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mercoledì 17 ottobre 2012

Fiorito, Berlusconi sapeva. In una lettera la denuncia un mese prima del caso.- Marco Lillo


Fiorito, Berlusconi sapeva. In una lettera la denuncia un mese prima del caso


E' il 6 agosto quando il nuovo capogruppo Pdl in Regione Lazio, Francesco Battistoni, anticipa tutti gli abusi sui fondi in una lettera protocollata al Cavaliere, ad Alfano e a Verdini. La profezia: "Stabilità della giunta a rischio". Ma nessuno ha risposto fino all'inchiesta della magistratura.

Silvio Berlusconi sapeva tutto sui soldi rubati da Franco Fiorito al partito e non ha preso alcun provvedimento per più di un mese. Già il 6 agosto del 2012, quasi quaranta giorni prima dell’esplosione del caso, il capo del suo gruppo in consiglio regionale,Francesco Battistoni, scriveva al Cavaliere per segnalargli le spese pazze, i bonifici all’estero sui conti personali e i prelievi in contanti dai fondi del gruppo, alimentati con i soldi dei contribuenti. L’ex premier non era il solo a sapere. Anche il segretario del Pdl Angelino Alfano e il coordinatore, Denis Verdini, hanno ricevuto la lettera sulla razzia di soldi pubblici in seno al Pdl laziale. Eppure né il leader né il segretario né il coordinatore del Pdl hanno preso le opportune iniziative politiche e giudiziarie. Anzi. Dopo l’esplosione del caso Fiorito, il 20 settembre, sarà Battistoni a essere destituito da capogruppo.
Le lettere che il Fatto pubblica oggi sono state scritte e protocollate il 6 agosto 2012. Il 24 luglio il consigliere regionale viterbese in quota Forza Italia era riuscito a diventare presidente del gruppo scalzando il ciociaro aennino Fiorito. Appena insediato Battistoni prende in mano la contabilità bancaria scoprendo lo scenario inquietante che dilagherà sulle cronache solo molto tempo dopo. Il capogruppo non porta le carte in Procura ma scrive ai suoi capi: “Caro presidente”, è l’incipit preveggente che apre la lettera diretta a Berlusconi “sono costretto, con estremo dispiacere, a portarvi a conoscenza di una situazione che è talmente grave da poter minare, in maniera pesante, sia la stabilità della Regione Lazio che la credibilità del nostro partito (…) l’esame, ancorché superficiale della documentazione relativa ai conti correnti ha evidenziato una serie di ‘anomalie‘ tali che mi ha immediatamente indotto a nominare dei consulenti al fine di poter esaminare a fondo tali riscontri e consigliarmi sulle scelte consequenziali. Nel frattempo, nonostante i ripetuti solleciti, non sono ancora riuscito a ottenere alcuna documentazione e l’on. Fiorito, oltre a disertare le riunioni di gruppo, assume di essere stato defraudato e addirittura accusa colleghi, peraltro sulla stampa, di poca chiarezza sui conti! La situazione è sconfortante! Al contrario delle sue asserzioni, dai primi riscontri contabili emergono anomalie gravissime dovute a pagamenti ‘non in linea’ con le finalità istituzionali e politiche delle somme dallo stesso amministrate, come acquisti di autovetturesoggiorni lussuosi ingiustifìcabili, prelievi in contante, uso disinvolto di carte ricaricabili e da ultimo, ma non per ultimo, bonifìci personali su conti esteri”.
Battistoni denuncia l’uso dei fondi “non in linea” con le finalità pubbliche, ma descrive soprattutto i bonifici dal conto italiano del gruppo (con finalità pubbliche) al conto straniero (e privato) di Fiorito. In quella lettera protocollata e con tutta probabilità giunta a destinazione, Battistoni mette nero su bianco l’accusa che porterà Fiorito in carcere. Secondo i pm romani proprio lo spostamento dei fondi all’estero sui conti privati configurerebbe il reato di peculato. Il capogruppo in carica ha in mano la contabilità quando scrive con toni poco dubitativi: “Il riscontro che dovremo effettuare nei prossimi giorni potrà soltanto confermare, se non aggravare, gli indizi di una gestione poco chiara e illegittima dei detti fondi, tale da indurmi a prendere decisioni molto gravi nei confronti dello stesso on. Fiorito”. Battistoni chiede anche a Berlusconi di intervenire: “Credo non sia più tollerabile la presenza del collega nel nostro gruppo e nel partito (…) riservandomi comunque di illustrarVi, non appena possibile, le complete risultanze delle analisi dei miei consulenti”. Battistoni chiude con fiducia: “Certo di un Vostro immediato e concreto intervento, rimango in attesa per fornire tutti chiarimenti del caso”.
 Il 27 agosto il capogruppo scrive anche al collegio dei probiviri del Pdl, perché prenda provvedimenti contro Fiorito, segnalando anche la Bmw X5 acquistata in leasing con i soldi del partito. Per giorni non accade nulla poi il caso esplode. Non per merito dei leader del Pdl, bensì per l’esuberanza di Fiorito che accusa a sua volta Battistoni di spese allegre per viaggi e cene. Solo a quel punto arriva la denuncia del capogruppo contro Fiorito: a Viterbo per diffamazione, non a Roma per peculato. Pochi giorni dopo Battistoni, mai indagato, è costretto a dimettersi dal diktat della Polverini, poi travolta anche lei dallo scandalo. Di queste tre lettere non si è saputo mai nulla. Abbiamo provato a contattare Battistoni per chiedergli se Berlusconi, Alfano e Verdini le abbiano ricevute e quali provvedimenti abbiano adottato. Il consigliere, raggiunto tramite il figlio che risponde al suo telefonino, ha evitato di rispondere.

domenica 23 settembre 2012

Fondi Pdl, l'allarme della Corte dei Conti: «Reati impensabili».


Polverini e il sindaco di Velletri Fausto Servadio oggi a Velletri (foto E.Zanini - Ansa)


Luigi Giampaolino: «Non pensavamo che si potesse giungere a tanto». Rimborsi senza fatture: in carico al gruppo di tutto: ricariche telefoniche, cene, multe, spazi tv.

ROMA - «Le priorità oggi sono le dimissioni della Polverini e lo scioglimento del Consiglio regionale. Per farlo è necessario un atto di forte rottura: abbiamo avviato la raccolta di firme per le dimissioni dei consiglieri regionali del Pd». È quanto annuncia in una nota il capogruppo del Pd in regione Lazio, Esterino Montino. 

«I consiglieri del gruppo Pd - sottolinea Montino - condividono l'analisi e l'appello del segretario regionale Enrico Gasbarra. Il centro destra ha ridotto la Regione Lazio in uno stato comatoso non piu sopportabile. Il limite di guardia è superato. Occorre uno sforzo corale per costringere questa Giunta alle dimissioni e allo scioglimento del Consiglio regionale come previsto dal documento presentato venerdi scorso insieme a tutti i gruppi d'opposizione. La parola deve tornare ai cittadini, solo cosi si esce dalla crisi attuale e si da un segnale di forte rinnovamento nella politica regionale».

«Le priorità oggi - spiega il capogruppo Pd - sono le dimissioni della Polverini e lo scioglimento del Consiglio regionale. Per farlo è necessario un atto di forte rottura: abbiamo avviato la raccolta di firme per le dimissioni dei consiglieri regionali del Pd. Spero che l'iniziativa venga accolta anche da tutti i consiglieri di opposizione da tutti coloro che non sopportano piu di assistere inermi alla deriva della Regione Lazio».

La Corte dei conti «è molto preoccupata e ne sente tutto il disagio perché sono fatti gravissimi in cui noi stessi, che pur siamo abituati a conoscere patologie, non pensavamo che, ove fossero vere, si potesse giungere a tanto». Lo dice Luigi Giampaolino, presidente della Corte dei conti, sul caso Regione Lazio. La Corte dei conti «è molto preoccupata e ne sente tutto il disagio perchè sono fatti gravissimi in cui noi stessi, che pur siamo abituati a conoscere patologie, non pensavamo che, ove fossero vere, si potesse giungere a tanto». Lo dice Luigi Giampaolino, presidente della Corte dei conti, sul caso Regione Lazio.

Indaga anche la Corte dei Conti. Non solo la procura di Roma, scende in campo anche la Corte dei Conti e i consiglieri del Pdl alla Pisana rischiano l’accusa di danno erariale. E soprattutto di vedersi chiedere indietro i soldi spesi in ostriche, champagne, sagre paesane e feste in toga. Il procuratore regionale del Lazio, Raffaele De Dominicis, ha già aperto un fascicolo sul business dei rimborsi e ha delegato la Guardia di Finanza ad acquisire tutti i documenti, in vista di una possibile restituzione collettiva dei soldi. Il grafico: le spese con la carta di credito dei conti Pdl.

 

Le indagini sulle altre regioni. «È necessaria una denuncia circostanziata» per l'apertura di un procedimento giudiziario da parte della Corte dei Conti che al momento può controllare solamente i bilanci delle Regioni e degli altri enti locali ma non gli atti come quelli di programmazione o di riparto delle risorse e così via ha spiegato Giampaolino. Giampaolino ha fatto questa precisazione rispondendo alla domanda se dopo l'apertura dell'istruttoria sui finanziamenti e lo spreco dei fondi da parte del Pdl in Regione Lazio la Corte dei Conti ha intenzione di estendere la sua attività ad altre Regioni. 

Giampaolino ha ribadito che per fare ciò occorre una «denuncia circostanziata» e ha ribadito di augurarsi che il legislatore affidi alle varie corti regionali «il controllo preventivo dei regolamenti, degli atti di programmazione e di riparto delle risorse» degli enti locali. Inoltre ha di nuovo definito gli sprechi dei fondi nella Regione Lazio, qualora dimostrati, «gravi patologie che sono inimmaginabili».

E Batman finì protestato per sei assegni in un giorno. Alla fine c’è finito anche Francone nella lista più sgradevole che possa immaginare un riccone come lui. Quella dei protestati che distribuiscono assegni scoperti. Quelli che ci provano, insomma. Roba che se l’avessero saputo ad Anagni,mentre passava con il Suv pagato dalla Regione, invece che sussurrare «anvedi er Batman» gli avrebbero gridato dietro «’a buffarolo» 




Fiorito, e Batman finì protestato per sei assegni in un giorno. - Massimo Martinelli


L’otto agosto provò ad acquistare beni per 63mila euro.


ROMA - Alla fine c’è finito anche Francone nella lista più sgradevole che possa immaginare un riccone come lui. Quella dei protestati che distribuiscono assegni scoperti. Quelli che ci provano, insomma. Roba che se l’avessero saputo ad Anagni,mentre passava con il Suv pagato dalla Regione, invece che sussurrare «anvedi er Batman» gli avrebbero gridato dietro «’a buffarolo». 

Anche se adesso promette di restituire 400mila euro nella speranza di non finire in cellaFrancone Fiorito «ci aveva provato» quando aveva capito che il suo mondo dorato era crollato, che la nave stava affondando. Un po’ come quei croceristi che mentre il bastimento imbarca acqua afferrano le posate d’argento in sale ristorante prima di correre alle scialuppe. Le sue posate d’argento, per usare la metafora, valevano 63mila euro e spiccioli. Ed erano rappresentate da sette assegni che Franco Fiorito provò a smerciare l’otto e il nove agosto. Sei assegni il giorno 8 e un altro il giorno 9. E siccome sul momento nessuno si permise di fiatare, perché tutti lo conoscevano come Il Federale di Anagni, Francone Fiorito pensò pure di aver beffato tutti, a cominciare da Franco Battistoni, quello che aveva preso il suo posto e sui era permesso di mettergli i bastoni tra le ruote.

Perché anche le date, in questa storia squallida di soldi sottratti, bloccati restituiti è importante. Comincia il giorno in cui Fiorito spedisce quella lettera che, secondo lui, dovrebbe ripulire la sua coscienza, il 18 agosto. Scrive ai consiglieri e alla Polverini; denuncia che non intende pagare le fatture di alcuni consiglieri del gruppo, perché sono sospette. Roba da poco, però. Ristoranti un po’ troppo esosi; qualche ricevuta da tremila che diventa da tredicimila; altri conticini per spesucce che oggettivamente non hanno niente di politico. Insomma, esempi di politicanti di bassissimo livello, ma finiva là. Ebbene Fiorito, che ogni mese di scaricava sui conti personali anche ottantamila euro del partito non si capisce perché, decide di fare il moralizzatore; blocca i pagamenti e scrive quella lettera. E scatena la reazione dei consiglieri, che cominciano a mettere il naso nei conti.

Comincia il così la fine di Batman. Alla fine di luglio non è più il capogruppo; al suo posto c’è Franco Battistoni, che oggi è il suo più acerrimo nemico. Già il 26 luglio gli scrive: «Caro Consigliere: a seguito della mia nomina a capogruppo sono a chiederti tutta la documentazione relativa alla contabilità del gruppo, ai contratti di consulenza, ai contatti di collaborazione e ai dipendenti del gruppo». Fiorito neanche risponde e continua a vivere alla grande. Va al Circeo, in villa, dove la costruzione abusiva della piscina gli da qualche problema con la Forestale.

Il 7 agosto, dopo aver scritto parecchie altre volte alla segreteria di Francone, Battistoni alza un po’ la voce: «On. collega Fiorito, premesso che il 24 luglio sono stato eletto alla presidenza del Gruppo Consigliare del Pdl al tuo posto, ti invito e ti diffido a voler consegnare entro due giorni tutta la documentazione contabile, i conti correnti e i libretti degli assegni. Sento il dovere che decorso tale termine dovrò prendere iniziative più incisive per il recupero della documentazione».

Francone la legge a modo suo, quella lettera perentoria. Due giorni, dice Battistoni? Significherà che per due giorni si può fare baldoria. Ed ecco che l’otto agosto firma sei assegni rispettivamente da novemilasettantacinque euro, diecimiladuecentoottantacinque euro, ottomilatrecentoquarantanove euro, ottomila euro, novemilaseicentoottanta euro e ottomilaquattrocentosettantamila euro.

L’ultimo assegno lo stacca il nove luglio; da diecimila euro. Tutti regolarmente incassati, salvo poi essere rifiutati dalle banche. Francone, come d’abitudine, aveva usato il blocchetto di assegni del Pdl. Ma Battistoni, pur avendo due giorni di tempo, era stato previdente. Il conto lo aveva già bloccato. E lui, l’uomo che in tv si vantava di guadagnare più del capo dello Stato, si ritrova adesso nella lista dei protestati. E per un po’ non potrà avere altri libretti di assegni oppure chiedere prestiti oppure mutui.

giovedì 20 settembre 2012

Spese folli Pdl, Fiorito e Battistoni Sogni, passioni e colpi bassi. - Nino Cirillo

Fiorito e Battistoni

ROMA - Sono due vite così, due vite di quelle che solo la provincia profonda ti può regalare. Due vite spese a scalare lo scalabile, a sgomitare lo sgomitabile, a sognarsi una Bmw nera con i vetri oscurati e poi ad averla,e dopo la Bmw le cene elettorali, e dopo le cene i megaposter ai caselli dell’autostrada e via via sempre più su, a ricamare trame di potere, a cambiare e ricambiare alleanze, a sopravvivere ai colpi bassi e poi a restituirli.

Queste sono state, almeno fino all’altro giorno, le vite di Francone e Franchino: Franco Fiorito da Anagni -l’unica città al mondo che è riuscita a vedere nascere tra le sue mura quattro Papi- e Francesco Battistoni da Proceno, provincia di Viterbo ma praticamente Toscana, un borgo di seicento anime, di accertata origine etrusca. Francone lo sappiamo perché, con quella stazza da tenore, e quel barbone, e i modici spicci che non gli sono mai mancati (e lasciate stare er Batman, perché ad Anagni nessuno lo conosce così). Franchino, invece, solo perché con quella sua aria algida e spocchiosa, molto sicura, quel suo procedere con modi un po’ curiali anche quando si tratta di affondare il colpo, beh, risulta la versione ingentilita del primo. Ma giusto un po’.

Così uguali così diversi, insomma. Uguali perché appartengono alla stessa indecifrabile generazione - 41 anni lo straripante Fiorito, 45 l’impeccabile Battistoni - perché vengono dallo stesso partito -il pdl- e perché sono stati prima l’uno e poi l’altro capogruppo consiliari alla Regione Lazio (e Battistoni lo è ancora). Ma soprattutto, al di la delle forme, hanno la stessa propensione a spendere e spandere, e ora sono chiamati a provare di non averlo fatto con il pubblico denaro.

A Franchino, per esempio, qualcuno prima o poi dovrà chiedere come ha fatto a stipare 120 invitati -tanti ce ne sarebbero in una ricevuta che lui comunque non riconosce come sua- nelle anguste salette del PepeNero, ristorante piuttosto chic di Capodimonte, con vista mozzafiato sul lago di Bolsena. Il sito internet non lascia dubbi: «40 coperti, chiuso il lunedì».

A Francone gli si potranno chiedere lumi sulle 14 smart che affittò per l’ultimo campagna elettorale, con il suo nome scritto grosso sulle portiere e sui trenta ragazzi che andarono a occuparsi del suo comitato elettorale in una ex fabbrica di costumi da bagno di Anagni, la California. Da dove venivano tutti quei soldi? Ed è vero che dalle sue parti, come sostengono i detrattori «i buoni di benzina fischiano»?

Da quel che si capisce -ma siamo pronti a ricrederci- non hanno mai lavorato in vita loro, né l’uno né l’altro. Nel senso che, politica a parte, non hanno imparato alcun mestiere, esercitato alcuna professione. Di Franco Fiorito, studente di altalenante profitto al Liceo classico Dante Alighieri di Anagni, non si riesce a sapere se questa benedetta laurea in giurisprudenza alla fine l’abbia davvero conseguita oppure no. Di Francesco Battistoni la biografia ufficiale dice abbiamo di fronte un «giornalista pubblicista», mancano i giornali per i quali avrebbe lavorato.

Franco Fiorito fa saltare il banco nell’anno di grazia 2001. Ricorda Aurelio Tagliaboschi, consigliere comunale del pd di Anagni, una specie di memoria storica dell’opposizione: «Noi governavamo da 15 anni, e anche bene. Ma negli ultimi tempi ci facemmo prendere da indecisioni, da leggerezze. Così si presentò lui, Fiorito, e cambiò subito le carte in tavola: manifesti, volantini, polemiche. Lo sosteneva Storace e ne approfittò: la Regione Lazio commissariò il Consorzio di bonifica diretto da Alberto Cocchi, il suo avversario in campagna elettorale. Un gran polverone poi finito nel nulla. Ma sul momento il suo effetto lo fece».

Eh sì, è Storace a guidare le prime mosse di questo trentenne ex missino, ma Fiorito non è mai stato tipo da affezionarsi troppo. Quando Storace imbocca un’altra strada lui si guarda bene dal seguirlo, fosse solo per gratitudine, e va dove soffia il vento. Di lui dicono oggi che si sia avvicinato ad Alemanno (e non si sa quanto Alemanno si sia avvicinato a lui), di sicuro il senatore Giuseppe Ciarrapico non gli ha fatto mai mancare il suo paterno sostegno in questi anni, soprattutto in tempi di campagna elettorale.

Di Battistoni, invece, si ricordano gli albori democristiani e, i più anziani, anche lo zio prete, don Alfio, una figura carismatica nel Viterbese, un personaggio che ha lasciato il segno nella cultura locale. Franchino non deve averla imparata proprio tutta la sua lezione: nel ’94 ha già un incarico importante nella Federazione degli Universitari cattolici, nel ’97 è consigliere provinciale di Viterbo, nel 2005 rimedia la prima vera scoppola quando si presenta come candidato presidente e viene sconfitto. Ma non si rassegna, anche perché su di lui vegli un personaggio del calibro di Antonio Tajani, oggi commissario europeo ai Traporti. E’ Tajani che rimette insieme i cocci di una carriera politica balbettante e lo rilancia in pista alle Regionali del 2010. Franchino non fallisce: novemilaottocento voti, grazie all’infaticabile opera di ricucitura che Tajani ha fatto all’interno del partito.

Algido sì, ma per niente pacifico questo Battistoni, perché prima di diffondere il famoso elenco di spese che ha dato il via a tutto questo putiferio, ne aveva combinata un’altra: aveva denunciato alla magistratura una sua compagna di partito, Angela Birindelli, assessore regionale all’ Agricoltura, accusandola di aver sovvenzionato con il soldi della Regione dei quotidiani locali. Risultato: il pdl di Viterbo è in pezzi, tutti contro tutti, esposti e accuse sulla pubblica piazza, e il sindaco Marini praticamente costretto alle dimissioni.

Dall’alto dei suoi77 anni, Rodolfo Gigli, personaggio di primo piano della Democrazia cristiana dei primi anni ’90, presidente della Regione Lazio e poi deputato, non riesce ad accanirsi su Franchino: «Che vuole che le dica. L’ho conosciuto da ragazzo, adesso sarà cresciuto». Eppoi, con un accenno di perfidia: «E’ ambizioso, certo...».

Si parla e si sparla di questi due. Di Fiorito si cita una famosa variante al Piano regolatore di Anagni che trasformò l’area sulla Casilina in una pepita d’oro, preparando il terreno all’invasione dei centri commerciali. Da Battistoni, invece, i suoi nemici vorrebbero sapere qualcosa di più di certe discariche che ha aperto lassù, al suo paese. Ma sono giorni di malevolenze, magari passerà.

E’ un peccato che in queste ore difficili, ore da mors tua vita mea, nessuno possa consolare l’altro, magari solo dirgli: «A Fra’ che te serve?».


http://www.ilmessaggero.it/roma/campidoglio/fiorito_battistoni_pdl_spese_folli_protagonisti/notizie/219909.shtml