Visualizzazione post con etichetta conseguenze. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta conseguenze. Mostra tutti i post

giovedì 8 giugno 2023

Italia: il problema non sono i sussidi, ma i troppi precari. - Pasquale Tridico

 

L’IDEA DI RISPARMIARE È VECCHIA E PERDENTE – La malattia. Il Reddito di cittadinanza ha svelato che il nostro mercato del lavoro è malato di bassi salari, di economia nera e lavoro irregolare…
(DI PASQUALE TRIDICO – ilfattoquotidiano.it) – Nel 2008, un noto economista scomparso qualche anno fa, Paolo Leon, scriveva un libro straordinario (con R. Realfonso), che descriveva bene la deriva del nostro sistema economico e in particolare del mercato del lavoro: L’economia della precarietà.
L’economia della precarietà è caratterizzata da un mercato del lavoro iper flessibilizzato, con forme atipiche di lavoro, con precarietà diffusa, con continue interruzioni di rapporti e mancanza di stabilizzazioni. Una economia che non consente accumulazione di capitale umano, competenze, formazione e quindi produttività. Un mercato che si fonda astrattamente su parole chiavi come dinamismo e mobilità, ma che in realtà si basa su instabilità, su incertezze, che si riversano negativamente anche nelle relazioni umane e nella società, contribuendo a generare quella società liquida e impaurita come ebbe a scrivere Zygmunt Bauman. In quegli anni si contavano 48 tipologie di rapporti di lavoro, con contratti a tempo determinato, a chiamata, intermittente, in condivisione, a progetto, di collaborazione, in somministrazione, stagionali, occasionali, part-time, acausali, voucher, ecc. La gran parte di queste forme sono tuttora vigenti e in alcuni casi rafforzati rispetto a qualche anno fa, come il caso dei voucher e dei tempi determinati acausali dopo il dl Lavoro del 1º maggio 2023. Una impresa ha a disposizione un menu di forme contrattuali da applicare, sulla base unicamente del risparmio di costo. Il lavoratore è soggetto a uno scambio continuo, una mercificazione del suo lavoro, una temporaneità che rende impossibile la progettualità di vita, la serenità lavorativa e di riflesso la qualità della sua vita. Dopo il decreto Dignità nel 2018, il lavoro a termine ha avuto un calo, come dimostra il grafico riferito ai soli giovani, per poi riprendere a crescere nel 2022, e oggi Inps calcola 4,2 milioni di rapporti di lavoro temporanei, un record.
Queste forme di lavoro temporanee, insieme ai bassi salari orari, che colpiscono soprattutto giovani e donne, sono causa di impoverimento e generano working poor. In pratica, si rimane poveri pur lavorando, e allora viene meno l’incentivo a lavorare, perché alla fatica si aggiunge l’impoverimento e la mancanza di tempo che non rende liberi gli individui.
Non solo. A valle di questo impoverimento, lo Stato è chiamato a incrementare la spesa sociale per sostenere i redditi. In sostanza si crea precarietà per legge che richiede un aumento di spesa in sicurezza sociale per cercare di tutelare in qualche modo il lavoratore povero.
Le esigenze di flessibilità quindi, quando non necessarie e spurie, che creano povertà, richiedono il sostegno da parte dello Stato, con il paradosso che il costo è duplice: in termini umani di sfruttamento e instabilità, e in termini di spesa pubblica a carico della collettività e a beneficio di imprese evidentemente decotte che altrimenti non riuscirebbero a stare sul mercato, oppure che ci stanno galleggiando, facendo risparmi sul costo del lavoro.
L’economia della precarietà ha un impatto anche sui consumi e sulla domanda, sugli investimenti individuali, sulla crescita dell’economia. Non è un caso che alla vigilia della pubblicazione di quel libro, si andava incontro nel 2008-2009, alla più grave crisi di sottoconsumo, rispetto alla produzione, mai verificata dopo la Seconda guerra mondiale, che tra l’altro avrebbe richiesto uno sforzo pubblico straordinario, in sostegno alla domanda, come avvenne negli Stati Uniti all’indomani del crollo di Lehman Brothers, ma che in Europa al contrario portò, in modo miope, a programmi di austerità che approfondirono la crisi. Negli Usa, invece, Barack Obama varò all’epoca uno dei più grandi programmi pubblici della storia americana recente, il cosiddetto ARRA (American Recovery and Reinvestment Act) per circa 800 miliardi di dollari e l’inizio della diffusione dei cosiddetti green jobs.
Ma veniamo alla crisi attuale e all’impatto dell’economia della precarietà sulla vita delle persone.
Succede che negli ultimi anni, anche grazie al Reddito di cittadinanza, abbiamo scoperto che il nostro mercato del lavoro è gravemente malato. È malato di bassi salari e di precarietà (non di sussidi). È malato di economia nera e lavoro irregolare. E i fenomeni spesso sono correlati con infortuni e morti sul lavoro. Le persone, i giovani, in questo contesto, e giustamente, fanno fatica ad accettare un lavoro qualsiasi che venga loro proposto. Si prendono il legittimo lusso, da cittadini di un Paese avanzato, di rifiutare offerte di lavoro non congrue sotto un punto di vista economico, di competenze, di distanza, di condizioni e di qualità. I giovani sanno che lavorare con le tecnologie moderne porta più alti salari; sanno che lavorare con lo smart working rende più liberi; sanno che in un Paese avanzato non bisognerebbe emigrare per lavorare, lasciare i propri affetti e la propria casa, perché questo aumenta i costi del vivere, l’incertezza, ma anche le privazioni, e soprattutto, con la crisi pandemica del Covid, queste paure sono diventate più forti.
E allora che fare? Bisogna spingere imprese e Stato a investire nelle tecnologie moderne, a creare lavori buoni, da Paese avanzato, a lasciar perdere i settori “facili” e i cattivi lavori ad alta intensità di lavoro, che causano sfruttamento e bassi salari. Il turismo e la ristorazione, pur importanti, sono settori residuali in un Paese grande e avanzato, mentre bisogna sviluppare politiche industriali che creino segmenti produttivi ad alto contenuto tecnologico, far leva solo su innovazione, ricerca e sviluppo, e non sul costo del lavoro per aumentare la competitività. Questo permetterebbe di aumentare crescita, qualità della vita e sviluppo umano, piuttosto che rincorrere schemi obsoleti che fanno riferimento al mantra arcaico del “guadagnarsi da vivere”.

giovedì 24 febbraio 2022

Ucraina, Draghi non va più a Mosca e Lavrov sbeffeggia Di Maio. - Salvatore Cannavò

 

Ordine Nato, pure Francia e Germania si riallineano.

Quella che inizialmente sembra una gaffe rivela invece l’inasprimento dei rapporti tra l’Italia e Russia. Effetto di un riallineamento brusco alla Nato e agli Stati Uniti che porta all’annullamento del viaggio di Draghi a Mosca.

Quando il ministro degli Esteri Luigi Di Maio relaziona al Parlamento, annuncia che “non possano esserci nuovi incontri bilaterali con i vertici russi, finché non ci saranno segnali di allentamento della tensione, linea adottata, nelle ultime ore, anche dai nostri alleati e partner europei”.

L’annuncio di Di Maio. La frase fa rumore e da Mosca arriva la replica stizzita del ministero guidato da Serghej Lavrov che definisce la sortita di Di Maio “una strana idea di diplomazia” per poi aggiungere velenosamente: “I partner occidentali dovrebbero imparare a usare la diplomazia in modo professionale” anche perché è stata inventata per risolvere situazioni di conflitto e alleviare la tensione, e non per viaggi in giro per Paesi e degustazioni di piatti esotici a ricevimenti solenni”.

Trattandosi di Di Maio, giovane ministro degli Esteri, per di più 5Stelle, la frase sembra costruita apposta per corroborare l’idea del politico incompetente, un “bibitaro” alle prese con le crisi internazionali. Ma dalla Farnesina (cui nel frattempo arriva la solidarietà del Pd, anche questo un fatto nuovo) replicano con fermezza confermando la frase e soprattutto sostenendo che è stata coordinata con il presidente del Consiglio, Mario Draghi. Dopo un’ora circa, arriva al Fatto la conferma di Palazzo Chigi: “Le visite bilaterali sono sospese in attesa di segnali distensivi da quella parte. Così tutti i partner europei”. Draghi, quindi, diversamente da quanto annunciato ancora nei giorni scorsi, non andrà per il momento a Mosca.

La stessa decisione viene comunicata a stretto giro da Francia e Stati Uniti, che annullano l’atteso incontro tra il Segretario di Stato, Antony Blinken e lo stesso Lavrov. Blinken avrebbe dovuto vederlo oggi a Ginevra, mentre l’incontro con il francese Jean Yves Le Drian era previsto per venerdì.

Azione concertata. A riprova dell’irrigidimento delle posizioni occidentali, Germania e Finlandia decidono di convocare l’ambasciatore russo, mentre il Dipartimento di Stato americano ci tiene nel pomeriggio a rendere noto che la vicesegretaria di Stato, Wendy Sherman, ha parlato con il segretario generale del ministero degli Esteri francese, François Delattre, il segretario di Stato del ministero degli Esteri tedesco, Andreas Michaelis, il segretario generale del ministero degli Esteri italiano, Ettore Sequi , e il ministro di Stato britannico per l’Europa e il Nord America, James Cleverly.

L’evoluzione dei rapporti tra la Russia e i Paesi europei segue il progressivo allarme che gli Stati Uniti lanciano a livello internazionale con l’imminente (di nuovo) invasione russa dell’Ucraina, stavolta nel giro di 48 ore. Gli Usa continuano nella loro strategia di compattamento occidentale con Francia, Italia e Germania che, non si sa quanto volenti o nolenti, sono costrette ad allinearsi. Tanto più se è vera la disponibilità russa di continuare il dialogo come traspare dalla risposta a Di Maio e come ripete lo stesso Vladimir Putin rispondendo agli Usa.

La difficoltà europea a tagliare i ponti con Mosca e, soprattutto, ad adattarsi alle sanzioni internazionali (finora abbastanza morbide, ma nei prossimi giorni destinate probabilmente a inasprirsi) la si può leggere non solo nell’annuncio che il 90% delle Pmi italiane continueranno a fare affari con la Russia, ma soprattutto nelle vicende della larga maggioranza che sorregge proprio Draghi. Il quale, sulle sanzioni, non può vantare una maggioranza coesa.

Vasta maggioranza. Il leader della Lega, Matteo Salvini, infatti, sceglie di distinguersi con un attacco frontale all’Alto rappresentante europeo per la politica estera, Josep Borrell: “Per il capo della politica estera dell’Unione europea, le sanzioni contro la Russia servono a bloccare lo shopping dei russi a Milano e i loro party a Saint Tropez… Siamo al ridicolo. O forse al tragico”. Nel pomeriggio, dopo aver incontrato il presidente Mattarella al Quirinale, Salvini stempera un po’ la dichiarazione, ma l’approccio filorusso della Lega è noto. Ma il capo leghista, almeno nella giornata di ieri, trova sponda anche in Forza Italia che si distingue per un intervento al Senato di Maurizio Gasparri che parla di sanzioni dannose per l’Italia e fa un piccolo show a base di Guerra di Crimea (del 1853) e dottrina Monroe. E poi, in serata, per una nota ispirata da Silvio Berlusconi, in cui si sottolinea che bisogna procedere secondo una via “più pragmatica” a favore di sanzioni “graduali e commisurate” mantenendo aperto il dialogo. Non fa parte della maggioranza, ma anche Giorgia Meloni invita a tener conto dell’interesse nazionale mentre parte per gli Stati Uniti invitata al meeting dei Conservatori.

La maggioranza draghiana va in ordine sparso e mentre Giuseppe Conte invita ancora a trattare – e alla Camera si nota un distinguo del capogruppo 5S Davide Crippa su un’Italia troppo schiacciata sulla Nato – ci pensa il Partito democratico a ribadire i fondamentali. Con Enrico Letta prima e poi con il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, parte la batteria di fuoco che invita a non avere esitazioni sulle sanzioni, che occorre fare male alla Russia e, in soldoni, allinearsi a Joe Biden, che non a caso si congratula con Olaf Sholz per il coraggio mostrato con il North Stream 2. Mosca può aspettare.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/02/24/ucraina-draghi-non-va-piu-a-mosca-e-lavrov-sbeffeggia-di-maio/6505396/

lunedì 11 ottobre 2021

Potente esplosione solare, nube di particelle scagliata verso la Terra: previsione d’impatto. - Daniele R.

 

Potrebbero esserci conseguenze tra l’11 e il 12 ottobre in seguito al brillamento solare di classe M 1.6 prodotto da una macchia solare. È stato scagliato quasi direttamente verso la Terra

C’è molta attenzione da parte degli esperti in merito alla nube di particelle scagliata dal Sole direttamente verso la Terra. Il fenomeno si è verificato il 9 ottobre quando un intenso brillamento solare è stato generato, intorno alle 8.40, ora italiana, dalla macchia solare denominata AR2882. L’espulsione di massa coronale ha una traiettoria molto chiara e si prevede che raggiunga il nostro pianeta tra l’11 e il 12 ottobre: potrebbe dunque generare tempeste geomagnetiche di classe G1 ma non è da escludere che possano raggiungere anche il livello G2. A conferma di quanto accaduto vi sono le immagini del Solar and Heliospheric Observatory recentemente diffuse che mostrano l’emissione nota come “alone” o “aureola” dal momento che, visivamente, sembra circondare la nostra stella completamente.

Il lampo ultravioletto è stato inoltre catturato dal Solar Dynamics Observatory della NASA e come spiegato dagli esperti la parte superiore dell’atmosfera terrestre è stata “ionizzata” dalle radiazioni del brillamento. Si è, di conseguenza, verificato un blackout radio a onde corte sull’Oceano Indiano. Chi si trovava in quest’area, dalle navi agli aviatori ai radioamatori, potrebbe aver notato strani effetti di propagazione a frequenze inferiori a 25 MHz. Nelle prossime ore verrà fornita una precisa stima dell’orario di arrivo della nube di particelle. Gli esperti della NOAA stanno effettuando una accurata modellazione computerizzata dei previsori.

ScienzeNotizie

mercoledì 21 luglio 2021

Dopo la Germania, l’apocalisse climatica colpisce la Siberia con incendi mai visti prima (e anche la Cina). - Sabrina Del Fico

 

La nube tossica che si è creata sulla città siberiana di Yakutsk, provocata dagli incendi di questi giorni, rappresenta uno degli eventi inquinanti peggiori al mondo. Ma non è solo la Russia ad essere colpita dai fenomeni estremi e distruttivi.

I tragici effetti dei cambiamenti climatici iniziano a vedersi in tutto il mondo, con fenomeni metereologici estremi e incontrollabili, che dopo il loro passaggio lasciano solo distruzione e morte. Lo abbiamo visto in Europa con i fenomeni alluvionali che hanno colpito soprattutto Germania e Belgio e che hanno provocato centinaia di vittime e miliardi di euro di danni. Anche il Canada e parte degli Stati Uniti, coperti da una cappa di calore record, subiscono lo scotto di incendi e assistono impotenti alla morte degli animali soffocati dal caldo.

Apocalisse di fuoco in Siberia.

Ma il calore si fa sentire anche in una delle regioni più fredde del mondo, la Siberia, dove ha causato incendi nella tundra e ha minacciato la città siberiana di Yakutsk con una densissima nube di fumo tossico ora monitorata dagli esperti. Gli alti livelli di particolato e di altri elementi chimici (come ozono, benzene e acido cianidrico) hanno creato uno degli eventi più inquinanti del mondo. Le autorità locali hanno invitato i 320 mila residenti dell’area a chiudersi in casa per evitare di respirare i fumi degli incendi.

Le analisi dei satelliti rivelano che i livelli in regione di PM2.5, piccole particelle che possono entrare nel flusso sanguigno e danneggiare gli organi umani, hanno superato la quantità di 1000 microgrammi per metro cubo i nei giorni scorsi – un livello 40 volte superiore a quello raccomandato dalla Organizzazione Mondiale della Sanità. Si stima che tali livelli di agenti inquinanti possono avere effetti immediati e gravi sulla popolazione umana.

(Leggi anche: Un incredibile “tornado” di zanzare si è abbattuto sulla Siberia, oscurando persino il sole).

Gli scienziati vedono gli effetti dei cambiamenti climatici provocati dall’uomo come un fattore molto importante nella formazione di questi incendi. Yakutsk, capitale della Repubblica di Sakha (nord-est della Russia), è generalmente la città più fredda al mondo ma a causa del riscaldamento globale le temperature estive nell’area sono aumentate 2,5 volte più velocemente rispetto alla media mondiale.

Lo scorso anno durante una prolungata ondata di calore nella regione siberiana le temperature sono rimaste più di 5 gradi superiori alla media nei mesi da gennaio a giugno, provocando lo scioglimento del permafrost l’arrivo di una primavera particolarmente calda e prematura non che lo scoppio di numerosi incendi boschivi in estate. Tuttavia il record si è superato questa primavera quando prima degli altri anni la taiga (la foresta boreale) ha preso fuoco molto facilmente perché fiaccata da siccità e calore estremo. 

Sono stati messi in campo piani militari per provare a spegnere questi incendi, e si è reso necessario il dispiegamento di più di 2000 uomini sul territorio: Si tratta della più importante operazione nell’area dalla fine dell’Unione Sovietica. Malgrado tutti questi sforzi, purtroppo, gli incendi continuano a sfuggire al controllo umano e, secondo il ministro per le emergenze della regione, attualmente sono attivi 250 incendi in un’area di 5,720 chilometri quadrati. 

La terribile alluvione in Cina. 

Anche l’altra parte del globo non sfugge ai fenomeni climatici estremi e devastanti: un’incredibile fenomeno alluvionale si sta abbattendo in queste ore sulla Cina, nella regione di Henan, distruggendo strade, abitazioni e collegamenti ferroviari. Per ora le vittime accertate del disastro sono 12, ma i dispersi sono ancora centinaia. L’alluvione è stata provocata da fenomeni piovosi eccezionali che hanno acuito i danni e portato all’evacuazione di 200.000 persone: le strade si sono trasformate in fiumi, con le macchine che hanno preso a muoversi spinte dalla corrente. Le città devastate dalla furia della natura sono più di una dozzina.

green-me