Cena romana tra i vertici della Lega e uno dei commercialisti arrestati giovedì a Milano. Tavolo per quattro. Si discute di soldi e di un direttore di banca amico sulla via del licenziamento. L’annotazione della Guardia di finanza è del 29 maggio ed è agli atti dell’inchiesta Film Commission coordinata dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco e dal pm Stefano Civardi. Al tavolo è presente il professionista Andrea Manzoni, amico di università del tesoriere del Carroccio Giulio Centemero. Siedono poi il capo del partito Matteo Salvini, il vicepresidente del Senato nonché coordinatore delle segreterie nazionali della Lega Roberto Calderoli e il senatore bresciano Stefano Borghesi, eletto nel 2018, commercialista di professione e già socio di studio con Manzoni, Alberto Di Rubba, altro indagato nell’indagine, e lo stesso Centemero.
La cena, stando alle indagini, si svolge tra il 24 e il 26 maggio. Al centro dell’incontro il futuro di Marco Ghilardi, amico di Di Rubba (che in passato aveva lavorato in banca e proprio alle dipendenze di Ghilardi). Ghilardi, dopo una contestazione disciplinare da parte dell’istituto bancario dove lavora, rischia il licenziamento da direttore della filiale di Ubi Banca di Seriate, Bergamo. La sua cacciata è legata al fatto di non aver segnalato alcune operazioni sospette relative a conti di società riconducibili a Di Rubba e Manzoni presso la stessa banca di Seriate. Operazioni anomale che erano state oggetto di alert da parte dell’Uif di Bankitalia già nel 2019. Su quei conti, secondo le indagini, in sei anni sarebbero passati circa 2 milioni di euro. Sempre Ghilardi (che non è indagato), subito dopo il 2015 era stato contattato dagli stessi commercialisti per aprire nella sua filiale conti dedicati alle articolazioni regionali della nuova Lega di Salvini il cui primo indirizzo è risultato identico a quello dello studio di Michele Scillieri, altro commercialista coinvolto nell’indagine. L’operazione dei conti associati alle leghe regionali, si ragiona in Procura, sarebbe stato un modo per creare casse esterne e così sottrarre i soldi del partito al rischio di sequestro collegato all’inchiesta della procura di Genova sui 49 milioni di rimborsi elettorali spariti. Quell’operazione però non andò in porto perché bloccata dai vertici di Ubi.
I soldi, dunque, sono il piatto forte della cena romana alla quale partecipa anche Salvini che, come Calderoli e Borghesi, non è al momento indagato. Il racconto della cena emerge, a quanto risulta al Fatto, dalle intercettazioni e dall’analisi dei tabulati. I brogliacci colgono la preoccupazione – riferita dagli indagati, intercettati anche col trojan – dei vertici del partito per le vicende della filiale Ubi di Seriate. L’affare è tanto delicato da scomodare per questo incontro riservato e lontano da luoghi istituzionali lo stesso Salvini.
Marco Ghilardi, dopo quella cena, sarà licenziato e i commercialisti della Lega si adopereranno per fargli avere un avvocato importante. L’episodio della cena sposta l’indagine oltre il recinto tracciato della vicenda Film Commission. Tra una portata e l’altra, infatti, il tema non sono solo i soldi, ma quel flusso di denaro che la stessa Unità di informazione finanziaria (Uif) presso la Banca d’Italia aveva segnalato un anno prima. Del resto, già Andrea Manzoni nelle sue spontanee dichiarazioni del 3 settembre aveva spiegato come era stato il tesoriere della Lega Giulio Centemero (non indagato, ma imputato per finanziamento illecito in un’altra inchiesta milanese, relativa all’associazione Più Voci) a coordinare la nomina di Di Rubba alla presidenza della fondazione regionale Lombardia Film Commission. Particolare confermato in un verbale dall’ex assessore regionale alla Cultura Cristina Cappellini. La vicenda che riguarda l’acquisto di un immobile da 800mila euro con soldi pubblici, amministrati allora da vertici regionali leghisti, è solo un capitolo di una romanzo più ampio. Che si svolge tra Roma, Milano, Bergamo e la Svizzera, dove la Procura sta tentando di tracciare i soldi riferibili al prestanome Luca Sostegni, arrestato a luglio. Per Sostegni, parte di quel denaro sarebbe servito per la campagna elettorale del partito. Particolare non confermato dai pm. Bisogna dunque continuare a cercare. Di certo tutto il risiko, Film Commission e presunte casse esterne, non era sconosciuto a Salvini durante quella cena romana.
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