Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
giovedì 25 novembre 2010
Fisco: perquisita la casa farmaceutica Menarini, fra i reati contestati associazione a delinquere e riciclaggio.
Cosa c'è che non va.
E' vero c'è la crisi economica che sta facendo collassare interi paesi dell'occidente, ma è anche vero che noi stavamo già collassando per l'incuria dei governi che si sono succeduti nel tempo.
Sono anni che andiamo perdendo per strada pezzi di diritti civili e libertà.
La crisi da noi è accentuata e peggiorata dal fatto che chi ci governa pensa solo ai fatti suoi.
Se a governare un paese c'è chi pensa solo ad accumulare ricchezza per sè ed a proteggersi da eventuali e probabili grattacapi giudiziari, e per farlo si attornia di persone di sua fiducia legate a lui da vincoli di amicizia, di lavoro, di simpatia, di compiacenza e di abnegazione, non ci potrà mai essere uno sviluppo economico.
E' già inconcepibile il solo pensiero di avere ministri che con la bandiera italiana si pulirebbero il fondo schiena,
che invece di curare i beni storici e culturali, curano la messa in scena di un fantomatico ed inesistente premio cinematografico ad una sedicente attricetta protetta del premier,
che invece di curare che tutto venga fatto in piena regola e in rispetto delle leggi vigenti, affida i lavori di ricostruzione dei disastri ambientali a ditte non certificate ed in odor di mafia,
che invece di proteggere il territorio, auspicano centrali nucleari e termovalorizzatori,
che tolgono alla scuola e alla sanità pubblica per dare alla scuola ed alla sanità privata,
che invece di crearli i posti di lavoro li eliminano introducendo il precariato ad oltranza,
che si appropriano delle donazioni dei contribuenti a favore delle organizzazioni umanitarie,
che....l'elenco è lungo.
Ed è, oltre che inconcepibile, mortificante.
mercoledì 24 novembre 2010
Fermate il molestatore. - di Beppe Giulietti
Il vecchio molestatore non ha più limiti, non conosce vergogna, in tutti i sensi, assomiglia sempre più al mitico Paolini, quello che compariva dietro le telecamere sventolando il preservativo, anche lui era un molestatore, ma almeno non chiedeva il licenziamento di nessuno, anzi ogni tanto si beccava un calcione in diretta, mitico quello che gli rifilò Paolo Frajese. Per la verità la campagna di Paolini per il preservativo era sicuramente più utile socialmente, ed anche eticamente. Naturalmente non osiamo pensare nè sperare che qualcuno voglia rifilare un calcione anche all’erede di Paolini e di Cavallo pazzo, al secolo Mario Appignani e ci scuseranno i familiari per l’accostamento.
Quello che è accaduto a Ballarò, per altro va dato atto a Floris di aver replicato nel modo giusto, è solo la replica di una ignobile sceneggiata già vista.
Era accaduto ad Anno Zero quando Santoro gli aveva staccato la spina proprio perché il molestatore voleva urlare, ma non rispondere alle domande.
Ci aveva già provato con Ballarò rivendicando il suo diritto a parlare ovunque, a suo piacimento, senza contraddittorio. a conferma che si ritiene il padrone del polo Raiset, e come tale autorizzato a promuovere e a rimuovere.
Sarà nostra cura, come Articolo 21, far circolare il filmato, spedirlo alle autorità internazionali ed europee affinché vedano e ascoltino quello che accade in Italia, si rendano conto delle condizioni di salute del molestatore, tocchino con mano quali piaghe purulente può determinare il conflitto di interessi.
Nei giorni scorsi la Rai di Masi ha istituito il “Lodo Maroni”, quello che dovrebbe consentire a chiunque di chiedere e ottenere il diritto di poter replicare in diretta ad eventuali offese o lesioni della propria dignità. In lista di attesa ci sono già i terremotati dell’Aquila, gli studenti e i professori cancellati dalla Gelmini, i giudici offesi da Dell’Utri, a cominciare da Antonio Ingroia.
Adesso ci attendiamo un “Lodo molestatori”, con il quale si potrebbero introdurre delle sanzioni a carico dei disturbatori della pubblica quiete, dei maniaci della telefonata in diretta, dei prepotenti di ogni colore.
Non pensiamo a pene corporali, neppure a qualche manganellata mediatica in stile “metodo Boffo”, più semplicemente si potrebbe condannare il molestatore di turno alla interdizione dai pubblici uffici e dalle trasmissioni tv, in un solo colpo ci saremmo liberati dal presidente del Consiglio e avremmo riconquistato il diritto a poter guardare la nostra trasmissione preferita senza dover subire le interruzioni provocate dagli orchi di turno.
Se avete idee migliori sulle pene da infliggere ai molestatori segnalatecele pure, ovviamente restando nei limiti del codice civile e penale…..
martedì 23 novembre 2010
Io no ci sto - appello in difesa del 5 per mille.
Sottoscrivi l'appello in difesa del 5 per 1000 su www.iononcisto.org.
Se entrerà in vigore la nuova "Legge per la stabilità" che mette un tetto al 5 per 1000, tutte le organizzazioni del terzo settore subiranno un taglio dei fondi del 75%.
Negli scorsi giorni, i giornali hanno riportato la notizia che la Commissione Bilancio della Camera dei Deputati ha esaminato il testo della nuova "legge per la stabilità". Tale legge limiterebbe a 100 milioni di euro i fondi da destinare al "5 per 1000" con una riduzione del 75% rispetto all'importo dell'anno precedente. Tale ulteriore taglio si aggiunge a quelli effettuati al bilancio della cooperazione internazionale italiana, ai contributi alle istituzioni internazionali che aiutano i paesi in via di sviluppo e a quelli per la ricerca scientifica, universitaria e sanitaria.
Questi tagli si ripercuotono significativamente sull'operatività delle organizzazioni del terzo settore, che hanno dimostrato una professionalità molto elevata, oggetto di apprezzamento in Italia e all'estero.
Tagliare i fondi a disposizione del "5 per 1000" significherebbe anche limitare drasticamente la libertà dei cittadini di decidere come destinare la propria quota dell'imposta sui redditi direttamente a sostegno degli operatori del terzo settore.
Per queste ragioni chiediamo al Parlamento Italiano di intervenire per eliminare, nel testo della legge di prossima discussione, il tetto di 100 milioni di euro da destinare al "5 per 1000" per l'anno 2011, ripristinando quanto meno l'importo dei fondi previsti nell'anno 2010.
Ti chiediamo una mano: per dare più forza alla nostra richiesta serve anche la tua firma. Se sei d'accordo con noi, sottoscrivi l'appello su www.iononcisto.org e aiutaci a diffondere la notizia.
http://www.emergency.it/io-non-ci-sto.html
Basta con il linciaggio di Roberto Saviano. L’appello di Articolo 21.
Per queste ragioni riteniamo che si possa e si debba discutere liberamente anche del programma di Fazio e di Saviano, senza bisogno che si formino tifoserie di varia natura, ma proprio perché non sopportiamo le chiese e i clan, non possiamo tollerare la campagna di linciaggio e di aggressione mediatica e politica in atto, per ragioni di ben altra natura, contro il programma e in particolare contro Roberto Saviano.
L'ultima raffica è arrivata dal Giornale di Berlusconi che ha promosso una raccolta di firme contro Saviano, contro le sue presunte bugie, contro le "fanforanate "scritte e dette in tv, una vera e propria campagna di intimidazione tesa a ridurre al silenzio chi ha avuto il coraggio di portare alla luce del sole porcherie e intrecci, che dovevano restare sepolti e comunque non avrebbero mai dovuto raggiungere milioni e milioni di persone. A carico di Saviano c'è una imputazione gravissima: avere portato la luce dei riflettori nel regno delle tenebre.
Questo ha fatto saltare i nervi agli amici degli amici, del resto, ancora prima che il programma andasse in onda, il senatore Dell’Utri, che non spreca le parole, aveva ammonito Saviano a non esagerare, a non superare il limite del consentito, a non leggere troppo i documenti e le sentenze.
Del resto questa campagna ha un illustre mandante proprio nel presidente del consiglio che, appena qualche mese fa, si era esibito nella famigerata invettiva: “Basta con questi scrittori e autori che cercano la ribalta parlando di mafia e camorra, questi li strozzerei tutti con le mie mani..”, più o meno così il datore di lavoro del mafioso Mangano aveva scomunicato Saviano e tutti quelli che , invece di far traffici con i trafficanti, hanno deciso di dedicare la loro vita al contrasto delle mafie di ogni natura e in ogni latitudine, dal sud al nord.
Il Giornale, per l'ennesima volta, ha dato fiato alle peggiori pulsioni dell'editore.
Qui non si tratta più di una pacata discussione sui format televisivi o sulla qualità di un programma, o anche sulla validità delle tesi dello scrittore, ma di un vero e proprio assalto ad una persona che, per le sue parole, è costretto a vivere blindato, perché contro di lui è stata pronunciata una condanna a morte dai clan camorristici.
Quando si lancia una iniziativa di questa natura, bisogna sapere che, magari involontariamente, si manda un segnale inquietante e devastante, si strizza l'occhio a chi nelle medesime aule dei tribunali ha indicato in Saviano, nella giornalista Capacchione, nel giudice Cantone, e in altre donne e uomini che amano la legalità, i nemici da colpire. In questo caso non può esserci indulgenza, nè tolleranza, non ci possono essere spazio per i distinguo e per le ambiguità,in questi casi bisogna costruire una muraglia umana solidale non solo attorno a Saviano, ma attorno a chiunque altro possa diventare l'oggetto di questo cecchinaggio.
Per queste ragioni il direttore del sito di Articolo21, Stefano Corradino, con la consueta passione civile ha lanciato un appello che ha già raccolto centinaia di firme, ci permettiamo di proporlo anche a voi, sicuri non solo di una firma, ma anche di un impegno che non conoscerà tregua, sino a quando non avremo liberato l’Italia dalla nube tossica che ha inquinato l'Italia.
“Noi crediamo che sia grazie a Saviano e di tanti altri giornalisti che coraggiosamente, e spesso silenziosamente indagano sulla criminalità, sui rapporti tra mafia, economia e politica se si sia aperto uno squarcio, uno dei tanti muri di omertà di questo Paese, e se si sia arrivati agli arresti di capi clan come Antonio Iovine. Roberto Saviano ed altri giornalisti meno noti hanno avuto il fegato di urlare a Casale di Principe, paese ad alta densità camorristica in faccia ai boss, chiamandoli per nome, "Non valete niente!" Per questo siamo con Roberto, e con tutti i Saviano che ogni giorno dalle redazioni più grandi a quelle più sperdute, da nord a sud ingaggiano una battaglia difficile e rischiosa contro la criminalità e i suoi intrecci perversi”.
L’appello sul sito www.articolo21.org
Giuseppe Giulietti
Tra i due litiganti (Francia e Romania) ci si mette B. con un gesto equivoco.
E' giallo su quanto accaduto venerdì scorso al vertice Nato, al momento della foto ufficiale. Silvio Berlusconi si porta il dito alla tempia facendo il "gesto del pazzo" con il premier romeno Basescu, pochi secondi dopo che quest'ultimo ha avuto un acceso diverbio con Nicolas Sarkozy
Non è ancora chiaro cosa sia avvenuto. Ma è molto, molto probabile che il diverbio Basescu-Sarkozy (non una novità, i due si sono «azzuffati» già nel passato) sia da mettere in relazione con la caccia ai Rom innescata da fine luglio a Parigi e con le reticenze, più o meno velate, dei francesi ad accettare l’entrata della Romania e della Bulgaria nello spazio Schengen, a partire dal marzo 2011, come previsto.
L’unico a essersi espresso sull’incidente è stato proprio Sarkozy. Sabato ha assicurato: «Vado molto d’accordo con Basescu. Non mi sono assolutamente rifiutato di parlargli. L’ho già incontrato almeno una quindicina di volte: è un uomo di grande qualità, che aprezzo molto». Ma ha poi affrontato il nodo della questione: l’accesso dei rumeni e dei bulgari alla piena e libera circolazione all’interno dello spazio Schengen. «La Francia ritiene – ha detto – che i due Paesi abbiano vocazione ad aderirvi, ma in questo caso diventeranno guardiani dei confini europei, e, quindi, bisogna prima risolvere i loro problemi frontalieri». Un’allusione al fatto che la linea di confine tra Romania e Moldavia non sarebbe controllata sufficientemente. Non solo: Sarkozy ritiene che debbano esaurirsi le «procedure di sorveglianza» innescate a carico di Bucarest e Sofia da parte della Commissione europea, a causa di problemi di corruzione, prima che i due Paesi aderiscano a Schengen. Insomma, è chiaro che Sarkozy, al di là del solito fair play diplomatico, non vuole la Romania nello spazio. O almeno non a breve. Basescu non avrebbe apprezzato e per questo si sarebber “buttato tra le braccia” del Caimano… Questo potrebbe aiutarlo? Sull’entrata di Romania e Bulgaria nello spazio Schengen si sono già mostrati scettici pure l’Olanda e, soprattutto, un peso massimo come la Germania.
Ma ritorniamo al diverbio Basescu-Sarkozy. Non è la prima volta. Al consiglio europeo di Bruxelles, nel settembre scorso, erano già stati ritratti da diverse foto con le facce arrabbiate e muovendo minacciosamente le braccia. Qualche giorno più tardi Basescu aveva sminuito: «Abbiamo relazioni di amicizia. Ma è probabile che entrambi gesticoliamo molto quando parliamo». Poi la precisazione: «La Romania difenderà sempre i diritti dei Rom a circolare liberamente in Europa. Sono dei cittadini europei e, se non ci sono prove che abbiano infranto la legge, devono beneficiare degli stessi diritti degli altri». Il problema è tutto lì. La caccia ai Rom innescata da Sarkozy a fine luglio (ma che già era iniziata in sordina nei mesi precedenti), ha portato (e sta portando, non è ancora finita) a espulsioni di molte persone senza strascichi giudiziari. Secondo gli ultimi dati, resi noti nei giorni scorsi, nei primi nove mesi dell’anno la Francia ha espulso 21.834 stranieri. Ebbene, ben 12.491 erano rumeni, praticamente Rom. In 5.929 sono stati convinti ad andarsene con il pagamento del biglietto (solo andata) e un contributo di 300 euro a persona. Il resto ha fatto ritorno contro la sua volontà.
Sarkozy si addolcirà? Assai improbabile. Tanto più che, una settimana fa, in occasione del rimpasto governnativo, Brice Hortefeux, amico da una vita del presidente e uomo duro della destra francese, già ministro degli Interni, ha assunto pure la competenza dell’Immigrazione. Lo scorso giugno Hortefeux è stato condannato in primo grado per ingiuria razziale. A un incontro dei giovani dell’Ump, il suo partito (e di Sarkozy), gli era stato presentato un militante di origini arabe. «Bisogna averne uno. Uno solo, va bene. E’ quando ce ne sono tanti che cominciano i problemi». Aveva detto. Serio in volto.
Alessandro Verani