lunedì 10 maggio 2010

Tutti insieme appassionatamente mafiosi - Marco Travaglio


PARLA CON ME : il video criticato da Berlusconi


Siamo.

Siamo un popolo con un glorioso passato e senza un futuro.

Siamo gli alieni del pianeta, quelli che si lasciano trasportare dagli eventi, siamo quelli che attendono, inerti, che tutto si compia.

Non abbiamo più reazioni, non vogliamo sapere: sapere fa star male.

Siamo gli eterni adolescenti che vivono nella casa del padre, dipendenti per scelta: le decisioni prevedono responsabilità che non vogliamo assumerci, qualsiasi cosa accada, potremo sempre dare la colpa agli altri e piangerci addosso.

E' più comodo, meno stressante.

Viviamo nel torpore, nell'ignoranza, ci accontentiamo di vivacchiare, non ci pace creare, ci pace guardare, apparire, ci piace farci del male, siamo masochisti per nascita.




domenica 9 maggio 2010

Draquila - I divieti per i terremotati


'Cannes, la Guzzanti e la follia del ministro Bondi' - Luca Telese

9 maggio 2010
Bondi a Cannes non ci sarà. Il ministro boicotta il festival in segno di protesta contro la libertà di espressione. Non è unaboutade, o una trovata satirica, purtroppo, ma una notizia che ieri ha trovato conferma ufficiale. Se c’è una che può essere grata al ministro Bondi, dunque, è Sabina Guzzanti, che arriva Cannes con una inserzione pubblicitaria gratuita di portata internazionale regalata dal governo meno popolare d’Europa (perlomeno presso i cineasti). L’ultima del ministro della Cultura, infatti, è una novità assoluta: il boicottaggio selettivo del più prestigioso festival del cinema al grido: "Non vado perché ‘Draquila’, il film di Sabina Guzzanti, offende l’Italia". Spiega ancora Bondi, con una lettera aperta inviata agli organizzatori del festival, dopo aver preanunciato il suo gesto davanti alle telecamere dell’Ultima Parola venerdì sera: "Ho declinato l’invito con rincrescimento e sconcerto per la partecipazione di una pellicola di propaganda che offende la verità e l'intero popolo italiano". Il gesto, spiega l’ex ministro della cultura francese Jack Lang, "Dimostra una strana concezione della libertà". Parole che pesano due volte, perché Lang, dirigente storico del partito socialista, è oggi emissario di un presidente di centrodestra come Sarkozy.

Ovviamente insorge anche la sinistra italiana. E l’Italia dei valori, con il responsabile cultura
Fabio Giambrone aggiunge: «Berlusconi e il suo governo mostrano sempre più insofferenza verso la satira e la libertà di espressione critica: è il tipico atteggiamento dei regimi totalitari».

Ma una delle voci più critiche, ancora una volta, è quella dei finiani del Pdl, che parlano, con parole durissime, per bocca di
Fabio Granata, capogruppo Pdl in commissione cultura e vice presidente della commissione antimafia: "La decisione del ministro Bondi di disertare il Festival di Cannes lascia molto perplessi sia per le motivazioni addotte sia per la rilevanza dell'evento culturale dove una grande nazione come l'Italia non può non essere rappresentata ai massimi livelli". Aggiunge Granata: "Rappresentare l'Italia è un dovere del Ministro aldilà di polemiche su questa o quella opera". E Walter Veltroni spiega come questo "tradisca un riflesso autoritario e cioè l’idea che ciò che è critico, è illecito". Il boicottaggio di un festival da parte di un rappresentante di un governo che protesta contro il film di un artista del suo paese non ha precedenti.

Si discusse a lungo se boicottare la coppa
Davis ai tempi della dittatura in Cile o i mondiali di calcio in Argentina per colpire i governi dei dittatori. Ma un ministro che denuncia come antinazionale una pellicola sottintende che il festival avrebbe dovuto negargli cittadinanza perché sgradita è un inedito assoluto. Un gesto non del tutto lineare, se si considera che già in passato Bondi si era segnalato per due tentativi di boicottaggio di film che (per sua stessa ammissione) non aveva visto: "Il sol dell’avvenir", documentario sugli anni di piombo di Gianfranco Pannone eGiovanni Fasanella. E la Prima Linea, di Renato De Maria.

Nel secondo caso, Bondi si produsse in un piccolo capolavoro: dopo la stroncatura pregiudiziale (accusava il film di essere apologetico nei confronti dei due terroristi che raccontava) ammise che il giudizio era infondato. Ma non tornò indietro sul suo intento di congelare il prestito che il ministero aveva riconosciuto alla pellicola. La diatriba fu risolta dal produttore
Andrea Occhipinti, che in una dichiarazione pubblica rinunciò ad ogni sostegno economico. L'altra perla il ministro la consegnò al Foglio, dopo aver vissuto con frustrazione il ricevimento al Quirinale degli artisti del cinema e il discorso di Giovanna Mezzogiorno (durante il quale nessuno lo aveva salameccato): "Davanti a tutto quel genuflettersi e inchinarsi di attori e attrici, di artisti e commedianti, di registi e teatranti, di cantanti e cantautori, quasi quasi mi dispiaceva di aver previsto leggi che non contempleranno più la posa prona, il servaggio, l’accattonaggio dell’artista al politico". L’unica morale che si può ricavare, dall’incrocio di queste storie grottesche è che in Italia, secondo il ministro Bondi, si possono produrre e finanziare tutti i film che incontrano il suo gradimento. E che nei festival all’estero non si possono mandare nemmeno quelli finanziati autonomamente, ma altrettanto fuori linea. E se fossero gli artisti italiani, a non mandare film a Venezia, per protesta contro il ministro Bondi?

Da
il Fatto Quotidiano del 9 maggio


Apocaliss mo' - Marco Presta


9 maggio 2010

Ministro dello Sviluppo Economico, si è dimesso perché accusato di essere soprattutto Ministro del proprio, di sviluppo economico. Avrebbe interpretato in maniera un po’ troppo estrema il concetto di Casa delle Libertà: sono libero di comprarla come cavolo mi pare, anche accettando Scajolaassegni per novecentomila euro da un imprenditore. Rogito ergo sum, verrebbe da dire. Qual novello Ugo Pagliai, è Claudio Scajola il solo, vero protagonista del remake, opportunamente aggiornato e corretto, di un famoso sceneggiato televisivo degli anni ’70: L’Assegno del Comando. Nel caso suo, a dirla tutta, gli assegni sarebbero stati ottanta. Il Ministro, comunque, ha detto che non si farà intimidire: in effetti, novecentomila euro, più che paura, mettono allegria. “E’ un complotto, formato da una serie di accuse ridicole – si è difeso in maniera vibrante Scajola – mi si incolpa, ad esempio, di aver accettato da parte diAnemone degli assegni circolari… ma se lo sanno tutti che gli assegni sono rettangolari!”. Alla fine, come sempre, tutto risulterà frutto di uno sbaglio, di un increscioso errore, di un banale equivoco e il Ministro sarà il primo ad aver acquistato uno splendido appartamento con svista sul Colosseo.

ROBERTO CALDEROLI

Ha dichiarato con grande vigore di non voler celebrare l’anniversario dell’Unità d’Italia, andando a infoltire il gruppo dei
Calderolidecelebrati (cioè, sia chiaro, di coloro che non amano le celebrazioni ufficiali e retoriche...). E’ forse il più combattivo tra i guerrieri padani di Bossi, anche perché tenta di farsi perdonare una somiglianza sempre più evidente e imbarazzante: con una mela in bocca, nella penombra, ricorda molto una porchetta di Ariccia, vergognoso simbolo di Roma (e provincia) ladrona. La cerimonia, cui ha partecipato naturalmente il Capo dello Stato Napolitano, consisteva nel deporre una corona d’alloro a Quarto, luogo di partenza dei Mille. “Festeggiare Quarto è semplicemente ridicolo… si fosse trattato di Terzo pure pure- ha dichiarato ai giornalisti Calderoli – almeno c’era una medaglia di bronzo da onorare. Ma quel Garibaldi lì, non ha mai vinto un casso!”. Insomma, Robertone assolutamente non ci sta: volendo proprio sentirci uniti con qualcuno, dobbiamo accontentarci di La Russa, Cicchitto e D’Alema. Peccato. Il gesto compiuto dall’orgoglioso lumbard, ci fa capire finalmente cosa significa essere Ministro della Semplificazione: agire in maniera semplicemente sconfortante.

CLAUDIO LOTITO

Sembra
Giuseppe Ciarrapico dopo una cura dimagrante. Il Presidentelotitobiancazzurro ha denunciato alle autorità preposte di aver ricevuto per posta proiettili di grosso calibro : c’è chi dice da parte dei tifosi romanisti come minaccia, chi da parte dei tifosi laziali come accessorio, per sottolineare il fatto che lo ritengono un pistola. Un fatto increscioso, comunque, su cui indagare coscienziosamente. Lotito ha sottolineato, nei giorni scorsi, che la lealtà e la sportività della Lazio non sono in discussione, come ampiamente dimostrato dagli applausi e dai continui incoraggiamenti della Curva Nord ai giocatori interisti, mirati a far sentire meno abbandonati e reietti i calciatori avversari, così lontani da casa. Il vecchio barone De Coubertin, al confronto, sembra un hooligan del Liverpool. Giocando contro i nerazzurri, ha poi ribadito Claudione, i suoi calciatori aspiravano al massimo (nel senso di Massimo Moratti, evidentemente). Ai quotidiani inglesi e spagnoli che dopo il match dell’Olimpico si sono chiesti indignati dove mai sia finita l’etica nel calcio, Lotito ha risposto: "Chiedetelo ai magazzinieri, sono loro che mettono a posto gli spogliatoi e poi non si trova più un cazzo!".

CLAUDIO BURLANDO

Dopo le tre Grazie e le tre Marie, questa è stata la settimana dei tre Claudi (Scajola, Lotito e
Burlando). Sembra che BurlandoBaglioni sia attualmente all’estero e irreperibile, per evitare eventuali, incresciosi coinvolgimenti. Il riconfermato Governatore della Liguria Burlando, un cognome ma soprattutto un gerundio, avrebbe usufruito, durante la recente campagna elettorale, di spot pagati con soldi pubblici da una Asl di Genova che incensavano l’ operato della Regione. Ma perché un’azienda sanitaria dovrebbe spendere 654.000 euro in pubblicità? “Quando un’appendicectomia o una dearterializzazione emorroidaria transanale sono ben fatte, i pazienti vogliono gridarlo al mondo! Manifesti e commercial sono il minimo che possiamo fare…” ha commentato la direttrice della Asl in questione, dottoressa Renata Canini. E’ veramente molto difficile darle torto. In Regione, nessuno si è accorto che gli spot violavano le norme sulla par condicio, ma purtroppo è risaputo: il sonno della Regione genera mostri. E poi, altre sono le priorità di un’azienda sanitaria che, alle perplessità degli elettori, può sempre rispondere, con animo sereno e coscienza tranquilla: ma pensa alla salute!

Da
il Misfatto del 9 maggio


Riaperto il caso Pasolini