mercoledì 24 marzo 2010

Il Voto nei Paesi a “Democrazia Controllata” - DI GIANPAOLO MARCUCCI E MARCO CANESTRARI

Nei paesi democratici in cui viene esercitato un controllo delle masse la distanza tra il singolo e chi governa è molto ampia e si pone il problema della reale utilità del voto di preferenza. Può accadere, anche per incentivo di chi influenza le popolazioni, che la sfiducia e la rassegnazione risultino essere i sentimenti più diffusi fra coloro che tentano di cantare fuori dal coro. Spesso infatti, coloro che percepiscono i propri leader politici come “intercambiabili” e non si sentono rappresentati da essi, si astengono dal votare. In molti paesi tuttavia tale azione non ha un forte valore politico, anzi alimenta il potere del leader sostenuto dalla maggioranza relativa.

Ma allora bisogna oppure no andare a votare? Sotto le condizioni di controllo imposte dall’alto, i problemi più importanti della società, quelli che richiedono una visione d'insieme ed un'organizzazione sistematica su ampia scala, non possono essere risolti. Proviamo allora a capire come è fatto il terreno più fertile per arrivare ad eliminare queste condizioni di libertà controllata: immaginiamo un mondo di persone che vivono in una scatola in cui la temperatura è esageratamente alta. Il calore viene tenuto dal leader a livelli quasi insostenibili e, a distanza di anni,i gradi vengono di poco alzati sempre di più. A quella temperatura, la riflessione serena è quasi impossibile, e la maggior parte delle persone hanno come primo pensiero quando si svegliano ed ultimo quando vanno a dormire, quello di dover fare qualcosa per rinfrescarsi un poco. La popolazione viene tenuta sotto un modello uniforme e le sue azioni sono prevedibili a causa dell’emergenza “caldo asfissiante”. Si evita cioè che la popolazione si trovi in una naturale situazione di serenità ed abbia energia e tempo sufficienti per risolvere il problema della scatola. La maggior parte delle persone crede che non esista nulla al di fuori delle pareti e ha perso completamente la capacità di cooperare in maniera organizzata. La normalità è votare il leader, amarlo e sostenerlo. Il caldo, come dice il leader, è un male causato dai dissidenti.

Di sicuro in tale situazione votare uno od un altro esponente politico non potrà direttamente far uscire la popolazione dalla scatola, in quanto tutte le soluzioni proposte dai partiti sono comunque imprigionate nel meccanismo perverso. All’apparenza il voto pare dunque inutile, ma soffermiamoci su un punto particolare: votare un partito che può contribuire ad allentare la morsa del caldo amplierà le possibilità di pensiero e azione della popolazione agendo alla base del problema. Cerchiamo allora, in ogni modo possibile, di dare un aiuto per liberare l'intelligenza della collettività dai freni imposti dall'alto e lasciarla esprimere secondo le necessità più sentite dai cittadini.

Nei paesi a “democrazia controllata” il voto è uno strumento insufficiente, ma può essere di aiuto per velocizzare l’azione sul problema centrale. Si deve costantemente lavorare alla radice del problema e rendere i consensi della popolazione sempre più sereni e consapevoli.L’aumentare della consapevolezza collettiva genera naturalmente risorse ed energie per costruire modi più etici di vivere, e viceversa: più si vive sereni ed informati e più si ha la possibilità di affrontare con efficacia anche i problemi che richiedono una organizzazione e una cooperazione su ampia scala. L’azione risolutiva è sempre quella che agisce su tutti i piani, l’urna è uno di essi.

http://eccocosavedo.blogspot.com/2010/03/il-voto-nei-paesi-democrazia.html#comment-form


lunedì 22 marzo 2010

Il flop di Silvio e l'Italia alternativa - Pino Cabras



L'uomo è il più spregiudicato nel campo politico italiano, e quindi mai scommettere a cuor leggero sulle sorti di Silvio.

Eppure questa volta i limiti dell'avventura berlusconiana sono evidentissimi. La prova di forza della piazza è fallita. Lo spettro del suo declino manda odori e segnali fortissimi.

Certo, il cronista del Tg1 ha definito piazza San Giovanni «stracolma». Difficile per lui contraddire l'uomo che comanda a bacchetta il suo direttore, anche quando spara che «siamo un milione».

La piazza era però in versione ridotta, transennata. Se fosse stata piena come un uovo, con cinque persone per metro quadro, avrebbe potuto ospitare circa 150mila persone: il dato poi fornito dalla Questura, ma per l'intero corteo, non per la concentrazione in piazza.

Il punto è che non erano affatto cinque persone a metro quadro, neanche presso il palco, mentre c'erano grandi vuoti nel resto della piazza.

Erano insomma 50mila persone, a essere generosi. Ma più di ogni altra cosa era la qualità della partecipazione a rivelare il flop e l'aria da fine impero.

In troppi, fra i pochi manifestanti, non rientravano nello schema dei militanti o portatori d'interessi del blocco sociale del centrodestra. C'erano un po' troppi figuranti, persino certi
spaesati ragazzi reclutati tramite liste di lavoratori interinali. O pensionati in gita rimborsata, gratificati dal sentire l'eloquio del venditore di pentole non sul bus ma dal palco e con doppiopetto da premier.

Quelli che non erano figuranti, anche i più cinici, non potevano comunque scaldarsi davanti alla gragnuola di cazzate che sentivano sulla questione delle liste – il cuore della manifestazione - dal loro peraltro adorato Capo.

Uno che non sia un idiota o non sia Gasparri semplicemente sa che non è colpa dei sovietici se il Pdl non ha una sua lista a Roma. Le ambizioni di riscrittura orwelliana della realtà possono essere le più megalomani, ma certi fatti hanno una loro durezza incontrovertibile.

Uno può recitare per convenienza una parte, può essere lì perché sostiene i suoi candidati e le sue cordate, può tenere famiglia, può stringersi al suo partito in un momento di difficoltà, perché ci tiene. Uno può fare tutto questo. Ma se non gli hanno reciso le connessioni della corteccia prefrontale dell'encefalo tramite la loro asportazione o distruzione diretta, non può credere a quelle cazzate: sa che le liste sono monche per responsabilità del suo partito, e non di altri. Gli basta aver letto con un po' di buon senso i giornali, persino i suoi quotidiani borchiati. E allora rimane tiepidino, vive e applaude alla giornata, e si guarda intorno per capire come si riorganizzerà il suo blocco politico e sociale quando il capo del regime personale dovrà farsi da parte, forse fra poco tempo. E intanto sa che una bugia così palese non la può vivere come un'intima verità. Entusiasmarsi sarebbe proprio troppo.

Non che la piazza sia stata solo questa disperazione. Il Caimandrillo riesce ancora a far scomparire nei media quanto esce dal suo campo.

Mentre discutiamo di questa manifestazione, infatti, altre due – e pure belle imponenti, molto ben riuscite – hanno attraversato Roma e Milano nella stessa giornata del 20 marzo, rispettivamente per dire
no alla privatizzazione dell'acqua e per commemorare le vittime delle mafie.

Il Tg1 le ha oscurate: non c'è da stupirsi, c'è solo da guardare in cagnesco il bollettino del canone Rai.

Ma anche le testate non arrendevoli a Berlusconi si sono comunque sintonizzate sulla sua agenda, e hanno messo quelle manifestazioni in secondo piano. Peccato, perché lì non c'erano comparse a gettone. E non c'erano – come è invece accaduto al livoroso corteo del Partito dell'Amore – orribili cartelli che irridevano alla memoria di Borsellino.

Lì c'è un'altra Italia, attenta a un'ideale civico e a un senso di bene comune ancora radicato - la legalità, l'acqua - che i principali media non sanno raccontare e i principali partiti non sanno più rappresentare. Quel mondo c'è, è proprio corposo, e da lì si dovrà ripartire quando le contraddizioni della crisi e il carico della corruzione butteranno giù il sistema della Seconda Repubblica. Il passaggio non è indolore, e richiederà inventiva politica e culturale.

Tratto da: megachip.info

http://www.antimafiaduemila.com/content/view/26554/78/






domenica 21 marzo 2010

LA CONOSCENZA RENDE LIBERI

A dirlo non sono i comunisti.

A dirlo non è Di Pietro.

A dirlo non è il Popolo Viola.

A dirlo non è Luciana Litizzetto in una sua gag e nemmeno qualche altro comico notoriamente comunista….

La frase è contenuta in un comunicato del Sindacato Di Polizia (Coisp) al Governo sui numeri della manifestazione di Roma.

Ecco un brano del DURISSIMO comunicato :


Un Governo che sfila contro un altro potere dello Stato (visto che ieri a Roma abbiamo sentito solo slogan contro la Magistratura che è un potere dello Stato) e che smentisce i propri organismi (visto che stamattina gli organizzatori della manifestazione di Roma contestano i dati della Questura che, se qualcuno se lo fosse dimenticato, è composta da uomini della Polizia che si chiama di Stato…).
Questo è il paradosso kafkiano, il festival dell’assurdo che sta vivendo in questo momento l’Italia, probabilmente senza neanche accorgersi della gravità di quanto accade. Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp – il sindacato Indipendente di Polizia – attacca duramente le osservazioni dei rappresentanti del Governo e lo stesso Premier che “nel tentativo di accreditare un altro suo fallimento – dice Franco Maccari – fa pronunciare ai suoi uomini parole dai contenuti pericolosissimi.

Cosa spera di ottenere se Gasparri parla di un Questore in coma etilico e Cicchitto definisce la Polizia deviata?

Glielo diciamo noi cosa otterrà – dice ancora Maccari – un violento scontro sociale senza precedenti in cui i mandanti, questa volta in maniera palese, (in altri tempi lo furono in maniera oscura), saranno proprio i rappresentanti del Governo che dovrebbero tutelare la società e non darla in pasto ai beceri istinti di chi, nel nome di un’impunità che sente arrivare dall’alto, si sentirà autorizzato a sbeffeggiare il lavoro di tutti quei Poliziotti impegnati nella tutela della sicurezza e della legalità”.

per scaricarlo e leggerlo interamente a questo link

Regionali, vietati manifesti e bandiere in campagna elettorale

sabato 20 marzo 2010

Il ritorno di Boy George - "Sono un artista, non un criminale"



Roma - (Adnkronos) - La star dei Culture Club ha in uscita la prossima settimana il nuovo singolo '
Amazing Grace': "Durante questi dieci anni ho perso interesse per la mia carriera e sono stato debilitato dai narcotici, ma non ho mai perso la voglia di creare musica". E svela il suo sogno nel cassetto: un duetto con Lady Gaga.

Roma, 20 mar. (Adnkronos) - Il suo e' un passato da ''maudit'', un passato maledetto fatto di fallimenti, droga e prigione per aver aggredito e sequestrato un uomo dopo un incontro sessuale. Ora, dopo 10 anni di silenzio musicale, Boy Gorge e' tornato ''per fare cio' che e' nato per fare'', ovvero scrivere canzoni che fanno sognare e ballare i suoi seguaci in tutto il mondo.

La controversa star dei Culture Club, il gruppo pop che negli anni '80 scalo' le classifiche con brani diventati dei classici, come 'Karma Kameleon'' e ''Do you really want to hurt me?'', ha in uscita un nuovo singolo la prossima settimana dal titolo 'Amazing Grace', e una gran voglia di riscatto.

''Sono un artista, non un criminale - ha detto al settimanale inglese 'Sun' la popstar, il cui vero nome e' George O'Dowd. Che ammette: ''Durante questi dieci anni ho perso interesse per la mia carriera, e sono stato debilitato dai narcotici, ma non ho mai perso la voglia di creare musica. Ho sempre continuato a scrivere e a incidere canzoni, anche se non ho pubblicato niente per tanto tempo''.

Ora che e' tornata in pista, l'icona dei Culture Club non nasconde le sue ambizioni di conquistare i gradini piu' alti delle classifiche, ed ha un sogno nel cassetto: duettare con Lady Gaga. ''Quando sono andato al suo concerto, il mio momento preferito e' stato quando lei si e' seduta ed ha accompagnato la sua voce solo col piano'' dice Boy George.

''Mi piacerebbe moltissimo fare qualcosa con lei e sono certo che sarebbe interessante ed emozionante''. La popstar ammette che si sono incontrati, ma il discorso non e' stato affrontato. ''L'incontro e' durato troppo poco, ma lei e' stata deliziosa. Mi ha chiesto di farle un autografo sul suo cappello!'' conclude Boy George.

http://www.adnkronos.com/IGN/Mediacenter/Video_News/?id=3.1.148872622