giovedì 26 giugno 2014

Rc Auto, oltre la media europea il 95 % delle polizze assicurative.



Lo annuncia il presidente dell’Ivass. La media del costo delle polizze in Italia è di 500 euro. E il prezzo sale di circa 100 euro se si vive in una grande città.


I prezzi delle polizze Rc Auto in Italia sono superiori alla media europea. Un problema, fa sapere il presidente dell’Ivass Salvatore Rossi nelle considerazioni sull’attività del 2013, ancora «irrisolto dopo tanti anni» e dovuto, con ogni probabilità, anche alla mancata riforma del settore dovuta al cambio di governo. Solo il 5 per cento degli assicurati, continua Rossi «paga un premio paragonabile a quello medio europeo di 250 euro», con il prezzo medio effettivo pari in Italia a 500 euro nel primo trimestre dell’anno (se pur con un calo del 3,8 per cento). La mediana invece è di 450 euro (-3,4%).  

Il prezzo sale, in media di oltre 100 euro, se l’assicurato vive in una grande città e scende con l’età. Chi in passato ha avuto incidenti può arrivare a pagare il triplo di chi non ne ha avuti. Infine il prezzo sale con il grado di concentrazione del mercato, che varia da provincia a provincia (a Caserta, solo per fare un esempio, la concentrazione è più che tripla rispetto a Teramo). A livello aggregato i primi cinque gruppi detengono il 70 per cento del mercato. È da notare che nel settore del credito le prime cinque banche detengono invece meno della metà della raccolta.  

Il settore delle Rc Auto, spiega ancora il presidente dell’Ivass, ha avuto una contrazione record pari al -8 per cento. Una dinamica negativa dovuta alla crisi: spostarsi in auto costa e il suo utilizzo si riduce molto, insieme al calo del numero dei sinistri (-30 per cento negli ultimi 4 anni). Sale invece il costo medio totale di ciascun sinistro da 3900 a 4700 euro per i maggiori accantonamenti. 

Entro il 2015- fa sapere Rossi - sarà anche creata la banca dati unica anti frode nel mercato Rc Auto (Aia). «La lotta alle frodi - spiega - così diffuse nel mercato RC auto, è il principale presupposto di una stabile riduzione dei prezzi». Il progetto Aia ha interconnesso finora 5 banche dati (Motorizzazione civile Ania, Pra, Consap, Ivass) e sta proseguendo il suo cammino. Entro l’anno saranno interconnessi altri archivi rilevanti e entro il 2015 l’opera sarà compiuta. Si punta a coinvolgere anche quattro ministeri (Economia, Sviluppo, Trasporti, Interni), la Banca d’Italia, il Casellario centrale infortuni, l’ufficio centrale italiano «L’obiettivo - aggiunge - è ricavare un numero per ogni sinistro denunciato, che esprima la probabilità di frode. Una valutazione basata sulla storia pregressa del veicolo e di tutti i soggetti coinvolti: proprietario, conducente, danneggiati, testimoni, periti, avvocati, medici». 

Francia, assolto medico che ha aiutato a morire sette pazienti terminali.

Francia
In Francia si torna a discutere di eutanasia. Una sentenza quella arrivata ieri, destinata a fare scuola. Il dottore Nicolas Bonnemaison è stato portato in tribunale a Pau, nel sud ovest della Francia, con l’accusa di aver aiutato a morire sette paziente in stato terminale. La giustizia francese ha prosciolto il medico e la sentenza è stata seguita da un lunghissimo applauso della platea. “Ho agito da medico fino all’ultimo. – ha spiegato il dottore Bonnemaison –  Fa parte dei doveri del medico accompagnare i pazienti fino alla fine”.
L’uomo era accusato di avere “avvelenato” sette pazienti terminali somministrando massicce dosi di sedativo e farmaci in grado di provocare la morte. I fatti che hanno portato il medico a processo, sono accaduti tra il 2010 e il 2011. Il medico dal 2011 non può più esercitare la professione ed è stato radiato dall’ordine dei medici nel 2013. Nicolas Bonnemaison rischiava una condanna all’ergastolo. Ma secondo quanto sosteneva la difesa, e anche l’accusa, il dottore “non può essere considerato un assassino nel senso comune del termine”.
Dopo la sentenza di ieri, la Francia torna dunque a riflettere sull’eutanasia. Come ha sottolineato anche il legale di Bonnemaison, questa decisione “obbligherà i politici ad intervenire più rapidamente” per avviare il processo di riforme sulla legislazione del fine vita. Un anno fa, infatti, anche i medici si dichiararono favorevoli a modificare l’attuale legge sul fine-vita: la legge Leonetti del 2005 contro l’accanimento terapeutico, che, già ora, autorizza il medico a somministrare, con il consenso del paziente, “dosi terapeutiche in grado di alleviare il dolore, anche se rischiano di abbreviare la vita”. Se il “lasciar morire” (con il ricorso alle cure palliative) è permesso, l’eutanasia continua di fatto a essere illegale in Francia, diversamente da quanto accade da anni in Olanda, Belgio, Lussemburgo e Svizzera. Ma, evidentemente, la legge Leonetti non basta più.

L'Italia cammina sul filo di un rasoio.



(Teleborsa) - Ripartenza ritardata e debole, revisione al ribasso del PIL, economia che è la peggiore tra i Paesi PIGS,(ossia dei Paesi dell'area euro più deboli, e ancora mercato del lavoro debole con 7,7 milioni di disoccupati: a dipingere questo desolante panorama sull'Italia, è il Centro Studi di Confindustria, negli ultimi scenari economici. 


Non è bastata dunque la tegola caduta in testa al Paese per opera del FMI qualche giorno fa a puntare i fari sulla debole ripresa dell'Italia , visto che oggi l'associazione degli industriali, denuncia le carenze del Paese, dicendo che “l'Italia cammina sul filo di un rasoio.

” A parlare i numeri quali la previsioni al ribasso sul PIL, che vedono un incremento solo dello 0,2% nel 2014 e dell'1% nel 2015, mentre a dicembre 2013 aveva previsto per il 2014 una crescita dello 0,7% nel 2014 e dell'1,2% nel 2015, ma anche, il mercato del lavoro. ”Complessivamente durante la crisi un milione di persone hanno perduto il posto” di lavoro e l'occupazione manca a 7,7 mln di persone, calcola il centro studi di Confindustria. 

La ricetta individuata da Confindustria va nella direzione di una scossa politico-economica molto forte per riportare l'Italia sulla strada delle crescita anche se “la turbolenza del quadro politico - osservano gli economisti di viale dell'Astronomia - rimane un freno, seppure in questa fase si sia molto attenuata e abbia preso corpo nel Paese l'aspettativa di importanti riforme, a cominciare da quelle istituzionali”. 
Sul fronte dei conti pubblici, ed in particolare del debito pubblico, secondo gli economisti di Confindustria “la strada maestra per ridurlo è il rilancio della crescita, poiché la sola austerità è controproducente”. 
Il deficit pubblico - spiega Confindustria - pur con un'economia così fiacca, si riduce: 2,9% del PIL nel 2014 e 2,5% nel 2015. In questo scenario, gli esperti di Viale dell'Astronomia spiegano che gli investimenti fissi lordi caleranno ancora nel 2014, sebbene a ritmi più contenuti, mentre tra gli elementi di criticità rimane una pressione fiscale che rimane elevata, poco sotto il 44% del PIL, mentre quella effettiva arriva al 52,5%.

http://economia.ilmessaggero.it/flashnews/l-amp-039-italia-cammina-sul-filo-di-un-rasoio/766356.shtml

mercoledì 25 giugno 2014

Ciro Esposito è morto, la famiglia: “Oggi non è gradita la presenza delle istituzioni”

Scontri Coppa Italia, è morto Ciro Esposito. L'appello dello zio: "No violenza in suo nome"

Era stato ferito a colpi di pistola il 3 maggio scorso a Roma prima della gara tra il Napoli e la Fiorentina. L'uomo è morto "per insufficienza multiorganica non rispondente alle terapie mediche e di supporto alle funzioni vitali", si legge in una nota del policlinico Gemelli di Roma, dove era ricoverato. Il sindaco De Magistris: "A Napoli lutto cittadino."
E’ morto questa mattina alle 6 Ciro Esposito, il tifoso del Napoli ferito il 3 maggio scorso a Roma prima della finale di Coppa Italia tra al squadra partenopea e la Fiorentina. Lo si apprende dal policlinico Gemelli dove il tifoso era ricoverato nel reparto di rianimazione. Le sue condizioni ieri si erano aggravate lasciando poche speranze di sopravvivenza. Esposito è morto “per insufficienza multiorganica non rispondente alle terapie mediche e di supporto alle funzioni vitali”, spiega in una nota Massimo Antonelli, direttore del Centro rianimazione del Gemelli, dove il tifoso era ricoverato da 54 giorni. I parenti e gli amici sono riuniti all’esterno del pronto soccorso del Policlinico, attiguo al reparto Rianimazione dove il giovane tifoso del Napoli è deceduto. Ci sono la madre, Antonella Leardi, il padre Giovanni, la fidanzata Simona e un’altra ventina di persone tra familiari e amici. La salma è stata trasferita al Policlinico Umberto I, dove verrà effettuata l’autopsia.
La famiglia: “Oggi non è gradita la presenza delle istituzioni, chi ha sbagliato paghi”
“Alle 6 di questa mattina dopo un calvario durato 50 giorni si è’ spento il nostro Ciro, un eroe civile. Quel maledetto 3 maggio il nostro Ciro é intervenuto in via Tor di Quinto a Roma per salvare i passeggeri del pullman delle famiglie dei tifosi del Napoli calcio. Il nostro Ciro ha sentito le urla di paura dei bambini che insieme alle loro famiglie volevano vedere una partita di calcio; é morto per salvare gli altri. Chiediamo alle istituzioni di fare la loro parte”. Comincia così l’appello della Famiglia Esposito per chiedere giustizia per Ciro.”Daniele De Santis (l’uomo che secondo l’accusa avrebbe aperto il fuoco contro il tifoso napoletano, ndr) non era solo. Vogliamo che vengano individuati e consegnati alla giustizia i suoi complici. Vogliamo che chi – ribadiscono – nella gestione dell’ordine pubblico, ha sbagliato paghi. Innanzitutto il prefetto di Roma che non ha tutelato l’incolumità dei tifosi napoletani. Chiediamo al presidente del Consiglio di accertare le eventualità responsabilità politiche di quanto accaduto – continua la nota diramata dalla famiglia – nessuno può restituirci Ciro ma in nome suo chiediamo giustizia e non vendetta. Oggi non è gradita la presenza delle istituzioni che si sono nascoste in questi 50 giorni di dolore”.
Lo zio: “Questore e prefetto di Roma devono dimettersi”
“Speriamo di riportarlo a casa presto – spiega Enzo, lo zio del giovane – stiamo lavorando per poter accelerare i tempi e ripartire per Napoli”. Bisogna avere però l’autorizzazione visto che c’è un’inchiesta in corso e potrebbe essere richiesta un’autopsia. “Mi aspettavo un po’ di vicinanza in queste settimane da parte delle istituzioni, ma non è mai arrivata salvo qualche eccezione come il sindaco di Napoli De Magistris” e ha ribadito: “Questore e prefetto di Roma devono dimettersi“. 
De Magistris: “Proclamiamo il lutto cittadino”
Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris proclama il “lutto cittadino”. “Proclamiamo il lutto cittadino – spiega de Magistris – per Ciro, per i familiari, per il nostro popolo. Per dire no al binomio calcio-violenza”. “Esprimo ai genitori e a tutta la sua famiglia le mie più sentite condoglianze unitamente a tutto il Calcio Napoli”, scrive in una nota il presidente Aurelio De Laurentiis.
Il legale: “Chiediamo il lutto nazionale, lo Stato ha fallito”
“Chiediamo che sia proclamato il lutto nazionale”, scrive Angelo Pisani, difensore della famiglia Esposito e presidente dell’Ottava Municipalità di Napoli, comprendente il quartiere in cui Ciro lavorava all’autolavaggio, a Scampia. “La morte di Ciro -spiega il legale- rappresenta il fallimento di uno Stato che aveva il dovere di tutelare i cittadini e le manifestazioni sportive in generale. Tutto questo non è avvenuto e a rimetterci la vita è stato un ragazzo innocente, che da oggi in poi sarà il nostro eroe”. “Aspettiamo – conclude Pisani- di poterlo onorare per l’ultima volta con una cerimonia che convocheremo presso l’Auditorium di Scampia, perché tutto il quartiere possa stringersi intorno a Ciro e alla sua famiglia, che rappresentano dinanzi a tutta l’Italia i valori positivi di Napoli“. 
Ora per De Santis l’accusa è di omicidio volontario
Con la morte di Esposito cambia, aggravandosi, la posizione di Daniele de Santis, l’uomo detenuto a Regina Coeli in quanto ritenuto colui che sparò al gruppo di supporters napoletani. Non più tentato omicidio, ma omicidio volontario: questa la nuova ipotesi di reato contestata all’ex ultrà romanista. Il pm, Eugenio Albamonte, titolare dell’inchiesta giudiziaria, dovrà oggi, tra l’altro, nominare il medico legale al quale sarà affidato l’incarico di eseguire l’autopsia su Esposito. 
Scontri a Roma, Esposito raggiunto da diversi colpi di pistola
Esposito era stato ferito il 3 maggio a Roma. Durante scontri scoppiati con ultrà romanisti nella zona di Tor di Quinto prima della gara tra il Napoli e la Fiorentina, l’uomo era stato raggiunto da diversi colpi di pistola un dei quali, entrato dal torace, è arrivato alla colonna vertebrale. Per l’accaduto era finito in manette Daniele De Santis, detto “Danielino” o “Gastone”, ex ultrà giallorosso proveniente dall’estrema destra, titolare di un chiosco nelle vicinanze del luogo in cui si sono verificati i tafferugli. Secondo gli inquirenti, l’ultrà romanista ha fatto fuoco in direzione di alcuni tifosi del Napoli, tra cui Esposito, nel corso di una rissa scoppiata dopo che De Santis, assieme ad altre tre persone ancora da identificare, aveva provocato alcuni tifosi del Napoli a bordo di un bus con lanci di oggetti e fumogeni.
Chi era Ciro Esposito
Un ragazzo di 31 anni, Ciro, con la passione per il calcio e il suo Napoli. Era aiuto infermiere, aveva due fratelli e una fidanzata, Simona. Lavorava nell’azienda familiare, un autolavaggio, insieme ai suoi fratelli, sulla cui cancellata oggi è stato apposto un drappo nero, in segno di lutto. Viveva a casa, con mamma e papà. Per seguire una delle trasferte del Napoli, il 3 maggio era partito da Scampia, come aveva fatto altre volte, insieme agli amici, per quella che doveva essere una festa del calcio. Arrivato a Roma sperando in una vittoria in finale di Coppa Italia, all’Olimpico non è riuscito neanche a mettere piede. 
Benitez: “Una morte che non ha senso”
“La morte di Ciro Esposito è qualcosa di drammatico, ingiustificabile, terribile… Un giovane non può perdere la vita mentre s’incammina allo stadio per vedere la sua squadra. Non ha senso”. E’ il messaggio di cordoglio che Rafa Benitez, allenatore del Napoli, affida al suo sito web. “Dove sta andando il calcio e ciò che lo circonda? A quale limite lo stiamo portando? Questo – prosegue Benitez – non dovrà succedere mai più, mai. Bisogna trovare i mezzi per sradicare assolutamente fatti come questi dal panorama del calcio e dal mondo dello sport”. 
Qui i precedenti: 
http://iglicinidicetta.blogspot.it/2014/05/spari-fuori-dallo-stadio-petardi-e-caos.html

Yara Gambirasio, il furgone di Bossetti filmato vicino a casa della vittima. - Davide Milosa


Ora agli atti dell’inchiesta sull'uomo accusato dalla procura di Bergamo di essere l’assassino della tredicenne spunta una ripresa in cui si vede il furgone del 44enne muratore di Mapello nelle strade attorno a via Rampinelli, dove abita la famiglia della ginnasta. Ora non c'è solo la prova del Dna.
Non c’è più solo la prova del Dna. Ora agli atti dell’inchiesta su Massimo Giuseppe Bossettiaccusato dalla procura di Bergamo di essere l’assassino di Yara, spunta un filmato che riprende il furgone del 44enne muratore di Mapello nelle strade attorno a via Rampinelli, proprio dove abita la famiglia Gambirasio. Di più: il filmato porta la data del 26 novembre 2010, esattamente il giorno in cui la 13enne scompare dopo essere uscita dalla palestra di Brembate Sopra. La conferma dell’esistenza di questo documento arriva direttamente dai militari del Ros, i quali, dopo il fermo di Bossetti, hanno iniziato ad analizzare tutti i dati sensibili che ruotano attorno al 26 novembre. Tra i tanti sono stati rivisti, fotogramma per fotogramma, i filmati delle telecamere. Un lavoro fatto già nelle settimane successive alla scomparsa della 13enne.
Ma se all’epoca lo screening fu condotto al buio e senza il minimo elemento, oggi tutti questi dati vengono riletti con davanti l’identità di Ignoto 1, il cui Dna è stato individuato su slip e leggings del cadavere di Yara ritrovato il 26 febbraio 2011 in un campo di Chignolo d’Isola. Il lavoro a ritroso degli investigatori è a una svolta. Il dato oggettivo di questo filmato sembra poter confutare la versione data da Giuseppe Bossetti durante l’interrogatorio di garanzia davanti al giudice Ezia Maccora che, il 19 giugno scorso, ha emesso nei suoi confronti un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. In quel verbale il muratore di Mapello ha raccontato che, nel novembre 2010, lavorava in un cantiere di Palazzago e per tornare nella sua villetta di Mapello passava nella zona della palestra.
Non a caso il 26 novembre il suo cellulare aggancia la cella di Brembate alle 17,45. In quell’orario Bossetti fa una chiamata, dopodiché il telefono non produce traffico fino alle 7,35 del 27 novembre. A questo punto, l’indagato oltre a spiegare perché il suo Dna è finito sul corpo di Yara, dovrà motivare quel passaggio in via Rampinelli in orario compatibile con la scomparsa della 13enne. I dubbi si riducono. Le domande anche. Certo ancora bisogna capire se Yara salì volontariamente sul mezzo del suo assassinoEsclusa l’ipotesi di un sequestro davanti alla palestra che a quell’ora (erano le 18,40) è affollata di gente, lo scenario potrebbe spostarsi qualche centinaio di metri più in là, proprio nella zona di via Rampinelli. Sul punto va ricordata la rivelazione fatta da Enrico Tironi, il vicino di casa di Yara, a poche ore dalla scomparsa della ragazza. Il testimone raccontò che quella sera la vide in compagnia di due uomini. Per quelle parole Tironi fu incriminato per procurato allarme. Ma il racconto coincide, in parte, anche con quello fatto da una colf che si trovava in zona.
L’inchiesta è ora in una fase decisiva. In mano gli investigatori, oltre al Dna e al filmato, hanno un’altra certezza: Bossetti conosceva bene la zona di Chignolo d’Isola. Una conferma arrivata dalla ditta Bonacina dove il muratore andava a rifornirsi di materiale edile. I titolari, sentiti nei giorni scorsi dai carabinieri, confermano che Bossetti dal 2008 al 2013 si è servito da loro e andava sempre con il furgone Iveco Daily, lo stesso ripreso dalle telecamere della banca nella zona di via Rampinelli. La ditta Bonacina, poi, si trova a 500 metri dal bar pizzeria di via Donizetti dove l’indagato comprava la birra. A un chilometro in linea d’aria c’è il campo dove è stato individuato il corpo di Yara. Da ieri, intanto, alla difesa di Bossetti si è aggiunto un altro legale. E mentre la procura sta ragionando se chiedere o meno il giudizio immediato, il pm Letizia Ruggeri nei prossimi giorni sentirà Ester Arzuffi, la mamma di Ignoto 1, identificata il 13 giugno scorso e subito messa sotto intercettazione.
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martedì 24 giugno 2014

Palermo colpita dagli incendi, fiamme a Bonagia, allo Zootecnico e allo Sperone.



PALERMO.  Sono in corso a Palermo diversi incendi divampati nella zona di Bonagia; chiusura il distributore dell'Eni in viale Regione siciliana. L'incendio è divampato nella zona di via del Levriere e un secondo rogo sta impegnando numerose squadre dei vigili del fuoco nell'area di via Alla Falconara, vicino l'Istituto Zootecnico dove diversi animali sono morti bruciati. Nella zona le fiamme hanno devastato un market Carrefour e due negozi. Un altro incendio si è verificato nella zona di via Leonardo da Vinci e in via Belmonte Chiavelli, dove alcuni residenti hanno strappato gli idranti ai vigili del fuoco per spegnere le fiamme.



PALERMO. Un incendio nella zona di via Alla Falconara a Palermo sta minacciando le abitazioni e l'Istituto zootecnico di via Roccazzo. Alcuni animali sono stati investiti dalle fiamme e uccisi. Nella zona ci sono numerose squadre dei vigili del fuoco e della forestale.





http://www.gds.it/gds/edizioni-locali/palermo/dettaglio/articolo/gdsid/354967/

Le "Pietre Rotolanti" infiammano il Circo Massimo. - Luca Dondoni




19 canzoni per uno spettacolo memorabile nella fantastica cornice delle rovine romane.


Vi sareste mai aspettati che le pietre rotolanti di una storia antica ma sempre presente - grazie alla meraviglia delle rovine che Roma ha saputo mantenere vive - potessero un giorno trasformarsi in esseri umani senzienti, capaci di regalare emozioni? Ieri al Circo massimo i Rolling Stones, quei quattro signori che (ormai è chiaro) hanno siglato un patto col diavolo che ha ricambiato la loro simpatia, hanno dimostrato come la pietra possa regalare emozioni. Essere lì, con i piedi poggiati sulla Storia con la S maiuscola è stato come l'essere parte della sceneggiatura di un film che si stava girando proprio in quel momento. "Suono e canto in un posto che è più vecchio di me" ha detto Mick. E ancora: "Che bello stare qui al Circo Massimo"! Una sceneggiatura perfetta per i 71mila 500 paganti e anche per quei 500 che hanno comprato biglietti falsi e sono stati gentilmente accompagnati all'uscita.

L'INIZIO
Si sono appena abbassate le luci naturali di una giornata lunga, lunghissima, quando Mick (70 anni), Keith (70), Ron (67) e Charlie (73) arrivano sulle assi che si allungano per settanta metri in orizzontale e sono sovrastate da tre megaschermi (ormai la qualità degli screen da concerto permette immagini di una definizione incredibile). La giacca di Jagger la dice lunga sulla possanza e possenza (sì possenza) del leader e i suoi colori oro e nero ricordano a tutti chi è il Re. "The greatest rock'n'roll band in the world" non ha problemi quando si tratta di essere "selfish" e quella linguaccia che da cinquant'anni ne è il simbolo lo testimonia vieppiù. Con quale canzone partiranno? Ci si chiede nel recinto della tribuna stampa. Partono le scommesse e c'è chi punta su "Start me up" mentre chi ha seguito le altre date europee è certo che i Rolling conquisteranno Roma con "Jumpin' jack flash". Vince chi ha puntato sulla seconda.


CHI C'È E CHI NON C'È
Beppe Grillo in giacchetta blu e occhiali con stanghetta bianca, il premio Oscar Paolo Sorrentino, Giuseppe Tornatore ma anche l'ex giornalista musicale Roberto D'Agostino, il Principe Emanuele Filiberto, Gianni Minà, Edoardo Bennato, Zucchero, Paola Cortellesi e poi attori, attrici, attoruncoli e attricette che fanno da cornice alla Grande Bellezza anche se non hanno ancor capito come ci si trucca. Chi non si è vista, a detta di molti, era una "certa politica", quella che sta distante dai ritrovi "troppo gggiovani" per non sembrare poco seria.
Magari hanno mandato i portaborse a far le loro veci per poi farsi raccontare come è andata e vantarsi fra gli scranni di Palazzo Chigi. Due passi al Circo Massimo? Non se ne parla proprio.


TUTTO SUBITO

"Let's spend the night together", "It's only rock'n'roll (but I like it)", "Tumbling dice" bastano per sottolineare semmai ce ne fosse bisogno, quanto Mick sia prepotentemente imbullonato sullo scranno che sta dietro la scrivania della storia del rock. Lui si può permettere di scivolare da una parte all'altra del proscenio come se facesse un moonwalk appena inventato. Michael Jackson con degli abili passi di danza mimava la camminata antigravitazionale, Mick Jagger è antigravitazionale.

I RITI
Si rimane impressionati dai riti che ognuno dei quattro consuma di minuto in minuto mentre le canzoni si inseguono fra gli "oooh" e i "woooow" della folla.Ron fuma letteralmente una sigaretta dopo l'altra e dovendo suonare la chitarra, quando arriva al mozzicone posiziona la "paglia" nello spazio fra l'anulare e il mignolo così da poter strimpellare senza sosta. Keith, che ormai assomiglia sempre più al Doc di "Ritorno al Futuro" tanto il capello si è imbiancato, tira gollate di un liquido castano che sta dentro una bottiglietta alle sue spalle. «È tè», dicono gli organizzatori. «È Jack Daniel's» avrebbe detto la Polizia. Di Charlie Watts non si può dire nulla da oltre cinquant'anni e quando il Capo lo presenta alla folla esce da dietro la sua batteria, viene avanti col capino abbassato, da un'occhiata di sottecchi, saluta e torna dalle sue bacchette magiche. E Mick? Qual è il suo rito? Cosa fa? Cosa ripete ossessivamente? Nulla, il suo mantra è tutto negli sguardi, in quel parlare dell'Italia e all'Italia così come fece anni fa vaticinando la vittoria della nostra Nazionale. «Martedì vincerete 2-1» dice coraggioso, mentre tutti noi ci mettiamole mani in tasca (e non per cercare le chiavidella macchina o degli spicci). Non per essere irrispettosi eh, ma solo per quella sana scaramanzia che ci vuole, specialmente di questi tempi.

LA MUSICA CHE GIRA INTORNO
A parte lo sciupafemmine di talento che risponde al nome di John Mayer (ha stordito prima Jennifer Aniston e poi Katy Pery per poi lasciarle al loro destino) e ha fatto un disco bellissimo che gli ha aperto le porte della casa del Diavolo, non si può non citare Mick Taylor. Un chitarrista che sostituì il povero Brian Jones e che quando i Rolling lo chiamarono al dovere dal '69 al '74, pesava si e no quanto Ron Wood oggi (forse 45 chili). Ieri Taylor pesava come tutti e quattro i Rolling Stones messi insieme ma quando "tocca la chitarra" è magia pura. Su "Midnight Rambler" ci si è spellati le mani per il piacere di aver ascoltato una versione così. Ai cori c'è quella bella donna di Lisa Fisher per la quale chi scrive ha fatto, venticinque anni fa, una malattia. E lei che si esibisce sul catwalk in "Gimme shelter", insieme al Maestro di Cerimonia e lo abbraccia, lo cinge ai fianchi, urla con lui dentro al microfono note altissime impossibili da raccontare. Sul tastierista Chuck Leavell, il bassista Darryl Jones, il sassofonista Bobby Keys che dire se nonmeraviglie.

FINALE
Delle diciannove canzoni in scaletta tutti, prima o poi nella vita, ne hanno ascoltata una versione e quando Jagger dedica al pubblico "Streets of love" le lacrime sgorgano a fiotti sulle gore di molti. Il pubblico poteva decidere grazie al web una delle canzoni e ha scelto "Respectable". È John Mayer (questa volta coprotagonista) chiamato ad accompagnarla con lo strumento. Ci può essere un finalone migliore? No, se hai nella bisaccia "Simpathy for the devil", "Brown Sugar", "You can't always get what you want" e quella dannata "Satisfaction" che ti incolla le parole sulla lingua, le fa rotolare su per il palato e ti fa urlare a squarciagola. Non ci hai pensato, non l'hai preparata, forse non volevi nemmeno farlo ma d'un tratto ti ritrovi a urlare: "I can't get no.ta da daaaa, satisfaction.ta da daaaaa". Non te ne accorgi ma ti ritrovi a cantare con altre 71499 persone. E sei felice. Il sabba è compiuto e forse il diavolo sorride. Certo è bello sognare che probabilmente, a due passi da qui, un signore vestito di bianco si è messo a fischiettare "tada daaaa".


http://www.sky.it/eveningnews/2014/67/web/homepage.html?news=11