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martedì 21 maggio 2013

Mafia, testo Pdl al Senato: “Dimezzare la pena per il concorso esterno”.


Alfano e Caliendo

Tra i casi "celebri" nei quali viene contestato il concorso esterno ci sono tra gli altri quelli di Marcello Dell'Utri e Nicola Cosentino, l'ex assessore regionale della Lombardia Domenico Zambetti, l'ex presidente della Regione Sicilia Raffaele Lombardo, l'ex sottosegretario Antonio D'Alì.

Condanna dimezzata per concorso esterno in associazione mafiosa. Niente carcere e intercettazioni per chi svolge attività sotterranea di supporto ai componenti dell’associazione mafiosa. Si dovrà dimostrare che c’è un profitto. Lo prevede il testo Pdl appena assegnato in commissione Giustizia del Senato, relatore Giacomo Caliendo.
Tra i casi “celebri” nei quali viene contestato il concorso esterno ci sono tra gli altri quelli dell’ex senatore Pdl e Marcello Dell’Utri e dell’ex deputato Pdl Nicola Cosentinol’ex assessore regionale della Lombardia Domenico Zambettil’ex presidente della Regione Sicilia Raffaele Lombardol’ex sottosegretario Antonio D’Alì. Come noto per concorso esterno è stato condannato in via definitiva l’ex presidente della Regione Sicilia Totò Cuffaro. Tuttavia in questo caso, a differenza degli altri, la legge non avrebbe effetto.
Mentre nel caso del politico tra i fondatori di Forza Italia e amico di Silvio Berlusconi, che attende il verdetto definitivo della Cassazione, avrebbe l’effetto di evitargli la galera in caso di condanna definitiva. Dell’Utri è stato condannato a 7 anni lo scorso 23 marzo dopo che la Corte di Cassazione, nel marzo 2012, aveva annullato il precedente giudizio d’appello, che si era concluso con la medesima condanna a sette anni. I giudici, però, aveva assolto Dell’Utri dai reati a lui contestati dal ’92 in poi. Nelle motivazioni i supremi giudici aveva sottolineato che il reato di concorso esterno a Cosa nostra era stato commesso certamente “fino al 1977″, mentre non lo aveva ritenuto provato per gli anni successivi.
Attualmente il concorso esterno in associazione mafiosa è punito con il carcere fino a 12 anni. Ma sinora non si trattava di una norma ‘tipizzata’ nell’ ordinamento. Lo diventerebbe con il progetto di legge da oggi all’esame della commissione Giustizia, che porta la firma anche del senatore del Pdl Guido Compagna. Nel testo, infatti, si prevede l’introduzione di due nuovi articoli nel codice penale: il ’379-ter’ e il 379-quater’. Il primo (“Favoreggiamento di associazioni di tipo mafioso”) prevede che chiunque, fuori dei casi di partecipazione alle associazioni di cui all’articolo 416-bis, agevoli deliberatamente la sopravvivenza, il consolidamento o l’espansione di un’associazione di tipo mafioso, anche straniera, è punito con lareclusione da uno a 5 anni. Il secondo (“Assistenza agli associati”) stabilisce che chiunque, fuori dei casi di concorso nel reato o di favoreggiamento, dia rifugio o fornisca vitto, ospitalità, mezzi di trasporto, strumenti di comunicazione a taluna delle persone che partecipino a un’associazione di tipo mafioso, anche straniera, al fine di trarne profitto, è punito con la reclusione da 3 mesi a 3 anni. La pena è aumentata se l’assistenza è prestata continuativamente. L’articolo 418 del codice penale, che disciplina l’assistenza agli associati, verrebbe abrogato.
Se queste norme venissero introdotte nell’ordinamento le conseguenze sarebbero varie e tutte di una certa rilevanza visto che avrebbero un riflesso anche sui giudizi in corso grazie al principio del ‘favor rei’(se la legge varia in modo favorevole all’imputato o condannato non in via definitiva essa è applicabile anche in via retroattiva, ndr): prima di tutto il concorso esterno verrebbe derubricato alla categoria ‘favoreggiamento’ e questo comporta di per sé una riduzione della pena che passerebbe infatti da un massimo di 12 anni a un massimo di 5 (cioè da 1 ai 5 anni). Il che significa che ci sarebbe uno stop alle intercettazioni visto che gli ascolti vengono consentiti in caso di reati per i quali sono previste condanne superiori ai 5 anni. Poi, per chi ‘supporta’ i componenti dell’associazione mafiosa, la pena fissata nel ddl va dai 3 mesi a 3 anni. E questo comporterà che non scatterà la custodia cautelare in carcere: il tetto perchè scatti, infatti, è di 4 anni. In più, perché si possa condannare il ‘sostenitore’ o l“assistente esterno all’associazione mafiosa, si dovrà dimostrare che dalla sua azione si ricavi un profitto”. 

domenica 18 novembre 2012

Sicilia: la spending rewiev di Crocetta, via i 21 capiredattori dell’ufficio stampa. - Giuseppe Pipitone


Sicilia: la spending rewiev di Crocetta, via i 21 capiredattori dell’ufficio stampa


I giornalisti, che costano all'amministrazione pubblica 4mila euro al mese a testa, sono stati assunti durante l'amministrazione di Cuffaro. “Costano 3,2 milioni di euro all'anno, con questi soldi la Regione può pagare 200 precari. Nemmeno alla Rai o a Repubblica ci sono 21 capiredattori” ha calcolato il neo governatore.

Ventuno capiredattori, con uno stipendio da quattro mila euro al mese a testa e nessun redattore semplice da coordinare. Sembra la redazione dei sogni e invece è “soltanto” l’ufficio stampa della presidenza regionale siciliana. Un ufficio che, numeri alla mano, dovrebbe produrre la migliore comunicazione del mondo. Ma a Rosario Crocetta, neo eletto governatore della Sicilia con il Pd e l’Udc, quell’ufficio stampa fatto di soli capiredattori non va proprio a genio. E per questo ha intenzione di azzerarlo. “Quei 21 giornalisti sono decaduti dal giorno in cui mi sono insediato e se sono ancora al loro posto lo sono in modo volontario e li ringrazio, per carità gli verranno retribuite queste giornate lavorative”, ha sentenziato il neo presidente, mettendo in apprensione tutti i componenti dell’ufficio stampa più ricco d’Italia.
Assunti ai tempi in cui sullo scranno più alto di palazzo d’Orleans sedeva Salvatore Cuffaro, l’ex governatore condannato per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra, i ventuno capiredattori erano passati indenni all’arrivo di Raffaele Lombardo, che li aveva confermati in toto. Adesso però Crocetta intende iniziare la sua spending review proprio dall’ufficio stampa presidenziale. “Costano 3,2 milioni di euro all’anno, con questi soldi la Regione può pagare 200 precari. Nemmeno alla Rai o a Repubblica ci sono 21 capiredattori” ha calcolato il neo governatore che poi ha puntato il dito contro Gregorio Arena, l’addetto stampa della presidenza di stanza a Bruxelles.
“Da eurodeputato sono stato nella sede della Regione a Bruxelles una dozzina di volte e lui non c’era, dicono che era in ferie. L’ho trovato a lavoro soltanto una volta. Quell’ufficio stampa non serve a nulla e costa dodici mila euro al mese”. Le dichiarazioni dell’ex sindaco di Gela hanno ovviamente provocato una serie di reazioni dagli organi di categoria. A cominciare proprio dal cdr dell’ufficio stampa presidenziale, che ha sottolineato come “qualsiasi decisione non possa essere assunta se non attraverso il rispetto delle norme previste dal contratto di lavoro dei giornalisti, a noi applicato, e dallo Statuto dei lavoratori”. “Se i giornalisti vorranno fare vertenza, lo facciano pure – ha replicato il neo governatore – . Non hanno un rapporto a tempo indeterminato perché non hanno fatto un concorso pubblico, il loro rapporto è fiduciario. Presentino i curricula e li verificherò assieme agli altri che riceverò”.
Crocetta però prima di azzerare l’ufficio stampa dovrà fare i conti con i contratti giornalistici a tempo indeterminato che blindano di fatto la posizione dei giornalisti. E anche la posizione dell’addetto stampa a Bruxelles è blindata per almeno tre anni. In caso contrario la Regione dovrebbe pagare un anno di stipendio a tutti i giornalisti sollevati dall’incarico dal neo governatore. “Abbiamo difeso dagli attacchi arroganti, mossi dai predecessori di Crocetta, i giornalisti che scrivevano su di loro – ha scritto l’ordine dei giornalisti in una nota – e difendiamo ora i giornalisti dagli attacchi arroganti di chi vuol cambiare tutto per non cambiare niente”.
In passato anche la Corte dei Conti si era interessata alla vicenda, aprendo un’indagine che calcolava in circa cinque milioni e trecento mila euro il danno erariale provocato dall’istituzione dell’ufficio stampa. Alla fine però i magistrati contabili avevano assolto sia Lombardo che Cuffaro.
Nel frattempo va prendendo forma la nuova giunta regionale. Lunedì dovrebbe essere il giorno in cui Crocetta nominerà il nuovo assessore all’energia. Un ruolo che sarà occupato da Nicolò Marino, per anni magistrato antimafia a Catania e oggi sostituto procuratore a Caltanissetta dove ha indagato sulla strage di via d’Amelio. Il nome di Marino circola da giorni, ma solo nelle ultime ore il magistrato ha annunciato che sarà a Palermo lunedì per partecipare ad una conferenza stampa con Crocetta a Palazzo d’Orleans. “Il resto lo desumete da voi” ha glissato il magistrato catanese. Come dire che sta per appendere la toga al chiodo.

mercoledì 26 settembre 2012

Sicilia, pignorati i conti dell’Assemblea regionale: stop agli stipendi. - Giuseppe Pipitone


Sicilia, pignorati i conti dell’Assemblea regionale: stop agli stipendi


I dipendenti del Parlamento più antico d'Europa domani non percepiranno lo stipendio: non era mai successo. Tutto nasce dalla sentenza del tribunale del lavoro che ha dato ragione a 76 dipendenti riconoscendo scatti d'anzianità dal 2005.

Per anni è stato l’obiettivo di ogni siciliano alla ricerca di un lavoro sicuro. Da domani però il mitico “posto fisso alla Regione” rischierà di perdere la simbolica aurea di stabilità eterna. Per la prima, infatti, ai dipendenti dell’Assemblea Regionale Siciliana non verrà, accreditato lo stipendio come accade ogni 27 del mese da 67 anni. A comunicarlo agli oltre trecento dipendenti dell’Ars una striminzita circolare che ha spiegato come i conti correnti del parlamentino siciliano siano al momento congelati e gli stipendi di settembre verranno quindi “differiti”. Come dire che le casse del parlamento più antico e ricco d’Italia sono al momento inaccessibili.
Ieri è stato infatti notificato a Palazzo dei Normanni un decreto ingiuntivo da quasi 24 milioni e trecentomila euro. Il congelamento dei fondi dell’Ars da parte del tribunale è dovuto ad un ricorso presentato da 72 dipendenti della stessa assemblea che lamentavano il mancato avanzamento di carriera. I dipendenti dell’Ars, assistenti parlamentari e amministrativi, hanno diritto ad un aumento di stipendio fisso ogni due anni fino al massimo di quattro mila e cinquecento euro netti.
Alcuni di questi scatti di carriera, e quindi di stipendio, sarebbero però stati ignorati dall’Assemblea regionale. I dipendenti hanno quindi fatto causa al loro datore di lavoro nel 2010 e nel marzo scorso hanno ottenuto una sentenza favorevole. Ma nonostante la sentenza sia divenuta esecutiva l’ente regionale ha continuato a fare orecchie da mercante, ignorando le sollecitazioni dei dipendenti. Che a questo punto hanno deciso di ricorrere alle maniere forti. Il problema è che dopo aver ricevuto il super pignoramento da quasi 25 milioni di euro, all’Assemblea regionale si sono accorti di non avere abbastanza denaro in cassa. E i conti correnti del parlamento più ricco d’Italia sono stati quindi sigillati dal tribunale.
Nel luglio scorso, causa di un errore nei fondi trasferiti dall’assessorato al Bilancio, erano slittati di qualche giorno gli emolumenti degli stipendi da 13 mila euro dei novanta deputati regionali siciliani. In quell’occasione il presidente dell’Ars, il pidiellino Francesco Cascio, aveva protestato animosamente contro il governo di Raffaele Lombardo per il lieve ritardo dell’accredito degli stipendi agli onorevoli. “L’assessore all’Economia, Gaetano Armao, tratta l’Ars alla stregua di un qualunque fornitore o di una partecipata della Regione. Ciò non è consentito” aveva tuonato dallo scranno più alto di palazzo dei Normanni.
Oggi, a proposito del maxi pignoramento, spiega invece di aver già fatto ricorso contro la sentenza che blocca i fondi dell’ente da lui presieduto. “Abbiamo ragionevoli speranza di vincere quel ricorso – racconta – anche perché nel frattempo le regole sugli scatti di anzianità sono state modificate dal Consiglio di presidenza”. Nel frattempo però tutti i 270 dipendenti dell’Assemblea rimarranno senza stipendio. E, ironia della sorte, tra loro ci sono anche i 72 dipendenti querelanti, autori del maxi decreto ingiuntivo, che in pratica hanno causato il blocco dei loro stessi stipendi e di quelli dei loro colleghi.