sabato 12 febbraio 2022

Più pelo per tutti. - Marco Travaglio

 

Il garrulo Giuliano Amato, nella sua ultima reincarnazione di presidente della Consulta, anziché tacere in attesa di pronunciarsi il 15 febbraio con i 14 colleghi sull’ammissibilità degli 8 referendum (sulla cannabis, l’eutanasia e la giustizia), twitta: “I referendum sono una cosa molto seria e perciò bisogna evitare di cercare ad ogni costo il pelo nell’uovo per buttarli nel cestino”. In realtà, proprio perché i referendum sono una cosa molto seria, la Corte deve valutare se le norme prodotte da un successo dei Sì sarebbero compatibili con la Costituzione. Anche cercando il pelo nell’uovo, che è inversamente proporzionale al pelo sullo stomaco (di cui Amato, nelle sue numerose vite, ha dato prove preclare). Quello sulla cannabis è compatibile con la Carta. Quello sull’eutanasia tocca una materia così delicata che merita una legge ben ponderata, non la scure del Sì/No. E quelli sulla giustizia sono quasi tutti incostituzionali.

1. Responsabilità civile. Oggi chi ritiene di aver subìto un torto dalla giustizia può chiedere i danni allo Stato. Se passa il referendum, potrà fare causa direttamente al magistrato. Così chiunque sarà condannato nel penale o si vedrà dar torto nel civile denuncerà i suoi giudici. Che, per evitarle, non condanneranno più nessuno o daranno sempre ragione ai potenti e mai ai deboli. Ma “i giudici sono soggetti soltanto alla legge” (art. 117). 2. Manette vietate. Niente più custodia cautelare in carcere per finanziamento illecito ai partiti e per tutti “i delitti puniti con pene sopra i 5 anni” (per gli altri già non è prevista), salvo nei casi di “concreto e attuale pericolo” che uno reiteri “gravi delitti con armi o di altri mezzi di violenza” o di mafia e terrorismo. Così ladri, scippatori, bancarottieri, evasori, frodatori, corrotti, corruttori, concussori, truffatori, stalker verrebbero fermati e subito scarcerati dopo 48 ore. Una follia contraria ai principi di eguaglianza, di ragionevolezza e con le esigenze di ordine pubblico. 3. Carriere separate. A parte l’assurdità del merito, l’“ordine giudiziario” unico fra pm e giudici è sancito dalla Costituzione, che non si cambia coi referendum abrogativi. 4. Legge Severino. Si vuole abolire l’incandidabilità dei condannati definitivi per gravi o gravissimi reati. Ma o si abroga l’articolo 54 della Costituzione, che impone “disciplina e onore” a chi ricopre cariche pubbliche, o si cancella il referendum. 5. Consigli giudiziari. Nelle filiali locali del Csm che giudicano i magistrati, voterebbero pure gli avvocati. Così quello di Messina Denaro potrebbe dare la pagella a chi lo sta cercando. 6. Elezioni del Csm. Chi si candida non dovrà più raccogliere firme. Almeno questo quesito è compatibile con la Costituzione: infatti non frega niente a nessuno.

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