Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
mercoledì 12 ottobre 2011
210mila euro raccolti: attesa travolgente per ‘Comizi d’amore’.
Rizzo Nervo: "La Rai acquisisca i diritti della trasmissione". Freccero: "La stagione televisiva inizierà con il programma di Santoro". Intanto, in tre giorni 250mila contatti unici e 500mila visite per il sito della nuova creatura del conduttore.
Sarà pure come dice il direttore di Rai 4 Carlo Freccero che la stagione televisiva comincerà solo con la prima di Comizi d’amore, ma il “caso Santoro” continua a montare. Anche con le telecamere ancora spente, il sitoserviziopubblico.it (l’associazione che produrrà il format dell’ex conduttore di Annozero) continua a macinare contatti. Da quando è andato online, sabato 8 ottobre è stato cliccato da 245mila visitatori unici e la raccolta fondi via Internet ha toccato quota 210mila euro.
In attesa del 3 novembre, quando Santoro tornerà in onda su una rete multipiattaforma (digitale terrestre, Internet e Sky), curiosità e consensi verso l’operazione continuano a crescere. L’ultimo endorsment arriva direttamente dal consigliere d’amministrazione Rai Nino Rizzo Nervo che, in una lettera inviata al direttore generale Lorenza Lei, ha chiesto che la televisione di Stato acquisisca i diritti e trasmetta Comizi d’amore. “Se la Rai non vuole tradire il ruolo di servizio pubblico, se vuole riconquistare credibilità presso tutti coloro che pagano il canone e che si sono visti privati di una trasmissione di successo, raccolga la sfida, acquisisca i diritti e mandi in ondaComizi d’amore“, ha detto il consigliere d’opposizione. La proposta ha subito raccolto il consenso di un altro membro del cda di viale Mazzini, Rodolfo De Laurentiis, in quota Udc, che ha detto che se Santoro serve ad aumentare il pluralismo, allora “ben venga” Comizi d’amore.
Nel frattempo anche dal mondo della politica continuano a giungere adesioni. Oggi hanno sottoscritto l’iniziativa il leader di Sinistra e Libertà Nichi Vendola (“Occorre sostenere in ogni modo il giornalista”), il sindaco di Napoli Luigi De Magistris (“sono sicuro che scasserà!”), il portavoce di Articolo 21 Beppe Giulietti e tutti i 12 senatori dell’Italia dei valori che hanno versato 100 euro come sottoscrizione popolare. “Un segnale chiaro – fanno sapere dall’ufficio stampa del partito di Di Pietro – perché in Rai, a parte qualche sacca di resistenza attiva, stanno escludendo, con le buone o con le cattive, tutte le voci di dissenso agli attuali vertici, emanazione diretta di Berlusconi. Per questo l’iniziativa di Santoro merita un incoraggiamento convinto”.
Una risposta travolgente, come ha detto lo stesso Santoro in un’intervista al sito di Articolo21: “Di sicuro apriremo una crepa molto profonda nel sistema televisivo. Chiediamo a tutti 10 euro, una sorta di piccolo canone che però in questo caso si paga volentieri per vedere in onda il proprio programma preferito”. Un’opinione condivisa da un altro ‘mostro sacro’ della televisione italiana,Carlo Freccero che sottolinea come l’iniziativa di Santoro e la risposta del pubblico pronto ad autotassarsi pur di rivederlo in onda dimostra come nell’immaginario collettivo “l’informazione sia diventata un bene comune, come l’aria e l’acqua”. Il direttore di Rai 4 ha poi in mente un “punto di rottura preciso: c’è una cifra di sottoscrizioni, che non dirò per scaramanzia, raggiunta la quale la Rai non potrà che ri-inglobare Santoro. Pena il suicidio dichiarato”.
martedì 11 ottobre 2011
La gente a Napolitano: ''Presidente, ci aiuti lei!''
Poche ore dopo il ko del governo sul bilancio, una piccola folla si è riunita davanti Montecitorio, in attesa del presidente della Repubblica, lì per la presentazione di un libro. Quando è uscito, lo ha accolta un applauso unanime. Più d'uno ha gridato: "Presidente, ci aiuti lei!" E qualcuno: "Sciolga le Camere!"
Video di Francesco Cocco
Idv e la "compravendita di parlamentari": dalla denuncia politica a quella giudiziaria.
Di Pietro: «Abbiamo depositato in Procura precise notizie di reato. Disegno criminoso per far quadrare i conti»
ROMA - «C'è un disegno criminoso per far quadrare i conti di una maggioranza ricattata e comprata». E sui modi che hanno permesso al governo di mantenere i numeri in Aula dopo la rottura con Gianfranco Fini, Antonio Di Pietro passa dalla denuncia politica a quella giudiziaria. A proposito della «compravendita di parlamentari» messa in atto nella maggioranza di governo per mantenere i numeri necessari dopo la fuoriuscita dei parlamentari confluiti in Fli. L'Idv ha presentato quello che, dice Di Pietro, «tecnicamente si chiama un seguito di rapporto», dopo le segnalazioni già presentate nel dicembre scorso. «Abbiamo depositato due notizie di reato, la prima il 10 dicembre 2010, l'altra il 13 dicembre 2010. Un primo seguito di rapporto lo abbiamo trasmesso alla fine dell'estate, circa un mese fa. Un altro lo stiamo predisponendo perché - spiega il leader Idv - c'è un'unicità di disegno criminoso che parte dalle settimane a ridosso del 14 dicembre e prosegue nel tentativo di fare quadrare i numeri di una maggioranza venduta, ricattata, comprata». Solo quando la Procura renderà pubblica la denuncia, aggiunge, «anche noi potremo rendere noti i contenuti».
Falso e calunnia, Scilipoti rinviato a giudizio.
PALERMO - Domenico Scilipoti è stato rinviato a giudizio, a Messina, per falso e calunnia. La vicenda risale al '91 ed e' legata al progetto di un poliambulatorio medico, commissionato a un ingegnere dall'attuale parlamentare dei Responsabili. Il tecnico nel 2002 chiese che gli venisse corrisposta la propria parcella sulla base di un contratto firmato da Scilipoti, il quale sostenne, però, che quella firma non era sua perché in quel periodo si trovava in Brasile per tenere un corso di formazione in agopuntura.
Ma l'ingegner Carmelo Recupero avrebbe dimostrato che Scilipoti, ai tempi consigliere comunale di Terme Vigliatore (ME) e collega di partito del tecnico, si trovava in paese. La prova sarebbe lo svolgimento, in quella data, di una seduta del Consiglio a cui Scilipoti prese parte. Il parlamentare dovrà comparire davanti al tribunale di Messina il prossimo 5 marzo, come deciso dal gup Maria Teresa Arena.
Corte dei Conti boccia la riforma fiscale: “Colpisce i deboli”.
La riforma fiscale “non ha copertura finanziaria” e questo rende i suoi esiti “incerti” anche perché oggi gli obiettivi devono “coesistere con più ristretti spazi di manovra”. Lo ha detto il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, nel corso dell’audizione sul provvedimento alla commissione Finanze della Camera. Il vertice della magistratura contabile ha fatto notare che una parte delle coperture – come l’aumento dell’Iva e delle aliquote sulle rendite finanziarie – sono state utilizzate dal decreto di agosto.
Le incertezze riguardano anche la “molteplicità e rilevanza” degli “obiettivi perseguiti” che rischiano di generare “un conflitto nella destinazione delle risorse acquisibili”. Gli obiettivi sono essenzialmente due: la riforma tributaria da un lato e la messa in sicurezza dei conti pubblici dall’altro. Tutto questo, ha spiegato Giampaolino, rende “necessario esplorare fonti di gettito nuove, in direzione di basi imponibili personali o reali che non insistano sul lavoro e sulle imprese”: insomma, il presidente dell’organo della magistratura contabile non nomina mai esplicitamente la patrimoniale, ma il riferimento è abbastanza chiaro, specie dopo la precisazione che i tagli lineari alle agevolazioni “avrebbero effetti recessivi”. Inoltre, i criteri direttivi del ddl sono, secondo il vertice della Corte, “generici e indeterminati”, ma, ciononostante, non è tutto da buttare: i propositi di riforma del sistema tributario sono definiti “attuali” e “in linea con le esigenze di ripresa”. L’altro grande difetto della riforma fiscale individuato dalla magistratura contabile è il taglio della spesa sociale, che, così come è prefigurato, è “difficile da percorrere”, perché finirebbe per colpire i ceti più deboli e in più avrebbe gli stessi effetti negativi per l’economia del Paese “di quelli derivanti da un prelievo fiscale eccessivo e distorto”.
Quanto all’eliminazione dell’Irap, è di “ardua realizzazione” ed è in contrasto con il federalismo fiscale, che “attribuisce alle regioni, nell’ambito della loro autonomia impositiva, la potestà di ridurre l’aliquota. L’aspetto del “confine e il raccordo” rispetto all’impianto del federalismo è, ha detto ancora il presidente Giampaolino, “poco chiaro”, così come la previsione normativa che prefigura l’introduzione dell’imposta sui servizi “si limita a dettare il principio della concentrazione e della razionalizzazione in un’unica obbligazione fiscale e in un’unica modalità di prelievo di una sommatoria di tributi ma senza indicare il presupposto di imposta”. Un testo però, avvisa la Corte, va approvato e anche “in tempi stringenti”, per impedire che “risulti inevitabile l’attivazione della clausola di salvaguardia”. Se non diventano operative le nuove misure, infatti, dovrà essere applicata la clausola inserita nella misura di agosto, che prevede un taglio del 10 per cento a tutte le agevolazioni.
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