Visualizzazione post con etichetta Polverini. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Polverini. Mostra tutti i post

venerdì 19 ottobre 2012

Polverini fa shopping su auto blu. “Era scorta, ma chiedo sospensione”.


Polverini fa shopping su auto blu. “Era scorta, ma chiedo sospensione”


L'ex governatore del Lazio percorreva via del Corso contromano per andare in un negozio di scarpe al Testaccio. Spiega: si trattava di un mezzo "con a bordo due agenti di polizia incaricati di garantire la mia sicurezza". Poi in una lettera al Prefetto chiede lo stop del servizio.

L’ex presidente della Regione Lazio che sfrecciava a bordo di un’auto blu contromano in via del Corso, nel cuore della Capitale. Dove stava andando? A Boccanera, un prestigioso negozio di scarpe con prezzi fino a tre zeri, che stava per chiudere. A riconoscere Renata Polverini ieri sera è stata una motociclista romana. L’ex governatrice in serata ha però puntualizzato: ”La mia non è un auto blu bensì un mezzo adibito al servizio tutela con a bordo due agenti di polizia incaricati di garantire la mia sicurezza”. Poi in una lettera ha chiesto al Prefetto la sospensione del servizio di scorta assegnatole.
L’auto era diretta verso Piazza Venezia e percorreva la corsia sbagliata, quella di sinistra. La scooterista ha deciso di seguire l’auto per scoprire chi fosse a bordo. I vigili a Piazza Venezia avrebbero fermato il traffico per far passare il veicolo, che poi ha puntato verso via del Teatro di Marcello. Anche in questo caso l’auto avrebbe saltato la coda passando sulla corsia di sinistra. All’altezza della Bocca della Verità i vigili avrebbero fatto passare l’automobile. Secondo le parole della motociclista, riportate dal web, il tragitto sarebbe terminato alle 19.20 davanti al negozio di calzature nel quartiere Testaccio.
Nessun commento dalla Regione, così come dal negozio di scarpe, dove una commessa taglia corto: “Non diamo informazioni sui nostri clienti”. Tanti i messaggi su twitter che riguardano l’ex governatrice. Per Aurelio Mancuso “l’auto di servizio Polverini sfreccia contromano, per le vie del centro per acquistare un paio di scarpe. Saldi di fine stagione politica”. Altri scrivono “vergogna”, “Si scrive Polverini. Si legge Fastidio” e c’è chi osserva: “Auto blu della Polverini contromano per correre a comprare le scarpe. E’ rimasta senza poverina, gliele hanno appena fatte”. Sul web, infine, circola l’immagine di una scritta spuntata sui muri romani: “Frangetta nera, abbi pietà: se semo rotti facce votà”.

giovedì 27 settembre 2012

Renata in barca a scrocco.



Una gita a Ponza, nel giugno scorso. Per la quale la ex governatrice ha usato non una, ma due motovedette della Guardia di Finanza. Facendo anche spostare tre motopescherecci che le davano fastidio.

Non una ma ben due motovedette delle Fiamme Gialle per la gita a Ponza di Renata Polverini. Una velocissima V2050, mezzo adottato per sconfiggere i contrabbandieri, ad aprire il convoglio e poi un comodo guardacoste lungo 22 metri per la governatrice, i suoi quattro amici e un carico di bagagli. Che i militari hanno scaricato a terra, improvvisandosi facchini. Cinque anni fa, dopo lo scandalo per le escursioni del generale Roberto Speciale e di tanti politici a bordo di mezzi della Finanza, si era promesso che non sarebbe mai più accaduto. Invece queste foto documentano il tour di Renata & Friends lo scorso 24 giugno sulla rotta Ponza-Anzio.

L'ex governatore era di ritorno da un impegno ufficiale: aveva assistito alla finale del Premio Caletta. Sedeva in prima fila assieme al neosindaco di Ponza Piero Vigorelli, celebre conduttore televisivo da sempre vicino al Pdl e ora top manager de La7, e a Bruno Vespa. Uno serata condotta da Claudio Lippi e dalla meno nota Adele Di Benedetto, con sfilata di modelle abbastanza svestite che indossavano abiti di sarti emergenti laziali, e un mini talk show improvvisato da Vespa. Tra i premiati Alessandro Cecchi Paone, che sfoggiava brache etniche, e Licia Colò, a cui è stato riconosciuto l'impegno per la promozione dell'isola pontina.

La serata è organizzata da Almadela, un'associazione di Latina che si occupa di promozione tv, moda e formazione giovanile quasi sempre con finanziamenti pubblici. E il Premio Caletta è venuto a costare circa 30 mila euro, raccolti tra sponsor privati e contributi pubblici, come spiega Alberto Lauretti, presidente di Almadela. Provincia e Regione dovrebbero stanziare 10 mila euro, mentre le spese di luci e palco sono state a carico del Comune. Secondo Lauretti «il grosso delle spese se ne vanno per i trasporti e i biglietti degli aliscafi». Gli ospiti, giura Lauretti, «arrivano sempre con mezzi pubblici, così è stato per Paolo Bonaiuti, per il prefetto di Latina e tutti gli altri».

Non per la Polverini, che ha usufruito di un trasporto privilegiato degno di un sovrano. Stando alle testimonianze, ore prima dello sbarco tre pescherecci sono stati fatti spostare dalle Fiamme Gialle per garantire un attracco rapido. Con un motoscafo militare che vigilava a largo del molo, accogliendo poi l'arrivo della motovedetta presidenziale. Che non si trattasse di una missione istituzionale lo conferma anche il suo look: pantaloni bianchi e canottiera fiorita.


http://espresso.repubblica.it/dettaglio/renata-in-barca-a-scrocco/2191916

Le nomine in extremis di Polverini. - Ernesto Menicucci


Renata Polverini (Ansa)

Il governatore vuole un rimpasto: i nemici interni rischiano di uscire.

ROMA - L'ultimo atto di Renata Polverini, alla fine, sarà il più politico: «Taglio gli assessori e mi dimetto: i consiglieri non li posso ridurre, la mia giunta la posso diminuire. Non serve lo stesso numero di assessori per l'amministrazione ordinaria. Ho lavorato all'accorpamento delle deleghe, domani (oggi, ndr ) le riassegnerò e allora potrò dimettermi».
È l'effetto dei veleni nel Pdl. Perché a fare le spese del rimpasto quasi «postumo» saranno, molto probabilmente, i membri di giunta più vicini ai rivali interni della Polverini, in particolare quelli legati ad Antonio Tajani. «Ballano» quasi tutti gli ex forzisti: Fabio Armeni (Patrimonio), Marco Mattei (Ambiente) e Stefano Zappalà (Turismo). Ma rischiano anche Angela Birindelli (Agricoltura), indagata a Viterbo, e gli ex An Pietro Di Paolo (Rifiuti) e Luca Malcotti (Lavori pubblici). Uomini, questi ultimi, vicini ad Alemanno il primo e al senatore Andrea Augello il secondo.
Salvi tutti gli assessori vicini alla Polverini. I due dell'Udc (Ciocchetti e Forte), «er pecora» Teodoro Buontempo (La Destra), l'ex Ugl Stefano Cetica, gli amici di Renata come Mariella Zezza, Pino Cangemi e Fabiana Santini che con lei vanno a correre la domenica mattina. Ha tutta l'aria di un regolamento di conti: la Regione è caduta, ma la guerra col Pdl non è finita. La governatrice, in una riunione-lampo con gli assessori, è chiara: «Tengo solo quelli di cui mi fido». Deciso anche il percorso: azzeramento dell'esecutivo regionale e rinomina con nuove deleghe. Mossa che scatena i malcontenti nel Pdl. Tanto che, di nuovo, è intervenuto Berlusconi, avvertito dagli uomini del Lazio a lui più vicini: «Evitiamo di esasperare gli animi», il tentativo in extremis del Cavaliere. Che, però, come nel caso delle dimissioni della governatrice, ha poi mollato la presa. La Polverini è determinata: «Sono il presidente uscente della Regione Lazio, ma non sono ancora uscita. Stiamo concordando con il ministro Cancellieri alcuni aspetti: mi spiace non essere rimasta cinque anni». E aggiunge: «Sono dettagli per chi fa demagogia, ma continuo ad agire con senso di responsabilità. Aspetto ancora le dimissioni annunciate dai consiglieri». Ma la diminuzione da 70 a 50 rimane lettera morta? Al mattino, Gianni Alemanno si sbilancia: «La Polverini, prima di uscire, vuole convocare il consiglio in seduta straordinaria e approvare i tagli». Lei prima lo gela («è l'ennesima invenzione di Alemanno»), poi - a Porta a Porta - conferma: «Il consiglio rimane in carica e può essere chiamato per questioni straordinarie. C'è la proposta della giunta sul taglio dei consiglieri e degli assessori. Oppure se arriva un decreto governativo condiviso, si può approvare la proposta». Ringrazia Napolitano «perché non si può circoscrivere tutto al Lazio», loda un consigliere di Rifondazione («una persona perbene») e poi torna all'attacco, sulle spese della Pisana: «Questa Regione è talmente indebitata che dovevamo trasferire i fondi al Consiglio regionale quando ce li chiedevano, altrimenti rischiavano il pignoramento, di non pagare gli stipendi o di essere commissariati e fare la fine della Campania». E ancora: «Ai gruppi 14 milioni? Non esiste. Ne mancherebbero 10 all'appello».
Il penultimo atto della giunta, ieri, è stato però la conferma di una serie di direttori: sette interni, uno esterno (il capo dell'avvocatura) e uno proveniente da un'altra amministrazione (Raffaele Marra, altro ex Ugl). Angelo Bonelli (Verdi) ed Esterino Montino (Pd) attaccano: «La Polverini vada via, è un bluff. Una di queste nomine è stata già bocciata dal Tar due volte». Tra i provvedimenti anche il ricorso alla Consulta sull'accorpamento delle Province previsto nella spending review . È sotto pressione, la governatrice. I fotografi la inseguono, lei rischia di finire sotto l'auto di servizio e sbotta: «Basta, sono dieci giorni che mi state appresso». E il futuro politico? In molti la vedono in Parlamento con Casini, possibile ministro di un governo tecnico ma con una spruzzata di politici. Ma, da ieri, circola un'altra voce: la tentazione del Campidoglio con Alemanno dirottato sul rinnovamento del Pdl. Fantapolitica? Chissà.

martedì 25 settembre 2012

Polverini, l'ultima furbata. - Emiliano Fittipaldi



Prima di dimettersi aveva promesso di mettere on line i conti della sua lista. Invece sul sito sono uscire solo cifre generiche e nemmeno una spiegazione sulle spese folli. Ma un dato emerge comunque: il denaro pubblico veniva regalato ai politici attraverso improbabili associazioni.

«Tutte le ricevute della Lista Polverini saranno sul sito entro sette giorni, ho sempre mantenuto gli impegni, figuriamoci in un momento come questo», ha promesso urbi et orbi Renata Polverini qualche giorno fa. «Da ieri i nostri conti sono on line e non c'è una lira che non sia giustificata o giustificabile», ha detto trionfante lunedì mattina Mario Brozzi, capogruppo della lista in Consiglio Regionale. 

Come dire che loro, quelli della lista Polverini, non hanno nulla da nascondere. Sarà anche vero, peccato che oggi sul sito  del gruppo non c'è una ricevuta nemmeno a pagarla, ma solo tre fogli excel che documentano meno della metà delle spese dell'anno 2011.

Soprattutto, manca ogni riferimento ai dettagli di due delle voci di spesa più importanti del bilancio: quella dei "compensi per i collaboratori" (pari a 379 mila euro) e quella relativa a "bar, alberghi e ristoranti", che nel 2011 ha sfiorato i 200 mila euro, quasi dieci volte più di quello speso dal Partito democratico, il doppio di quanto usato dal Pdl. In pratica, ognuno dei 13 consiglieri della lista Polverini ha avuto per mangiare e soggiornare quasi 1.000 euro in più al mese, oltre stipendio, diaria, indennità e bonus vari).

La discovery della Polverini ha dunque il sapore di una furbata, perché sui documenti pubblicati non v'è traccia dei pagamenti più sensibili per la pubblica opinione: quelli per i pranzi e i soggiorni dei politici «sostenuti per diffondere tra la società civile la conoscenza dell'attività del gruppo consiliare», e i versamenti a portaborse e consulenti vari. La Polverini si è anche dimenticata di segnalare come, perché e a chi sono andati i 91mila euro spesi per «prestazioni professionali» di varia natura. 

I tre elenchi pubblicati riguardano fatture riferite ai 886 mila euro per la stampa manifesti e la diffusione attività del gruppo, ai 4.849 euro di "spese varie (qualche bolletta Acea), e ai 110 mila euro spesi per riunioni, convegni e incontri assortiti. 


Ma spulciando la lista e facendo qualche visura, si fa comunque qualche scoperta interessante. L'11 febbraio il Gruppo Polverini, per esempio, ha girato 8.750 euro all'Associazione "Lazio Liberale" per «un incontro con i cittadini per la diffusione delle attività del gruppo».  

Nel file, scorrendo le voci, c'è un altro versamento all'associazione: stesso importo e stessa data. Stavolta il giustificativo è «supporto all'azione politica per diffusione attività gruppo». Sapete di chi è l'associazione con cui la Lista Polverini è stata così generosa? Di Andrea Bernaudo, consigliere regionale del Pdl eletto nella Lista Polverini, l'uomo accusato da Franco Fiorito di aver bevuto champagne e pasteggiato a ostriche a sbafo dei soldi del gruppo.  

Il think-tank del consigliere s'è dunque beccato per un giorno 17.500 euro. Non basta: il finanziamento della Lista Polverini all'associazione di Bernaudo continua pure a maggio 2011, con un altro bonifico, sempre da 8.750 euro. Possibile che Renata e i suoi fedelissimi in Regione non ne sapessero nulla?

Soldi sono andate pure ad associazioni di danza, a circoli bocciofili, all'associazione "Il Bel Paese" (su Internet c'è ne una con sede in Serbia, a Novi Sad), a sigle mai sentite (l'associazione Forti ha avuto 10 mila euro per organizzare un incontro sul calcio), e a tanti preti: dall'Ordine equestre del santo sepolcro di Gerusalemme ai Legionari di Cristo,  dall'Istituto dei Salesiani Pio XI all'associazione Madonna della Sanità.

Qualcosina è andata persino al Senato della Repubblica, a cui la Lista Polverini ha dato 750 euro per il fondamentale convegno su «fiscalità ed abusivismo in odontoiatria».  

Alla fine della lista della spesa si arriva a un milione. All'appello ne manca un'altro. «Stipendi e ristoranti? Francamente non lo so. Abbiamo rendicontato tutto quello che ci hanno dato», risponde Brozzi all'Espresso «Le voci mancanti? Francamente mi stai parlando di cose che mi portano in alto mare. Devo chiedere al commercialista e poi di richiamo».

Appena il consigliere ci richiamerà, aggiorneremo questo articolo.


http://espresso.repubblica.it/dettaglio/polverini-lultima-furbata/2191627

lunedì 24 settembre 2012

Scandalo Lazio, Polverini lascia: ''Irrevocabili le mie dimissioni''.

Renata Polverini (Adnkronos)

Roma - (Adnkronos/Ign) - La governatrice ha comunicato le dimissioni volontarie da presidente della Regione Lazio alla giunta da lei presieduta. Casini: ''La parola torni ai cittadini''. Fiorito: ''Se il Consiglio si scioglie io mi ricandido''. Errani: ''Ora autoriforma Regioni''. Bagnasco: ''In Regioni inaccettabile reticolo di scandali''. Fini: ''Centrodestra di oggi è una caricatura''.

Roma, 24 set. (Adnkronos/Ign) - A quanto apprende l'Adnkronos, Renata Polverini ha comunicato le dimissioni volontarie da presidente della Regione Lazio alla giunta da lei presieduta.
Oggi la governatrice ha incontrato il segretario politico del Pdl, Angelino Alfano che avrebbe ribadito la massima disponibilità del partito e l'appoggio incondizionato.
Prima della notizia delle dimissioni, il leader centrista Pier Ferdinando Casini , parlando al Tg3, si era dichiarato oggi a favore di elezioni anticipate. "Polverini faccia un passo che i cittadini apprezzerebbero", di fronte "allo schifo" emerso dallo scandalo dei fondi del consiglio laziale,"la cosa migliore è restituire la parola ai cittadini".
Anche oggi a Palazzo di Giustizia di Piazzale Clodio i magistrati e gli investigatori del Nucleo di polizia valutaria hanno proseguito l'esame della documentazione depositata da Franco Fiorito. Fra i documenti finiti nel mirino dell'aggiunto Alberto Caperna e del pubblico ministero Alberto Pioletti ci sono anche le fatture con le quali è stato possibile attingere ai fondi regionali a disposizione del Pdl e che sono stati liquidati.
I magistrati intendono verificare attraverso la loro analisi se le fatture consegnate dall'ex capogruppo del Pdl siano "genuine". E' la stessa verifica che sta facendo la Procura della Repubblica di Viterbo che oggi ha ascoltato come testimone indagato in reato connesso Fiorito.
Lasciando gli uffici della procura, l'ex capogruppo del Pdl al consiglio regionale del Lazio ha detto a Viterbo Tv: "Se il Consiglio si scioglie io mi ricandido, non vedo perché non dovrei'', ha aggiunto.
Passa intanto al contrattacco Francesco Battistoni, già successore di Fiorito nell'incarico di capogruppo Pdl alla Regione Lazio e a sua volta dimissionario. Battistoni ha dato incarico ai suoi avvocati Enrico Valentini e Pierfrancesco Bruno di querelare per diffamazione Fiorito. I due penalisti hanno sottolineato che denunceranno Fiorito nei prossimi giorni ''a tutela dell'onorabilità'' del loro cliente.
Oggi il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, ha annunciato che del tema dei costi delle Regioni e della trasparenza si discuterà mercoledì prossimo nel corso della riunione della Conferenza dei presidenti. ''Le cronache di questi giorni evidenziano un problema serio che va preso di petto e affrontato concretamente, prima di tutto dalle Regioni, con scelte nette'', si legge in una nota.
''Io penso - ha sottolineato - che si tratti di promuovere cambiamenti sostanziali in materia di riduzione dei costi, trasparenza, terzietà dei controlli e penso anche che abbiamo un'unica via: farlo assieme e subito''. ''Per questo - ha concluso - mercoledì, nella riunione della Conferenza delle Regioni affronteremo il tema con una chiara assunzione di responsabilità e con la consapevolezza che occorrono scelte forti e coerenti''.
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/Scandalo-Lazio-Polverini-lascia-Irrevocabili-le-mie-dimissioni_313725534674.html

Si è dimessaaaaaa! E' ufficiale!

domenica 23 settembre 2012

Fondi Pdl, l'allarme della Corte dei Conti: «Reati impensabili».


Polverini e il sindaco di Velletri Fausto Servadio oggi a Velletri (foto E.Zanini - Ansa)


Luigi Giampaolino: «Non pensavamo che si potesse giungere a tanto». Rimborsi senza fatture: in carico al gruppo di tutto: ricariche telefoniche, cene, multe, spazi tv.

ROMA - «Le priorità oggi sono le dimissioni della Polverini e lo scioglimento del Consiglio regionale. Per farlo è necessario un atto di forte rottura: abbiamo avviato la raccolta di firme per le dimissioni dei consiglieri regionali del Pd». È quanto annuncia in una nota il capogruppo del Pd in regione Lazio, Esterino Montino. 

«I consiglieri del gruppo Pd - sottolinea Montino - condividono l'analisi e l'appello del segretario regionale Enrico Gasbarra. Il centro destra ha ridotto la Regione Lazio in uno stato comatoso non piu sopportabile. Il limite di guardia è superato. Occorre uno sforzo corale per costringere questa Giunta alle dimissioni e allo scioglimento del Consiglio regionale come previsto dal documento presentato venerdi scorso insieme a tutti i gruppi d'opposizione. La parola deve tornare ai cittadini, solo cosi si esce dalla crisi attuale e si da un segnale di forte rinnovamento nella politica regionale».

«Le priorità oggi - spiega il capogruppo Pd - sono le dimissioni della Polverini e lo scioglimento del Consiglio regionale. Per farlo è necessario un atto di forte rottura: abbiamo avviato la raccolta di firme per le dimissioni dei consiglieri regionali del Pd. Spero che l'iniziativa venga accolta anche da tutti i consiglieri di opposizione da tutti coloro che non sopportano piu di assistere inermi alla deriva della Regione Lazio».

La Corte dei conti «è molto preoccupata e ne sente tutto il disagio perché sono fatti gravissimi in cui noi stessi, che pur siamo abituati a conoscere patologie, non pensavamo che, ove fossero vere, si potesse giungere a tanto». Lo dice Luigi Giampaolino, presidente della Corte dei conti, sul caso Regione Lazio. La Corte dei conti «è molto preoccupata e ne sente tutto il disagio perchè sono fatti gravissimi in cui noi stessi, che pur siamo abituati a conoscere patologie, non pensavamo che, ove fossero vere, si potesse giungere a tanto». Lo dice Luigi Giampaolino, presidente della Corte dei conti, sul caso Regione Lazio.

Indaga anche la Corte dei Conti. Non solo la procura di Roma, scende in campo anche la Corte dei Conti e i consiglieri del Pdl alla Pisana rischiano l’accusa di danno erariale. E soprattutto di vedersi chiedere indietro i soldi spesi in ostriche, champagne, sagre paesane e feste in toga. Il procuratore regionale del Lazio, Raffaele De Dominicis, ha già aperto un fascicolo sul business dei rimborsi e ha delegato la Guardia di Finanza ad acquisire tutti i documenti, in vista di una possibile restituzione collettiva dei soldi. Il grafico: le spese con la carta di credito dei conti Pdl.

 

Le indagini sulle altre regioni. «È necessaria una denuncia circostanziata» per l'apertura di un procedimento giudiziario da parte della Corte dei Conti che al momento può controllare solamente i bilanci delle Regioni e degli altri enti locali ma non gli atti come quelli di programmazione o di riparto delle risorse e così via ha spiegato Giampaolino. Giampaolino ha fatto questa precisazione rispondendo alla domanda se dopo l'apertura dell'istruttoria sui finanziamenti e lo spreco dei fondi da parte del Pdl in Regione Lazio la Corte dei Conti ha intenzione di estendere la sua attività ad altre Regioni. 

Giampaolino ha ribadito che per fare ciò occorre una «denuncia circostanziata» e ha ribadito di augurarsi che il legislatore affidi alle varie corti regionali «il controllo preventivo dei regolamenti, degli atti di programmazione e di riparto delle risorse» degli enti locali. Inoltre ha di nuovo definito gli sprechi dei fondi nella Regione Lazio, qualora dimostrati, «gravi patologie che sono inimmaginabili».

E Batman finì protestato per sei assegni in un giorno. Alla fine c’è finito anche Francone nella lista più sgradevole che possa immaginare un riccone come lui. Quella dei protestati che distribuiscono assegni scoperti. Quelli che ci provano, insomma. Roba che se l’avessero saputo ad Anagni,mentre passava con il Suv pagato dalla Regione, invece che sussurrare «anvedi er Batman» gli avrebbero gridato dietro «’a buffarolo» 




Fiorito, e Batman finì protestato per sei assegni in un giorno. - Massimo Martinelli


L’otto agosto provò ad acquistare beni per 63mila euro.


ROMA - Alla fine c’è finito anche Francone nella lista più sgradevole che possa immaginare un riccone come lui. Quella dei protestati che distribuiscono assegni scoperti. Quelli che ci provano, insomma. Roba che se l’avessero saputo ad Anagni,mentre passava con il Suv pagato dalla Regione, invece che sussurrare «anvedi er Batman» gli avrebbero gridato dietro «’a buffarolo». 

Anche se adesso promette di restituire 400mila euro nella speranza di non finire in cellaFrancone Fiorito «ci aveva provato» quando aveva capito che il suo mondo dorato era crollato, che la nave stava affondando. Un po’ come quei croceristi che mentre il bastimento imbarca acqua afferrano le posate d’argento in sale ristorante prima di correre alle scialuppe. Le sue posate d’argento, per usare la metafora, valevano 63mila euro e spiccioli. Ed erano rappresentate da sette assegni che Franco Fiorito provò a smerciare l’otto e il nove agosto. Sei assegni il giorno 8 e un altro il giorno 9. E siccome sul momento nessuno si permise di fiatare, perché tutti lo conoscevano come Il Federale di Anagni, Francone Fiorito pensò pure di aver beffato tutti, a cominciare da Franco Battistoni, quello che aveva preso il suo posto e sui era permesso di mettergli i bastoni tra le ruote.

Perché anche le date, in questa storia squallida di soldi sottratti, bloccati restituiti è importante. Comincia il giorno in cui Fiorito spedisce quella lettera che, secondo lui, dovrebbe ripulire la sua coscienza, il 18 agosto. Scrive ai consiglieri e alla Polverini; denuncia che non intende pagare le fatture di alcuni consiglieri del gruppo, perché sono sospette. Roba da poco, però. Ristoranti un po’ troppo esosi; qualche ricevuta da tremila che diventa da tredicimila; altri conticini per spesucce che oggettivamente non hanno niente di politico. Insomma, esempi di politicanti di bassissimo livello, ma finiva là. Ebbene Fiorito, che ogni mese di scaricava sui conti personali anche ottantamila euro del partito non si capisce perché, decide di fare il moralizzatore; blocca i pagamenti e scrive quella lettera. E scatena la reazione dei consiglieri, che cominciano a mettere il naso nei conti.

Comincia il così la fine di Batman. Alla fine di luglio non è più il capogruppo; al suo posto c’è Franco Battistoni, che oggi è il suo più acerrimo nemico. Già il 26 luglio gli scrive: «Caro Consigliere: a seguito della mia nomina a capogruppo sono a chiederti tutta la documentazione relativa alla contabilità del gruppo, ai contratti di consulenza, ai contatti di collaborazione e ai dipendenti del gruppo». Fiorito neanche risponde e continua a vivere alla grande. Va al Circeo, in villa, dove la costruzione abusiva della piscina gli da qualche problema con la Forestale.

Il 7 agosto, dopo aver scritto parecchie altre volte alla segreteria di Francone, Battistoni alza un po’ la voce: «On. collega Fiorito, premesso che il 24 luglio sono stato eletto alla presidenza del Gruppo Consigliare del Pdl al tuo posto, ti invito e ti diffido a voler consegnare entro due giorni tutta la documentazione contabile, i conti correnti e i libretti degli assegni. Sento il dovere che decorso tale termine dovrò prendere iniziative più incisive per il recupero della documentazione».

Francone la legge a modo suo, quella lettera perentoria. Due giorni, dice Battistoni? Significherà che per due giorni si può fare baldoria. Ed ecco che l’otto agosto firma sei assegni rispettivamente da novemilasettantacinque euro, diecimiladuecentoottantacinque euro, ottomilatrecentoquarantanove euro, ottomila euro, novemilaseicentoottanta euro e ottomilaquattrocentosettantamila euro.

L’ultimo assegno lo stacca il nove luglio; da diecimila euro. Tutti regolarmente incassati, salvo poi essere rifiutati dalle banche. Francone, come d’abitudine, aveva usato il blocchetto di assegni del Pdl. Ma Battistoni, pur avendo due giorni di tempo, era stato previdente. Il conto lo aveva già bloccato. E lui, l’uomo che in tv si vantava di guadagnare più del capo dello Stato, si ritrova adesso nella lista dei protestati. E per un po’ non potrà avere altri libretti di assegni oppure chiedere prestiti oppure mutui.

Pdl Lazio, Cardulli (Pd) contro i suoi consiglieri: “Complici di un ladro”.


Pdl Lazio, Cardulli (Pd) contro i suoi consiglieri: “Complici di un ladro”


Sul sito di un iscritto dei Democratici una lunga invettiva contro i rappresentanti del partito; incapaci di far cadere il governo della destra, miopi o assenti quando si votava un meccanismo di spartizione di denaro pubblico: "Prima di leggerlo sui giornali, avete assunto parenti, fratelli, amanti?... L'antipolitica non è Grillo, siete voi".

Lo scandalo dei fondi ai consiglieri della regione Lazio si arricchisce di un nuovo capitolo. La rivolta della base contro i consiglieri del Pd: incapaci, secondo Michele Cardulli libero iscritto al partito, di far cadere il governo di destra della regione e soprattutto miopi o assenti quando il meccanismo della distribuzione dei fondi veniva approvato. I Democratici per ora stanno raccogliendo le firme per le dimissioni in blocco di tutto il consiglio regionale, dopo la decisione della presidente, Renata Polverini, di restare imbullonata alla sua sedia. Per giorni c’è stato un tiramolla sulle dimissioni: prima quasi annunciate, poi certamente ritirate perché la Polverini è stata convinta a restare dallo stesso Silvio Berlusconi. Tutto intorno lo scandalo dei fondi usati dai consiglieri per festini, cene e chissà cosa altro. Milioni di euro, 20 milioni, in pochi anni finiti nelle tasche dei degli eletti del popolo. Così voraci da perseguitare per avere il denaro, come lui stesso ha raccontato, l’ex capogruppo Pdl Franco Fiorito, indagato per peculato. “Er Batman”, questo il soprannome di Fiorito, ha raccontato il “sistema” della spartizione, ha snocciolato una per una le richieste dei colleghi. E ora uno della base del Pd, che come scrive sul sito è innamorato della politica e non delle poltrone (lavora stampa del Consiglio regionale Lazio dopo aver vinto un concorso), lancia sul suo sito una invettiva, scrive un je accuse contro i compagni di partito accusati di essere complici di un ladro: “E allora voi avete almeno il dovere di dirci dove stavate”. Cardulli chiude il suo pamphlet con una frase tranciante: “Invece di pensare alle preferenze, per una volta pensate ai voti che ci fate perdere con le vostre facce impassibili. Sepolcri imbiancati di un sistema di potere che genera corruzione. Incapaci perfino di capire che tutto sta crollando”. Molti i commenti e le condivisioni e le sottoscrizioni del “Sostiene Carulli”.
“Cari consiglieri regionali del Pd,
vi scrivo questa lettera perché non facendo parte della direzione del partito non posso intervenire lunedì e dirvi le stesse cose in faccia, guardandovi negli occhi. Da una settimana avete avuto la possibilità di mandare a casa la destra del Lazio, mandando definitivamente in pezzi il partito di Berlusconi e avviando un processo a catena che avrebbe fatto saltare, come dice lo stesso Berlusconi, Campania e Lombardia. Da una settimana avete preferito tacere, limitandovi a qualche comunicato stampa, all’annuncio di una mozione di sfiducia della quale non si ha traccia, alla richiesta di dimissioni della Polverini “perché – come dice il capogruppo Montino – non ha più la maggioranza”. Dite di spendere oltre settecentomila euro per i manifesti, ma in questo caso non avete stampato manco un volantino. Davanti al consiglio regionale, venerdì mattina c’erano dieci militanti della Federazione della sinistra a manifestare.
Vi scrivo non tanto perché preoccupato della vostra carriera politica, che da questa situazione – magari non ve ne siete accorti – riceverà una mazzata terribile. Ma perché quella che state gettando nel fango è la mia faccia. La mia faccia di militante del Pd che va a parlare con la gente, che apre il circolo, che attacca i manifesti. Vorrei chiedervi cosa vado a dire domani ai cittadini? Che cosa gli vado a dire: beh, ma noi abbiamo usato i fondi per le iniziative politiche, mica per le donnine e le Bmw? Io, noi, quelli che non prendono rimborsi, diarie e indennità, ci mettiamo la faccia tutti i giorni. Non ci meritiamo di sentir dire “abbiamo sbagliato ad accettare quei soldi”. Facile, voi avete fatto il sacrificio di gestire oltre due milioni di euro, noi andiamo a raccontare ai cittadini che ci serve il loro contributo per pagare l’affitto del circolo e per stampare i manifesti. E allora voi avete almeno il dovere di dirci dove stavate.
Dove stavate quando l’ufficio di presidenza approvava quel meccanismo nefasto di moltiplicazione dei fondi. Forse il vicepresidente Bruno Astorre era malato? E non se n’è accorto dopo? Era così difficile capire che distribuire 12 milioni di euro in un anno ai gruppi consiliari, per giunta senza alcun meccanismo di controllo, senza nessuna regola, era una cosa scandalosa? Vi informo che la Regione ha chiuso ospedali, non paga i fornitori, taglia i fondi per i trasporti, taglia perfino il buono pasto ai dipendenti. Mi chiedo dove stavate quando il Pdl presentava i suoi bilanci al Comitato regionale di controllo contabile. Forse anche il presidente Carlo Ponzo era malato? E quando i soldi sono arrivati al gruppo, Esterino Montino non si è accorto che erano forse un po’ troppi. Anche lui malato. Oggi su Repubblica dice che avete fatto una riunione. Per rimandarli indietro? No, solo per stabilire le procedure per utilizzarli.
Mi chiedo dove state quando in Consiglio regionale si cambiano porte nuove, si comprano mobili nuovi per sostituire scrivanie che hanno due anni di vita per soddisfare il capriccio di qualche presidente di commissione. Mi chiedono dove state quando si fanno lavori inutili, senza appalto. Centinaia di migliaia di euro buttati, anche questi lavori sono spartiti fra voi? Mi chiedo dove eravate quando l’ufficio di presidenza votava la delibera che distribuisce a pioggia un milione e mezzo di euro a testate locali in cambio della benevolenza verso qualche consigliere. Mi chiedo dove eravate quando l’ufficio di presidenza distribuiva patrocini a pioggia, poche migliaia di euro che diventano milioni se le sommiamo tutte insieme. Mi chiedo dove eravate quando si approvavano i lavori per fare la nuova biblioteca, tutta legni pregiati, lampade che raffigurano lo stemma della regione, pavimenti in marmo. Frequentatori zero. E mi chiedo soprattutto perché non avete mai risposto a quelli che vi chiedevano di fare una battaglia perché le delibere dell’ufficio di presidenza fossero pubbliche, inserite sul sito come tutti gli atti del Consiglio regionale, come io stesso ho fatto per anni. Perché lì, nella segretezza di quelle decisioni di sei persone, stanno le radici del malaffare.
E dire che è tutta colpa di Fiorito non vi laverà la coscienza. Perché se lui è un ladro, come scrive Merlo su Repubblica, voi siete i pali, voi siete complici. E voglio sapere, ne ho il diritto come iscritto a questo partito, chi avete pagato con quei 622 mila euro che dite di aver speso per i collaboratori del gruppo. Le 23 persone che lavorano al gruppo pagate dal consiglio regionale non bastavano? Chi sono questi collaboratori, chi li ha decisi? Prima di leggerlo sui giornali, avete assunto parenti, fratelli, amanti? Malgrado avessi ben presente tutto questo mi sarei aspettato un sussulto di orgoglio, una battaglia in aula, dimissioni collettive, gesti clamorosi. Se lo aspettavano quelli che aprono le sezioni, vanno ad attaccare i manifesti e vanno soprattutto a chiedere quei voti che vi permettono di stare lì.
E invece nulla, manco per salvare la faccia. Sono stanco di leggere le dichiarazioni di chi si scusa. Sono stanco di leggere ‘siamo onesti, però abbiamo sbagliato ad accettare quei soldi’. Non capite che non è la vostra la faccia, ma la mia, la nostra? L’antipolitica non è Grillo, siete voi con la vostra arroganza e la vostra presunzione. Vi credete depositari di non si capisce bene quale verità assoluta perché “prendete le preferenze”. Eccole le preferenze: Fiorito 26mila, migliaia anche per Piccolo. Invece di pensare alle preferenze, per una volta pensate ai voti che ci fate perdere con le vostre facce impassibili. Sepolcri imbiancati di un sistema di potere che genera corruzione. Incapaci perfino di capire che tutto sta crollando. Vi chiedo – a dire il vero con poca speranza – un sussulto di orgoglio. Dopo la frase ‘abbiamo sbagliato’ nella prossima intervista, aggiungete ‘per questo mi dimetto’.  Forse guardarvi la mattina allo specchio sarà più facile”.

domenica 16 settembre 2012

Fiorito, l'inchiesta scuote la Regione Lazio. Polverini convoca un consiglio d'urgenza.



La presidente punta a un taglio dei costi della politica. 
ROMA - L'inchiesta sulla spese folli del Pdl scuote la Regione Lazio e spinge la presidente Renata Polverini a convocare un consiglio d'urgenza entro lunedì con l'obiettivo di dare un taglio ai costi della politica. Nel caso mancasse un'intesa, la governatrice non esclude le dimissioni. Intanto l'intervista al Messaggero dell'ex capogruppo indagato per peculato, Franco Fiorito, provoca la reazione indignata di Giorgia Meloni. Mentre Angelino Alfano sentenzia: «Fiorito è fuori dal partito».

Consiglio urgente. 
Taglio dei costi della politica, riduzione dei fondi ai gruppi e nel caso di mancata convergenza la possibile estrema ratio delle dimissioni. Renata Polverini sarebbe intenzionata ad agire col pugno di ferro sul caso Fiorito. In Aula potrebbe presentare un suo progetto di 'tagli' alle spese della politica, in questi giorni al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica. In Aula, inoltre, potrebbe arrivare da parte sua l'idea di una drastica riduzione (se non un azzeramento) dei fondi oggi nella diretta disponibilità dei gruppi consiliari, in favore di un sistema che garantisca un maggior controllo delle spese dopo le vicende legate all'ex capogruppo. Non si esclude che Polverini possa addirittura arrivare, se non troverà dall'Aula un atteggiamento largamente collaborativo, anche a minacciare le più estreme conseguenze politiche, come le sue stesse dimissioni da presidente della Giunta, causando così, ai sensi dell'art. 44 dello statuto regionale, lo scioglimento del Consiglio. 

Alfano. «Al di là del profilo penale, occorre che ci si renda conto che in tempi di crisi, il primo che deve pagare il conto in termini di sobrietà, compostezza e anche un certo stile è il politico», commenta intanto il segretario del Pdl Angelino Alfano in merito all'inchiesta che vede indagato Fiorito. Fiorito «per quanto ci riguarda è gia fuori» dal partito, ha detto Alfano intervenendo al meeting della Confesercenti a Perugia.

Lo sfogo di Meloni. 
Giorgia Meloni è furiosa. Le frasi su sua sorella pronunciate da Franco Fiorito, l'ex capogruppo Pdl alla Regione Lazio ora indagato per peculato, non le sono piaciute per niente: «Arianna - tuona - è una lavoratrice precaria della Regione Lazio da oltre 10 anni. Ha collaborato inizialmente a titolo gratuito nel gruppo di An, ben prima che io ricoprissi ruoli pubblici. È una impiegata semplice, che ha avuto due bambine e che per conciliare la maternità con il lavoro usufruisce dei congedi parentali previsti dalla legge». 

«Il suo è un caso di "parentopoli al contrario": per evitare illazioni - continua - non ha mai completato un percorso di stabilizzazione lavorativa. Da Fiorito mi sarei aspettata delle scuse prima di vederlo scomparire dalla politica italiana. Ma come tutti i disonesti che pensano di essere più furbi degli altri ha provato a gettare fango su chi non ha scheletri nell'armadio, per far passare il principio "i politici sono tutti ladri". Mi auguro che sia espulso dal Pdl per il suo comportamento e per le sue sguaiate reazioni: la gente come lui infanga l'impegno di tutte le persone oneste che fanno politica».