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domenica 2 aprile 2017

Archeologia. Scoperta a Dorgali una necropoli nuragica simile a quella di Mont'e Prama: il gigante di Dorgali e i teschi del paleolitico.


Una necropoli nuragica di tombe a pozzetto inviolate in un terreno che presenta una serie di frammenti simili a quelli del sito di Mont’e Prama. Oltre a frammenti di lastre di copertura dei sepolcri, fra i reperti più interessanti si notano pezzi di busto, di arco, di scudo, gomiti e piedi. Siamo nel territorio di Dorgali, lungo la strada provinciale 38, a circa 1 km dal villaggio nuragico di Serra Orrios. I lavori di ripristino del fondo stradale hanno portato alla luce anche alcune tombe a cremazione del tipo a cassetta di embrici e ad anfora segata. La datazione dei nuovi rinvenimenti rimane incerta ma sembra collocabile alla Prima età del Ferro per ciò che riguarda le tombe a inumazione, e a inizio età imperiale per quelle a cremazione. Per approfondire la ricerca sarà necessario ottenere le autorizzazioni per attivare un cantiere archeologico per rimuovere lo strato di terreno superficiale. Le fattezze della statua, secondo gli archeologi, richiamano quelle dell’arciere sulcitano, un bronzetto rientrato in patria dopo che era stato individuato in una vecchia foto polaroid che lo ritraeva nel bollettino delle acquisizioni del museo americano di Cleveland nel 1991, volume 78, n.3). Acquisito in maniera irregolare nell’anno 1991 dal Museum of Art, divenne l’emblema del museo stesso. Alla conclusione delle indagini, si appurò che il
manufatto fu il frutto di scavi clandestini avvenuti a Sant’Antioco. La nuova scoperta è di giovedì mattina e i reperti sono ancora nel cantiere, da dove saranno quanto prima trasferiti nei magazzini della Soprintendenza.
Il cantiere nei giorni scorsi era stato visitato dai tombaroli, il cui arrivo ha evidenziato un problema di sicurezza dell’area causando polemiche per la mancanza di un adeguato servizio di guardiania.
I frammenti della grande scultura di Dorgali sono diversi da quelli delle statue di Mont’e Prama, una quarantina, più o meno complete, scoperte finora e oggi esposte a Cagliari e Cabras. La particolarità del gigante sta nel fatto che è quasi intero, ma soprattutto nel fatto che la statua è una sorta di pezzo unico: si tratta di un arciere, ma è diverso dagli altri arcieri rinvenuti finora perché la mano che tiene l’arco è priva di quelle decorazioni in stile geometrico che caratterizzano i giganti di Mont’e Prama. Inoltre l’arco è poggiato sulla spalla sinistra.

La tipologia e il numero dei frammenti, così come il loro stato di conservazione, fanno di questo ritrovamento uno degli eventi culturali più importanti del 2017. La statua, di dimensioni monumentali, rappresenta la manifestazione di una civiltà che non ha uguali nel bacino occidentale del Mediterraneo e proietta nuova luce sull’arte e la cultura delle popolazioni della Sardegna.
Caratteristica è la resa del volto e in particolare degli occhi, identici a quelli delle sculture di Mont’e Prama: due cerchi concentrici, una fronte sporgente che scende su un naso stilizzato e pronunciato che rende lo sguardo della statua magnetico e severo.

Risultati immagini per necropoli nuragica simile a quella di Mont'e Prama:

Dallo scavo della necropoli, inoltre, sono emersi due teschi, conservati parzialmente, che potrebbero appartenere a una non meglio specificata e conosciuta specie umana. I teschi risalgono uno a 105.000 anni fa, l'altro a 125.000 anni fa e recano, mescolati, tratti caratteristici di altre specie umane conosciute, tra i quali i Neandertaliani. Al momento sono classificati semplicemente come appartenenti alla specie "Homo arcaico". I ricercatori hanno descritto i due reperti come dei veri e propri mosaici. I crani possono fornire notizie utilissime sull'evoluzione morfologica umana nel continente Europeo. Alcune caratteristiche sono simili a quelle degli antichi umani euroasiatici; altre caratteristiche somigliano agli umani contemporanei, altre ancora ai neandertaliani. Quest'analisi suggerisce l'esistenza di interconnessioni tra le popolazioni di tutta l'Eurasia durante il Pleistocene. La scatola cranica piuttosto grande di questi due antichi esseri umani esclude che si tratti di Homo erectus e altre specie note di ominidi. Alcuni studiosi hanno avanzato l'ipotesi che possa trattarsi di un ramo dei Denisoviani, un gruppo umano conosciuto solo attraverso l'analisi del Dna di pochissimi resti: un dente e le ossa di un dito ritrovati nella Grotta di Denisova, in Siberia. L'esistenza dei Denisoviani, in effetti, è provata solo dal Dna prelevato da questi due reperti. I Denisoviani condividono elementi genetici sia con gli esseri umani moderni che con i Neanderthal, un'evidenza che ha spinto gli scienziati a credere che, a un certo punto della storia, siano coesistiti con gli esseri umani moderni.
Ora l'attenzione dei ricercatori è focalizzata sull'estrazione del Dna dai due teschi scoperti, anche se il Dna non può fornire informazioni circa la morfologia cranica di questi antichi uomini. Purtroppo, inoltre, su questi antichi teschi non sono stati trovati denti per cui non possono farsi dei raffronti con i denti recuperati nella Grotta di Denisova. Tuttavia l'estrazione e lo studio del Dna possono fornire risposte alla domanda se questi teschi appartengono o meno ad una sconosciuta specie umana.