossime settimane verranno diffuse le analisi relative alle altre tecnologie rinnovabili, come l’eolico.

La corsa degli investitori al Sud

Il Piano nazionale energia e clima prescrive che entro il 2030 l’Italia si doti di altri 30mila megawatt di solare oltre ai 22mila attuali per arrivare a circa 55mila megawatt fotovoltaici; i piani aggiuntivi delineati dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani traguardano fra meno di dieci anni un obiettivo aggiuntivo di altri 50mila megawatt rispetto a oggi.
Gli investitori corrono, nell’ultimo paio d’anni c’è la frenesia di oltre 20mila megawatt fotovoltaici, ma il via libera è arrivato per nemmeno un ventesimo di essi.

«Da circa 18 mesi osserviamo che vengono presentati alle autorità progetti d’investimento fotovoltaico pari a circa mille megawatt al mese», osserva Tommaso Barbetti del centro ricerche Elemens. «Però l’80% delle istanze per nuovi impianti fotovoltaici si concentra in due sole regioni, proprio le più intasate e lente: Puglia e Sicilia».

Il motivo della corsa verso Puglia e Sicilia è semplice. Sono le regioni con la massima insolazione, cui il fotovoltaico è sensibilissimo, e dove è ragionevole il costo dei terreni agricoli da convertire al solare, soprattutto per gli oliveti pugliesi disseccati dal batterio della xylella.
In Alta Italia i terreni agricoli sono più pregiati, costano carissimi, e il sole è meno cocente. Ma almeno al Nord l’investimento è più sicuro nel suo percorso di autorizzazione ed è più facile arrivare alla realizzazione dell’impianto.

Tre anni a confronto.

Ecco una sequenza cronologica dallo studio Regions 2030.

Anno 2019, progetti presentati per 5.799 megawatt, progetti che sono arrivati in fondo all’iter di autorizzazione 1.216 megawatt. Circa un quinto.

Anno 2020, progetti per 14.251 megawatt, progetti realizzati appena 152 megawatt. Male, poco più di un decimo.

Anno 2021, primi sei mesi, progetti presentati per 5.398 megawatt, progetti realizzati numero zero. Zero tondo. E l’ esito fallimentare delle gare del Gse per gli incentivi alle rinnovabili ne è un drammatico termometro.

Lo studio Regions 2030.

La ricerca di Elemens con Public Affairs Advisors e le aziende rinnovabili misura la capacità autorizzativa delle istituzioni e dei piani regionali (appena 5 Regioni si sono dotate di obiettivi rinnovabili da raggiungere nel 2030).
Ma sono stati analizzati anche i divieti e le normative regionali come la legge che si è data mesi fa l’Abruzzo, il quale per (ufficialmente) tutelare l’ambiente (nei fatti) paralizza ogni progetto rinnovabile, o come il no eolico della Basilicata che intanto marcia a tutto petrolio, oppure come la nuova moratoria del Lazio voluta dall’assessora regionale Roberta Lombardi contro le rinnovabili.

Dice lo studio: «Dal monitoraggio di Elemens emerge un boom di istanze di autorizzazioni a partire dal 2019 e, in particolare, dal 2020: a tale incremento di richieste non ha tuttavia corrisposto, ad oggi, una significativa crescita del livello di autorizzazioni rilasciate. Appare dunque opportuno interrogarsi su quanto i soggetti deputati al rilascio di autorizzazioni agli impianti fotovoltaici siano ingaggiati, tecnicamente amministrativamente e politicamente, nel processo di decarbonizzazione».

Alla fine dello studio emergono alcuni indici che misurano Regione per Regione l’attrattività per gli investimenti, la solerzia amministrativa, la presenza di piani energetici e ambientali, gli obiettivi di energia rinnovabile al 2030 e altri indicatori.

«L’indice Regions2030 nasce per monitorare in continuo lo sviluppo e la crescita reali delle rinnovabili in Italia. Non vuole essere un modo per dare pagelle alle regioni, ma per stimolare un confronto su dati effettivi», avverte Giovanni Galgano, direttore di Public Affairs Advisors.

I casi assai diversi di Puglia e Sicilia.

Il quadro del dinamismo degli investitori è impressionante. C’è in Puglia e Sicilia un’ondata di sviluppismo solare come non si vedeva dai tempi frenetici degli incentivi Salva Alcoa. Nella sola Puglia gli investitori hanno appena proposto istanze per 10mila megawatt fotovoltaici.

Stando alle analisi di Elemens ma anche alle indicazioni delle aziende che investono nel settore rinnovabile, la Puglia per anni è stata una delle regioni più attive sul fronte solare, soprattutto durante la presidenza regionale di Nichi Vendola che fino all’estate del 2015 è stato uno dei promotori più attivi dell’energia rinnovabile.
Non a caso la regione si era data un obiettivo di rinnovabili al 2020 che era stato raggiunto e superato, e la Puglia era diventata la parte d’Italia con maggiore densità di solare, eredità che conserva tuttora.
Però poi l’attivismo rinnovabile della Regione è rallentato e sotto la presidenza di Michele Emiliano ha messo un freno agli investimenti solari, soprattutto facendo ricorso al silenzio che paralizza il percorso amministrativo; da diversi anni sono pochissimi i progetti che riescono a superare la freddezza regionale in genere grazie a ricorsi al Tar.

Diverso il caso siciliano, dove la propensione al fotovoltaico sembra maggiore ma dove gli uffici regionali che devono concedere il via libera sembrano intasati dall’eccesso di richiesta. Le domande di autorizzazione arrivate sono ben oltre l’obiettivo che la Sicilia si è data per il 2030.

Regioni a confronto.

Per quanto riguarda i piani regionali energia e ambiente (chiamati comunemente con sigle come Pear) alcune Regioni sono particolarmente virtuose e si sono date un obiettivo rinnovabile al 2030, come le province autonome Trentino e Alto Adige, l’Emilia Romagna, il Lazio e la Sicilia.
Molise e Campania hanno varato la pianificazione ma non si sono dati obiettivi al 2030.
Sono ancora in consultazione i piani regionali al 2030 di Piemonte, Lombardia e Calabria. Tutte le altre Regioni non hanno alcuna pianificazione fino al 2030 ma il ritardo maggiore spicca per Valle d’Aosta, Lazio e la pigerrima Liguria.

Sul fronte delle autorizzazioni, il Lazio nell’ultimo paio d’anni ha autorizzato quasi mille megawatt solari ma almeno la metà poi è stato bloccato per motivi paesaggistici da quelle sovrintendenze che nelle conferenze di servizio non s’erano opposte al via libera.

Ma ecco alcuni casi di dettaglio.

Abruzzo. Tutti i processi autorizzativi sono per il momento sospesi (sia eolici che fotovoltaici) dopo la pubblicazione del progetto di legge 182/21. Ragionevolmente la sospensione verrà superata, ma il mercato ora è bloccato.

Calabria. Per il fotovoltaico la Regione impone nuovi limiti relativamente all’occupazione del suolo agricolo (10% dell’area di proprietà dello sviluppatore) e c’è nel complesso un approccio sfavorevole contro le fonti rinnovabili di energia dopo l'annuncio della moratoria regionale che blocca l’eolico.

Emilia Romagna. La Regione si dimostra tempestiva nelle risposte e raggiunge un buon ritmo di rilascio di autorizzazioni uniche, C’è però la presenza di un ricco e complesso novero di vincoli che rischia di limitare lo sviluppo del solare agricolo.

Friuli Venezia Giulia. La Regione si dimostra tempestiva nelle risposte (verifica e valutazione di impatto ambientale) e ciò potrebbe potrebbe preludere a un maggior numero
di autorizzazioni uniche nei prossimi mesi, soprattutto su suolo industriale.

Lazio. Il ritmo di rilascio di autorizzazioni uniche è elevato rispetto agli standard nazionali, ma c’è un elevatissimo tasso di ricorsi (specialmente da parte del ministero dei Beni culturali e delle Sovrintendenze: ne viene colpito quasi 50% dell’autorizzato).

Puglia. Di fronte a un enorme livello di attrattività, il numero di autorizzazioni rilasciate è nullo (nessuna autorizzazione unica dal 2016 al maggio 2021), e per ora stanno arrivando solo dinieghi. La reattività alle rinnovabili però è differente a seconda della provincia.

Sardegna. Prima regione per quanto riguarda il fotovoltaico su suolo non agricolo, si registra una prima apertura da parte della Regione anche agli impianti su suolo agricolo (con un aumento delle istanze negli ultimi mesi).

Sicilia. L’amministrazione regionale dimostra una buona attitudine rispetto allo sviluppo fotovoltaico e il Pear è chiaro e preciso. Il livello di richieste risulta però straordinariamente alto e non comparabile con gli obiettivi al regionali al 2030.

Toscana. Nell’agosto 2020 era stata approvata una legge che impedisce l’autorizzazione di impianti solari di potenza maggiore di 8 megawatt. La legge regionale è stata impugnata dal Governo nazionale.

Veneto. C’è una proposta di una legge regionale che stabilisce forti restrizioni alla taglia e
alla localizzazione dei progetti; l’amministrazione regionale sembra però favorire lo sviluppo del fotovoltaico soprattutto su area non agricola.

Assolta l’Avelar.

Il fotovoltaico è spesso oggetto di polemiche e accuse. Nelle scorse settimane la Coldiretti aveva attribuito a investitori dell’agrofotovoltaico (l’inserimento di solare come integrazione delle colture) alcuni incendi in Sicilia.
Nel frattempo sono state rese note le motivazioni con le quali la Corte d’appello di Milano, riformando la sentenza di primo grado del 2019, ha assolto con formula piena Igor Akhmerov e altri manager che all’epoca dei fatti gestivano in Italia il business del fotovoltaico per la svizzera Avelar Energy (ora Fenice Services); gli accusatori ritenevano irregolari gli incentivi ricevuti per 59 milioni di euro. La Corte ha ritenuto senza fondamento l’accusa di associazione per delinquere (già esclusa in primo grado, ma impugnata dal Pm); per la responsabilità ex D.Lgs. 231/01 delle società veicolo proprietarie degli impianti, la Corte ha confermato l'assoluzione già stabilita in primo grado. Assolti gli imputati Cavacece, Akhmerov e Giorgi dalle contestazioni di truffa ai danni dello Stato. La Corte di è anche espressa su un contenzioso con una società norvegese ma la vicenda pare conclusa per un ricorso in Cassazione. L’azienda ha soggiunto che «i risultati positivi conseguiti finora in sede giudiziaria non compensano il danno reputazionale e i costi legali affrontati» e ribadisce «la correttezza del suo operato e l'impegno nel continuare ad investire per mantenere i parchi efficacemente operativi e il personale necessario per gestirli».

IlSole24Ore

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