mercoledì 2 febbraio 2022

Più occupati: bene donne e under 50, male gli autonomi. - Claudio Tucci

 

A dicembre tasso di occupazione al 59%. Ma rispetto a febbraio 2020 ancora 286mila lavoratori in meno. A novembre e dicembre primi segnali di frenata.

I punti chiave


Il 2021 si è chiuso con +540mila occupati, -184mila disoccupati e -653mila inattivi (tra cui moltissimi scoraggiati). Il tasso di occupazione è salito al 59% (+1,9% tendenziale), tornando ai livelli pre Covid. A dicembre c’è un miglioramento dell’occupazione femminile (+54mila unità in un mese), ma continua il crollo degli indipendenti (-51mila nel confronto su novembre, -50mila sull’anno), a testimonianza di come la ripartenza del lavoro si stia concentrando sul lavoro alle dipendenze: sull’anno, +157mila lavoratori a tempo indeterminato e +434mila a termine. Tra i giovani il tasso di disoccupazione è sceso al 26,8 per cento.

Tra nodi economici e mismatch.

Tutto bene così, quindi? La fotografia scattata dall’Istat su dicembre 2021 mostra luci e ombre. Negli ultimi due mesi dell’anno, novembre e dicembre, il numero di occupati è stabile (anzi in lieve calo) colpa di un clima di incertezza piuttosto generalizzato prodotto da un mix di fattori: il perdurare della pandemia con un elevato numero di contagi, il riaccendersi dell’inflazione, i rincari dei costi dell’energia (i prezzi di gas ed elettricità schizzati alle stelle), le difficoltà nelle forniture di materie prime e semilavorati, rigidità normative. La crescita del Pil è una buona notizia, ma sono urgenti misure ad hoc per non rallentare la ripresa occupazionale. Rispetto al periodo pre pandemia, poi, se il tasso di occupazione è tornato allo stesso livello (59%), il tasso di disoccupazione è ancora inferiore di 0,6 punti e quello di inattività è salito dal 34,6% al 35,1%. Senza considerare poi l’elevato valore del mismatch: una assunzione prevista su tre è difficile, specie nelle materie tecnico-scientifiche. È ormai urgentissimo rilanciare il link scuola-lavoro, massacrato dai precedenti governi.

Primeggiano i contratti a termine.

L’aumento dell’occupazione è trainato dai rapporti a termine: a dicembre, su novembre, i lavoratori temporanei crescono di 59mila unità (è l’unica tipologia contrattuale che aumenta). Sull’anno i lavoratori a tempo sono 434mila.
Il tasso di occupazione femminile sale al 50,5%.
Una buona notizia arriva dalle donne, il cui tasso di occupazione a dicembre sale al 50,5% (ma quello maschile è al 67,6%). In un anno ci sono 377mila occupate in più. Le donne, tuttavia, sono più soggette a lavori temporanei. In quest’ottica, bisogna subito migliorare nelle misure di conciliazione vita-lavoro, con incentivi più robusti. Le donne occupate sono 9 milioni 650mila le donne, gli uomini 13,1 milioni.

Migliora la fascia under 50, male gli autonomi.

Nei dati dell’Istat emerge un miglioramento dell’occupazione nella fascia 35-49 anni, quella centrale del lavoro (+8mila occupati sul mese). In generale, sale l’occupazione di tutta la fascia under50, +29mila tra i 25 e i 34 anni. Continua invece il crollo del lavoro autonomo, specie nei servizi, ancora in fortissimo affanno. Probabilmente, su tutto il lavoro indipendente, è tempo di iniziare a fare una profonda riflessione (e trovare maggiore attenzione nel Legislatore).

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