venerdì 2 luglio 2010

Stile Scarface, la villa bunker di don Ciccio Porte blindate, cani e telecamere a vista



MILANO – Leoni e discoboli, cavalli alati e la copia del cristo redentore di Rio de Janeiro. Il tutto rigorosamente in marmo bianco a puntellare viottoli, prati all’inglese e una piscina. All’ingresso una targa: villa Angelina. Poco sopra un cartello annuncia l’ingresso del ristorante La Masseria. E’ questo il buen ritiro del boss
Francesco Valle (qui sopra nel video che documenta gli arresti di questa mattina), uomo di ‘ndrangheta emigrato al nord a metà degli anni Settanta. Fuggito più che emigrato. Per scappare a una sanguniosa faida di mafia. Una fuga che si è trasformata in una fortuna di case e conti bancari. Un bel tesoretto accumulato a colpi di usura.

Un autentico fortino reso ancora più spigoloso da decine di telecamere a vista, fisse e basculanti, sensopri, allarmi. Tutte collegate in una sala ascolto monitorata 24 ore su 24 dai picciotti del boss. Qui i capi della cosca erano soliti festeggiare compleanni e comunioni. Qui si celebrano autentici summit di mafia per decidere le strategie della ‘ndrangheta. Ai tavoli del ristorante per molti anni si sono seduti i plenipotenziari della mafia calabrese trapiantata al nord. Qui si sono discusse le strategie Expo, calibrando gli equilibri tra le varie famiglie, discutendo omicidi. Un luogo simbolo, insomma. Conosciuto da tutti gli affiliati. Chi saliva al nord dalla Calabria aveva in tasca quest’indirizzo: via Cusago 2, Cisliano.

L’intero pacchetto risulta, però, intestato a un signore egiziano. Eppure a spulciare nelle visure camerali, passaggio dopo passaggio, si torna sempre a loro: i Valle. E’ qui che questa mattina sono arrivati almeno 50 agenti per portare via i capi dell’organizzazione. Doppio ingresso: il primo dal ristorante, il secondo, incastrata in un viottolo di villette, quello della casa. Due piani e tetto di mattonelle rosse. Cani dentro e fuori. E da fuori si intuiscono i video. Mentre dentro sacro e profano si fondano nell’arredamento con statuette dei santi.

Qui il padrino legato alla cosca De Stefano ha ricevuto i propri debitori. Gente minacciata e presa a pugni. Già, “perché alla Masseria – racconta un imprenditore usurato dalla ‘ndrangheta – si va per dare e non per prendere”. E in effeti i Valle in nquesti anni hanno preso e molto. Soprattutto grazie all’alleanza con la famiglia Lampada che secondo il Ros di Reggio Calabria, rappresenterebbe il braccio finanziario della cosca Condello. Fedrazione d’affari, ma anche d’affeti, visto il matrimonio tar due rampolli dei rispettvi casati, celebrato, manco a dirlo, alla Masseria.



Stefano Rodotà Manifestazione FNSI No DDL Alfano intercettazioni 1 luglio 2010.rm


Il Professor Rodotà interviene alla manifestazione dell'FNSI contro il DDL sulle intercettazioni a piazza Navona a Roma.


Rodotà ''Ci siamo appropriati della Costituzione''.


1 luglio 2010

L'intervento dell'ex garante della privacy dal palco di Piazza Navona alla manifestazione contro la legge sulle intercettazioni. "Il tempo della acquiescienza dell'opinione pubblica è finito"


Fassino vs i ragazzi delle 'Agende rosse', la polemica


NO BAVAGLIO DAY


L'editorialista del Corriere Ostellino mente al Tg1: "In piazza gridavano intercettateci tutti"

Il politologo Pasquino: "Berlusconi barcolla, ma non crolla"

Da Roma a Milano, da Padova a Lecce e in decine di altre città d'Italia, ma anche da Parigi e Londra, un unico grido: “No alla censura, no alla mafia, no al bavaglio”.

Sono decine di migliaia i cittadini che si oppongono alla legge con cui Berlusconi vuole fermare pressoché tutte le indagini e togliere agli elettori la possibilità di sapere.

Crepe anche nella maggioranza con il presidente della Camera che sposa le tesi del Procuratore nazionale Antimafia Piero Grasso e invita il Pdl a riflettere.

Anche il Quirinale prende posizione, Napolitano dice “Avevo consigliato di dare priorità alla manovra economica, ma non mi hanno ascoltato”.

E sottolinea come le manifestazioni e gli esperti mettano in evidenza “Punti critici chiari che preoccupano" il Quirinale.

Il presidente del Senato Schifani ammette: impossibile approvare definitivamente la legge prima dell'estate.

La spallata di Berlusconi adesso è più difficile.

http://www.ilfattoquotidiano.it/



Riciclaggio, Ior e Berlusconi: interrogatorio in Svizzera per Ciancimino



Massimo Ciancimino
- ricorda l’Ansa - è stato interrogato oggi dall’autorità giudiziaria svizzera.

Al centro dell’interrogatorio, reso al giudice federale Elena Catenazzi, i flussi di denaro che il padre, l’ex sindaco mafioso di Palermo, Vito, avrebbe fatto transitare attraverso il Paese elvetico e che poi sarebbero stati investiti nello Ior e, secondo quanto raccontato dal testimone, nel complesso edilizioMilano 2 realizzato da Silvio Berlusconi.

Il giudice ha acquisito anche copia del libro «Don Vito», scritto da Ciancimino che, in alcuni capitoli, racconta particolari degli investimenti del tesoro del padre.

La breve permanenza in Svizzera del figlio dell’ex sindaco ha dato vita anche a un giallo: il testimone sarebbe stato pedinato e fotografato da alcune persone che sono poi state fermate dalla polizia locale.

I guai di Cappellacci, tradito dai suoi e sotto inchiesta.


di Gianluca Serra tutti gli articoli dell'autore

Bocciatura del Piano Casa Cappellacci e nuovo blitz della Polizia giudiziaria negli uffici della Regione. È il 30 giugno del Governatore della Sardegna, un’altra giornata nera. Che si aggiunge alla serie innescata con l’inchiesta della procura di Roma sui presunti illeciti nel business dell’eolico, per i quali sono indagati, oltre lo stesso Cappellacci, Flavio Carboni, Denis Verdini e politici e dirigenti a loro legati. In gergo pugilistico quello di ieri è un “uno-due” che stenderebbe un toro. Il primo colpo lo sferra a Cappellacci la sua maggioranza, che boccia clamorosamente, a voto segreto, la versione sarda del Piano Casa, aggiornato e corretto dal Presidente dopo quello approvato nell’autunno scorso. Il secondo colpo arriva da un accesso agli atti della Procura di Cagliari che prefigurerebbe un nuovo filone di indagine sulle attività della giunta Cappellacci, stavolta riguardante i concorsi per l’assunzione dei dirigenti. Agenti della polizia giudiziaria avrebbero bussato all’assessorato degli Affari Generali per acquisire documenti sul reclutamento di personale e sui concorsi. A contare i secondi a Cappellacci, dopo una serie così micidiale, assieme all’opposizione c’è anche una consistente parte della maggioranza, che ha votato contro il Piano Casa (su 65 presenti, 27 i sì e 37 i no) e che il giorno precedente aveva messo in mora il Presidente.

I tanti mal di pancia si condensano nella richiesta di un rimpasto della giunta e di un energico cambio di rotta rispetto a un’agenda politica eterodiretta da Roma. Come ha dimostrato la vicenda eolico, con il corollario di nomine e atti sollecitati fuori dalla Sardegna e oggi al vaglio degli inquirenti. In più, e di qui la ricaduta sul voto al Piano Casa, a Cappellacci è mossa l’accusa, anche dentro la coalizione che lo sostiene, di prestare eccessiva attenzione a interessi non troppo diffusi. Proprio su questo punto le avvisaglie di un dies nefastus per Cappellacci si potevano leggere il giorno precedente, in concomitanza con il vertice di maggioranza, nel blog del consigliere regionale del Partito Sardo d’Azione Paolo Maninchedda. In un articolo dal titolo “Le norme del cosiddetto piano casa che non posso votare”, segnalava la contrarietà del suo partito a norme che avrebbero consentito deroghe in materia di lottizzazioni e concesso «un premio ai comuni non virtuosi che continuano ad amministrare coi vecchi piani di fabbricazione, un premio ai comuni che hanno consumato il consumabile. Uno schiaffo ai Comuni che pur dotati di Puc si videro bloccate dal Piano Paesaggistico le lottizzazioni. Un premio anche a un altro signore, potentissimo». Il signore sarebbe Sergio Zuncheddu, editore dell’Unione Sarda, quotidiano schieratissimo contro la passata esperienza di governo regionale del centrosinistra. Le norme bocciate avrebbero consentito di rimuovere il vincolo paesaggistico e riavviare opere di costruzione sulla costa, anche nel caso della lottizzazione di Cala Giunco, dell’editore cagliaritano, che era stata definitivamente cassata dal Consiglio di Stato.

NUOVA BOCCIATURA
Già un’altra volta Cappellacci fu bocciato dal Consiglio regionale sardo, quando, di fatto, furono sospesi gli effetti di una delibera con cui la giunta sotto le feste di Natale avviava le trattative per l’acquisto di immobili di Zuncheddu da destinare a sede degli uffici della Regione. Il dibattito molto acceso in Consiglio regionale ha messo sul piatto il rischio che le norme sul piano casa potessero appunto riguardare pochi e favorire pochissimi.
È il tenore degli interventi dell’opposizione e dell’ex Presidente Soru, che due anni fa si dimise quando parte della sua maggioranza bocciò un emendamento che delegava la giunta a proseguire il lavoro di stesura del Piano Paesaggistico. Non si ha alcuna notizia di reazioni del Presidente Cappellacci alla clamorosa nuova bocciatura.

02 luglio 2010