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sabato 13 aprile 2013

Una bella notizia dal Sudamerica che ci riguarda. Finalmente svelata la politica estera del M5s. - Sergio Di Cori Modigliani


vattimo e la Kirchner
Gianni Vattimo e Cristina Kirchner 
La Cultura è servita per farci comprendere l’esistenza dei Diritti degli Esseri Umani e farci capire e incorporare l’idea che la schiavitù è un concetto inconcepibile per il genere umano”.
Mario Vargas Llosas, premio Nobel per la letteratura 2010. Buenos Aires 11 aprile 2013 
E’ una di quelle notizie che fa bene, che dà ottimismo, che rende orgogliosi, che fa pensare alla grandezza reale dell’Europa, all’importanza del suo continuo lascito culturale, che stimola la dignità dell’unità nazionale e fa ben sperare sulla rinascita della nostra nazione. Una di quelle notizie in cui perfino la retorica ci sta bene. E invece niente.
Sulla stampa nazionale e alla tivvù non è in risalto, tantomeno su facebook.
La trovate qui, così come è stata data nell’intero continente americano, dal Canada al Polo sud: “Ieri mattina, 11 aprile, a Buenos Aires, la presidenta argentina Cristina Kirchner ha ricevuto in visita ufficiale il prof. Gianni Vattimo, valente filosofo italiano, professore emerito di filosofia teoretica all’università di Torino, parlamentare europeo nelle liste dell’Idv. Il filosofo italiano ha ricevuto la laurea honoris causa all’Università di Buenos Aires per “meriti di pensiero”. Nel corso dell’incontro, al quale ha partecipato anche Juan Manuel Abal Medina, capo di gabinetto e ministro della cultura argentino, il prof. Vattimo ha espresso un grande apprezzamento per le conquiste nel campo dei diritti civili in tutte le nazioni del Sud America, gettando il seme di una ritrovata possibile intesa tra il continente sudamericano e l’Europa. Così è stata motivata, da parte di Medina, l’assegnazione del premio a Vattimo: “Il filosofo italiano è uno dei più solidi e più interessanti pensatori dei nostri tempi. Soprattutto, in questo momento storico, perché le sue opere e la sua attività ci consentono di essere in grado di fornire nuovi elementi teorici per aiutarci a comprendere e affrontare la gestione della politica in maniera complessa in un mondo sempre più complesso. Sono orgoglioso a nome di tutti i sudamericani per i suoi complimenti a nome del parlamento europeo. Le sue parole mostrano che la nostra Regione Latina è vista con occhi speranzosi da chi ha voglia, in Europa, di vedere”.
A riprova dell’importanza che in Sudamerica hanno attribuito a quest’incontro, c’è un sito nuovo, messo su immediatamente dal governo argentino, che trovate qui vattimoenargentina.com. sotto il titolo  La Presidenta recibió a Gianni Vattimo
Da noi, in Italia, per motivi che esulano dalla mia comprensione, è stato scelto da parte della cupola mediatica e della cultura ufficiale (nel caso esista ancora) di non dare risalto all’evento. C’è da scegliere il sostantivo, per cercare di comprenderne le ragioni:  Distrazione? Masochismo? Indifferenza? Disfattismo? Negligenza? Incompetenza?
Qualunque sia la motivazione, è un segnale dell’altissimo livello di disinformazione che regna in Italia, dove invece si legge oggi nelle pagine culturali ( e ci si discute pure sopra) che una valletta sexy ha scritto al Papa. Non a caso siamo finiti al 57esimo posto come libertà di stampa e l’ufficio statistico dell’ Unione Europea ha rilevato –dieci giorni fa- che l’Italia, tra i 27 paesi membri, è ultimo come investimento nella cultura, nell’istruzione, nella ricerca scientifica, nell’innovazione. Al primo posto c’è la Germania. Penultima è la Grecia. Questi sono i risultati della politica di Draghi e di Mario Monti.
Certo, va detto, che parlare oggi di un incontro tra un parlamentare europeo, che di professione fa il filosofo, stimato e apprezzato in tutto il mondo (alla fine degli anni’80 intuì alla perfezione la tendenza della società di allora, coniando il termine “pensiero debole”) e la presidente di uno Stato che ha detto no alle politiche rigoriste e iper-liberiste del Fondo Monetario Internazionale, causerebbe più di un malumore nelle truppe cammellate al seguito dei partiti e nelle riunioni di redazione della cupola mediatica. Comunque sia, sono contento di poter fornire una notizia che accogliamo come un buon motivo per sentirci orgogliosi di essere italiani.
Subito dopo aver ricevuto Vattimo, il governo argentino ha convocato una conferenza stampa nel corso della quale è stata presentata la nuova regolamentazione argentina per combattere, in maniera molto severa, la pratica dello sfruttamento lavorativo dei minorenni. Presentato come «Acto de CFK en el Salón de las Mujeres del Bicentenario. Promulgación de las leyes de Régimen de contrato de trabajo para el Personal de Casas Particulares y la que castiga a quienes promueven el trabajo de menores de edad» la  nuova legge è stata accolta in tutto il continente sudamericano (e soprattutto dagli osservatori dell’Onu) come una solida tappa nella lotta contro la povertà e contro lo sfruttamento dei ceti più deboli e svantaggiati. Chi è interessato può trovare tutti i particolari nel sito ufficiale argentino http://on.fb.me/wgn0mc.
Verso sera, sempre nella città di Buenos Aires (www.lanacion.com.arg sotto il titolo La cultura y la calidad de la democracia, según Vargas Llosa, a firma Maria Elena Polac) c’è stato un incontro aperto al pubblico con il premio nobel della  letteratura presentato dal sociologo Juan Josè Sebreli e trasmesso in tutto il continente americano, compreso Usa e Canada. Nel corso di tale evento, al quale hanno assistito circa 1000 persone in vivo, e circa 40 milioni di persone in streaming nell’intero continente, il grande romanziere peruviano ha lanciato un poderoso atto d’accusa contro gli intellettuali e gli economisti, rei di aver snaturato il mondo per poter giustificare l’inizio di un processo di de-naturizzazione dell’essere umano. Vargas Llosas ha spiegato come il mondo sia pieno di imperfezioni perché così è la natura umana, ma non bisogna dimenticare che la Cultura e la Scienza ci hanno consentito di uscire dalla caverne e puntare alle stelle, ma la loro pessima interpretazione ci ha portato anche alla barbarie, al nazismo, al comunismo; oggi stiamo correndo il rischio di ritornare alla barbarie perché abbattendo le frontiere della Cultura, si ritornerà nelle caverne; esistono oggi raffinate tecniche di manipolazione delle coscienze che consentono di irretire gli spiriti addormentandoli.
E’ ciò che in Italia, di solito, si chiama disinformazione. Un processo in atto nella nostra repubblica dove le notizie, gli accadimenti, le dinamiche del mondo reale, vengono ormai sottaciute per alimentare di continuo, sia sulla stampa cartacea che alla tivvù e sui social networks una realtà parallela, virtuale quanto immaginaria, per far credere alla popolazione che l’illusione inventata da una classe dirigente asfittica e incompetente corrisponda alla realtà. Non è certo casuale il fatto che dall’informazione italiana sia praticamente scomparsa ogni notizia, dibattito, discussione, confronto, relativo agli esteri e alla politica estera. Non una parola, o poche, nei programmi dei partiti, come se il mondo non esistesse. Non una parola, o poche, su ciò che, intanto, Monti e i suoi ministri seguitano a fare nello scacchiere del pianeta; mentre agli italiani si vuol far credere che non esiste il governo e gli impegni internazionali sono stati cancellati in attesa di un nuovo governo. Non è vero. Non è così.
Non mi stupisce, dunque, che l’intera cupola mediatica e le tivvù al seguito (compatte e in linea) con la complicità delle chiacchiere inutili di facebook, abbiano scelto di non riferire o di mostrare poco interesse, riguardo il comportamento degli eletti del M5s in Parlamento,  in relazione ai due importanti eventi nazionali in materia di politica estera: la presenza dei nostri soldati in Afghanistan e la posizione “ufficiale” italiana nella guerra civile siriana, dove le nostre aziende belliche sono infognate fino al collo senza che i cittadini italiani ne siano informati.
Non si tratta solo di dare risalto all’attività parlamentare, lo si è sempre fatto poco,  anche con gli altri gruppi parlamentari ma, in questo momento, sapere come agisce questa nuova realtà in Parlamento può essere una notizia da dare ai cittadini, che forse sono stufi di ricevere soltanto gossip.
Il M5s ha ufficialmente presentato (firmato da 53 eletti) alla presidente della Camera on. Laura Boldrini, la richiesta di porre fine alla presenza militare italiana in Afghanistan, non essendo stato il governo in carica disponibile a fornire spiegazioni in merito, per informare i cittadini sulle ragioni e sulle motivazioni per cui i nostri militari stanno lì. Con fortissimo aggravio finanziario per i conti dello Stato. Invito (chi è interessato) a collegarsi qui andandosi a vedere ed ascoltare di persona ciò che i deputati del M5s hanno fatto e detto a riguardo..
http://www.youtube.com/watch?v=AjUf-aH563s&list=UUQMR0q4wNM8Rbe7W0UlX1jg&index=1.
A questo va aggiunta anche l’interpellanza “ufficiale” presentata sempre alla Camera dei Deputati in data 10 aprile 2013 e sulla quale è stato steso un velo di omertà e di censura inspiegabile, dato che si tratta di una documentazione istituzionale ufficiale e di materia fondamentale sia per la sicurezza della nazione, che per l’incolumità dei professionisti della stampa e dell’intera cittadinanza. Ecco qui di seguito il testo ufficiale per intero, così come è stato rubricato agli Atti Parlamentari:
Al  Presidente del Consiglio dei Ministri – Ministro pro tempore agli Esteri
Premesso che:
in Siria, da due anni, è in corso una guerra (90.000 morti, secondo l’ONU) determinata dall’irrompere di gruppi armati, provenienti da numerosi stati stranieri e foraggiati dall’Occidente e dalle Petromonarchie, che, impossessandosi delle giuste istanze di democrazia e partecipazione che erano alla base delle mobilitazioni del popolo siriano di qualche anno fa, stanno seminando il terrore con autobombe, assalti ad edifici governativi, uccisioni e rapimenti di inermi cittadini siriani “colpevoli” di non schierarsi con loro contro il governo di Bashar al-Assad;
i suddetti gruppi, tra l’altro di feroce “ideologia” jihadista e facenti parte della cosiddetta “Coalizione nazionale siriana” sono stati riconosciuti dal dimissionario Ministro Terzi come “unici rappresentanti del popolo siriano” per i quali (insieme alla diplomazia francese e inglese) ha recentemente proposto la fine ufficiale dell’embargo di armi decretato dalla Comunità Europea;
il 3 aprile di quest’anno quattro giornalisti di nazionalità italiana (Amedeo Ricucci, inviato Rai,; Elio Colavolpe, Andrea Vignali, e Susan Dabbous) sono stati rapiti nel nord della Siria da uno dei suddetti gruppi e tuttora sequestrati nella verosimile attesa di ricevere dal nostro governo soldi o armi;
il 4 aprile di quest’anno, la RAI e la Farnesina, verosimilmente per  non gettare cattiva luce sui suddetti gruppi armati, dichiarava, i suddetti giornalisti non già “rapiti” ma, bensì, pudicamente “trattenuti” e chiedeva agli organi di informazione un “silenzio stampa” prontamente ottenuto anche dai numerosi organi di informazione sempre pronti a invocare crociate; che sono passati almeno sei giorni dal rapimento senza che il Governo si sia sentito in dovere di riferire al Parlamento su questo gravissimo episodio
si chiede di riferire con urgenza:
se il Governo italiano sta conducendo trattative con i suddetti gruppi armati per ottenere la pronta liberazione degli ostaggi;
se queste trattative prevedono l’invio di denaro o di armamenti.
Non pensate che, come cittadini, qualunque sia la vostra collocazione politica, sia un diritto inalienabile di ogni italiano essere informato sul perché i nostri soldati vanno a morire in Afghanistan, che cosa ci stanno a fare lì, che cosa sta accdendo in Siria e qual è l’esatta posizione dell’Italia rispetto alla guerra civile?
Così vanno le cose in questa settimana.
Vi auguro un buon week end.

martedì 8 gennaio 2013

CAMERON MINACCIA L’ARGENTINA. IL GOVERNO SUDAMERICANO RISPONDE E SCOPRE GLI ALTARINI GUERRAFONDAI. - Sergio Di Cori Modigliani



Dal punto di vista mediatico (oltre a quello sostanziale) è davvero molto interessante rilevare le modalità di uso e di consumo della guerra tra le due Cristine.
Il primo ministro inglese, David Cameron, ha scelto di dare una risposta alla lettera inviatagli dalla presidente argentina Cristina Kirchner, in diretta televisiva sulla BBC. Contrariamente alla tradizione giornalistica anglo-sassone, sempre molto corretta in frangenti come questi, l’emittente britannica non ha mostrato (né letto né sintetizzato) il testo originale inviato dalla Kirchner, accettando per buona la versione del primo ministro, il quale si è detto obbligato a intervenire in seguito “a minacce ricevute dal governo argentino in relazione alla sovranità di un pezzo del nostro territorio nazionale”.

Ecco qui di seguito l’estratto dell’intervista così come viene riportata dal Guardian, il più radicale tra i media britannici: UK will fight for the Falklands, says David Cameron 

In Italia non se ne parla, se non per un brevissimo pezzo diffuso dall’agenzia di stampa italiana AGI. 

Eccolo: Cameron, "Pronti alla guerra per difendere le Falkland"

08:05 07 GEN 2013
(AGI) - Londra, 7 gen. - Londra e' pronta alle armi per difendere le Falkland. David Cameron rispolvera parole di guerra di fronte alle nuove rivendicazioni avanzate dal presidente dell'Argentina, Cristina Kirchner, che aveva accusato Londra di esercitare sulle terre contese, e all'origine di una guerra tra i due Paesi, "un colonialismo da diciannovesimo secolo". La Gran Bretagna, ha detto Cameron intervistato dalla Bbc, possiede "forti armi di difesa" sul posto ed e' "assolutamente chiaro" che le usera' nel caso di un confronto militare. "Ricevo regolarmente una serie di rapporti sulla questione", ha sottolineato Cameron, "poiche' voglio sempre essere al corrente della nostra solidita' militare e della nostra determinazione. Abbiamo diversi caccia e' unita' militari nelle Falklands". A marzo i 3.000 abitanti delle isole esprimeranno in un referendum il desiderio di restare o meno nella Gran Bretagna.

Né in Italia, né in Gran Bretagna, né in nessun altro paese europeo –con l’eccezione della Francia, della Cekia e dell’Irlanda-  sono state diffuse le reazioni sudamericane, sia quelle “ufficiali” del governo che quelle della stampa e della società civile. Ecco, qui di seguito, l’editoriale del quotidiano La Naciòn (il corrispondente argentino del nostro corriere della sera) da sempre su posizioni moderate di centro:

Il testo recita così: El Gobierno repudió las "amenazas militaristas" de Cameron por Malvinas 

Mentre l’Europa fa finta di niente con la consueta miopia che la contraddistingue, pungolata soltanto da Hollande, che ha dichiarato “essendo stata inviata una copia della lettera, oltre che al segretario dell’Onu, anche all’Unione Europea, sarebbe auspicabile aprire immediatamente una discussione in merito presso le diplomazie dei 27 paesi membri” i cittadini del nostro continente non sono in grado di poter comprendere che cosa stia accadendo.

In verità, tutto ciò è una semplice tappa della “guerra tra le due Cristine”, tant’è vero che in Europa è stata completamente censurata sia l’intera dichiarazione ufficiale del governo argentino, sia le reazioni brasiliane, uruguaiane, cilene, ecuadoriane, boliviane, venezuelane, tutte relative allo scontro economico tra i due continenti.

Sostiene il governo argentino “riteniamo che le dichiarazioni del premier britannico David Cameron, che ha scelto di usare toni minacciosi dal sapore bellico come risposta a una nostra lettera diplomatica (la cui richiesta consisteva nell’aprire un tavolo di discussione) non possiamo non considerare tale risposta come un semplice diversivo per impedire alla popolazione britannica di prendere atto che il governo inglese sta scegliendo di investire una gigantesca somma di denaro pubblico in armamenti e forniture belliche, a danno della ripresa economica, dello sviluppo e del progresso. Riteniamo che la Gran Bretagna e l’Europa, invece di flettere i muscoli minacciando la guerra, dovrebbero piuttosto occuparsi di portare guerra alla disoccupazione, all’abbattimento dello stato sociale, alla miseria che si sta diffondendo sempre di più in tutto il continente europeo. Non è una novità che le potenze, quando sono all’angolo, tentano di esportare i propri problemi all’estero “inventando” delle guerre per cercare, irresponsabilmente, di poter risolvere così dei conflitti interni”. 

Siamo venuti a sapere, quindi (così come la maggior parte degli internauti inglesi) attraverso i networks sudamericani, sia quelli mainstream che quelli indipendenti digitali, come il parlamento britannico stia per varare una serie di misure governative che daranno il via a un investimento di circa 80 miliardi di sterline (intorno a 100 miliardi di euro) a favore del Ministero della Difesa, nel nome della “assoluta e inderogabile necessità di provvedere alla salvaguardia e difesa nazionale”, per acquistare nuove armi e aumentare il budget militare, seguitando a tagliare le spese nei settori della sanità e dell’istruzione. La controversia su queste piccolissime isolette in fondo al Polo Sud capita a fagiolo per David Cameron.

Il fatto è che le guerre (secondo la tradizione sia formale che legale) in Gran Bretagna le dichiara e le lancia la corona. Se non c’è la firma del re, non c’è nessuna guerra. E il principe Carlo (a un passo dall’esercitare il suo mandato) -è cosa nota- è un uomo incline al pacifismo, è disponibile a risolvere subito la faccenda in maniera diplomatica e armoniosa, pende verso la green economy, e non ha nessuna intenzione di finire sui libri di Storia come il re che ha procurato al popolo britannico fame, disperazione e sofferenza per salvaguardare gli interessi dei colossi finanziari e di qualche generale in fregola. E’ proprio il caso di dire: noblesse oblige.

Questa zuffa tra la Kirchner e Cameron, pertanto, non è una cosa da poco.
E’ ben più importante delle discussioni tra Monti, Barroso e la Merkel, perché ormai l’hanno capito tutti che si tratta soltanto di finzioni formali.

E’ lo scontro tra due diverse e opposte interpretazioni del ruolo che la classe dirigente politica di ogni nazione in occidente deve assumersi la responsabilità di scegliere di avere in questo momento: proseguire nell’attuale piano di strozzamento del mondo del lavoro, aumentando la disoccupazione, abbattendo lo stato sociale, restringendo gli investimenti pubblici nel nome del rigore e dell’austerità imposte dal fiscal compact, favorendo soltanto i colossi finanziari, le banche e l’industria degli armamenti, oppure cambiare rotta e applicare delle politiche economiche espansive, di stimolo all’investimento, per rilanciare l’economia civile restringendo i budget militari.  v Se prendiamo le due frasi, sia quella di Cameron che quella della Kirchner, ci rendiamo conto di quale sia la posta in gioco e come, dietro tutta questa vicenda, ci sia l’invisibile e onnipresente mano del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale. Dice Cameron: “Difenderemo le Falkland anche con la guerra se necessario”. Sostiene la Kirchner: “Meno cannoni e meno bombardieri e più lavoro e più occupazione: di questo ha bisogno l’Europa non di una guerra ”.

Cameron ha poi risposto al governo argentino con aria sprezzante e razzista “Non accettiamo da un lontano staterello sudamericano lezioni su ciò che l’Europa deve o non deve fare”. 

E la Kirchner ha risposto: “E allora, se è così, perché l’Europa ci invia di continuo degli ispettori del Fondo Monetario Internazionale per dirci ciò che noi dobbiamo fare in materia economica, prospettandoci delle manovre che in Europa hanno prodotto soltanto miseria e dolore distruggendo l’economia europea?”.

Riguarda tutti noi, dunque.

Non si tratta di una polemica sterile, bensì di uno scontro sostanziale.

Tant’è vero che da anglo-argentino, questo conflitto è diventato in pochissime ore uno scontro tra l’Europa e il continente americano. Questo voleva Christine Lagarde.

E’ la conferma di una spaccatura storica che non riguarda delle isolette inutili, ma ben altra materia. Rivela uno scontro poderoso tutto interno alla vita politica britannica tra la massoneria conservatrice inglese che controlla la finanza della city e la corona, la quale –non a caso- cinque mesi fa ha ordinato come arcivescovo di Canterbury, la più alta carica religiosa, un uomo di cui si è parlato molto poco ma la cui nomina ha sconvolto più di un club che a Londra conta. Il capo dei pastori anglicani è un uomo che ha lavorato venti anni come analista finanziario nella centrale di Goldman Sachs, poi si è dimesso e ha pubblicato un libro rispetto al quale le dichiarazioni di Paolo Barnard sono gridolini da scuola elementare. In seguito a quella esperienza il capo degli anglicani sostiene di aver avuto una conversione religiosa e di aver scelto “di dedicare il resto della mia esistenza all’abbattimento della dittatura malefica dei colossi finanziari di cui conosco perfettamente i macabri rituali di morte e di devastazione delle esistenze” (è uno che parla così). La corona inglese lo adora, lo stima e lo rispetta. Soprattutto il principe Charles. Tant’è vero che l’hanno scelto tra 42 potenziali candidati. 

E’ lo stesso tipo di scontro che si sta verificando in Usa tra i repubblicani e i democratici. In gioco, a Washington, sul piatto della bilancia, ci sono investimenti per 6.000 miliardi di dollari. I repubblicani li vogliono passare alla difesa dove i militari protestano perché dalla fine della guerra in Iraq, per loro, è finita la festa delle sovvenzioni statali a pioggia. Nei suoi due mandati presidenziali, George Bush jr. ha succhiato alle casse della Banca d’America 11.000 miliardi di dollari. Obama e i democratici hanno detto: basta così, e guardano al Sudamerica. 

Ecco perché la nostra Christine Lagarde si è impuntata con l’Argentina. Sono in ballo decine di migliaia di miliardi di euro da investire nella finanza bellica: è la strada maestra indicata dal Fondo Monetario Internazionale, alla quale l’Italia ha aderito. E le scelte sudamericane, se si cementano con l’amministrazione Usa ponendo fine all’annoso e tragico conflitto tra il settentrione e il meridione del continente americano, possono anche far saltare l’euro e tutte le politiche di rigore e di austerità.

Non è certo casuale che nel cuore dell’Europa sia sceso in campo, personalmente, per tendere una mano al discutibile Gerard Depardieu, lo zar Putin in persona. Un segnale chiaro e forte all’Europa. In altri tempi avrebbe provocato un incidente diplomatico. 

Questi sono i giochi. 

L’Europa, in questo momento, è in pugno alla finanza di Londra e allo zar Vladimir Putin. 

Come ha detto un diplomatico francese a un recente ricevimento a Parigi “peccato che Napoleone non ce l’abbia fatta nel 1812 sulla Beresina: sarebbe stata davvero tutta un’altra Europa”.

Una boutade che sottoscrivo, nella sua surrealtà.

Quel dittatore pazzo e megalomane di Ajaccio mi sta sempre più simpatico. 

Avevano ragione sia Stendhal che Beethoven che Alessandro Manzoni. 

Buona settimana a tutti.


http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2013/01/cameron-minaccia-largentina-il-governo.html