venerdì 2 luglio 2010

"Altro che privacy si difende solo il malaffare".



Roma una grande piazza di democrazia, una bella pagina di libertà.

I detrattori della prima e dell'ultima ora che "gufavano" contro la manifestazione sono stati decisamente zittiti. Quella del 1° luglio è stata una splendida giornata di democrazia e di libertà. Non ci interessa la conta dei presenti. Ci interessa la passione civile di quanti, ed eravamo tanti, hanno gremito Piazza Navona per gridare sopra e sotto il palco che la libertà di informazione non si tocca. E li ringraziamo tutti. A cominciare dalle tante associazioni e dai singoli che non sono potuti intervenire sul palco ma che hanno dato un contributo essenziale per la riuscita di questa giornata.

Non è stata una manifestazione corporativa, come alcuni, ci possiamo scommettere, sosterranno all'indomani. Non c'erano solo i giornalisti e i magistrati. C'erano migliaia di cittadini ogni giorno più indignati da un governo che, riducendo l'uso delle intercettazioni, vuole consentire alle tante cricche di agire indisturbate. Di acquistare e affittare attici al costo di seminterrati, di ridere e speculare sulla tragedia di un terremoto.

"Il provvedimento è "un macigno", ha detto in apertura Franco Siddi, segretario della Federazione della Stampa che ha promosso la mobilitazione. "Farà sì che le inchieste non appariranno per anni su giornali e tv"."Questa legge non vuole difendere la privacy o, come si è detto, le telefonate tra i fidanzatini" ha detto dal palco un applauditissimo Roberto Saviano. "Il suo unico scopo è di impedire di conoscere ciò che accade e di difendere, più che altro, la privacy del malaffare o, se vogliamo, degli affari della politica". "L'oscuramento del diritto di cronaca e della legalità - ha affermato il portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti - è l’oscuramento anche della questione sociale e della 'macelleria sociale' in corso con i tagli previsti dalla manovra finanziaria".

L’aria sta cambiando e non per lo scirocco che ci introduce nella stagione estiva. Cambia perché nella stessa maggioranza di governo si levano voci pesanti di dissenso ultime delle quali quelle dei giovani del Pdl di Palermo che non hanno per nulla festeggiato la riduzione di pena inflitta a Marcello Dell'Utri dalla Corte d'Appello e che si vergognano all'idea di un senatore della Repubblica, mafioso quantomeno fino al '92, che erge ad eroe un collega di cupola come Vittorio Mangano piuttosto che uomini come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Non sarà una casualità se, nelle stesse ore in cui la piazza si riempiva di bandiere e striscioni il Presidente
Giorgio Napolitano affermava "non mi hanno ascoltato" riferendosi alla maggioranza che vorrebbe approvare il ddl prima dell'estate. E non sarà un caso neppure se, in contemporanea con gli interventi dal palco il presidente della Camera Gianfranco Fini chiariva di non volere che nel suo partito e nel governo "ci sia nemmeno il sospetto che c'è qualcuno che si vuol far nominare ministro perché non vuole andare in tribunale".

La piazza si svuota. In un corteo che si divide nelle strade della Capitale dipinto dal giallo dei post-it, dal viola delle t-shirt e dalle valigie blu. Ma è solo un arrivederci. E un avvertimento solenne ai governanti: anche se cercherete di approfittare dei mesi estivi e delle ferie (per quelli che se le potranno permettere in un Paese dove galoppa la disoccupazione e il precariato) perfino ad agosto ci saranno piazze gremite di gente a contestare i provvedimenti più scellerati, le leggi più incostituzionali, i tagli alla cultura e i bavagli all'informazione. "Ci siamo riappropriati della Costituzione – ha detto Stefano Rodotà dal palco - ora la piazza può influire direttamente sull’agenda politica”.

E saremo tutti davanti alla Camera il 29 luglio con voci più assordanti delle vuvuzelas per contrastare il ddl intercettazioni e chiunque vuole donne e uomini sudditi di un nuovo Sultanato piuttosto che cittadini liberi di esprimersi e di conoscere la verità.

corradino@articolo21.info

http://www.articolo21.org/1402/notizia/altro-che-privacy-si-difende-solo-il.html


Stile Scarface, la villa bunker di don Ciccio Porte blindate, cani e telecamere a vista



MILANO – Leoni e discoboli, cavalli alati e la copia del cristo redentore di Rio de Janeiro. Il tutto rigorosamente in marmo bianco a puntellare viottoli, prati all’inglese e una piscina. All’ingresso una targa: villa Angelina. Poco sopra un cartello annuncia l’ingresso del ristorante La Masseria. E’ questo il buen ritiro del boss
Francesco Valle (qui sopra nel video che documenta gli arresti di questa mattina), uomo di ‘ndrangheta emigrato al nord a metà degli anni Settanta. Fuggito più che emigrato. Per scappare a una sanguniosa faida di mafia. Una fuga che si è trasformata in una fortuna di case e conti bancari. Un bel tesoretto accumulato a colpi di usura.

Un autentico fortino reso ancora più spigoloso da decine di telecamere a vista, fisse e basculanti, sensopri, allarmi. Tutte collegate in una sala ascolto monitorata 24 ore su 24 dai picciotti del boss. Qui i capi della cosca erano soliti festeggiare compleanni e comunioni. Qui si celebrano autentici summit di mafia per decidere le strategie della ‘ndrangheta. Ai tavoli del ristorante per molti anni si sono seduti i plenipotenziari della mafia calabrese trapiantata al nord. Qui si sono discusse le strategie Expo, calibrando gli equilibri tra le varie famiglie, discutendo omicidi. Un luogo simbolo, insomma. Conosciuto da tutti gli affiliati. Chi saliva al nord dalla Calabria aveva in tasca quest’indirizzo: via Cusago 2, Cisliano.

L’intero pacchetto risulta, però, intestato a un signore egiziano. Eppure a spulciare nelle visure camerali, passaggio dopo passaggio, si torna sempre a loro: i Valle. E’ qui che questa mattina sono arrivati almeno 50 agenti per portare via i capi dell’organizzazione. Doppio ingresso: il primo dal ristorante, il secondo, incastrata in un viottolo di villette, quello della casa. Due piani e tetto di mattonelle rosse. Cani dentro e fuori. E da fuori si intuiscono i video. Mentre dentro sacro e profano si fondano nell’arredamento con statuette dei santi.

Qui il padrino legato alla cosca De Stefano ha ricevuto i propri debitori. Gente minacciata e presa a pugni. Già, “perché alla Masseria – racconta un imprenditore usurato dalla ‘ndrangheta – si va per dare e non per prendere”. E in effeti i Valle in nquesti anni hanno preso e molto. Soprattutto grazie all’alleanza con la famiglia Lampada che secondo il Ros di Reggio Calabria, rappresenterebbe il braccio finanziario della cosca Condello. Fedrazione d’affari, ma anche d’affeti, visto il matrimonio tar due rampolli dei rispettvi casati, celebrato, manco a dirlo, alla Masseria.



Stefano Rodotà Manifestazione FNSI No DDL Alfano intercettazioni 1 luglio 2010.rm


Il Professor Rodotà interviene alla manifestazione dell'FNSI contro il DDL sulle intercettazioni a piazza Navona a Roma.


Rodotà ''Ci siamo appropriati della Costituzione''.


1 luglio 2010

L'intervento dell'ex garante della privacy dal palco di Piazza Navona alla manifestazione contro la legge sulle intercettazioni. "Il tempo della acquiescienza dell'opinione pubblica è finito"


Fassino vs i ragazzi delle 'Agende rosse', la polemica


NO BAVAGLIO DAY


L'editorialista del Corriere Ostellino mente al Tg1: "In piazza gridavano intercettateci tutti"

Il politologo Pasquino: "Berlusconi barcolla, ma non crolla"

Da Roma a Milano, da Padova a Lecce e in decine di altre città d'Italia, ma anche da Parigi e Londra, un unico grido: “No alla censura, no alla mafia, no al bavaglio”.

Sono decine di migliaia i cittadini che si oppongono alla legge con cui Berlusconi vuole fermare pressoché tutte le indagini e togliere agli elettori la possibilità di sapere.

Crepe anche nella maggioranza con il presidente della Camera che sposa le tesi del Procuratore nazionale Antimafia Piero Grasso e invita il Pdl a riflettere.

Anche il Quirinale prende posizione, Napolitano dice “Avevo consigliato di dare priorità alla manovra economica, ma non mi hanno ascoltato”.

E sottolinea come le manifestazioni e gli esperti mettano in evidenza “Punti critici chiari che preoccupano" il Quirinale.

Il presidente del Senato Schifani ammette: impossibile approvare definitivamente la legge prima dell'estate.

La spallata di Berlusconi adesso è più difficile.

http://www.ilfattoquotidiano.it/



Riciclaggio, Ior e Berlusconi: interrogatorio in Svizzera per Ciancimino



Massimo Ciancimino
- ricorda l’Ansa - è stato interrogato oggi dall’autorità giudiziaria svizzera.

Al centro dell’interrogatorio, reso al giudice federale Elena Catenazzi, i flussi di denaro che il padre, l’ex sindaco mafioso di Palermo, Vito, avrebbe fatto transitare attraverso il Paese elvetico e che poi sarebbero stati investiti nello Ior e, secondo quanto raccontato dal testimone, nel complesso edilizioMilano 2 realizzato da Silvio Berlusconi.

Il giudice ha acquisito anche copia del libro «Don Vito», scritto da Ciancimino che, in alcuni capitoli, racconta particolari degli investimenti del tesoro del padre.

La breve permanenza in Svizzera del figlio dell’ex sindaco ha dato vita anche a un giallo: il testimone sarebbe stato pedinato e fotografato da alcune persone che sono poi state fermate dalla polizia locale.